1° MAGGIO: festa dei lavoratori?

Chi ha un lavoro regolare se lo tiene stretto, chi ne è privo cerca in OGNI MODO di ottenerlo, anche a CONDIZIONI DISUMANE. La nostra Costituzione lo elegge a fondamento della Repubblica.

Domani primo maggio si festeggiano i lavoratori, sempre di meno, sempre più precari, sempre più vecchi…, forse sarebbe meglio festeggiare i disoccupati perché, diciamoci tutta la verità, lavoro poco, o precario, o in nero, o niente.

Chi ha la fortuna di averlo rischia di perderlo, chi lo aveva e l’ha perso si ritrova senza speranze di poterlo ritrovare.

Chi ha un lavoro a TEMPO INDETERMINATO è felice, ma ignora che, essendo, oggi, in una tale condizione, rischia di lavorare fino alla morte, perché, con la legge FORNERO sulle pensioni, non si andrà mai in pensione. Essa è diventata una chimera.

Penso ai giovani, soprattutto calabresi, i più disoccupati di quest’Europa, alle loro prospettive future, alla possibilità che potranno rimanere disoccupati a vita o a carico di un genitore che dovrà lavorare fino a una veneranda età per mantenerli, o al massimo lasciare questa terra, mentre la società dell’opulenza li offende e li umilia, facendoli sentire dei parassiti, dei poveracci, dei disperati, dei reietti. Contraddizioni di questa politica, di questo sindacato, di questa partitocrazia, di questo sistema…

PGS

BAMBOCCIONISMO.

L’unica similitudine che riesco a scorgere tra Macron e Renzi è quella di due bamboccioni viziati, lontani dai veri problemi della gente, ma ben incistati nei rispettivi establishment, nazionali ed europei, come topi nel formaggio.

PGS

Una super chicca di D’Alema.

D’Alema intervistato da “Huffington Post” sulle elezioni francesi afferma:

DOMANDA – Anche lei fa la similitudine tra Renzi e Macron, in sintonia con la narrazione del Macron italiano?

RISPOSTA – Non mi pare. E’ difficile per Renzi presentarsi come il nuovo, perché Renzi ha sulle spalle tre anni di esperienza di governo il cui esito è stato fallimentare, sul piano economico, sociale, delle riforme. Se nel voto francese c’è una componente anti-establishment, come abbiamo detto, la differenza è enorme: Macron si è presentato come alternativo al vecchio ordine, Renzi del vecchio ordine è il caposaldo.

DOMANDA – I renziani però esultano, di fronte al voto francese.

RISPOSTA – Che le devo dire… Sono persone dall’esultanza facile, diciamo. Hanno esultato anche quando hanno perso il referendum, esaltando il loro 40 per cento e dimenticandosi del 60 per cento degli italiani che avevano votato contro.

San Giovanni in Fiore – Bilancio di previsione fumoso, enigmatico e perdite di finanziamento governativo.

Senza alcuna offesa, né voglio essere aggressivo nei confronti dell’attuale Amministrazione Comunale, ma giudico politicamente boriose e spocchiose alcune dichiarazioni, da parte di importanti organi, circa l’approvazione del bilancio di previsione.

A parte il voto sul provvedimento complessivo, voto di maggioranza asfittico e privo di forza vitale per questa nostra comunità, non vi è stata nemmeno un’adeguata discussione per far capire alla popolazione che cosa si approvasse. Tant’è vero che un consigliere comunale ha abbandonato il Consiglio, sede naturale per le discussioni dei provvedimenti politici e amministrativi, proprio perché impedito di fare il suo intervento.

Non me ne voglia qualche importante esponente dell’attuale Amministrazione, ma tirare in ballo il regolamento alla lettera, solo quando si discute di bilancio di un’intera comunità, mi sembra un atto di sopraffazione e di prepotenza nei confronti dei più elementari principî della dialettica politica.

Marco Tullio Cicerone diceva: “Summum ius, summa iniuria”, locuzione latina il cui significato letterale, che chi presiede un Civico Consesso, ma anche e soprattutto, chi dice di possedere una cultura giuridica, dovrebbe conoscere, è “la somma giustizia è anche la somma ingiustizia”, oppure “il massimo del diritto è anche il massimo dell’ingiustizia”.

Ma torniamo alle dichiarazioni in tema di bilancio di previsione.

È “orgogliosa” la nostra Amministrazione per non aver aumentato imposte e tasse rispetto agli anni precedenti, ma queste voci d’entrata erano già state portate ad alte percentuali (per tutte ai massimi) proprio negli anni precedenti a causa del dissesto finanziario. E chi ci ha portato al dissesto finanziario con tutte le politiche allegre che si sono attuate?

Dica l’Amministrazione quanto peseranno sulle tasche dei cittadini e sui servizi le previsioni in “Uscita”, contenute nero su bianco in bilancio per essere così “orgogliosa”. Di fatto aumentano alcune spese ma non si comprende bene dove e come verranno addebitate. Partite  e dati di bilancio oscuri e incomprensibili considerato il dissesto finanziario vigente.

A proposito, a quando la comunicazione  e le indicazioni ufficiali circa il concreto inizio della raccolta differenziata? Tante famiglie sono piene di cartone, vetro e plastica, tutta differenziata in attesa di raccolta.

Questo bilancio di previsione approvato, poi, potrebbe essere economicamente depressivo per non aver tenuto conto dei tagli imposti dal nuovo Documento di Programmazione Economica Finanziaria (DEF) nazionale, che il Governo, sostenuto principalmente da una determinata forza politica, approverà.

L’attuale Amministrazione, ancora, nelle sue dichiarazioni, si lamenta di tutto quello che, in negativo, avrebbe ereditato circa i dati e i bilanci precedenti, ma chi ha governato questa città negli anni precedenti?

A parte i tanti ringraziamenti, lodi, omaggi ed elogi che quotidianamente l’attuale Amministrazione tributa al Governatore regionale, per quanto riguarda la riqualificazione, se di  riqualificazione si potrà parlare, del quartiere Olivaro, andava detto, sempre da parte dei suoi più importanti organi, per onestà intellettuale, che la maggior parte dei finanziamenti di circa cinque milioni di euro è stata ereditata dalla precedente Amministrazione.

Infine, l’annuncio ampolloso e altisonante, con relativo merito, dell’imminente inaugurazione del nuovo Palazzo Comunale, qualcuno lo chiama, ma personalmente nutro dei dubbi a causa di una politica perennemente chiusa, la casa dei cittadini e del popolo, non può che fare piacere, ma tutti sanno che il Palazzo Comunale a nuovo doveva essere, secondo il rispetto delle regole, se di rispetto delle regole vogliamo parlare, consegnato alla cittadinanza quattro anni e mezzo fa, precisamente nell’ottobre del 2012.

Per non parlare degli altri reboanti annunci circa il recupero dell’arredo urbano e delle migliorie sulla sanità locale, cose che ansiosamente i cittadini sangiovannesi aspettano da anni, ma i problemi e le criticità sono ancora tutti lì.

Come cittadino di questa comunità voglio semplicemente evidenziare l’incapacità dell’Amministrazione Comunale per aver fatto perdere due milioni di euro di finanziamento governativo (circa 4 miliardi delle vecchie lire, non sono noccioline per un comune in  dissesto), per la riqualificazione di aree urbane depresse, a causa di un’inaudita negligenza e di una tale incompetenza dando prova di una reale ignoranza amministrativa, contabile e progettuale, nonché l’incapacità nel redigere uno strumento previsionale, fatto di “entrate” ed “uscite”, che possa dare risposte vere e concrete ai bisogni di una cittadinanza già fiaccata dalla crisi economica nazionale.

Un bilancio di previsione che non individua priorità, ma che rappresenta soltanto un lungo elenco di necessità e carenze endemiche causate proprio dalla inefficacia dell’azione amministrativa delle precedenti e dell’attuale maggioranza.

Al consolidato aumento delle imposizioni tributarie, non corrisponde una visione d’intervento che possa far individuare le linee di una strategia di “Politica Amministrativa” che abbia l’obiettivo del rilancio della città in tutti i suoi aspetti economici, sociali, culturali  e, soprattutto, vocazionali.

I veri pericoli e i veri disastri, sotto ogni aspetto, per una comunità, si verificano quando si cerca di creare cortine fumogene per impedire la chiara lettura di fatti e atti amministrativi-contabili.

Pietro Giovanni Spadafora

San Giovanni in Fiore e le sue cattedrali nel deserto.

Immobili abbandonati e incompleti.

È vero! Il Comune di San Giovanni in Fiore non ha un centesimo di euro per poter programmare qualcosa, per poter realizzare un qualche progetto, ma ciò non ci impedisce di evidenziare la realtà di alcune strutture abbandonate e incomplete che aspettano una sistemazione. Tante ferite, nel corso degli anni, nel paesaggio di questa nostra comunità che dovranno essere risanate con l’obiettivo di rigenerare e recuperare il decoro urbano già notevolmente deturpato.

A quando una task force con la quale l’Amministrazione Comunale individui i beni «abbandonati o incompleti» del patrimonio immobiliare, suscettibili, nonostante tutto, di fruizione collettiva, per cercare di recuperarli con progetti adeguati?

È necessario restituire un significato ai beni comuni e alla loro funzione sociale!

Vogliamo ricordare e segnalare, per il bene comune, solo tre strutture che riteniamo, ma credo non solo noi, importanti e potenzialmente soggetti a finanziamenti di fondi pubblici vari:

  1. Casa Mandamentale – Abbandonata da anni, a ridosso della Chiesetta di San Francesco di Paola o del Crocefisso, sotto Via Vallone;
  2. Canile Comunale – Opera iniziata da anni ma mai completata;
  3. Museo della Biodiversità. Museo mai nato. Immobile ristrutturato e attrezzato con fondi europei, ma mai aperto al pubblico malgrado siano passati circa sette anni.

Tenere e vedere tali strutture, situate nel nostro territorio, alcune accanto al centro storico, in determinate condizioni, è inaccettabile! Com’è anche inaccettabile un indegno destino dei soldi pubblici e dei sacrifici dei cittadini contribuenti.

Meetup M5S SGF

Nessuna descrizione della foto disponibile.

Canile sgf
File:Museo della Biodiversità Silana.jpg - Wikipedia

San Giovanni in Fiore – Vigili del Fuoco.

Avere i Vigili del Fuoco in una comunità (centro grosso e di montagna) come la nostra, non può che fare piacere.

Oggi gli amministratori, i sindacalisti, i politici locali e non, di ogni sorta, fanno a gara per attribuirsi il merito della grande conquista, ignorando che alcune cose dovrebbero essere naturali in quanto previste nei Principi Fondamentali della nostra Carta Costituzionale: “La Repubblica attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo” art 5; “La Repubblica tutela il paesaggio ecc. ecc.” art 9.

Non si possono far passare dei diritti fondamentali dei cittadini e delle comunità come grandi conquiste quando alcune cose previste per legge, grazie a una certa politica, non sono mai stati fatti riconoscere.

In questa politica cinquantennale della nostra comunità, che prima toglie e poi ripristina, sta tutta la truffa di questa vecchia classe dirigente e partitica.

Prima si toglie e poi si ridà, sempre si toglie e sempre si ridà, per illudere i cittadini che vi è una politica del fare. Ma invece è tutta una manfrina per tirare a campare.

Vedasi il Giudice di Pace, prima soppresso e poi ripristinato, come tante altre istituzioni e servizi locali soppressi e poi, quando va bene, fatti ritornare.

Oggi il nostro nosocomio è quasi inesistente, ma domani quando avremo, si auspica, un ospedale normale lo si farà passare come una grande conquista degli amministratori regionali e locali, del sindacato e di tutta la partitocrazia.

Ma i cittadini sangiovannesi tutti hanno, ormai, le idee chiare.

Meetup M5S SGF

San Giovanni in Fiore – POLITICA: membri, esponenti, seguaci, adepti e affiliati locali dei vari partiti non possono essere politicamente credibili.

I vari comunicati, le diatribe, le polemiche, i controcomunicati, le schermaglie, gli alterchi e gli scontri, in seno all’Amministrazione Comunale di San Giovanni in Fiore, tra i vari membri dei diversi esponenti della cosiddetta partitocrazia, riesplosi in  quest’ultimo periodo, sono solo la spia di una malattia ben più grave: il vuoto politico amministrativo della gestione della comunità sangiovannese da parte delle varie amministrazioni (quella in carica ormai da quasi un biennio e quelle precedenti) e la debolezza delle classi dirigenti e partitiche locali.

I sintomi sono la comunità in stato di abbandono, l’incuria per ogni servizio essenziale (a partire dalla sanità, nonostante gli annunci in pompa magna di alcune minuzie e bazzecole, alla manutenzione delle strade, delle piazze, del verde pubblico, all’ambiente, alla cultura, alle condizioni igienico sanitarie ecc. ecc.), l’incapacità gestionale, il debito finanziario, l’assenza di rispetto per l’interesse collettivo, la carenza di guida e di controlli, cui conseguono disamore dei cittadini per il paese e scoraggiamento, a causa di politiche inesistenti, delle persone serie ed oneste che lavorano, o tentano di intraprendere una qualche attività per sbarcare il lunario, e, soprattutto, per non lasciare questa terra e le loro famiglie.

È vero, c’è una minoranza nel nostro Comune che quotidianamente ciancia e blatera, che attua una mera opposizione semplicemente per acquisire una qualche visibilità, ma poi in fondo nulla di concreto e di alternativo, nessuna idea, nessun progetto politico e nessuna lungimiranza amministrativa.

Sì, perché molti esponenti di questa partitocrazia locale, sia di maggioranza che di minoranza, di destra, di centro e di sinistra, in seno alla giunta e al nostro consesso civico, nominati ed eletti, non si sa per quali meriti, ma di sicuro per appartenenza e fedeltà politica, non possono essere credibili in quanto hanno le mani legate. Ma, anche e soprattutto, è perché sono gli stessi partiti a cui appartengono a non essere più credibili per le loro malefatte.

Questi esponenti, amministratori e adepti locali dei vari partiti, partiti che a livello nazionale hanno, qualche volta, consensi con percentuali di albumina, non possono rappresentare il futuro di questa nostra comunità, comunità che, sotto il profilo politico, sociale, economico e finanziario, è stata fatta piombare, grazie alla loro miope politica trentennale, in uno stato a dir poco comatoso.

Questi esponenti locali, vecchi e nuovi, onesti e non, dei vari partiti, devono dare conto, sotto l’aspetto delle scelte politiche, ai loro referenti regionali e nazionali, sempre. Non possono muovere foglia senza il beneplacito dei loro capibastone. Capibastone nazionali che, con comportamenti bruschi, da pinocchio o da vispe Terese, hanno votato la legge Fornero, il Jobs Act, la cattiva scuola e tutto il sudiciume che stanno portando l’Italia e le sue comunità al collasso.

Questi esponenti sangiovannesi della cosiddetta partitocrazia, sia di destra che di centro e di sinistra, tutti in fondo appartenenti, anche se con qualche idea diversa, alla stessa parrocchia politica e allo stesso sistema, che quando necessita si ricompattano in una poltiglia malaccetta diventando pappa e ciccia, sebbene persone oneste e pulite, non possono essere credibili per una amministrazione seria, libera, per il bene comune, concretizzandosi con la partecipazione e il coinvolgimento dei cittadini nei processi di elaborazione delle politiche.

 I partiti, a cui questi affiliati locali appartengono, a parte le loro sistematiche ruberie, hanno creato un sistema clientelare e mafioso che hanno imposto a tutto il Paese, escludendo chi non si è mai infeudato. Sono questi partiti, insieme anche ai loro esponenti locali, che quotidianamente li sostengono, ad averci portato, in un percorso durato trent’anni, sull’orlo di un abisso economico che sta intaccando i nostri stipendi, le nostre pensioni, il lavoro, le nostre case, i nostri risparmi, i giovani, le donne e la nostra vita.

Qui non è in discussione l’onestà e l’impegno dei singoli esponenti locali dei vari partiti, ma la stessa forma-partito e la stessa essenza della loro politica che ha prodotto un clamoroso fallimento, nonché il sostegno, l’energia e l’impegno concreto che questi iscritti alla partitocrazia quotidianamente spendono, non certo per la collettività, per il bene comune, ma per garantire, probabilmente a loro insaputa, i privilegi di questi signori rappresentanti e leader nazionali della stessa partitocrazia.

Né tantomeno è in discussione la democrazia, di cui, come in tanti sostengono, i partiti sarebbero il sale. Questi partiti non hanno nulla a che vedere con la democrazia. Non ne sono nemmeno un riflesso deformato e deturpato: sono proprio il contrario della democrazia. Essi, nonostante siano delle associazioni private, nonché delle società d’affari, hanno esautorato quasi tutta la nostra Costituzione occupando le varie istituzioni democratiche e pubbliche del Paese, violando  tutta una serie di diritti del popolo praticando ogni sorta di ricatto e di taglieggiamento contro i cittadini.

Ma d’altro canto non è accettabile che tutti coloro che negli ultimi trent’anni, sguazzando nel sistema, hanno avuto un ruolo nella politica sangiovannese e non solo, e che sono responsabili, pro quota, del fallimento amministrativo, sociale, politico, e soprattutto sanitario locale e regionale, continuino, con i loro burattini, con  le loro giovani facce, facce pulite, facce oneste e adepti vari, a pontificare, a parlare di futuro, di passione politica, di rinnovamento, quando i risultati politici ed amministrativi, nonché la realtà quotidiana di questa nostra comunità, sono ormai sotto gli occhi di tutti.

 Questa partitocrazia locale, vecchia e nuova, di destra, di sinistra e di centro, politicamente parlando, deve essere spazzata via. Tutta. Senza eccezioni.

L’alternativa a tutto questo?

Beh, penso che ogni cittadino sangiovannese, oggi, sia in grado di darsi, nel suo intimo, una propria risposta.

Pietro Giovanni Spadafora

VENTI DI GUERRA

Da SGF in Piazza

Prima Parigi, poi Nizza, Berlino, Londra e oggi Stoccolma.  Infine l’intervento USA in Siria, dopo che, secondo il Presidente americanoTrump, il Presidente siriano Bashar al-Assad avrebbe fatto uso di armi chimiche. Insomma solo e sempre stragi di innocenti.

Dopo 25 anni non è cambiato nulla.

Quale scenario per il mondo?

Detto questo, e sentendo, crediamo, ognuno di noi, un forte dolore nell’animo, con coraggio va anche detto quest’altro:

“Crollato il contraltare sovietico, i cosiddetti Paesi democratici, con in testa gli Stati Uniti, ovviamente appoggiati dall’Europa e dal nostro Paese, grandi produttori di armi, nel ventennio che va dal 1991 al 2011, hanno scatenato cinque guerre di aggressione con scuse banali e ridicole: 1. La guerra del Golfo (1991). 2. Attacco alla Serbia (1999). 3. Invasione e occupazione dell’Afghanistan (2001). 4. Invasione e occupazione dell’Iraq (2003). 5. Attacco alla Libia (2011).

La verità è che l’Occidente, tra cui oggi anche la Russia di Vladimir Putin, per poter crescere ancora un po’ dal punto di vista economico, per dopare ancora di più il cavallo della crescita, ma non si può crescere all’infinito in quanto gli esponenti di crescita all’infinito esistono solo in matematica, e per poter allontanare lo spettro di un collasso finale, ha urgenza di appropriarsi delle risorse e delle fonti di energia altrui con interventi militari, scuse, armi, droni e bombardamenti vari, per conquistare nuovi mercati in quanto i suoi sono ormai saturi.

Tutto ciò, è ovvio, provoca lo sradicamento delle popolazioni del Terzo Mondo e non solo, producendo i fenomeni, inevitabili, delle migrazioni bibliche e del terrorismo. Così facendo, l’Occidente, perdendo probabilmente il controllo della situazione, si è cacciato in condizioni e circostanze, quasi ormai irrisolvibili, che esso stesso ha creato.

Eppure l’Occidente è nato da un pensiero, avendo un pensiero, quello greco, il profondo pensiero greco, che fu il primo a riconoscere il diritto di esistenza e la dignità dell’altro”.

“NESSUNA CULTURA PUÒ VIVERE SE VUOLE ESSERE ESCLUSIVA” (Gandhi)

“L’UNICO MODO PER FAR FINIRE LA VIOLENZA È SMETTERE DI USARLA” (GINO STRADA)