Solidarietà ai carabinieri.

Immagine3.pngLo spirito, l’indole e le idee di vera democrazia e di giustizia sociale che caratterizzano il M5S non possono che essere di grande solidarietà ai carabinieri, alle forze dell’ordine e ai parenti dei carabinieri feriti gravemente, nonché di ferma condanna  di quest’atto di violenza  e della violenza in generale. Solidarietà anche a tutti i disperati, disoccupati e famiglie disagiate di questa nostra società. Rispediamo, altresì, ai mittenti,  tutte le becere  e gratuite strumentalizzazioni, illazioni e insinuazioni.

Tuttavia dissentire da una certa politica non è violenza. Non si confonda il dissenso, sale della democrazia, con il gesto di un folle disperato. E chi lo fa è più pazzo del folle stesso.

Meetup M5S SGF

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Sparatoria Palazzo Chigi – I commentatori dell’odio.

Di Antonello Caporale – Giornalista e scrittore

Bisognerebbe fare un lungo respiro e riordinare il pensiero prima di commentare i fatti accaduti stamane davanti a Palazzo Chigi. Avere la prudenza di indicare le circostanze conosciute e finora accertate senza agevolare il galoppo della fantasia. Tre ore fa due carabinieri sono stati feriti da uno sparatore la cui biografia, stando a quel che finora si conosce, contiene null’altro che la disperazione di una vita senza più lavoro e senza più famiglia. Disoccupato da mesi e divorziato. Ha sparato nel momento in cui il nuovo governo giurava fedeltà alla Costituzione. Non sappiamo se la coincidenza, così tragica e suggestiva, sia stata voluta. Quel che è certo è che la connessione dei due momenti ha fatto uscir di bocca ai numerosissimi commentatori istantanei, alcuni per obbligo (i giornalisti) altri per passione (gli schiavi di twitter) tesi ardite o ridicole. “Chi semina odio…” è stato il concetto più banale e più diffuso. Subito dopo si è passato alla ricerca delle responsabilità. A chi toccasse portare la croce: se alla Fornero, da oggi ex ministro, o a Enrico Letta, da questi minuti nuovo premier, oppure a Beppe Grillo, fomentatore di odio, o ancora ai critici delle larghe intese, aizzatori di violenza.

Non c’è nulla di più criminale che indicare un bersaglio per scrollarsi di dosso la propria responsabilità. L’ha fatto persino Gianni Alemanno, il sindaco di Roma, che ha immediatamente intravisto nella scena il risultato della contrapposizione di queste settimane. Meriterebbe, per aver parlato a sproposito, di subìre per contrappasso la pena di stare in silenzio per tutta la campagna elettorale di Roma.

Alcuni mesi fa un signore disperato si dette fuoco davanti al Parlamento. Non sparò, non attentò alla vita altrui. Decise lui di farla finita denunciando così la propria disperazione. Quando la crisi economica è così acuta e si somma a una crisi politica senza pari, si infragilisce sia la rete sociale che la prudenza, l’equilibrio, la continenza delle parole e dei gesti.

La politica è chiamata a portare la responsabilità delle sue azioni e non ad affogare in un bla bla. Facciano vedere cosa sanno fare, e noi saremo felici, se le scelte saranno giuste, eque, opportune, di registrarle e prenderne atto. Però si sappia che in questo tempo di pensiero unico, le larghe intese non autorizzano alle larghe scemenze. Parlare di meno, e possibilmente cum grano salis.*

* Tradotto: con un granello di sale.

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Questo è quello che pensa Beppe Grillo del governo Letta:

http://www.beppegrillo.it/2013/04/il_club_dei_mos.html#

 

 

L’inciucio per chi è disinformato dai mass media, stampa, Tv, radio ecc., di regime.

A parte i nomi che già circolano e che faranno i ministri, ecco perché il governo dell’inciucio ai danni di tutti gli italiani, ma per salvare i privilegi della casta, non può essere credibile:

Civati, sul suo blog, riporta una stralcio da L’Espresso e va all’attacco del suo Partito. Alcune dichiarazione del PD sul NO all’inciucio con Berlusconi. Le riportiamo di seguito:

«Pensare che dopo 20 anni di guerra civile in Italia, nasca un governo Bersani-Berlusconi non ha senso. Il governissimo come è stato fatto in Germania qui non è attuabile» (Enrico Letta, 8 aprile 2013).

«I contrasti aspri tra le forze politiche rendono non idoneo un governissimo con forze politiche tradizionali» (Enrico Letta, 29 marzo 2013).

«Non sono praticabili né credibili in nessuna forma accordi di governo fra noi e la destra berlusconiana» (Pier Luigi Bersani, 6 marzo 2013)

«Il governissimo non è la risposta ai problemi» (Pier Luigi Bersani, 13 aprile 2013).

«Il governissimo predisporrebbe il calendario di giorni peggiori» (Pierluigi Bersani, 8 aprile 2013).

«Se si pensa di ovviare con maggioranze dove io dovrei stare con Berlusconi, si sbagliano. Nel caso io, e penso anche il Pd, ci riposiamo» (Pierluigi Bersani, 2 ottobre 2012).

«In Italia non è possibile che, neppure in una situazione d’emergenza, le maggiori forze politiche del centrosinistra e del centrodestra formino un governo insieme» (Massimo D’Alema, 8 marzo 2013).

«Il Pd è unito su una proposta chiara. Noi diciamo no a ipotesi di governissimi con la destra» (Anna Finocchiaro, 5 marzo 2013).

«Fare cose non comprensibili dagli elettori non sono utili né per l’Italia né per gli italiani. Non mi pare questa la strada». (Beppe Fioroni, 25 marzo 2013).

«Non si può riproporre qui una grande coalizione come in Germania. Non ci sono le condizioni per avere in uno stesso governo Bersani, Letta, Berlusconi e Alfano» (Dario Franceschini, 23 aprile 2013).

«Sono contrario a un governo Pd-Pdl» (Andrea Orlando, 22 aprile 2013).

«Abbiamo sempre escluso le larghe intese e le ipotesi di governissimo» (Rosy Bindi, 21 aprile 2013).

«Serve un governo del cambiamento che possa dare risposta ai grandi problemi dell’Italia. Nessun governissimo Pd-Pdl» (Roberto Speranza, 8 aprile 2013).

«Non dobbiamo avere paura di confrontarci con gli altri, ma non significa fare un governo con ministri del Pd e del Pdl. La prospettiva non è una formula politicista come il governissimo, è quel governo di cambiamento di cui l’Italia ha bisogno» (Roberto Speranza, 7 aprile 2013).

«L’alternativa non può essere o voto anticipato o alleanza stretta tra Pd e Pdl» (Roberto Speranza, 7 aprile 2013).

«Lo dico con anticipo, io un’alleanza con Berlusconi non la voto» (Emanuele Fiano, 28 febbraio 2013).

«I nostri elettori non capirebbero un accordo con Berlusconi» (Ivan Scalfarotto, 28 febbraio).

«Non c’è nessun inciucio: se questa elezione fosse il preludio per un governissimo io non ci sto e non ci starebbe neanche il Pd» (Cesare Damiano, 18 aprile 2013).

«Serve un governo di cambiamento vero ed è impensabile farlo con chi in questi anni ha sempre dimostrato di avere idee opposte alle nostre» (Fausto Raciti, 14 aprile 2013).

«Un governo Pd-Pdl è inimmaginabile» (Matteo Orfini, 27 marzo 2013).

Il tempo è galantuomo perché ristabilirà la verità e riparerà tutti i torti!

Redazionale

 

San Giovanni in Fiore – Solidarietà ai disoccupati.

Immagine3.pngPreoccupati per quanto la nostra comunità sta vivendo, esprimiamo tutta la nostra solidarietà ai tanti, troppi, disoccupati sangiovannesi, giovani e non, insieme alle loro famiglie, che si trovano costretti a vivere in condizioni di disagio e di incertezza.

Auspichiamo, altresì, che le istituzioni locali e centrali possano intervenire, al più presto, con un aiuto economico valido e concreto come si addice ad un Paese, cosiddetto, civile.

Meetup M5S San Giovanni in Fiore

UN GOVERNO DI FAMIGLIA.

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 Un Governo di famiglia e lui se la ride.

Enrico Letta: “basta con i giochini politici!” E chi avrebbe fatto i giochini politici nell’ultimo ventennio?

Enrico Letta targato PD meno L: il nipote di suo zio Gianni Letta targato PDL braccio destro e consigliore di Berlusconi.  Enrico Letta incaricato di formare un nuovo Governo per l’Italia, quello che diceva  che era meglio votare Berlusconi che il MoVimento Cinque Stelle.

Speriamo bene!

Auguri italiani!

PGS

Napolitano bis, Funeral Party

315596_10151388453361545_1948214162_n.jpgDi Marco Travaglio

La scena supera la più allucinata fantasia dei maestri dell’horror, roba da far impallidire Stephen King e Dario Argento. Il cadavere putrefatto e maleodorante di un sistema marcio e schiacciato dal peso di cricche e mafie, tangenti e ricatti, si barrica nel sarcofago inchiodando il coperchio dall’interno per non far uscire la puzza e i vermi. Tenta la mission impossible di ricomporre la decomposizione. E sceglie un becchino a sua immagine e somiglianza: un presidente coetaneo di Mugabe, voltagabbana (fino all’altroieri giurava che mai si sarebbe ricandidato) e potenzialmente ricattabile (le telefonate con Mancino, anche quando verranno distrutte, saranno comunque note a poliziotti, magistrati, tecnici e soprattutto a Mancino), che da sempre lavora per l’inciucio (prima con Craxi, poi con B.) e finalmente l’ha ottenuto.

E con una votazione dal sapore vagamente mafioso (ogni scheda rigorosamente segnata e firmata, nella miglior tradizione corleonese). Pur di non mandare al Quirinale un uomo onesto, progressista, libero, non ricattabile e non controllabile, il Pd che giurava agli elettori “mai al governo con B.” va al governo con B., ufficializzando l’inciucio che dura sottobanco da vent’anni. Per non darla vinta ai 5Stelle, s’infila nelle fauci del Caimano e si condanna all’estinzione, regalando proprio a Grillo l’esclusiva del cambiamento e la bandiera di quel che resta della sinistra (con tanti saluti ai “rottamatori” più decrepiti di chi volevano rottamare). La cosa potrebbe non essere un dramma, se non fosse che trasforma la Repubblica italiana in una monarchia assoluta e la consegna a un governo di mummie, con i dieci saggi promossi ministri e il loro programma Ancien Régime a completare la Restaurazione. Viene in mente il ritorno dei codini nel 1815, dopo il Congresso di Vienna, con la differenza che qui non c’è stata rivoluzione né s’è visto un Napoleone.

Ma il richiamo storico più appropriato è Weimar, con i vecchi partiti di centrosinistra che nel 1932 riconfermano il vecchio e rincoglionito generale von Hindenburg, 85 anni, spianando la strada a Hitler. Qui per fortuna non c’è alcun Hitler all’orizzonte. Però c’è B., che fino all’altroieri tremava dinanzi al Parlamento più antiberlusconiano del ventennio e ora si prepara a stravincere le prossime elezioni e salire al Colle appena Re Giorgio abdicherà.

A meno che non resti abbarbicato al trono fino a 95 anni, imbalsamato e impagliato come certi autocrati, dagli iberici Salazar e Franco ai sovietici Andropov e Cernenko, tenuti in vita artificialmente con raffinate tecniche di ibernazione e ostesi in pubblico con marchingegni alle braccia per simulare un qualche stato motorio. Ieri, dall’unione dei necrofili di sinistra e del pedofilo di destra, è nato un regime ancor più plumbeo di quello berlusconiano e più blindato di quello montiano, perché è l’ultima trincea della banda larga che comanda e saccheggia l’Italia da decenni, prima della Caporetto finale. Prepariamoci al pensiero unico di stampa e tv, alla canzone mononota a reti ed edicole unificate. Ne abbiamo avuto i primi assaggi nelle dirette tv, con la staffetta dei signorini grandi firme che magnificavano l’estremo sacrificio dell’Uomo della Provvidenza e del Salvatore della Patria, con lavoretti di bocca e di lingua sulle prostate inerti e gli scroti inanimati delle solite cariatidi. Le famose pompe funebri.

Ps. Da oggi Grillo ha una responsabilità infinitamente superiore a quella di ieri. Non è più solo il leader del suo movimento, ma il punto di riferimento di quei milioni di cittadini (di centrosinistra, ma non solo) che non si rassegnano al ritorno dei morti morenti e rappresentano un quarto del Parlamento. A costo di far violenza a se stesso, dovrà parlare a tutti con un linguaggio nuovo. Senza rinunciare a chiamare le cose col loro nome. Ma senza prestare il fianco alle provocazioni di un regime fondato sulla disperazione, quindi capace di tutto.

Il Fatto Quotidiano, 21 Aprile 2013

Italiani traditi.

images.jpgIn questa giornata storica sono stati traditi molti giovani, anziani, donne, famiglie, pensionati e disoccupati italiani. È stato tradito chi vuole appassionarsi alla politica, chi vuole dare un proprio contributo alla crescita, al cambiamento e al rinnovamento di questo nostro malconcio Paese. Ora spero sia chiaro, per chi non avesse capito, cosa sono questi vecchi partiti politici e questa  vecchia casta che non vogliono rinunciare ad alcuno dei loro privilegi.

È vero, in molti siamo delusi, ma non bisogna demordere. Contro la vergogna di questo volgare inciucio, la lotta inizia ora. In questo momento l’indignazione che percorre il Paese, e che si sta diffondendo a macchia d’olio, non va dispersa. A chi ha rifiutato di votare Rodotà, e che invece ha preferito votare insieme a chi in questi ultimi anni, specialmente l’ultimo, ci ha portato nel baratro, e con i quali diceva di non accordarsi mai, dico solo che ha oltraggiato e tradito i propri elettori, i propri giovani. È evidente che sono fatti della stessa pasta. Nei prossimi giorni, settimane e mesi, si scenda in piazza a migliaia e si dia vita a tanti movimenti, a tanti comitati, e a tanta altra politica per dire no a questo modo di usare le istituzioni, e per dire no a questi volgarissimi inciuci. Si costituiscano nuove possibili forme auto-organizzate e si sommino a quelle già esistenti e si muovano con sinergia contro questa becera partitocrazia. La lotta e la rivolta contro questa vergogna non rimangano semplicemente morali, ma diventino un inarrestabile progetto politico con uomini come Rodotà e tante altre belle persone, nonché col M5S che con il suo comportamento ha dimostrato di saper dire no quando c’è bisogno di dire no, ma anche di saper essere lucidamente coerente e capace di proporre.

Il popolo italiano vuole cambiare, vuole voltare pagina, vuole farla finita con un ventennio di macerie, di malcostume, di sperperi, di malversazione, di ruberie e di corruzione, ormai dilaganti e senza misura.

La vera lotta comincia adesso. Basterà non sprecare le nostre forze e non perdersi d’animo.

PGS