UN COMITATO CITTADINO per San Giovanni in Fiore.

 

Consigli per la costituzione di un COMITATO CITTADINO A San Giovanni in Fiore, da parte del Presidente Internazionale  di “Heritage Calabria”  Comm. Dott. François Xavier Nicoletti.

E’ necessario che i cittadini sangiovannesi sappiano che per evitare di dare al paese una vita povera e indecorosa come è avvenuto nei passati 40 anni, bisogna decidersi a lavorare insieme per il bene comune.

PRIMA DECISIONE:

FORMARE un COMITATO CITTADINO con un DIRETTIVO CAPACE e VOLENTEROSO, il cui STATUTO deve principalmente stabilire:

         la TUTELA e VALORIZZAZIONE del CENTRO STORICO e il RIUSO del vecchio abitato come LABORATORIO  CULTURALE ed ARTIGIANALE.

          Si deve altresì precisare che bisogna stabilire delle LINEE DIRETTRICI chiare per L’URBANIZZAZIONE e l’ABITATO.

         San Giovanni in Fiore deve ENTRARE NEL PARCO al più presto.

SECONDA DECISIONE URGENTE:

         Bisogna immediatamente sapere cosa si è fatto e come si è fatto per i BANDI REGIONALI all’interno della programmazione POR 2007-2013 per il recupero, la conservazione e la valorizzazione del CENTRO STORICO.

         Quali progetti si presentano?

         Il RAGGRUPPAMENTO di COMUNI che hanno gli stessi obiettivi non potrà che essere benefico. Ma bisogna VEGLIARE affinché questi PATTI si facciano nel rispetto delle REGOLE e della TRASPARENZA, che siano CHIARI e PRECISI, prima di essere approvati dal COMUNE e poi dalla REGIONE.

         I PARTITI POLITICI NON C’ENTRANO!

         Gli orrori apparsi negli anni passati devono sparire… non si può perdonare il perseverare nell’errore, specialmente se i PROGETTI sono promossi in comune con altre AMMINISTRAZIONI di COMUNI vicini, ma anche in proprio.

TERZA DECISIONE:

         Incalzare, aiutare, intervenire, affinché i nostri amministratori comunali possano promuovere PROGETTI che permettano di BILANCIARE in POSITIVO i conti pubblici.

         Non sono certo le TASSE AUMENTATE che potrebbero RISANARE le piaghe causate dalla cattiva amministrazione di più decenni… bisogna trovare il DENARO  dove esistono le ricchezze, i beni che il COMUNE di San Giovanni in Fiore possiede.

         Mai più accordi nascosti, ma sempre fatti alla luce del sole: i cittadini ne saranno grati e capiranno meglio come il loro paese è stato amministrato nel passato.

         Un paese di oltre 20.000 abitanti deve essere un paese-città, prospero e felice.

         Se si fanno DEBITI che non coprono PROGETTI di INVESTIMENTO a lungo termine, vuol dire che SI RUBA… se si RUBA la rovina è dietro la porta.

         E’ tempo che San Giovanni in Fiore VIVA un periodo di serenità e sviluppo possibile.

Ginevra, 31 maggio 2010

 Comm. Dott. François Xavier Nicoletti

Presidente Internazionale

HERITAGE CALABRIA

Forse è rimasto poco in fondo al barile.

 

Un pedaggio qui, una provincia in meno di là, stipendi congelati e altre trovate (forse l’ennesimo condono) per raschiare il fondo del barile ed evitare che l’Italia faccia la fine della Grecia, come ha detto il sottosegretario Letta. Il problema è che ormai anche in fondo al barile non è rimasto molto da raschiare.
Sarebbe meglio secondo me fare uno sforzo di onestà intellettuale e capire che ci sono, per le persone fisiche e per i governi, solo due modi di pagare i debiti: aumentare il reddito (gettito) o diminuire le spese. Per aumentare il reddito in Italia bisognerebbe rendere produttive risorse che ora non lo sono. Abolire gli ordini professionali, liberalizzare e privatizzare molti settori ora gestiti (in maniera di solito inefficiente) dai politici di turno, promuovere l’efficienza del settore pubblico attraverso controlli pubblici dei loro risultati, e altro. Per diminuire le spese basterebbero una seria lotta all’evasione fiscale (120 miliardi all’anno secondo Berlusconi) e alla corruzione (40 miliardi all’anno secondo la corte dei conti). Per farlo, bisognerebbe togliere potere discrezionale ai partiti politici che assegnano appalti e incarichi in base ai voti, soldi e favori che ne possono ricevere e non in base alle qualità delle offerte ricevute o delle persone candidate. Invece i politici fingono di fare la loro parte rinunciando a una piccola parte dei rimborsi elettorali ma senza intaccare la loro vera fonte di potere, gli appalti e gli incarichi in enti, fondazioni e aziende controllate da enti pubblici, cioè dai partiti. Partitocrazia credo sia un termine introdotto da Pannella anni fa. Adesso sta portando l’Italia alla bancarotta. A volte i parassiti imparano a ridurre il danno per salvare il loro ospite. Chissà, magari
anche i nostri politici avranno questa felice intuizione.

Sanità, danno erariale da 118 milioni di euro.

 

La Corte dei Conti mette sotto accusa la Regione Calabria per aver causato un danno erariale da 118 milioni. Il danno sarebbe stato causato dall’equivalente cifra che la Regione ha «indebitamente corrisposto», in assenza di accreditamenti, a una fondazione. Una fondazione di diritto privato, che ha soci esclusivamente pubblici, e agisce nel settore sanitario. E’ quanto ha spiegato ieri mattina, nel corso di un’audizione nella commissione parlamentare per gli Errori sanitari, il procuratore generale della Corte dei Conti calabrese. La situazione sullo stato della sanità calabrese appare gravissima. Dal 2004 ad oggi, la Procura regionale della Corte dei Conti per la Calabria aveva avviato azioni di responsabilità per danno erariale dell’ammontare complessivo di 95 milioni di euro. A questo si aggiunge il presunto danno di 118 milioni di euro che sarebbero stati indebitamente corrisposti dalla regione a una fondazione privata e su cui è in corso un’indagine della Guardia di Finanza. In sostanza la situazione appare allo stato fuori controllo e si ha la sensazione di un sistema complessivamente imploso, dove non si riesce a comprendere quale sia il centro della responsabilità, con un meccanismo diffuso di mancanza di competenza e con la presenza di alcune posizioni ai vertici che appaiono intangibili, nonostante l’evidente gestione fallimentare. Dati che evidenziano la drammaticità della situazione.

Facebook = Schiavi della solitudine?

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Solitudine intesa non come assenza di rapporto amoroso, ma come condizione esistenziale che impedisce il rapporto con gli altri.

Gli studiosi del caso lanciano l’allarme.

La colpa sarebbe dei social network come Facebook e Twitter, definiti una vera e propria «ossessione», che portano i giovani a tagliar volutamente fuori dalle loro vite amici e parenti.

Un mondo a parte, dove i ragazzi fra i 18 e i 24 anni sono i più esposti alla solitudine, con una percentuale due volte superiore agli over 55 che, fino a poco tempo fa, si ritenevano i più a rischio. In pratica, un giovane su tre (il 31%) ha ammesso di passare troppo tempo a comunicare via web con persone che, invece, si dovrebbero vedere dal vivo. Internet non è la radice del problema, ma può sicuramente contribuire ad aggravare la situazione. Incontrare le persone online o parlare con loro via mail o chat non significa avere una relazione vera e propria e, soprattutto, questo tipo di rapporto non permette di ottenere la stessa reazione che si avrebbe incontrandosi dal vivo,.

In sostanza, la tendenza a ricorrere ai social network per stare in contatto con il resto del mondo va oltre il tradizionale concetto di socializzazione, dove ognuno è schiavo della propria solitudine.

La sensazione è quella di trovarsi di fronte a persone completamente dipendenti dai pc, e l’uso eccessivo di chat, social network , sms e mail può generare comportamenti ossessivi, ansia e depressione.

I rapporti che sembrano numerosi, da un punto di vista numerico, ci danno la sensazione di sentirci meno soli, in realtà non è così, perché si tratta di contatti che non esistono e sono proprio questi finti legami a mantenerci nella nostra solitudine. Una soluzione? Controllare la permanenza quotidiana davanti al computer e regalarsi un giorno sabbatico lontano dalla tecnologia. Il pc deve servire per stabilire contatti che poi devono diventare reali , perché una macchina non può e non deve sostituire le persone.

Sacrifici per tutti? Si! Ma in modo proporzionale.

 

Sacrifici duri anche per parlamentari, ministri, sottosegretari, presidenti di regioni, presidenti di provincia consiglieri vari e sindaci, mamager pubblici.

 Il loro solo stipendio lordo (i benefit non sono inclusi) sarà diminuito del 10% della quota superiore a 80.000 euro. Questa elemosina è benzina sul fuoco. Gli stipendi dei nostri parlamentari sono i più alti d’Europa, quasi due volte quelli di Gran Bretagna e Germania, più del doppio di Francia e Grecia. Nessuna manovra strutturale, solo giochi di prestigio. L’eliminazione delle Province, la cancellazione delle missioni di guerra, l’accorpamento dei Comuni sotto i 5.000 abitanti, l’abolizione delle Grandi Opere Inutili come il Ponte di Messina da 5 miliardi e la Tav in Val di Susa da 20 miliardi, la cancellazione del parco di macchine blu più esteso del mondo.

Le misure “strutturali” che diminuiscono le spese per sempre e non una tantum sono molte, ma i politici non ne attueranno nessuna perché colpirebbero la casta, di cui fanno parte, o gli amici della casta. L’ Italia sta fallendo a pezzi, una Regione dopo l’altra, quando non ci saranno più fondi l’unica alternativa per il Sud e parte del Nord sarà l’emigrazione. Tra le prime aree del mondo a rischio bancarotta c’è la Sicilia, dietro il Portogallo e prima dell’Iraq.
Anche queste persone, come ogni cittadino, devono contribuire ai sacrifici duri“. Un esempio pratico dovrebbero darlo i deputati, c’è ne uno,
doppiostipendista pubblico, come amministratore di Expo 2015 e parlamentare, con 644.168 euro all’anno (incluso il variabile). Se questi non rinuncia subito a una delle due cariche, e insieme a lui, tutti gli altri politici (alcuni marito e moglie), nessun sacrificio può essere chiesto agli italiani. A questa gente va ricordato che non può essere mantenuta due volte dalle nostre tasse.

Autocelebrazione.

 

Il Partito Socialista Italiano locale, Partito dell’ ex Sindaco, ha fatto affiggere un manifesto pubblico, sui muri della città, in cui autocelebra e autoesalta la propria attività politica del fare nella passata amministrazione.

 

A.   Devono essere i cittadini a giudicare l’operato di un assessorato o di una amministrazione. Non pare che i cittadini sangiovannesi abbiano giudicato positivamente la politica del fare del PSI locale.

B.    Il degrado delle strade, delle gradinate, delle buche, delle ringhiere, dell’illuminazione pubblica e degli scempi urbanistici è sotto gli occhi di tutti.

C.    Chi decanta con lodi il proprio passato (a dire il vero poco entusiasmante) ha poche idee e non può essere proiettato nel futuro.

D.   Anziché adagiarsi su falsi allori, autocelebrarsi e pavoneggiarsi inutilmente, bisognerebbe ripartire dando una seria mano a risolvere i tanti problemi che affliggono San Giovanni in Fiore, a cominciare dal bilancio fino alla disoccupazione giovanile.

Solidarietà al neo Consigliere Comunale Giovanni Guzzo.

Solidarietà al neo Consigliere Comunale nonché vice Presidente del Consiglio, Giovanni Guzzo, per lo strumentale attacco, con un pubblico manifesto, da parte del suo stesso partito, di Rifondazione Comunista e Sinistra Democratica.
Attacco che offende l’intera comunità sangiovannese, quella che crede nei valori della responsabilità, della trasparenza amministrativa e burocratica come strumenti di rinascita economica e sociale dell’intera economia cittadina.
Giovanni Guzzo è sempre stato un punto di riferimento irrinunciabile per tutte le sue battaglie di legalità, di solidarietà e di trasparenza nel territorio e nel nostro paese.
In una situazione di emergenza sotto vari profili, per la città di San Giovanni in Fiore, è inaccettabile attaccare in modo strumentale la trasparenza e la responsabilità del consigliere Guzzo solo per il fatto di avere scelto di assumersi le proprie responsabilità per la ripresa economica, sociale e politica della nostra comunità. Portare avanti, in un momento di crisi del nostro comune, una sfida per la rinascita di questa comunità, che ormai da diversi anni è stata mortificata proprio per la poca lungimiranza delle lotte intestine e ideologiche, è un segno tangibile della volontà di fare bene e di rispondere alle istanze dei cittadini. In un momento e in una situazione economica del genere, forse sarebbe opportuno che altri consiglieri si assumessero le proprie responsabilità, operando per il bene della collettività sangiovannese, e non perdersi in lotte intestine, asettiche e sterili che non giovano a nessuno.
Oggi sono molto più importanti i problemi del paese e non le ideologie dei vari partiti. Il consigliere Guzzo responsabilmente ha scelto di affrontare i problemi con serietà e trasparenza, senza alcun piatto di lenticchie né alcun passaggio ad altra area politica né vendendo il proprio passato o il proprio partito di riferimento. Forse sono altri a dover riflettere sui pregiudizi e sulle becere prese di posizioni di parte, che certamente non contribuiscono a far risolvere i problemi e a risollevare le sorti di questa nostra cittadina.

San Giovanni in Fiore ha un ecocentro comunale?

 

La «spazzatura tecnologica» dovrà essere smaltita in un «ecocentro» comunale.

diventa operativo il decreto «uno contro uno»

Rifiuti elettronici: le nuove regole

La «spazzatura tecnologica» dovrà essere smaltita in un «ecocentro» comunale

 Il telefonino si è rotto? La stampante si è rotta? Il computer si è rotto?  Dove si buttano? E qual è il sacco giusto per le macchinine radiocomandate, per l’Ipod e per la lampadina ad alta efficienza? Forse il sacco «resto», quello dei rifiuti non riciclabili? Risposta sbagliata. Il posto giusto per la spazzatura elettronica, cioè i rifiuti da apparecchiature elettriche e elettroniche, a oggi è solo l’ecocentro comunale. Il 18 giugno, però, un decreto legge cambierà tutto.

«UNO CONTRO UNO» – Gli addetti ai lavori hanno soprannominato così il decreto ministeriale numero 65 del 2010, che stabilisce le novità sia per i clienti che per i venditori dei negozi di elettronica. Dal 18 giugno, chi dovrà cambiare il televisore (oppure il frigorifero, la lavastoviglie, il cellulare, il ferro da stiro, il dvd, e decine di altri prodotti elencati a questo link) non dovrà più portarli a proprie spese all’isola ecologica. La vecchia tv sarà ritirata gratuitamente dal negozio dove si acquisterà quella nuova. Quello che fino a oggi era un servizio offerto a pagamento diventa per legge un obbligo per i negozianti, perfino per chi vende online. La spazzatura elettronica sarà poi consegnata ai consorzi di riciclo, che l’anno scorso hanno raccolto 193milioni di rifiuti elettrici. L’entrata in vigore del decreto «Uno contro uno» permetterà di recuperare anche i materiali degli apparecchi della «piccola elettronica», che finora sfuggivano alla raccolta differenziata, finendo quasi sempre per essere buttati nel sacco resto. Dei 193 milioni di rifiuti ritirati, infatti, solo 30 milioni 662 mila sono piccoli apparecchi. La parte del leone la fanno lavatrici, frigoriferi e tv, che insieme raggiungono i 160 milioni di pezzi. Fanalino di coda le lampadine a alto rendimento: l’anno scorso ne sono state raccolte solo 652 mila, eppure, essendo apparecchi che utilizzano il mercurio, metallo molto pericoloso sia per l’ambiente che per la salute umana, è fondamentale che siano portate agli ecocentri, oppure consegnate ai negozi, come appunto prevede il decreto.

Dalla sanità alla criminalità, ecco le priorità del programma di Scopelliti.

 

Sanità, lavoro, lotta alla ‘ndrangheta e tagli dei costi della politica: queste le priorità del programma di governo che il presidente della Giunta Giuseppe Scopelliti ha illustrato ieri mattina nel corso della seconda seduta del consiglio regionale. Temi che il Governatore ha affrontato dopo aver fatto un preambolo sulla situazione economica e produttiva della Calabria che lui stesso ha definito “drammatica”. «Se la nostra regione vuol uscire dal tunnel in cui è costretta da decenni – ha spiegato all’assemblea di Palazzo Campanella –  deve saper superare le difficoltà del presente, deve affrontare sfide delicate e complesse. È necessario un salto di qualità, ma per farlo dobbiamo essere tutti partecipi di una rivoluzione culturale, che prendendo coscienza della grave situazione in cui oggi ci troviamo ad operare, in maniera obiettiva e critica, fa emergere  problemi e difficoltà che devono diventare patrimonio comune di conoscenza. Ai cittadini, alle categorie economiche e produttive, ai sindacati e al mondo del lavoro, chiediamo di esserci accanto per costruire una nuova stagione». Capitolo sanità: il governatore Scopelliti – nell’evidenziare di aver ereditato un sistema inefficiente, produttore di sprechi e terreno fertile per il proliferare del clientelismo, ha ricordato come la situazione sia «drammatica anche perché, pur avendo sottoscritto il piano di rientro con i ministeri competenti, ancora oggi si è allo stesso punto  del 17 dicembre 2009. I documenti ufficiali parlano di 2 miliardi e 166 milioni di euro al 31 dicembre 2009. Una voragine difficile da colmare, se non attraverso una decisa azione di governo, che deve essere condivisa da tutti gli attori del sistema sanitario regionale. Non sarà sufficiente tagliare gli sprechi, ma è necessario pensare ad una nuova ed innovativa organizzazione della sanità in Calabria. Pertanto, sarà necessario porre in essere un’attività finalizzata alla razionalizzazione delle risorse ed alla valorizzazione delle professionalità esistenti, eliminando quei centri obsoleti ed improduttivi, che costituiscono solo un costo non più sostenibile dal sistema». Capitolo lavoro: Scopelliti ha rimarcato la necessità di creare condizioni per favorire la nascita di nuove opportunità occupazionali. La disoccupazione giovanile nella nostra regione raggiunge la percentuale più alta nel panorama europeo. Per garantire una occupazione stabile, soprattutto nelle nuove generazioni, è necessaria una idonea utilizzazione dei fondi comunitari 2007-2013 che devono essere finalizzati a promuovere lo sviluppo socio – economico del territorio. Terza priorità del programma di governo, la lotta alla ndrangheta. «È necessario operare su questo fronte – ha spiegato ancora Scopelliti – che costituisce un vincolo alla libera espressione della imprenditoria. Sosterremo concretamente e secondo un percorso concertato con le istituzioni democratiche tutti coloro che si ribelleranno alle estorsioni, al pizzo, alle minacce e ne denunzieranno i loro aguzzini. Saremo intransigenti con chi sbaglia». Infine il taglio dei costi della politica. In questo contesto il Governatore della Calabria ha evidenziato l’intenzione di voler proporre un provvedimento di riduzione dei costi, che ha visto il favore di tutte le forze politiche in consiglio regionale.

Senza toccare la povera gente!

 

In questo momento, il leitmotiv del dibattito politico è se per risanare i conti pubblici sia necessario o meno diminuire del 5% gli stipendi dei politici, mentre qualcuno ha già detto che bisognerebbe rinunciare a qualche mese di stipendio. Altri dare solo l’esempio.
Francamente mi sento preso un po’ in giro in quanto non vorrei che poi, tra una proposta e l’altra, non si facesse niente.
Invece se si volesse seriamente risparmiare immediatamente, senza toccare la povera gente, bisognerebbe:
Abolire i condoni e gli scudi fiscali.
Applicare qualche conflitto di interesse .
Ridurre del 30% gli stipendi dei manager ritornando al tetto massimo (darebbe maggior risparmio ai conti statali ridurre la pletora dei dirigenti, spesso nominati tali più per meriti clientelari piuttosto che professionali).
Eliminare i rimborsi ai partiti che non sono altro che finanziamenti pubblici (soldi nostri) e che avevamo abolito con referendum. I partiti sono associazioni e si devono mantenere con gli associati e non con soldi pubblici.
Eliminare i finanziamenti pubblici ai grandi quotidiani e giornali. Come le imprese, se vendi i giornali vai avanti altrimenti chiudi bottega. Perché io cittadino con le mie tasse ti devo finanziare?
Applicare l’incompatibilità delle cariche tra i politici e i dirigenti tutti (il Presidente dell’INPS ne ha un numero di 15).
Ridurre veramente gli stipendi ai parlamentari del 30% e pensionati parlamentari, ai consiglieri regionali e provinciali e dei grandi comuni. Ci sono famiglie che vivono con mille euro, altri con niente.
Eliminare i privilegi (i parlamentari non pagano nessuna spesa di nessun tipo).
Eliminare le consulenze e i viaggi dei politici con relativi codazzi dietro.
Non costruire le centrali nucleari (intanto funzioneranno fra 10 anni) dobbiamo puntare sulle energie rinnovabili.
Non comprare aerei militari e cacciabombardieri vari (non servono a niente).
Ritirare le nostre truppe dai Paesi in guerra. Tutti i partiti votano a favore di queste missioni. Di guerra?
Eliminare le auto blu.
Liquidare la società “Il Ponte di Messina” e non costruirlo (non serve a niente, esistono traghetti e FS. In questi ultimi anni ho frequentato la Sicilia come turista e non ho sentito la mancanza di un ponte, anzi lo stretto è bellissimo cosi com’è).
Eliminare gli enti inutili (province e comunità montane a livello del mare, non servono a niente, tranne che a sperperare soldi pubblici, soldi nostri).
Ecco! Queste poche cose, a mio avviso, bisognerebbe fare, se i politici non vogliono essere solo degli ometti, ma avere statura (politica) di statisti.