San Giovanni in Fiore – Lo spopolamento della nostra comunità.

Se tutti noi che lavoriamo, marito e moglie che hanno un lavoro, liberi professionisti di ogni categoria che hanno una buona clientela, tutti coloro che hanno una buona pensione, una casa, possedimenti, l’auto, costosi gadget e altre diavolerie tecnologiche, tutti coloro a cui non manca niente e rimanendo chiusi ognuno nel proprio habitat, e oggi, in più, magari, tutti i lavoratori del pubblico impiego che sono felici per l’elemosina e la miseria, dopo un decennio di penuria, per un rinnovo di stampo elettoralistico del contratto della Pubblica Amministrazione, pensiamo che in questa nostra comunità vada tutto a meraviglia, questo mio scritto potrebbe, allora, chiudersi qui.

Solo che la realtà nuda e cruda della nostra comunità è tutta diversa.

Si dice che a Natale siamo tutti bravi e buoni. Io invece voglio essere cattivo facendo alcune osservazioni e considerazioni.

Una cosa che mi colpisce, innanzi a una situazione di spopolamento lento e continuo per meno residenze (vedasi dati Istat 2001/2016), ma anche e soprattutto di spopolamento per sempre più meno presenze effettive, e, di conseguenza, di declino, quali sono quelle della nostra comunità, è l’indifferenza generale. E, soprattutto, l’indifferenza di chi è a capo delle istituzioni preposte a fronteggiare tali situazioni.

L’altra cosa che in questi ultimi tempi mi sta colpendo, oltre alla fuga di tanti giovani e famiglie, è la fuga di tanti anziani genitori, che pur di dare una mano ai figli e ai nipoti che si trovano fuori, lasciano anch’essi la nostra comunità. Se prima tanti giovani emigrati sangiovannesi, durante i periodi estivi e festivi, rientravano nella nostra comunità, oggi sono, invece, i tanti anziani genitori a raggiungere i loro figli, e magari, pian pianino, anch’essi destinati a rimanere fuori.

Non si pensi, e non si illudano, però, che tutti coloro che hanno un lavoro fisso e sicuro, una buona pensione, che hanno una certa posizione economica, rimanendo qui nel nostro paese, siano immuni da certi fenomeni o da certe situazioni dolorose.

Qui bisogna prendere coscienza di questa nostra comunità se non vogliamo essere, prima o poi, ma più prima che poi, costretti, tutti, ad abbandonarla. E non sto esagerando!

Zero prospettive occupazionali, zero economia, meno servizi, meno sanità, chiusure continue di esercizi commerciali e artigianali, sempre più liberi professionisti allo sbando, invecchiamento delle persone, zero, o sotto zero, il tasso delle nascite, meno studenti, meno classi e meno plessi ed istituti scolastici, tante case chiuse con meno valore, meno indotti economici, più sportelli bancari per raccolta fondi e sempre più meno credito alle famiglie e alle piccole imprese (ma ancora per poco perché anche le banche non avranno più nemmeno un centesimo di euro da raccogliere), meno sicurezza e più microcriminalità, meno presenza dello stato, diminuzione progressiva della popolazione e quindi isolamento della comunità.

Pare che in questa nostra comunità non giri più alcunché.

È vero, dimenticavo, è stato ripristinato il Giudice di Pace di cui il nostro Presidente del Consiglio Comunale va orgoglioso: fatti e non parole! Solo che con lo spopolamento continuo, prima o poi non ci saranno nemmeno più contenziosi.

Positive e lodevoli sono le varie piccole iniziative cicliche, festive, estive e annuali da parte delle amministrazioni comunali che si sono succedute. Ma non bastano. Lasciano il tempo che trovano.

Lodevoli e positivi sono le tante iniziative e gli sforzi da parte della scuola e di alcuni docenti, nonché da parte del Centro Studi Gioachimiti e di diverse associazioni, da parte di imprenditori e professionisti vari, ma probabilmente qui nella nostra comunità ci sarebbe bisogno di una maggiore apertura mentale, e, soprattutto, una consapevolezza da parte degli addetti al lavoro e delle istituzioni tutte, affinché tante iniziative non rimangano circoscritte. C’è la necessità di allargare gli orizzonti.

Degne di lode sono anche le tante presentazioni di libri e autori in questa nostra comunità, ma non si possono ridurre a semplici operazioni di marketing e promozione. La vera cultura è anche progettazione, è sviluppo, è programma di interventi finalizzati allo sviluppo degli investimenti e delle attività, è pianificazione economica, è gestione di risorse economiche, umane, fisiche, naturali, informative, di tempo.

Per usare una metafora calcistica, è come se la nostra comunità fosse una brava squadra di football con un’impostazione di gioco offensivo e con dei bravi attaccanti, ma senza mai fare un goal, senza saper mai concludere, concretizzare, mancando sempre quel guizzo vincente finale.

Qualcuno starà già pensando e obiettando che talune situazioni e taluni fenomeni negativi siano comuni a tante altre regioni e realtà italiane, in particolare nel nostro SUD, e che di conseguenza sia inutile fare certi discorsi, anche perché qui non cambierà mai niente. Sarà pur vero, ma non sono d’accordo! Non possiamo più tacere! Far finta di nulla! Ignorare tutto solo perché tante situazioni critiche sono comuni!

San Giovanni in Fiore sta morendo, e non da adesso!

Tutti sappiamo che le responsabilità sono state, e sono, senza voler essere ripetitivo, di una certa micragnosa politica locale, di una certa ondivaga politica sindacale locale con gruppi di uomini e di pensiero privi di qualunque progetto o idea di sviluppo, ma anche delle politiche regionali, e, soprattutto, nazionali ed oggi europee. Non voglio puntare il dito contro qualcuno in particolare, ma va detto, e con forza, che non si può più pensare che le cose vadano bene. Non si può più essere indifferenti a tutto e a tutti. Tanto io sto bene e non mi interessa nulla e nessuno.

È inaccettabile! È amorale! È autolesionista!

Quello che voglio sottolineare è che oggi, più che mai, c’è la necessità di aprire, come e quando non saprei, almeno, un dibattito su questa drammatica e dannosa, e forse invisibile, situazione della nostra comunità.

Probabilmente c’è bisogno di quei beni intangibili che hanno valore più di ogni altra cosa nella comunità e nella vita quotidiana delle persone: la serietà, la serietà politica, la coerenza morale, la solidarietà, la maggiore attenzione verso gli ultimi e i più deboli, il senso e la consapevolezza di appartenenza tra individui e famiglie che compongono un’unità sociale, una vera comunità.

Necessita una sorta di capitale sociale che è risorsa collettiva. Una sana e forte mobilitazione degli animi e delle coscienze, ma anche della cultura, della vera cultura, di quella cultura con la cognizione del ruolo che gli compete in una comunità, per il raggiungimento di obiettivi comprensibili e condivisi, capace di trovare un accordo su questioni d’interesse generale.

Non si può più ricorrere alle furbizie, alle convenienze, ai trasformismi, alla dipendenza psicologica dal potere forte, dal partito che governa.

Certo, i problemi politici, economici, di lavoro, istituzionali sono tanti e sono alla base del declino di questa nostra comunità, ma forse è anche, come sottolineavo prima, un problema di mentalità, di modi di vivere, di pensare, di mancanza di vera cultura politica, di codici di vera moralità, nonché del cosiddetto “familismo amorale”.

Non si può perdere il controllo del nostro territorio. Manca un pensiero collettivo forte, un atto d’intelligenza collettiva capace di produrre un progetto serio per la nostra città.

C’è la necessità di partire da una visione organica delle nostre intrinseche potenzialità di sviluppo, che pure ci sono. Siamo una comunità a cui non manca la montagna, la bellezza, la natura, il patrimonio culturale ed architettonico, l’intelligenza, le idee, le capacità, la preparazione, la responsabilità, la volontà, i sogni e la fertilità.

Dobbiamo fare in modo, pretendendo una politica nuova, sana ed onesta, che il prima possibile, i giovani, le famiglie, le persone, i lavoratori ed emigrati sangiovannesi, ricchi delle loro esperienze, possano, avendone il desiderio, rientrare nel nostro paese invertendo questa tendenza di declino, di isolamento e di abbandono per una rinascita e uno sviluppo, sotto tutti i profili, della nostra comunità sangiovannese!

Aristotele diceva che l’apatia e la tolleranza sono le ultime virtù di una società morente.

Buone Feste!

Pietro Giovanni Spadafora

P.S.

Perché, come Amministrazione Comunale, non iniziare ad istituire uno sportello e una Task Force per la raccolta, lo studio e l’elaborazione dei progetti, al fine di invertire la tendenza dello spopolamento del paese, che potrebbero arrivare dai tanti cittadini, associazioni, categorie, scuole, emigrati, imprenditori e istituzioni varie?

San Giovanni in Fiore – Lo spopolamento della nostra comunità.ultima modifica: 2017-12-24T02:48:27+01:00da pietrogiovanni1
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