Elezioni regionali in Calabria: ecco come si muoverà il M5S!

Dopo le elezioni regionali in Abruzzo e Piemonte il prossimo appuntamento del MoVimento 5 Stelle sarà in Calabria. A novembre prossimo o nella prossima primavera, ancora non è stata definita la data delle elezioni, la Calabria può cambiare. La Calabria deve aprirsi all’innovazione e mettere nelle istituzioni gli onesti contro la collusione bipartisan e la complicità con la ‘ndrangheta. Bisognerà definire un programma condiviso, con cui presentarsi agli elettori che vogliono questa rivoluzione culturale. Seguirà una votazione on line, aperta agli iscritti certificati che ne avranno diritto, della squadra dei candidati al ruolo di consigliere, e poi fra questi, il portavoce del M5S come candidato alla Presidenza della Regione. Il MoVimento 5 Stelle nel rispetto delle sue regole non farà alleanze con i partiti, né darà vita a “liste civetta“. I meetup possono ispirarsi alle attività del M5S e del blog di Beppegrillo.it ma non sono titolati a parlare a nome e per conto del M5S.

No all’arretramento definitivo di San Giovanni in Fiore!

Quando ti accorgi che si parla solo di banalità di nessuna importanza mentre la dimensione dei reali problemi della tua città è sottovalutata; quando il dibattito politico è scadente; quando la vera e onesta informazione è inesistente; quando senti che alcune dichiarazioni ti lasciano incredulo; quando poi sei dentro la narrazione di alcuni fatti che accadono nella tua città, perché la vivi, allora senti il diritto-dovere di intervenire.

Mentre ogni giorno la nostra comunità arretra, tanti parlano, tanti dibattono su cose futili, magari cercando un po’ di visibilità, ma eludendo quelli che sono i veri problemi da affrontare, tanti altri si atteggiano a  grandi statisti, a grandi esperti di economia e non solo, a lungimiranti politici, e tanti altri hanno le soluzioni dei problemi sangiovannesi in tasca. Per non parlare poi dei vecchi e navigati politici, che ancora oggi si propongono come nuovi, che hanno affossato questa comunità. Molti parlano delle loro lotte politiche, delle loro lotte per il lavoro, delle loro lotte per il rispetto delle regole, dei diritti, di quello che sono stati, e poi quando ti rendi conto che i risultati raggiunti sono quelli sotto gli occhi di tutti in ogni aspetto, in ogni settore della nostra città, significa che c’è qualcosa che non va, che siamo in presenza di un paese che arretra, e di molto, di un paese che si spopola, da cui i giovani, prima o poi, scappano tutti via. C’è, in questo nostro paese, una silenziosa rassegnazione. C’è chi, addirittura, ma forse non conoscendo la nostra Carta Costituzionale, si accontenta solo delle briciole, pensando che i diritti dei cittadini, e forse anche dell’intera comunità sangiovannese, siano solo delle concessioni da parte del politicante di turno. Brutto segno!

Per gli attuali amministratori, consiglieri, opposizioni, ma anche per tanti cittadini, in questa nostra San Giovanni in Fiore, in questa crisi, basta tirare a campare. Per quelli che se lo possono permettere, ma purtroppo, ahimè, per tanti altri non è possibile, bastano 50 euro in tasca, il telefonino, una pizza, un giro con l’auto, una bella partita di calcio vista in Tv, un po’ di gossip, una qualche chiacchiera politica e tutto va a meraviglia. Andreotti diceva che è meglio tirare a campare che tirare le cuoia. Ѐ quello che sta avvenendo, senza alcuna prospettiva, senza alcun progetto, senza alcuna via d’uscita, anche qui da noi.

Per tanti altri, soprattutto benestanti, non perché essere benestanti sia un peccato o un crimine, invece, i tanti problemi che affliggono la nostra comunità sono inesistenti, tutto va bene: la sanità, l’ambiente, il decoro urbano, il turismo, la cultura, la disinformazione, i servizi, le tasse, gli aumenti e i soprusi. Di qui un certo immobilismo di cui si è avuto prova in tante altre occasioni, ma anche, tranne qualche voce onesta fuori dal coro, un certo silenzio caduto sulla città, un silenzio quasi patologico e psichiatrico, soprattutto da parte di chi ha responsabilità istituzionali. Non servono più i soliti finti tavoli e sedi opportune per discutere, né tantomeno servono più le finte manifestazioni culturali-elettoralistiche, qui c’è bisogno di fatti, di concretezza, di un serio progetto politico per la nostra comunità, per il futuro dei nostri giovani!

Non è vero che le responsabilità di quello che non va qui nella nostra città sono tutte del governo centrale, di Roma, di Bruxelles o di altri. Molte responsabilità sono dei cittadini, di noi cittadini sangiovannesi. A chi si è tenuto il sacco in tutti questi anni? A chi, oggi, si continua a tenerlo?

Decenni di amministrazione cattiva, sbagliata e totalmente negligente verso le problematiche del paese hanno trascinato la nostra comunità in una situazione disastrosa. Questa è una delle ragioni per cui bisogna essere diffidenti nei confronti di questi gruppi politici tradizionali, di questi partiti, dei loro adepti e seguaci, dei loro finti comitati, delle loro lotte interne, piccole mafie, cricche e gruppi di interesse!

Il vecchio modo di fare politica, anche in questa comunità, non è stato altro che lo specchio della società, per cui oggi bisogna essere convinti che occorre che il cambiamento inizi soprattutto fra i cittadini sangiovannesi, nel loro modo di pensare, di agire, e di conseguenza esso avverrà anche politicamente. Questo sforzo, se siamo onesti, lo dobbiamo alle nostre future generazioni.

Il tempo del “vi promettiamo questo o quello” è finito. Non vi è più spazio per gli interessi personali. Bisogna che si dia spazio alle idee necessarie per rilanciare il presente e il futuro della città, oltre a restituirle la propria identità attraverso il rilancio sociale, economico, culturale e ambientale. San Giovanni in Fiore possiede i mezzi per poter uscire da questa situazione difficile, basta semplicemente che gli interessi personali, dei partiti e loro famigli siano accantonati e che l’onestà, soprattutto intellettuale, e la partecipazione del popolo sangiovannese diventino il fulcro di questo cambiamento.

In questa nostra comunità o ci sarà una vera svolta nel modo di fare politica, o ci sarà una lenta stagnazione, magari con facce nuove per proteggere i vecchi interessi di sempre, i voti dei loro referenti, dei loro politicanti di turno. Le passate come la presente amministrazione, così come il comportamento della società sangiovannese, hanno dimostrato di essere solo, tranne la cura di qualche interesse privato, “una scatola vuota”.

Bisogna smetterla di delegare ai politicanti, ai politici di mestiere la soluzione dei problemi. Bisogna cambiare modo di pensare di fare politica, bisogna cambiare la mentalità di questa nostra società, restituire ai veri giocatori, i cittadini, la scacchiera, il gioco. Dobbiamo diventare una comunità! Solo come una vera e solidale comunità che ha degli obiettivi comuni, si potrà sperare in un vero cambiamento della Città di Gioacchino.

Più partecipazione, più impegno, più coraggio, più idee e più informazione onesta!

Cambiare, cambiare senza paura!

Questo intorpidimento di menti e di arti non può più proseguire. È necessario alzare la testa per contrastare l’isolamento verso cui sta scivolando questo nostro paese e, soprattutto, decidere una volta per tutte cosa si intende fare di San Giovanni in Fiore.

Perché basta immergere nella sporcizia un solo dito per poi finire con lo sporcarsi tutta la mano e diventare, in pochissimo tempo, parte integrante di questi vecchi partiti politici. Non si scelga di diventarne parte, ma si scelga di cambiarli in modo democratico e civile, rompendo il loro consociativismo! Lo dobbiamo ai nostri figli!

Pietro Giovanni Spadafora

Calabria – La nostra Sila: non facciamocela distruggere dalla processionaria!

Contentissimi e felici per l’importante riconoscimento Unesco nei confronti del Parco Nazionale della Sila e per la decisione di riconoscere gli habitat che fanno di esso un “centro di diversità vegetale mondiale”, per il riconoscimento dell’eccellenza naturalistica, per la valorizzazione delle nostre risorse naturali e paesaggistiche, turistiche e ambientali.

Altrettanto felicissimi per quanto è avvenuto nelle settimane scorse circa l’inserimento del Parco Nazionale della Sila nell’esclusiva lista sul turismo stilata da Bruxelles.

Non siamo, però, altrettanto contenti né tanto felici per il fatto che la processionaria, se non si interverrà con tempestività, potrebbe distruggere la nostra Sila.

Se n’è parlato, discusso e scritto tantissimo, ma non ci pare si sia preso o si stia prendendo un qualche provvedimento per debellare questo lepidottero, insetto parassita, che potrà distruggere i nostri pini e la nostra Sila. Basta farsi una passeggiata nei boschi che ci circondano o anche un giro in auto, percorrendo una qualsiasi strada provinciale silana o anche la SS 107, per rendersi conto, con un po’ di attenzione, che tutti i nostri pini sono infestati dalla processionaria. Qualcuno potrebbe obiettare che con tanti problemi economici, sociali, politici, di lavoro e di crisi, si vada a pensare proprio adesso alla processionaria. Certo, le preoccupazioni e i problemi in questa nostra Italia ed in questa nostra Calabria sono tantissimi, ma crediamo che la preoccupazione per questo problema ambientale non sia da meno né vada sottovalutata la sua lenta ed efficace distruzione dell’ambiente e del paesaggio della nostra Sila, delle nostre montagne, della nostra terra.

In questo nostro Paese non possono esistere soltanto leggi, norme, regolamenti e decreti, subito applicabili e resi efficaci esclusivamente per l’imposizione fiscale e altro. Esistono anche leggi, norme, regolamenti e decreti, quasi mai applicati, per la tutela dell’ambiente e per la tutela di tanti altri diritti dei cittadini tutti.

Negli ultimi anni la processionaria del pino sta interessando tutta la Sila e non solo. La diffusione di piante e pini infestati dai nidi di processionaria è riscontrabile in molte parti del nostro promontorio silano. In caso di vento, poi, il parassita viene trasportato a distanza con la possibile insorgenza di nuovi focolai infestanti.

In Italia dal 1998 la lotta a questo insetto è obbligatoria (Decreto Ministeriale 17.04.1998).

Non solo, per affrontare questo problema, già ampiamente noto, infatti, il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali ha emanato con proprio decreto, entrato in vigore il 3 marzo 2008, nuove “Disposizioni per la lotta obbligatoria contro la processionaria del pino Traumatocampa (Thaumeotopoea) pityocampa (Den.et Schiff)”. Il decreto è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 16 febbraio 2008, N. 40.

La norma introduce sostanziali variazioni nella lotta a questo lepidottero, considerato molto diffuso in Italia nonché in molte aree del Mediterraneo.

Il decreto sostituisce con alcune modifiche il precedente D.M. 17-04-1998, dando atto che la processionaria del pino è un fitofago endemico in Italia, prevedendo che la LOTTA contro la processionaria del pino è OBBLIGATORIA, nelle aree in cui i Servizi fitosanitari regionali competenti per territorio, hanno stabilito che la presenza dell’insetto minacci seriamente la produzione o la sopravvivenza del popolamento arboreo. Ai Servizi fitosanitari compete inoltre la definizione delle modalità di intervento per gli interventi di profilassi disposti dall’Autorità sanitaria competente, per prevenire rischi per la salute delle persone o degli animali.

Detto questo ci domandiamo se le nostre autorità competenti si stiano muovendo e come, in particolare i comuni silani, tutti gli enti locali, la Regione Calabria, le associazioni a difesa dell’ambiente e soprattutto il Parco Nazionale della Sila.

Oggi, più che mai, dopo tali importantissimi riconoscimenti, crediamo non siano più rimandabili, da parte delle istituzioni preposte, interventi adeguati, opportuni e appropriati, con efficienza ed efficacia, nel rispetto delle norme nazionali e comunitarie.

Meetup M5S SGF

M5S SGF simbolo

Riforme, qualcuno ricordi a Renzi che il futuro del paese non è di sua proprietà.

Di  Amalia  Signorelli  Antropologa

Ho lasciato passare un po’ di tempo prima di scrivere di nuovo qualcosa, perché pur essendo fin dall’inizio dubbiosa sulle capacità di Matteo Renzi di realizzare i conclamati impegni che in buona parte si è autoassegnato, non volevo essere accusata dello scettico gufismo tipico dei professori  (anche quando non sono professoroni). Lasciamolo lavorare, pensavo,  poi giudicheremo.

Ma l’ultimo episodio che si è registrato nella Commissione Affari Costituzionali del Senato non può restare senza commento. In primo luogo l’appello al famoso (e tra poco famigerato ) 40,8% è quanto meno arbitrario nella misura in cui lo si cita come se si trattasse della metà degli italiani, mentre con le astensioni al 45%, si tratta all’incirca  di meno di un quarto. E non mi si dica: tanto peggio per chi non è andato a votare. Accetterei questa obbiezione se avessi mai ascoltato da Renzi  o,  se è per questo, da qualche altro uomo politico italiano un minimo di riflessione dubbiosa e autocritica sul fatto che gli italiani che non vanno a votare forse non sono degli irresponsabili che preferiscono andare al mare, ma sono delle persone ragionevoli e perbene che non trovano nell’attuale “offerta politica” nessuno dal quale vogliono essere rappresentati. Essendo costoro all’incirca la metà degli italiani, mi pare che per chi pretende di rinnovare l’Italia, cambiare verso, ecc. ecc. dovrebbero costituire quanto meno un interrogativo.

Ancora: il 40,8%  non è di Renzi,  visto che abbiamo votato i nostri rappresentanti al parlamento europeo e non abbiamo affatto eletto un capo del governo italiano per incaricarlo di riformare la Costituzione. Renzi lo sa così bene che in campagna elettorale utilizzò questo argomento al contrario: precisò (mettendo le mani avanti, non si sa mai) che proprio perché si trattava di  elezioni europee, il Governo non sarebbe caduto e lui non si sarebbe dimesso  anche in caso di sconfitta o di risultato modestamente positivo.

Si rende conto Matteo Renzi, per il quale come singolo individuo responsabile del proprio operato il popolo italiano non ha ancora mai  votato, che il futuro del paese non è  di sua  proprietà? Si rende conto che Mineo, Chiti e tutti gli altri autosospesi sono stati eletti e dunque legittimati a rappresentarci, mentre lui oltre alla poco seria kermesse della primarie (per nulla affatto previste dall’ordinamento costituzionale della Repubblica) non ha che il voto di esponenti di un partito (che lo hanno eletto segretario e se mai solo designato a capo del governo) e l’incarico del Presidente della Repubblica?

Sì, certo un Capo del Governo incaricato, se riceve la fiducia del parlamento è legittimato a governare. Ma non rappresenta gli italiani, la rappresentanza è propria del parlamento.  E, guarda caso,  questo giovane baldanzoso, veloce, energico,  nel quale una parte almeno del Parlamento e del suo partito sembrava aver trovato finalmente il novello padre della patria, appena si sottopone alla prova elettorale, riceve il consenso a rappresentarli (consenso indiretto, perché si vota per le europee e non del tutto limpido, vedi capitolo 80 euro) di meno di un quarto degli italiani.

Non si tratta solo di baldanza giovanile, magari  di tracotanza, prepotenza,  astuzia e ignoranza del diritto costituzionale e della storia della Repubblica, difetti gravi ma pur sempre  difetti.   Il trattamento riservato a Mineo e a chi lo ha sostenuto e  i toni minacciosi e imperativi usati verso gli eventuali dissidenti, mi hanno spaventato e preoccupato. Sono la spia di una totale insofferenza per il dissenso, per il confronto, per l’opposizione; sono la prova di un disprezzo arrogante per chi non la pensa come lui, sono l’anticipazione dell’intenzione  di far vincere la propria posizione ricorrendo anche a minacce, pressioni e  forzature. Tutto questo mi pare uno stile politico, un modo di fare politica che di democratico ha ben poco.  E la cosa è tanto più grave se ci ricordiamo che questo modo di far politica  è messo al servizio dell’approvazione di due progetti di riforma, quella del Senato e quella della legge elettorale, i cui contenuti pericolosamente autoritari e antidemocratici sono stati chiariti da  critici competenti e insospettabili.

Ma forse avremmo dovuto vedere il buongiorno dal mattino, da quel mattino in cui fummo informati che per fare le riforme istituzionali l’unico alleato indispensabile e irrinunciabile era un pregiudicato espulso dal Parlamento della Repubblica per indegnità, condannato in tre livelli di giudizio per un crimine giustappunto consumato ai danni dello Stato e dunque di tutti noi  e  in più moralmente uno spergiuro e un traditore, poiché in quanto Presidente del Consiglio aveva giurato sulla Costituzione fedeltà alla Repubblica.

Domanda all’insegna della dietrologia: a chi serve e perché è così irrinunciabile e immodificabile questa conclamata riforma delle istituzioni?

Renzi, Peppa Pig e la balla dei 15 mila posti di lavoro alla Mr. B.

Di Mario Giordano

Più che uno scivolo, è uno scivolone. Lo scivolone di Renzi e di Peppa Pig. Per risolvere il problema della pubblica amministrazione, in effetti, il governo ha un’idea geniale: lasciare a casa gli statali pagando loro il 65 per cento dello stipendio. Stupendo, no? Siccome non si riesce né a farli lavorare né a licenziarli, ecco trovato il classico compromesso all’italiana: non li si fa lavorare, non li si licenzia. Ma li si paga per non fare una mazza.

Renzi e il ministro della Pubblica amministrazione in quota Peppa Pig, come ci informa il giornalista e scrittore Mario Giordano, lo chiamano “esonero intelligente”.

Consiste in questo: ai dipendenti pubblici che lavorano lontano da casa viene proposta una nuova collocazione vicino al loro comune di residenza, in cambio di una piccolo sacrificio sullo stipendio (20-25 per cento del totale). Se quelli rifiutano, allora, li si lascia direttamente a casa con un sacrificio appena maggiore (35 per cento). Semplice, no? E se questo è l’«esonero intelligente», beh, forse Einstein era un cretino.

L’esonero, in effetti, è così intelligente che prevede una decurtazione del 20-25 per cento dello stipendio per chi accetta di svolgere un’altra mansione e appena del 35 per cento per chi invece sceglie di non fare nulla (o, se proprio vuole, di cercarsi un lavoro in nero). Ditemi voi: ma chi sarà così fesso da accettare la prima soluzione? E qui si dimostra quanta intelligenza c’è nella riforma intelligente: viene premiato (con il diritto all’ozio prepagato) chiunque rifiuti in ogni modo di collaborare, cioè chiunque escluda qualsiasi possibilità di trasferimento, cioè chiunque dica no alla mobilità per partito preso. Ma non dovevamo puntare su meritocrazia e flessibilità?

Ciò non riguarda tutti i lavoratori, ma solo quelli vicini alla pensione. Ora voi direte: vicini quanto? Un anno? Due? Tre? Macché: cinque. Cinque anni. Proprio così: cinque anni di scivolone per i dipendenti pubblici, alla faccia degli altri lavoratori che tra un po’ dovranno lavorare fino a ottant’anni per garantirsi uno straccio di pensione. E alla faccia dei giovani che la pensione non la vedranno mai.

Insomma i dipendenti pubblici che non fanno nulla, con la nuova riforma di Renzi e di Peppa Pig li dovremo chiamare solo «esonerati intelligenti». Perché, in fondo, la morale è sempre la stessa: da una parte ci sono quelli che non lavorano e che incassano e che dunque sono chiamati intelligenti; e dall’altra ci sono quelli che lavorano e che pagano. I soliti fessi, per l’appunto.

La balla sugli 80 euro.

Non solo la corruzione dilaga, ma si prendono in giro anche i cittadini italiani in buona fede.

Ecco la balla sugli 80 euro:

“Il bluff di Renzi sugli 80 euro è ormai sotto gli occhi di tutti. Dopo le bacchettate al decreto Irpef arrivate dai tecnici del Senato, arriva il dossier del servizio studi della Camera che mette in evidenza i buchi e le incongruenze di un provvedimento pensato soprattutto per la campagna elettorale del presidente del Consiglio.

Di seguito i principali rilievi operati dagli analisti di Montecitorio:

1) I dati usati per le simulazioni del bonus Irpef risalgono al 2011, nel frattempo però la platea dei soggetti interessati potrebbe essere mutata in modo significativo sia dal punto di vista numerico che dal punto di vista del reddito di riferimento di ciascun soggetto. Dunque i conti (6,6 miliardi per 10 milioni di cittadini) potrebbero essere sballati.

2) Per il taglio Irap del 10% il governo ha stimato un minor gettito in 2,05 miliardi di euro. Ma in realtà l’Irap del settore privato vale complessivamente 24,8 miliardi nel 2013 e dunque un taglio effettivo del 10% vale circa 2,5 miliardi.

3) Il dossier esprime dubbi sulla stima effettiva della rivalutazione delle quote di Bankitalia, la cui tassazione rappresenta una delle coperture chiave degli 80 euro. I tecnici della Camera hanno dubbi sul valore di 6,9 miliardi di euro riferiti dal governo.

4) La rivalutazione delle quote Bankitalia è una misura una tantum e quindi non strutturale.

5) Dubbi pure sui tagli alle partecipate.

6) L’ennesimo taglio alle dotazioni dei Comuni potrebbe mettere a rischio le loro funzioni fondamentali.

7) Al Senato è slittata al 2016 la norma che riguarda l’obbligo di pubblicare i bandi e avvisi di gara solo online e non più sui giornali. Questo potrebbe far mancare 75 milioni di euro.

8) Il governo non ha valutato la possibilità che gli investitori fuggano dalle attività finanziarie la cui tassazione passa dal 20 al 26%: gettito aggiuntivo a rischio.

9) Scabroso capitolo Tasi: in considerazione dello slittamento dei termini per i Comuni che non hanno deliberato le aliquote, lo Stato potrebbe rimetterci nel meccanismo di anticipazione delle risorse che poi saranno restituite dai Comuni. E’ lo Stato, infatti, che copre gli interessi di tesoreria per conto dei sindaci.

10) Dubbi sull’extragettito Iva da 650 milioni che dovrebbe scaturire dalla restituzione di 5 miliardi di debiti della Pa ai fornitori. Risultato? Il decreto è arrivato blindato alla Camera dopo essere rimasto fermo per quasi 50 giorni al Senato. E’ l’ennesima umiliazione ai danni del Parlamento. Se ci fosse stato spazio per una vera discussione, il M5S avrebbe proposto un allargamento del bonus alle fasce escluse per il 2014 e, per l’anno prossimo, un vero e proprio reddito di cittadinanza. Inoltre, avremmo chiesto di parametrare il taglio Irap in modo da favorire le Pmi e di sostenere le obbligazioni emesse dalle aziende. Il decreto contiene la possibilità di sforare il patto di bilancio facendo fino a 40 miliardi di nuovo debito. Il M5S avrebbe utilizzato queste risorse per vere riforme strutturali e spesa produttiva, non per contentini e mancette elettorali.”

M5S Camera

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10 giugno: #RenzieDimettiti.

“Renzi è stato sfiduciato da Renzi. Il presidente del Consiglio aveva dichiarato: “Il primo voto sulla riforma del Senato entro il 10 giugno, oppure lascio e vado a casa“. Visto che la controriforma di palazzo Madama non è stata neppure avviata, Renzi deve fare subito le valigie. Naturalmente è un bene che il ddl incostituzionale sulla riforma del Senato si sia arenato, insieme al Pregiudicatellum e alla modifica del Titolo V fa parte di un progetto marcatamente piduista di scardinamento degli equilibri istituzionali. Un Parlamento di nominati con una legge incostituzionale vuole eliminare un fondamentale organo di garanzia, approvare una riforma elettorale antidemocratica ed accentrare il potere nelle mani di un uomo solo al comando. La corruzione dilagante, l’illegalità ormai istituzionalizzata e la proliferazione di scandali che sta sommergendo quel poco che resta della credibilità della politica sono fattori che rappresentano in pieno la fine di un’epoca: quella della partitocrazia. Il M5S propone un pacchetto di riforme sul conflitto di interessi, sulla corruzione, sulla legge elettorale scritta dai cittadini, sui referendum senza quorum e sulle istituzioni pulite. Queste sono le vere riforme da attuare per abbattere il sistema marcio che sta saccheggiando il Paese e restituire efficienza alla politica, rimettendo al centro gli interessi dei cittadini. Noi siamo pronti a votarle subito, senza rinvii e giri di parole. E Renzi, dopo 100 giorni di Governo, è pronto o ha esaurito le slide?”

Riccardo Fraccaro

A tutti voi, con affetto, buon inizio settimana!

A tutti gli illusi, a quelli che parlano al vento.
Ai pazzi per amore, ai visionari,
a coloro che darebbero la vita per realizzare un sogno.
Ai reietti, ai respinti, agli esclusi. Ai folli veri o presunti.
Agli uomini di cuore,
a coloro che si ostinano a credere nel sentimento puro.
A tutti quelli che ancora si commuovono.
Un omaggio ai grandi slanci, alle idee e ai sogni.
A chi non si arrende mai, a chi viene deriso e giudicato.
Ai poeti del quotidiano.
Ai “vincibili” dunque,e anche
agli sconfitti che sono pronti a risorgere e a combattere di nuovo.
Agli eroi dimenticati e ai vagabondi.
A chi dopo aver combattuto e perso per i propri ideali,
ancora si sente invincibile.
A chi non ha paura di dire quello che pensa.
A chi ha fatto il giro del mondo e a chi un giorno lo farà.
A chi non vuol distinguere tra realtà e finzione.
A tutti i cavalieri erranti.
In qualche modo, forse è giusto e ci sta bene…
a tutti i teatranti.”
Miguel de Ivan Cervantes – Don Chisciotte
(Picasso, Don Quixote)

RIFLESSIONI

« L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio. »

(Italo Calvino,  Le città invisibili)

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Avete presente il vento? Le persone sono così. Si spostano dove soffia di più, perché andare controcorrente è privilegio dei più coraggiosi.

Cit.

San Giovanni in Fiore – Informazione più onesta!

Nell’ultima conferenza stampa del Sindaco tenuta il 4 giugno scorso con alcuni giornalisti locali, non si è fatto altro che parlare dell’ex Governatore della Calabria Scopelliti sconfitto alle ultime elezioni europee.

Possiamo capire che il Sindaco sia di parte e difenda, ormai l’indifendibile, ma avremmo apprezzato di più l’informazione locale se fosse stata più onesta.

Non si è mai accennato all’unica eletta dell’intera Calabria, una giovane cittadina portavoce del M5S, Avvocatessa di 30 anni, per il Parlamento Europeo sbaragliando vecchi candidati della vecchia partitocrazia.

Addirittura qualche giornalista ha parlato di appena un migliaio di voti  del M5S qui  a San Giovanni in Fiore.

Se questa è l’informazione onesta locale, e se queste sono le istituzioni oneste locali, andiamo proprio bene!

Ricordiamo ad alcuni giornalisti e al primo cittadino che l’unica eletta calabrese al Parlamento Europeo è l’avvocatessa Dott.ssa Laura Ferrara del Movimento 5 Stelle. Inoltre ricordiamo che il M5S è la seconda forza politica qui a San Giovanni in Fiore ottenendo per queste Elezioni Europee oltre 1.400 voti (millequattrocento).

Per non parlare delle politiche del febbraio 2013 quando il M5S ha ottenuto  2.134 voti alla Camera a ridosso del PD  con circa 3.000 voti, ma davanti al PDL che ha ottenuto 1.522 voti, e quando al Senato, con la candidatura del Sindaco PDL, il M5S ha ottenuto 1.651 voti dietro al PD con voti 2.635, ma sempre davanti al PDL con voti 1.590.

Se siamo un Paese oltre il 70° posto per libera e onesta informazione, è grazie anche a questi personaggi e figuri istituzionali.

Meetup M5S SGF

M5S SGF simbolo

Le urla di Beppe.

M5S SGF simboloPoi dici che Beppe Grillo si arrabbia e urla.

 Il nostro Paese è strano. Si indigna per le giuste urla e arrabbiature di Beppe Grillo e poi lascia passare la corruzione di questo Sistema e di questa partitocrazia. Stanno spolpando l’Italia, anzi no, si stanno mangiando le ossa dell’Italia e la gente si preoccupa solo di chiacchiere da bar e sciocchezze varie.  Si stanno mangiando tutti i soldi pubblici, soldi della collettività, di noi cittadini e non ci indigniamo. Poi ci lamentiamo di meno sanità, meno scuola, meno cultura, meno lavoro ecc. ecc.  Crediamo che si sia oltrepassato ogni limite.

Il M5S unica forza politica contro la corruzione!

Il M5S unica speranza d’Italia e dei cittadini italiani!

Infine riguardo all’ultima porcata incostituzionale calabrese sulla legge elettorale regionale (15% di sbarramento significa che se una forza politica raggiunge anche il 14,9999999% non conta un tubo), auspichiamo che tutto il M5S calabrese in modo unitario e solidale non faccia passare tale scempio mobilitando tutti i calabresi a protestare con forza e determinazione.

Non possiamo dormire di fronte a tali dittature!!!