Ospedale di San Giovanni in Fiore.

Non immaginavamo che a San Giovanni in Fiore fossimo diventati solo ed esclusivamente tutti “CAGNUSI”.

“CAGNUSO” = Persona affetta da patologia con gozzo colloidale caratterizzato da un aumentato volume della ghiandola tiroidea.

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Il superconsulente medico da 800 euro al giorno.

L’Asp di Cosenza chiede l’assistenza di un docente universitario per interventi «con particolare riguardo alla chirurgia tiroidea» a San Giovanni in Fiore. Ma le carenze di quell’ospedale sono (anche) molte altre. Ecco perché l’incarico fa discutere.

Lunedì, 10 Ottobre 2016 19:34 Pubblicato in Cronaca
Corriere della Calabria

SAN GIOVANNI IN FIORE C’è una delibera dell’Asp di Cosenza che ha creato un certo trambusto nella malandata sanità di San Giovanni in Fiore. È quella con la quale si attiva una convenzione tra l’Azienda bruzia e l’Azienda ospedaliera-universitaria “Mater Domini” di Catanzaro. Lo scopo è «attivare procedure per una chirurgia elettiva ridotta che effettui interventi di day surgery o in week surgery (con particolare riguardo alla chirurgia tiroidea)» nell’ospedale di San Giovanni in Fiore. L’Asp, per attrezzarsi in tempi rapidi, si è rivolta al professor Rosario Sacco, direttore dell’Unità operativa di Chirurgia generale dell’Ao “Mater Domini”. Per il momento, il docente effettuerà «un accesso alla settimana» nella struttura sanitaria della “capitale della Sila”. E ciascuna presenza (a prescindere dall’effettuazione di interventi chirurgici) sarà retribuita con 800 euro. Una consulenza per la quale, per il tempo che manca alla fine del 2016, l’Asp ha previsto di impegnare 9.600 euro nel bilancio corrente e 32mila in quello del 2017.
In teoria l’operazione è un tentativo di migliorare i servizi in un’area della Calabria in cui la sanità segna il passo. Ma a preoccupare gli osservatori è quel «particolare riguardo per la chirurgia tiroidea». A San Giovanni in Fiore sono molte specialità carenti: basti pensare a cardiologia, che garantisce attività soltanto per sei ore. Si sceglie, invece, di puntare sulla chirurgia tiroidea. E il fatto fa tornare in mente una polemica che risale soltanto a un anno fa. A quei tempi, il commissario al Piano di rientro Massimo Scura annullò un provvedimento del direttore generale del dipartimento Tutela della Salute, Riccardo Fatarella (provvedimento poi annullato dallo stesso Fatarella in autoturela) che riconosceva il centro regionale Endocrinochirurgia. Il centro era proprio quello del professore Sacco, e Scura motivo la bocciatura basandosi sul basso numero di interventi effettuati, circa 100, paragonato agli oltre mille dei centri “concorrenti” in Italia. Adesso, il canovaccio sembra ripetersi, sotto forma di consulenza, a San Giovanni in Fiore. Dove l’Asp chiede, tra l’altro, al consulente prescelto, una «comprovata esperienza didattica e formativa». Il che, ovviamente, fa pendere l’asticella della scelta dalla parte di un docente come Sacco, anche se le competenze nella didattica non sembrano proprio il primo requisito necessario per operare in un ospedale pubblico.

Pablo Petrasso
p.petrasso@corrierecal.it

Ospedale di San Giovanni in Fiore.ultima modifica: 2016-10-10T22:41:55+02:00da pietrogiovanni1
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