CALABRIA – CORRUZIONE: la responsabilità non è dei corrotti e dei corruttori, ma, quasi quasi, dei giudici.

L'immagine può contenere: una o più personeEditoriale – SGF IN PIAZZA, 21 settembre 2019, ore 12,16

Proviamo ad immaginare che un giudice extraterrestre si fosse trovato, così per caso, all’improvviso, questa mattina, nella nostra terra di Calabria e decidesse di rimanerci per qualche giorno. Che cosa vedrebbe?

Vedrebbe che la magistratura calabrese sta scoperchiando una devastante e diffusa corruzione che riguarda i più alti livelli di tantissimi organismi e istituzioni vitali della società; che, anche grazie all’abilità degli inquirenti e dei giudicanti, l’accertamento di tale corruzione sarebbe al di là di ogni ragionevole dubbio; che stanno finendo sotto processo esponenti politici, amministratori pubblici, dirigenti di aziende pubbliche insieme a tanti responsabili delle principali imprese calabresi pubbliche.

Constaterebbe che le inchieste della magistratura incontrano il favore di tanti cittadini calabresi esasperati, da decenni, a causa di un regime corrotto che impone loro ogni sorta di vessazioni, tangenti e ricatti a tutti i livelli insieme alle più umilianti, degradanti e mortificanti compromissioni della propria dignità.

Cosa noterebbe, ancora, questo giudice extraterrestre giunto qui in Calabria? Noterebbe una classe dirigente quasi interamente preoccupata del lavoro della magistratura e dell’applicazione della legge, e, forse, non se ne stupirebbe.

Sì, perché anche un giudice extraterrestre, possedendo un minimo di logica e senso comune umani, troverebbe del tutto normale che una terra, qual è la regione calabra, sconvolta dalla scoperta di una dilagante corruzione della propria classe dirigente, si rimboccasse le maniche e cercasse di porvi rimedio.

Tuttavia, il nostro giudice extraterrestre, sempre che lo si doti di un minimo di logica umana terrestre, si meraviglierebbe tantissimo nell’apprendere che le questioni che più preoccupano le classi dirigenti calabresi non sono quelle dei reati, non sono quelle che riguardano i corrotti e corruttori bensì i giudici che le contrastano; che non si pensa a rendere la giustizia più forte, potenziandola di uomini e mezzi per contrastare corruzione e criminalità, ma, al contrario, si opera per rendere l’organizzazione giudiziaria meno efficace, anche depennando alcuni reati.

Qualcuno provvederà, certamente, a spiegare al nostro giudice extraterrestre che le cose non stanno realmente così, che la corruzione è più dilagante che mai e che spesso ha per protagonisti vecchi soggetti indagati, nessuno dei quali si è ancora acchetato.

E il giudice extraterrestre si meraviglierà ancora di più, rimanendo sbalordito, quando scoprirà che diversi mass media locali e non, che parlano di “abnormità del nostro sistema giudiziario”, non si riferiscono ai corrotti e ai corruttori, ma sempre ai giudici.

Capirà allora che in Calabria il mondo si è capovolto: gli indagati e gli imputati non sono più i corrotti e corruttori, ma gli stessi giudici. Capirà che oltre ai mass media, anche certa politica si è lanciata contro i magistrati, accusandoli genericamente di metodi poco ortodossi. Capirà che tanti corrotti e corruttori, pur non essendo più presentabili, coltivano ancora l’inaudita pretesa di esercitare il potere su una terra che hanno contribuito a sfasciare, spopolare e mortificare.

Infine scoprirà, il nostro giudice extraterrestre, che lo sport principale in questa nostra terra chiamata Calabria, in cui per caso si è venuto a trovare, non è la caccia al criminale, ai corrotti e corruttori, ma ai giudici. Pertanto rientrerà al più presto sul suo pianeta, per non correre il rischio di diventare un po’ terrestre e di essere accusato, poi, come un giudice “manettaro”.

SGF IN PIAZZA

VENTI DI GUERRA

Da SGF in Piazza

Prima Parigi, poi Nizza, Berlino, Londra e oggi Stoccolma.  Infine l’intervento USA in Siria, dopo che, secondo il Presidente americanoTrump, il Presidente siriano Bashar al-Assad avrebbe fatto uso di armi chimiche. Insomma solo e sempre stragi di innocenti.

Dopo 25 anni non è cambiato nulla.

Quale scenario per il mondo?

Detto questo, e sentendo, crediamo, ognuno di noi, un forte dolore nell’animo, con coraggio va anche detto quest’altro:

“Crollato il contraltare sovietico, i cosiddetti Paesi democratici, con in testa gli Stati Uniti, ovviamente appoggiati dall’Europa e dal nostro Paese, grandi produttori di armi, nel ventennio che va dal 1991 al 2011, hanno scatenato cinque guerre di aggressione con scuse banali e ridicole: 1. La guerra del Golfo (1991). 2. Attacco alla Serbia (1999). 3. Invasione e occupazione dell’Afghanistan (2001). 4. Invasione e occupazione dell’Iraq (2003). 5. Attacco alla Libia (2011).

La verità è che l’Occidente, tra cui oggi anche la Russia di Vladimir Putin, per poter crescere ancora un po’ dal punto di vista economico, per dopare ancora di più il cavallo della crescita, ma non si può crescere all’infinito in quanto gli esponenti di crescita all’infinito esistono solo in matematica, e per poter allontanare lo spettro di un collasso finale, ha urgenza di appropriarsi delle risorse e delle fonti di energia altrui con interventi militari, scuse, armi, droni e bombardamenti vari, per conquistare nuovi mercati in quanto i suoi sono ormai saturi.

Tutto ciò, è ovvio, provoca lo sradicamento delle popolazioni del Terzo Mondo e non solo, producendo i fenomeni, inevitabili, delle migrazioni bibliche e del terrorismo. Così facendo, l’Occidente, perdendo probabilmente il controllo della situazione, si è cacciato in condizioni e circostanze, quasi ormai irrisolvibili, che esso stesso ha creato.

Eppure l’Occidente è nato da un pensiero, avendo un pensiero, quello greco, il profondo pensiero greco, che fu il primo a riconoscere il diritto di esistenza e la dignità dell’altro”.

“NESSUNA CULTURA PUÒ VIVERE SE VUOLE ESSERE ESCLUSIVA” (Gandhi)

“L’UNICO MODO PER FAR FINIRE LA VIOLENZA È SMETTERE DI USARLA” (GINO STRADA)

Appena possibile il MoVimento 5 Stelle al Governo del Paese! *****English version down below.

Editoriale *****English version down below

Appena possibile il MoVimento 5 Stelle al Governo del Paese!

Spesso il Governo Renzi ed i promotori del SI invitano i cittadini a capire, a leggere, ad aggiornarsi e ad entrare nel merito delle riforme costituzionali per le quali nel prossimo autunno si terrà il referendum.

Questa è un’altra delle tante fandonie di questo Governo.

Bisognerà dire NO, con forza, a questa riforma costituzionale, a prescindere, per alcuni semplici motivi:

1) Una riforma costituzionale non può essere fatta solo da alcuni membri di qualche partito e partitini, ma sarebbe necessaria una costituente di persone oneste, preparate, esperte e fuori dai partiti, come quella costituente che ha scritto la nostra Carta Costituzionale.

2) Gli autori di questa riforma non possono essere corrotti, condannati, indagati per reati vari, ed eletti con una legge elettorale (Porcellum) anticostituzionale.

3) Una riforma costituzionale deve essere fatta per il bene di un popolo e non per il bene di alcuni partiti e partitini politici.

Ecco! Bastano questi semplici motivi per dire NO a questa riforma costituzionale e di conseguenza mandare a casa questo governo e questi partiti.

Partiti politici che ci governeranno, se non apriremo gli occhi, in saecula saeculorum.

Basta anche leggere il seguente articolo del giornalista e scrittore Massimo Fini per capire e rendersi conto cosa sono i partiti politici e perché bisognerà mandare il Movimento 5 Stelle a governare questo Paese!

“Non c’è niente da fare. Nel corso degli ultimi due secoli i partiti hanno preso il sopravvento e il pensiero liberale che voleva valorizzare capacità, meriti, potenzialità del singolo è stato tradito a favore delle lobbies di cui i partiti sono la principale incarnazione. Questo processo è avvenuto in tutte le democrazie occidentali ma è particolarmente evidente e scandaloso in Italia dove i partiti si sono impadroniti di tutte le Istituzioni (Presidenza della Repubblica, governo, parlamento, consiglieri regionali, provinciali, comunali, sindaci) delle aziende di Stato e del parastato finendo per lottizzare tutto, dai vigili urbani ai netturbini.

Poco importa che oggi il Pd sia “magna pars” di questa spartizione, la questione è di sistema. Prendiamo la Rai che è l’esempio più emblematico ma anche quello forse più comprensibile al lettore. La Rai è un ente pubblico che, in quanto tale, dovrebbe appartenere a tutti i cittadini. Invece non c’è direttore di rete, direttore di telegiornale, giornalista e nemmeno usciere che non sia al posto che occupa in virtù del legame con un partito (non è necessario avere una tessera, questo lo fanno solo gli sprovveduti, perché tutto avviene con accordi sottobanco). In Rai c’è una Commissione di Vigilanza che dovrebbe, appunto, vigilare sulla equa distribuzione delle libere opinioni. Ma da chi è composta la Commissione di Vigilanza? Maggiormente da rappresentanti dei partiti. Cioè i controllati sono anche i controllori.

Ma Rai a parte tutto o quasi il settore dell’informazione, anche quella privata, vitale in una democrazia, vive sotto il tallone, a volte di ferro, a volte in modo più soft, dei partiti. Il grottesco e anche patetico caso della sostituzione alla direzione di Libero di Maurizio Belpietro con Vittorio Feltri è dovuto all’interesse dei proprietari, gli Angelucci, a legarsi a Denis Verdini a sua volta legato al Presidente del Consiglio, Matteo Renzi. La stessa sorda lotta per assicurarsi la proprietà del Corriere della Sera non è una lotta per impadronirsi di quote di mercato e trarne profitto, ma per compiacere i politici in questo momento dominanti.

In questa situazione torna l’eterna e cernysevskijana e leniniana domanda: che fare? Con il proprio voto ai partiti i cittadini non riusciranno mai a liberarsi della loro invadenza perché i partiti non rinunceranno mai a ridurre il loro potere, dato che, come ha detto Simon Weil, il loro fine primo se non anche ultimo è quello di costantemente autopotenziarsi. Ci vorrebbe una rivolta sociale. Ma gli italiani sono troppo deboli, fiacchi o rassegnati per una soluzione del genere. E così continueremo in questa agonia in saecula saeculorum”.

Massimo Fini

Il Fatto Quotidiano, 22 maggio 2016

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Editorial

Italy – As soon as possible the 5 Stars Movement must go to the Government of the Country!

Often the Renzi government and promoters of the YES invite citizens to understand, to read, to update and enter into the merits of the constitutional reforms for which next autumn will be held the referendum.

This is another of the many lies of this government.

We must say NO, strongly, to this constitutional reform, regardless, for a few simple reasons:

1) A constitutional reform can not be made only by members of a single party, but it would require a constituent of honest people, prepared, experienced and outside from political parties, as a constituent wrote our Constitution.

2) The authors of this reform can not be corrupted, convicted, under investigation for various crimes, and elected with an electoral law (Porcellum) unconstitutional.

3) A constitutional reform must be done for people and not for the sake of some political parties.

There! It takes these simple reasons to say NO to this constitutional reform and consequently send home this government and these parties.

Political parties which will govern us, if we will not open our eyes, in saecula saeculorum.

Just also read the following article by journalist and writer Massimo Fini to understand and realize what are the political parties and why Italian people must send the 5 Star Movement to govern Italy

“There’s nothing to do. Over the last two centuries, the political parties have taken all over, even the liberal thought which wanted to enhance skills, merits and individual potential has been betrayed in favor of the lobbies of which the parties are the main embodiment. This process took place in all Western democracies, but it is particularly evident and outrageous in Italy where parties have gained control of all the institutions (Presidency of the Republic, government, parliament, regional, provincial, municipal mayors) State Companies and the para-state and eventually carve everything from the traffic cops to the street cleaners.

It matters little that today the Democratic Party is “greater part” of this division, the issue is system. We take the Rai (Italian Pubblic Television) which is the most emblematic example but also perhaps more understandable to the reader. RAI is a public entity which, as such, should belong to all citizens. However there is no network manager, news director, journalist and even usher who is not in the place that occupies by virtue of the link with a party (you do not need a card, only the unwary do it, because everything is done with backroom deals). In Rai there is a Supervisory Commission which should, in fact, supervise the equitable distribution of free opinions. But who are those who make up the Supervisory Commission? Most of them are epresentatives of political parties. The controlled are also controllers.

But Rai apart, everything or almost everything of the pubblic information sector, including the private one, which is vital in a democracy, lives under the heel, sometimes of iron, sometimes in a softer way, of political parties. The grotesque and even pathetic case of replacing the direction of the newspaper “Libero” Maurizio Belpietro with Vittorio Feltri is due to the interest of owners, Angelucci’s, to bind to Denis Verdini, member of the Italian Parliamente, in turn he also tied to the Prime Minister, Matteo Renzi. The same dull fight to make sure the property of the “Corriere della Sera” is not a struggle to seize market share and profit, but to please the dominant politicians in this moment.

In this situation returns the eternal cernysevskijan and Lenin’s question: what to do? With their vote to political parties the citizens are never going to get rid of their intrusiveness because the parties never give up to reduce their power, because their first target, if not even the last, as said Simon Weil, is to constantly potentiate themselves. All this it would take a social revolt. But Italians are too weak, weak and submitted for a such solution. And so we will continue in this agony in saecula saeculorum “.

Massimo Fini

“Il Fatto Quotidiano” daily newspaper, May 22, 2016

L’Italia dei predoni.

Il premier Bomba pinocchio, come quando dopo lo scoppio, per il marciume emerso, delle inchieste della procura di Roma, ma anche delle inchieste di Cosenza e Rende, che ha visto  coinvolti amministratori del Pd, di ieri e di oggi, e della solita  politica partitocratica insieme a criminali cosiddetti comuni, che solo a sentirne il parlare una persona con responsabilità di incarichi pubblici  dovrebbe tenersi a debita distanza di sicurezza, aveva deciso di commissariare il Pd di Roma per dare un messaggio di rinnovamento morale, oggi dopo la cosiddetta “Inchiesta Petrolio” cerca, altrettanto allo stesso modo, di difendere il suo governo.

Per difendere il Bomba e il suo governo anche tanti giornalisti pennivendoli affermano su dei quotidiani, Tv e mass media vari, organi di partito e non solo, insieme allo stesso Bomba capo del governo, che la responsabilità penale è personale. Senza alcun dubbio, non è che la responsabilità penale di un ministro o di un membro del governo è anche responsabilità penale del premier! Ci mancherebbe altro! Ma è sicuro che nella cosiddetta “Inchiesta Petrolio, il governo tutto, ha una responsabilità politica! E molto pesante! Quanto un macigno! Ed è evidente, come emerge dalle inchieste e dagli emendamenti approvati, sia riguardo a Banca Etruria e sia riguardo al petrolio in Basilicata, che questo governo, altrettanto senza alcun dubbio, ha le mani sporche di petrolio, ma anche di risparmi sottratti indebitamente ai cittadini. Altro che poteri forti contro il governo! Semmai poteri forti e malapolitica contro i cittadini italiani!

“Chi ruba va a casa anzi in carcere”, ha affermato il premier Bomba che ieri è intervenuto alla scuola di formazione del Pd, “perché chi ruba non sta rubando solo qualcosa ma il futuro, che è la cosa peggiore, ma chi ruba lo decidono le sentenze e noi vogliamo che i magistrati lavorino bene.”

La realtà, però, è che poi, anche se saranno presentate delle mozioni di sfiducia dalle cosiddette opposizioni, vedremo chi li voterà, come e quando saranno votate, mentre il premier è sicuro che il governo non cadrà in quanto le opposizioni non vogliono perdere le loro poltrone, una verità in tante bugie, quando si arriva al sodo, e cioè alla concreta possibilità che un politico possa finire nei guai, la partitocrazia, se appena ne ha la possibilità grazie alle innumerevoli guarentigie giudiziarie di cui gode, si ricompatta immediatamente e si chiude a testuggine a difesa di tutti i suoi privilegi. Andando, ostacolandola, anche contro la magistratura.

Ne è riprova, un episodio che tra tanti altri mi ricordo, quando appena subito lo scoppio di “Mafia Capitale”,  il Senato non ha autorizzato l’utilizzo di intercettazioni riguardanti il presidente della commissione Bilancio di Palazzo Madama, un politico (Ncd), anch’egli indagato per corruzione, con il voto del Pd, di Forza Italia, della Lega, dello stesso Ncd e di gruppi misti vari.

Il Bomba pinocchio, come sempre, annuncia, si sa che il suo è il governo dei tweet, misure severe anticorruzione: “Questa Italia è cambiata, ci si dimette subito dopo qualche ora” dice riferendosi alla sua ex ministra che si è dimessa qualche giorno fa. In realtà è solo fumo negli occhi per placare, sul momento, l’esasperazione montante dei cittadini che si vedono quotidianamente derubati da questi predoni politici o politici predoni, perché chiamarli mafiosi si può anche fare torto alla cosiddetta onorata società, mentre loro, i cittadini, i giovani, gli anziani e le famiglie, sono massacrati senza pensioni, senza lavoro, senza sanità, e sono sempre massacrati anche se si ritarda un minimo di  pagamento, richiesto, il più delle volte, anche indebitamente, da Equitalia.

Non c’è nessuna “Nuova Italia” con il Bomba, nessuna crescita economica, ancora in questo Paese! Non c’è nessun nuovo posto di lavoro, nessun miglioramento nei servizi pubblici! Anzi!

C’è, invece, la solita, sempiterna, Italia dei lestofanti, delle lobby, dei ladroni, dei predoni, dei saccheggiatori, dei furbastri, dei furbissimi delle truffe e della ruberia di denaro pubblico, ingannando sempre i suoi poveri cittadini!

Pietro Giovanni Spadafora

Più ricchezza = più felicità?

È stato presentato il Rapporto Mondiale della Felicità del 2016.

Secondo la classifica redatta dal Sustainable Development Solutions Network (Sdsn), organismo dell’ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite), è la Danimarca quest’anno, superando la Svizzera, il Paese più felice al mondo, l’Italia è solo 50esima.

Secondo un’altra classifica il podio delle Smart city viene conquistato dalla Città di Bologna, classifica che riflette in buona parte il grado di dinamicità di città da sempre nell’avanguardia italiana per trend di innovazione urbana e sociale. Il rapporto classifica lo sviluppo di reti e infrastrutture intelligenti delle città italiane, misurandone la capacità di innovare e offrire servizi di qualità ai cittadini.

Detto questo una domanda, come penso a tante altre persone, mi sorge spontanea:

è vero che dove c’è più benessere, più tecnologia, più crescita economica e più ricchezza si vive meglio e si è più felici?

Certo, la Danimarca non è il Paese più ricco del mondo, ci sono in gioco altri elementi, come la sicurezza nazionale, la qualità dei servizi, il lavoro e il reddito di ogni suo cittadino. Ma se l’equazione «più ricchezza = più felicità» fosse vera, allora tutti i ricchi dovrebbero essere felici e tutti i poveri dovrebbero essere infelici.

Qualcuno, poi, potrebbe obiettare, come al solito, che se la ricchezza non è la felicità, figuriamoci se lo è la povertà.

Tutti sappiamo, però, che, nella realtà, le cose non stanno così!

Stando ad alcuni studiosi, sociologi ed intellettuali di chiara fama nazionale e mondiale, ma anche secondo alcune inconfutabili statistiche, non è vero che dove c’è più benessere, più tecnologia, più crescita economica e più ricchezza, si vive meglio e si è più felici.

Infatti, a parte i suicidi dovuti a quest’ultima crisi, le statistiche dicono che dove c’è più benessere, più ricchezza, più tecnologia, come nei cosiddetti paesi occidentali, il numero dei suicidi è molto più alto che in altri paesi meno sviluppati.

A conferma indiretta che il suicidio è strettamente legato alla «società del benessere», cioè alle società ricche, nonché all’industrialismo in genere, c’è anche il dato dell’Italia:

Nord-est e Nord-ovest sono le ripartizioni con i livelli di mortalità per suicidio più alti, il Centro e le Isole oscillano su valori prossimi alla media nazionale, mentre il Sud presenta valori nettamente inferiori.

Insomma con il “modo di vivere” occidentale, con i nostri stili di vita, con un certo reddito, sviluppo, e, soprattutto, con il nostro consumismo, tutto a discapito del nostro ambiente, viene fuori una conferma. La conferma è questa: il benessere fa male!

Sempre secondo alcuni studiosi, sociologi ed intellettuali, il cosiddetto benessere, infatti, è causa di un crescente malessere in tutto il mondo occidentale. La linea ascendente del malessere corrisponde esattamente a quella del benessere tanto che, se si facesse un grafico, esse coinciderebbero.

Ma anche altre statistiche, grafici ed indicatori ci dicono che la «società del benessere» non equivale a più serenità, felicità, tranquillità e contentezza. Oggi come ieri, per esempio, è in aumento anche la malattia mentale. Non c’è alcun dubbio che le malattie mentali abbiano avuto un’impennata con la rivoluzione industriale, siano diventate un problema sociale nell’Ottocento e nella prima metà del Novecento, per esplodere come segno di disagio acutissimo nel secondo dopoguerra sino ad oggi.

Il benessere, dunque, fa male. Esso ci offre e ci apporta, senza alcun dubbio, un maggior numero di beni materiali, oggi anche virtuali con le nuove tecnologie, ma non migliora sicuramente la qualità della nostra vita. Anzi sotto tantissimi aspetti la peggiora, non ci dà la felicità, ma aumenta, sotto tantissimi altri aspetti, la nostra quota d’infelicità, aumenta la nostra ansia, il nostro egoismo, la nostra ingordigia.

Lo sviluppo, il benessere, il consumismo ecc., forse non sono altro che un inganno, un’illusione ottica, facendoci percepire, in modo scorretto, qualcosa che poi nella realtà si presenta diversamente. Insomma un crudele miraggio che ci galvanizza, ci eccita, ci attrae con i suoi bagliori per poi fregarci e schernirci.

Questo “modo di vivere”, questo sistema di produrre, di consumare, inutile poi bloccare gli sprechi alimentari per legge, questa «società del benessere», incuranti di tutto, corrono velocissimamente, a perdifiato verso una crescita ancora maggiore, esponenziale, cercando di intaccare e contagiare anche quei rari popoli, quelle società umane che in qualche modo ne erano scampati.

Vanno veloci, corrono sempre di più questo modello di sviluppo e questa «società del benessere», in pompa magna, con ritmo incalzante, con incedere maestoso, con le loro inattaccabili certezze.

Corre sempre di più , questa «società del benessere», come un treno ad altissima velocità in costante aumento, ormai senza più il macchinista, senza freni, senza alcun controllo, con la gente ignara sopra, verso la prima, non più tanto lontana, curva delle crescite esponenziali, dove una strana forza centrifuga è in attesa, probabilmente, per lanciarlo in un profondo precipizio a strapiombo.

Spero solo, a tutela delle future generazioni, che ci sia un qualche modo per rallentare, per frenare questa folle corsa, che ci sia ancora il tempo per uno sviluppo e una crescita più sostenibili e più equilibrati, ma soprattutto per una crescita economica più giusta, più solidale, più umana, senza che venga mai più discriminato alcun popolo sulla faccia della terra!

Pietro Giovanni Spadafora

San Giovanni in Fiore – Se questa è “Concordia Civium”…

Da quando l’attuale Amministrazione Comunale si è insediata non fa altro che predicare e ribadire, con diversi suoi membri, che con essa la nostra comunità, sia sotto il profilo politico che sociale, si sia riappacificata. Sarà perché uso parametri di valutazione diversi, ma francamente non registro né percepisco alcuna riappacificazione, politicamente parlando, del popolo sangiovannese. Anzi! Personalmente, poi, diffido delle dichiarazioni di pace. Preferisco le lotte politiche. Sono più oneste.

A meno che per riappacificazione non si intenda che il popolo sangiovannese sia diventato una sorta di inerme spugna che riesce ad assorbire, in uno strano silenzio, non dico ogni genere di nefandezze, ma una serie di evidenti soprusi, lesioni e violazioni dei suoi diritti; a meno che per riappacificazione non si intenda che la partitocrazia, come avviene dalla notte dei tempi, non sia quel partito o blocco unico, quel sistema, che fa il bello e il cattivo tempo, senza alcuna vera e reale opposizione, in seno al consesso civico, allora potrei capire.

Credo, però, che non sia così! Sono convinto, invece, che nell’animo dei sangiovannesi la realtà sia ben diversa. Nessuno lo dice, ma in fondo in fondo, tutti sono consapevoli che questa partitocrazia non ha mai avuto alcuna considerazione per il popolo, tranne che per i suoi seguaci ed adepti vari.

La Città di San Giovanni in Fiore, ricca di cultura e tradizioni, ma poco, o pochissimo, sfruttate, è ancora, tutto sommato, una bella perla incastonata in un meraviglioso verdeggiante promontorio qual è quello silano.

La nostra bella Città, però, a mio avviso, ha sempre avuto delle mediocri amministrazioni protrattesi per decenni, causandole un lento e costante declino. In particolare nell’ultimo decennio, a partire dal 2005, le amministrazioni che si sono susseguite ne hanno pregiudicato le sue potenzialità in maniera determinante, forse irreversibile, provocando un impoverimento economico, sociale, turistico, ambientale e culturale, al quale sarà, a mio parere, sperando di sbagliarmi, difficile porre rimedio, con un’inversione di tendenza, per poter recuperare una qualche cosa.

Poi, quest’ultima amministrazione pare, sono quasi 9 mesi che si è insediata, ma verificheremo più in avanti, non sia in grado di dare una svolta decisiva a una tale stagnante generale situazione. Se il buongiorno si deve vedere dal mattino, allora siamo ancora al buio prima dell’alba. Tranne qualche cianfrusaglia estiva e natalizia, nulla, ancora, si intravvede all’orizzonte.

A parte le responsabilità e la cattiva amministrazione della res pubblica da parte dei governi centrali e regionali, nonché delle varie istituzioni locali, i motivi sono molteplici, ma il primo, e il più importante, è dato dalla constatazione dell’assoluta e perenne mancanza di un progetto politico capace di rilanciare la nostra comunità sotto ogni profilo.

La Città è gestita sempre, in modo clientelare, dalla stessa classe dirigente, dalla stessa partitocrazia, dagli stessi uomini, anche se in ombra, un passo indietro, ma che ancora manovrano i fili delle giovani maschere, alquanto vecchie e antiquate sotto il profilo politico, incapaci di un’idea, di un progetto, di un rinnovamento, di un cambiamento, ma che praticano la sempiterna politica del tirare a campare che ha sempre corroso e corrode, tutt’oggi, la parte migliore della popolazione: la nostra gioventù! Questa Città è stata tradita, more solito, da politici e politicanti opportunisti!

Dimenticata dalle solite, note, sigle sindacali e comitati vari locali “reggisacco”, che, un giorno sì e l’altro pure, vanno, in definitiva, sempre a braccetto con la ormai consolidata e vecchia logica politica della partitocrazia!

Dimenticata da qualche pseudo-intellettuale locale “reggicoda”, incapace di una critica, di un dissenso, di un non allineamento nei confronti del consueto teatrino politico!

Dimenticata, senza rendersene conto, da pseudo giornalisti “pennivendoli”, incapaci di raccontare tutta la verità, nient’altro che la verità, dei fatti, ma che con opportunismo plaudono al potente di turno!

Dimenticata da diversi “ambigui soggetti” che bazzicano i cosiddetti mass-media locali, promuovendo, inconsapevolmente, una pseudo-cultura fatta di immagini, di premi, di autocelebrazioni e medaglie di cartone e, cosa grave, di elogi e piaggeria ai vari politici del momento!

Dimenticata, probabilmente, anche dai suoi stessi abitanti, senza un minimo sussulto d’indignazione!

Mi domando, spesso, quali diritti vi siano più rimasti in questa nostra comunità. Il diritto alla salute fatto di speranza, promesse e prese in giro varie? Al decoro urbano quotidianamente deturpato? Ad un’informazione onesta e corretta? A più giustizia sociale e ad una riduzione delle tasse a causa del dissesto finanziario? Al lavoro? Ad un lavoro? È inutile soffermarsi su quest’ultimo punto, visto che l’assoluta mancanza di esso è una tragica annosa realtà facilmente verificabile.

Questa nostra San Giovanni in Fiore, inutile negarlo, è una Città in declino. Il declino è sottile e quasi invisibile, ma c’è, costante! Auspico che ci sia una presa di coscienza, nei confronti di questa nostra bella Città, con onestà e saggezza! Che ci sia una rivoluzione nel modo di pensare e di agire, che ci sia un reale rinnovamento nella forma mentis del popolo sangiovannese, con la speranza che non gli venga rubata anche l’anima. Quella no, almeno!

Conosco già la reazione a questo mio scritto, la solita, alimentata da qualche “utile idiota”: «Tu cosa fai? È facile criticare, quello che è difficile è il fare!»

Rispondo che chi si è assunto responsabilità politiche, locali, regionali e non solo, ma anche responsabilità per pubblici incarichi con varie nomine, per le quali è pagato profumatamente con denaro pubblico, ha il dovere di adoperarsi, ONESTAMENTE, per il bene comune! Chi deve difendere il lavoro lo difenda, chi deve essere il cane da guardia del potere lo sia! Io, come cittadino, ho il diritto di esprimere, come tutti, le mie idee e le mie sensibilità!

Pietro Giovanni Spadafora

PARIGI

Editoriale

Nessuna giustificazione per l’attacco a Parigi, per l’attacco al cuore dell’Europa! Nessuna giustificazione per il sangue versato di civili indifesi, colpiti in maniera vigliacca da uomini armati!

Tutto ciò è scioccante. Non si può che essere vicini alle famiglie delle vittime, alla Francia, a tutto il popolo francese, colpito da questo attacco terribile, che va deplorato con fermezza.

Detto questo, e sentendo, crediamo, ognuno di noi, un forte dolore nell’animo, con coraggio va anche detto quest’altro:

“Crollato il contraltare sovietico, i cosiddetti Paesi democratici, con in testa gli Stati Uniti, ovviamente appoggiati dall’Europa e dal nostro Paese, grandi produttori di armi, nel ventennio che va dal 1991 al 2011, hanno scatenato cinque guerre di aggressione con scuse banali e ridicole: 1. La guerra del Golfo (1991). 2. Attacco alla Serbia (1999). 3. Invasione e occupazione dell’Afghanistan (2001). 4. Invasione e occupazione dell’Iraq (2003). 5. Attacco alla Libia (2011).

L’Occidente credendo di possedere “una cultura superiore”, e credendo di avere creato “il migliore dei mondi possibili”, pensa di avere non solo il diritto, ma il dovere di insegnare la buona educazione a Paesi e popoli che hanno culture, tradizioni, storie, costumi, religioni, concezioni di vita e di morte, completamente diversi dai nostri.

Resta il fatto che l’Occidente, tra cui oggi anche la Russia di Vladimir Putin, per poter crescere ancora un po’ dal punto di vista economico, per dopare ancora di più il cavallo della crescita, ma non si può crescere all’infinito in quanto gli esponenti di crescita all’infinito esistono solo in matematica, e per poter allontanare lo spettro di un collasso finale, ha urgenza di appropriarsi delle risorse e delle fonti di energia altrui con interventi militari, scuse, armi, droni e bombardamenti vari, per conquistare nuovi mercati in quanto i suoi sono ormai saturi.

Tutto ciò, è ovvio, provoca lo sradicamento delle popolazioni del Terzo Mondo e non solo, producendo i fenomeni, inevitabili, delle migrazioni bibliche e del terrorismo. Così facendo, l’Occidente, perdendo probabilmente il controllo della situazione, si è cacciato in condizioni e circostanze, quasi ormai irrisolvibili, che esso stesso ha creato.

Eppure l’Occidente, nato da un pensiero, avendo un pensiero, quello greco, il profondo pensiero greco, che fu il primo a riconoscere il diritto di esistenza e la dignità dell’altro, oggi, forse, non è più in grado di accettarli!”

“NESSUNA CULTURA PUÒ VIVERE SE VUOLE ESSERE ESCLUSIVA” (Gandhi)

“L’UNICO MODO PER FAR FINIRE LA VIOLENZA È SMETTERE DI USARLA” (GINO STRADA)

L’ipocrisia sull’immigrazione e l’umanità dell’Occidente.

EDITORIALE

Il mondo occidentale è strano! Da un lato distrugge Paesi, Nazioni, popoli, famiglie, culture, tradizioni, costumi, colture, religioni e storie, e dall’altro, poi, con litigi, manette, quote e conflitti vari, si auto applaude per l’accoglienza di qualche migliaio di persone che scappano da situazioni e territori resi disumani da queste distruzioni.

Va detto, in primis, con onestà, che una gran parte di queste persone che, dopo tante peripezie, sfidando la morte e non sempre vittoriosa, raggiunge l’Occidente, sfuggita senz’altro a fame, rischi e gravi pericoli, anch’essi mortali, non avrà i tanti auspicati diritti, ma, inevitabilmente, finirà, in qualche modo, apparentemente con metodi  legali, schiavizzata, o in qualche giro di prostituzione, o di droga, o di caporalato, o di criminalità.

Crollato il contraltare sovietico, i cosiddetti Paesi democratici, con in testa gli Stati Uniti, ovviamente appoggiati dall’Europa e dal nostro Paese, grandi produttori di armi, nel ventennio che va dal 1991 al 2011, hanno scatenato cinque guerre di aggressione con scuse banali e ridicole: 1. La guerra del Golfo (1991).  2. Attacco alla Serbia (1999). 3. Invasione e occupazione dell’Afghanistan (2001). 4. Invasione e occupazione dell’Iraq (2003). 5. Attacco alla Libia (2011).

L’Occidente credendo di possedere “una cultura superiore”, e credendo di avere creato “il migliore dei mondi possibili”, pensa di avere non solo il diritto, ma il dovere di insegnare la buona educazione a Paesi e popoli che hanno culture, tradizioni, storie , costumi, religioni,, concezioni di vita e di morte, completamente diversi dai nostri.

Resta il fatto che l’Occidente, per poter crescere ancora un po’ dal punto di vista economico, per dopare ancora di più il cavallo della crescita, ma non si può crescere all’infinito in quanto gli esponenti di crescita all’infinito esistono solo in matematica, e per poter allontanare lo spettro di un collasso finale, ha urgenza di appropriarsi delle risorse e delle fonti di energia altrui con interventi militari, scuse, armi, droni e bombardamenti vari, per conquistare nuovi mercati in quanto i suoi sono ormai saturi.

Tutto ciò, è ovvio, provoca lo sradicamento delle popolazioni del Terzo Mondo e non solo, producendo il fenomeno, inevitabile, delle migrazioni bibliche. Così facendo, l’Occidente, perdendo probabilmente il controllo della situazione, si è cacciato in condizioni e circostanze, quasi ormai irrisolvibili, che esso stesso ha creato.

Eppure l’Occidente, nato da un pensiero, avendo un pensiero, quello greco, il profondo pensiero greco, che fu il primo a riconoscere il diritto di esistenza e la dignità dell’altro, oggi, forse, non è più in grado di accettarli!

“NESSUNA CULTURA PUÒ VIVERE SE VUOLE ESSERE ESCLUSIVA” (Gandhi)

DEMOCRAZIA: il grande imbroglio dei partiti politici, dei movimenti, dei suoi capibastone, adepti, affiliati e codazzi vari.

Molti cittadini sostengono che i partiti politici e i movimenti siano il sale della democrazia. Nulla di più falso. Anzi! I partiti politici e tutti i movimenti hanno ucciso la democrazia.

Ma che cos’è, realmente, la democrazia?

Dal libro “Sudditi” di Massimo Fini

Democrazia significa, etimologicamente, “governo del popolo”. Scordiamoci che il popolo abbia mai governato alcunché, almeno da quando esiste la democrazia liberale. Se c’è qualcosa che fa sorgere nell’animo di un liberale un puro sentimento di orrore è il governo del popolo.

A molti miei conoscenti, di buona cultura, quando ho posto la domanda quale fosse la caratteristica essenziale della democrazia, essi mi hanno dato le risposte più disparate: “il consenso”, “la libertà”, “l’uguaglianza”, “la rappresentanza”, “le elezioni”, “il criterio della maggioranza”, “il controllo sull’attività dei governati”. Si potrebbe andare avanti, per pagine e per decenni, ma non si troverebbe la regola base della democrazia liberale.

Anche fra gli addetti ai lavori, gli studiosi delle dottrine politiche, circolano svariate e quasi infinite definizioni. Però nessun elemento, preso di per sé, sembra esclusivo della democrazia e quindi abile a definirla.

Ma allora potrebbe essere il pluripartitismo la caratteristica essenziale della democrazia in quanto esso sarebbe il sale della democrazia? Niente affatto! Già negli anni Venti del Novecento, come sostengono illustri economisti, sociologi e filosofi, l’esistenza dei partiti non è contemplata da nessuna Costituzione democratica e liberale.

Oggi, pur avendo i partiti occupato ogni ambito del settore pubblico e anche parte di quello privato, la Costituzione italiana ne fa cenno in un solo, scarno, articolo per dire che: “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale” (art. 49 Cost.). Ma questa possibilità di associarsi è diventata un obbligo cui non ci si può sottrarre senza condannarsi a una vita al margine. I partiti non sono l’essenza della democrazia, ne sono la fine.

In realtà nessuna democrazia rappresentativa è una democrazia, ma un sistema di minoranze organizzate che prevalgono sulla maggioranza dei cittadini singolarmente presi, soffocandoli, limitandone gravemente la libertà e tenendoli in una condizione di minorità. È un sistema di oligarchie come preferiscono chiamarle diversi studiosi e costituzionalisti.

Chi appartiene a queste oligarchie non ha qualità specifiche. La classe politica democratica è formata da persone che hanno come elemento di distinzione unicamente, e tautologicamente, quello di fare politica. La loro legittimazione  è tutta interna al meccanismo politico che le ha prodotte. Sono i professionisti della politica, che vivono di politica e sulla politica.

La democrazia è innanzitutto e soprattutto un metodo per determinare la scelta dei governanti.

Infatti il voto del cittadino singolo, libero, non intruppato in gruppi, si diversifica e si disperde, proprio perché libero, laddove gli apparati dei partiti, facendo blocco, sono quelli che effettivamente decidono chi deve essere eletto. Il voto di opinione, cioè il voto veramente libero, non ha alcun peso rispetto al voto organizzato, facendolo diventare, in sostanza, un voto non più libero con il consenso truccato. Noi non scegliamo i candidati alle elezioni. Li scelgono i partiti, cioè le oligarchie. Il popolo che teoricamente e formalmente detiene la sovranità subisce quindi una serie di espropriazioni.

In mancanza di vere alternative* questo enorme ceto medio si divide fra destra e sinistra con la stessa razionalità con cui si tifa Roma invece che Lazio, Milan o Inter.  E quando il cosiddetto “popolo della sinistra” (o della destra) scende in piazza per festeggiare qualche vittoria elettorale, ballando, cantando, saltando, agitandosi, è particolarmente patetico perché i vantaggi che trae da quella vittoria sono puramente immaginari, o, nella migliore delle ipotesi, sentimentali, mentre i ricavi reali vanno non a quegli spettatori illusi ma a chi sta giocando la partita del potere.

Ad ogni tornata elettorale c’è un solo sconfitto sicuro, che non è la fazione che l’ha perduta ma proprio quel popolo festante insieme a quell’altro che è rimasto a casa a masticare amaro per le stesse ragionevoli ragioni per cui l’altro è sceso in piazza. Vinca il Milan o l’Inter è sempre lo spettatore a pagare lo spettacolo. Quanto ai giocatori, ai vincitori andrà certamente la parte più consistente del bottino, ma anche ai perdenti non mancheranno i premi di consolazione. Fra le oligarchie politiche esiste infatti, checché gridino il contrario, un tacito patto per non portare il gioco alle estreme conseguenze. Non conviene a nessuno. C’è tutta la vasta area del sottogoverno e del parastato che consente di ritagliare le giuste prebende per i perdenti, garantendosi così che alla tornata successiva, a parti invertite, sia ricambiato il favore. Per quanto in competizione per il potere le oligarchie politiche sono unite da un interesse comune che prevale su tutti gli altri: l’interesse di classe.

Quella politica, con i suoi adentellati, è in pratica la sola classe rimasta in piazza. Presa nel complesso è una nomenklatura, non molto diversa da quella sovietica, il cui obiettivo primario è l’autoconservazione, il mantenimento del potere e dei vantaggi che vi sono connessi. E il nemico mortale di un oligarca non è tanto un altro oligarca, col quale si può sempre trovare un accordo, perché si fa parte della stessa classe, si partecipa allo stesso gioco, ci si sbertuccia di giorno davanti agli schermi TV e si va a cena la sera, strizzandosi l’occhio, quasi increduli per aver fatto colpo alla ruota della Fortuna, ma è proprio il popolo di cui va vampirizzato e magari, una volta ogni cinque anni, anche pietito il consenso, ma che va tenuto a bada e a debita distanza dagli arcana del potere democratico, perché continui a credere, o almeno a fingere di credere, al gioco.

Niente di nuovo sotto il sole. La democrazia non è un regime diverso da altri. È solo una delle tante forme, forse la più subdola, che nella Storia ha preso il potere oligarchico. Quelli del mondo feudale si erano inventati i diritti di sangue, questi il consenso democratico.

La natura è la nostra casa.

“La natura è la nostra casa e nella natura siamo a casa. Questo mondo strano, variopinto e stupefacente che esploriamo, dove lo spazio si sgrana, il tempo non esiste e le cose possono non essere in alcun luogo, non è qualcosa che ci allontana da noi, è solo ciò che la nostra naturale curiosità ci mostra della nostra casa. Della trama di cui siamo fatti noi stessi. Noi siamo fatti della stessa polvere di stelle di cui sono fatte le cose e sia quando siamo immersi nel dolore sia quando ridiamo e risplende la gioia non facciamo che essere quello che non possiamo che essere: una parte del nostro mondo. Lucrezio lo dice con parole meravigliose: … siamo tutti nati dal seme celeste; tutti abbiamo lo stesso padre, da cui la terra, la madre che ci alimenta, riceve limpide gocce di pioggia, e quindi produce il luminoso frumento, e gli alberi rigogliosi, e le stirpi delle fiere, offrendo i cibi con cui tutti nutrono i corpi, per condurre una vita dolce e generare la prole (II, 991-997)”

Carlo Rovelli – da “Sette brevi lezioni di fisica”