Se il M5S sbaglia bisogna cambiare qualcosa, ma il mal comune non è mezzo gaudio.

PREMESSA

Quello che sta accadendo a Roma sta scuotendo le coscienze di tutti noi attivisti del M5S, ossia la base, nonché minando alle fondamenta la credibilità e lo spirito del progetto politico stesso del Movimento.

Tante sono le domande che in ognuno di noi attivisti sorgono spontanee. Ma ad alcune domande vorrei che si desse una risposta: come si è potuto dare corda al Sindaco di Roma nel suo agire dopo una serie di concrete avvisaglie nello scegliere il suo staff? Perché il suo aut aut nei confronti di alcuni personaggi è stato più forte degli stessi principi del Movimento stesso e dei suoi garanti?

Adesso non si venga a dire che si toglie il simbolo al Sindaco di Roma, o chiedere l’autosospensione dello stesso, o espellere lo stesso Sindaco dal Movimento stesso, o chiedere le sue dimissioni, o anche, in ultimo, far finta di niente, perché ormai a queste prese per i fondelli non crede più nessuno. Ma poi, così facendo, dove si vuole andare a parare?

Fermo restando che il progetto del M5S è, e rimane ancora valido, per essere una vera alternativa al sistema vigente, alla sua politica e alla sua partitocrazia, è necessario, nel più breve tempo possibile, che ci si diano delle regole ben precise e rigorose sotto tutti i profili, un’organizzazione come si deve con le dovute ramificazione e organismi (come i meetup, veri conoscitori delle realtà locali) nei territori e in tutte le propaggini del Paese.

Una minoranza organizzata, metodica, ordinata e precisa, è molto più incisiva e decisiva di una maggioranza disgregata, caotica, confusa e disordinata. Vedasi in Calabria dove nelle realtà territoriali, regionali e locali, e dove ogni portavoce parlamentare, con i propri impegni e senza unità d’intenti, senza alcuna collaborazione con i meetup, va a ruota libera, per fatti suoi, il M5S è quasi inesistente. Se ancora il M5S esiste in Calabria, è grazie alla buona volontà di tanti attivisti che ci credono ancora.

Tanti fatti hanno dimostrato che le regole attuali non bastano.

Non si venga a dire che organizzarsi significa diventare come i partiti politici, perché questo non è vero! Una efficiente, trasparente, democratica, civile e condivisa organizzazione all’interno del M5S, non significa necessariamente diventare come i partiti e condividerne la loro azione politica. Il progetto politico del M5S si può e si deve portare avanti con regole ben precise e con una organizzazione capillare che investa tutti, senza che nessuno ne venga escluso.

Questa è la cosa fondamentale se si vuole essere alternativa politica nel Paese, se si vuole creare una vera classe dirigente nuova, se si vogliono portare avanti lo spirito e il progetto stesso del Movimento. In caso contrario ci scioglieremo, pian pianino, come neve al sole.

Detto questo, i tanti corifei, insieme ai tanti ringalluzziti adepti del sistema, dovrebbero tacere e guardare altrove come a Milano e alla stessa Roma con tutte le macerie lasciate al suolo.

Il M5S è una forza politica nuova e come tale è soggetta ad errori, anche gravi, alcune volte, ma i veri ladroni stanno da tutt’altra parte.

Sì, perché il mal comune non è mezzo gaudio!

Oggi in tanti, inclusa la gran parte dei mass media, affermano che il nostro “è un sistema marcito, da buttare via in fretta”, che la distrazione di denaro pubblico… coinvolge tutti e tutti sono sullo stesso piano. Prima si bacchetta, secondo loro, la retorica ipocrita nei confronti dei partiti politici invadenti e ladroni, poi, oggi, si ammette, invece, l’esistenza dei partiti e del M5S invadenti e ladroni.

È evidente che adesso, alla luce dei fatti di Roma, si piroetta e si compie ogni sorta di capriola intellettuale. È chiaro che questa è la tesi di fondo, quella che sta a cuore ai partiti, e cioè che siamo tutti corrotti, i partiti che hanno creato questo sistema e “la società civile che lo ha tollerato e accudito”, per esprimere la linea di difesa di tutta questa politica marcia e del malaffare che tutta la vecchia e nuova partitocrazia hanno prodotto. È un vecchio trucco, vecchio come il mondo, così logoro e scoperto che si prova vergogna per coloro che hanno ancora la spudoratezza di ricorrervi: se tutti sono colpevoli nessuno lo è.

E invece, con buona pace dei politicanti tutti, le cose non stanno così: non tutti sono colpevoli e non tutti lo sono nella stessa misura. Non risulta, almeno fino ad ora, che il M5S abbia rubato. Certo esiste una graduatoria tra la partitocrazia, ma è ovvio che i partiti sono i più ladroni di tutti in rapporto alla loro consistenza.

Rispetto alla cosiddetta “società civile” ce n’è una gran parte che è compromessa con questo regime, ma ce n’è un’altra che non lo è affatto. Ci sono imprenditori che hanno accettato il ricatto delle tangenti e altri che non ci sono stati e hanno quindi rinunciato ai loro guadagni. Ci sono cittadini, giornalisti ed intellettuali che hanno “accudito” questo sistema, che si sono arrampicati sulle spalle dei partiti per le loro carriere, e ci sono altri che non lo hanno fatto.

Ma, soprattutto, ci sono milioni di cittadini, che inascoltati e irrisi, hanno rispettato, nella loro vita e in questi ultimi anni, le regole del gioco, e che hanno adesso il diritto di pretendere la resa dei conti nei confronti di coloro che le hanno sistematicamente violate. E questa resa dei conti sarà, probabilmente, inevitabile, dura e sgradevole.

Pietro Giovanni Spadafora

Se il M5S sbaglia bisogna cambiare qualcosa, ma il mal comune non è mezzo gaudio.ultima modifica: 2016-12-17T23:09:46+01:00da pietrogiovanni1
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