San Giovanni in Fiore – È vergognoso e irrispettoso strumentalizzare gli emigrati sangiovannesi periti nella tragedia di Mattmark in Svizzera.

Strumentalizzare la tragedia di Mattmark, avvenuta oltre mezzo secolo fa, il 30 agosto del 1965, in cui perirono sette emigrati sangiovannesi, per giustificare l’emigrazione attuale che approda in Italia, nel nome di una falsa accoglienza senza alcuna possibilità di reintegrazione reale, è, a dir poco, vergognoso e irrispettoso. Lo è, soprattutto, nei confronti delle vittime, ma lo è, altrettanto, e nei confronti dei parenti e amici delle stesse vittime, e nei confronti della comunità sangiovannese tutta.

Paragonare gli emigrati sangiovannesi del Novecento ai migranti di oggi, provenienti dall’Africa, Medio Oriente ed Asia, che approdano alle nostre rive, per poi finire sotto ai ponti, sotto ai semafori, nei ghetti ed essere sfruttati come schiavi dalla criminalità, è fuorviante. È un paragone che non regge!

Non regge per una serie di fatti. Prima perché il contesto storico, politico e sociale era diverso, e poi perché le modalità e le motivazioni dell’emigrazione dei sangiovannesi non erano lo scappare da qualcosa di orribile, come la guerra, la fame e le carestie, erano scelte di vita, scelte di vita difficili e dure sì, ma consapevoli, coraggiose, e, alcune volte, viste come nuove chance di vita e nuove opportunità. Anche perché chi è rimasto a San Giovanni in Fiore non è mai morto a causa della guerra, della fame o per la disperazione.

Nessuno mette in dubbio che gli immigrati di oggi vanno aiutati. Ma, forse, sarebbe ora che l’Occidente tutto, la smettesse di aggredire, con ogni mezzo, i loro Paesi, depauperandoli. Probabilmente essi dovrebbero essere aiutati nei loro Paesi di provenienza, con i nostri “Know How”, i nostri giovani tecnici e le nostre competenze. Con una tale politica queste popolazioni, forse, potrebbero risorgere nelle loro terre.

Gli emigrati italiani, e quindi gli emigrati sangiovannesi, prima di raggiungere un Paese straniero erano sottoposti a una serie di peripezie burocratiche e di controllo. Prima di entrare in un Paese straniero dovevano “passare sotto le forche caudine”. Non era un’emigrazione clandestina.

Essi erano chiamati, in base a programmi ed accordi internazionali o anche bilaterali, per prestare la loro opera lavorativa. Quasi tutti gli emigrati sangiovannesi avevano un mestiere, ed erano persone molto qualificate: meccanici, falegnami, sarti, ricamatrici, carpentieri, muratori, fabbri, agricoltori ecc. Dovevano avere regolare contratto di lavoro, e se si trattava di andare in U.S.A. o in Canada o nei Paesi dell’America del Sud, dovevano prima ottenere il famoso “Rchiamo” da parte di un parente o di un amico, con relativa garanzia, in moneta sonante, una sorta di fideiussione, in caso il lavoro venisse meno, per non morire di fame e andare a chiedere l’elemosina.

Poi si passava il famoso “Visto” con relativa presa delle impronte digitali (nel caso qualcuno era incline a delinquere, veniva subito identificato e acciuffato dalla polizia e messo in gattabuia), e se non si era di sana e robusta costituzione fisica, addio America!

Di sicuro in tanti Paesi stranieri molti diritti e condizioni di lavoro non erano garantiti appieno, ma gli emigrati sangiovannesi, e non solo, ne erano ben consapevoli, perché per loro, come ho già detto, tutto ciò rappresentava una chance di vita nuova, un’opportunità, un cambiamento, il sogno americano, e, infine, anche l’agognato ritorno, con il raggranellato discreto gruzzolo, raggiunto con grande fatica e sacrificio, per chi lo desiderasse.

Ecco perché non si possono paragonare, in modo menzognero, strumentale e irrispettoso, gli emigrati sangiovannesi agli immigrati attuali. Ecco perché non si può dire: “Quando i migranti erano gli italiani”.

Ma tutto questo non può essere compreso da chi non ha mai lavorato un giorno (forse per sfortuna), e da chi non è mai stato emigrato (forse per fortuna), ma, soprattutto, non può essere mai capito da chi ha sempre vissuto, e vive, seduto alla mangiatoia della politica e della partitocrazia italiane!

Pietro Giovanni Spadafora

San Giovanni in Fiore – È vergognoso e irrispettoso strumentalizzare gli emigrati sangiovannesi periti nella tragedia di Mattmark in Svizzera.ultima modifica: 2018-08-31T03:47:56+02:00da pietrogiovanni1
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