Questo Paese non merita i nostri giovani.

 

Un Paese dove l’università serve più ai professori che agli studenti, la sanità più ai medici che ai malati, la giustizia più agli avvocati e ai magistrati che ai cittadini, la pubblica amministrazione più ai burocrati che alla collettività. Un Paese dove la politica è il mestiere di chi persegue innanzitutto l’interesse personale, e poi, se avanza tempo, quello generale: di chi governa o fa opposizione avendo come obiettivo soltanto il risultato della prossima scadenza elettorale anziché il futuro di tutti, di chi pensa che i giovani siano un problema e non un’opportunità. Un Paese dove piccole lobby pesano più di milioni di cittadini, dove gli ordini professionali riescono a bloccare ogni spinta al rinnovamento, dove perfino le misure a favore della concorrenza si ritorcono contro i cittadini. Un Paese con una classe dirigente ingorda, vecchia ed egoista, maschilista e ripiegata su se stessa, che solo non vuole rinunciare a privilegi, prebende, bonus, auto blu, stock options. Questa è l’Italia di oggi: non esattamente quello che ci possiamo augurare per i nostri figli, e che i nostri figli non si possono augurare. Ha ragione Pier Luigi Celli, il direttore generale della Luiss che ha scritto una lettera a suo figlio, pubblicata in prima pagina da Repubblica con il titolo “Figlio mio, lascia questo Paese”. Quella lettera è la stessa che forse molti di noi avremmo voluto scrivere, ma che invece ci auguriamo di non dover mai scrivere ai nostri figli. Forse in cuor nostro  speriamo che quando i nostri si troveranno davanti alle scelte, chi prima e chi dopo, l’Italia sia diventato un Paese un po’ migliore. Li guardiamo in volto, poi speriamo. E non possiamo fare altro che sperare…

Lavoro nero a San Giovanni in Fiore.

 

 Nel nostro paese il fenomeno del lavoro nero è assolutamente ignorato. Molti lavoratori sono assunti in nero, spesso riguarda persone immigrate, che pure ci sono nel nostro paese, padri di famiglie, disoccupati e disperati. L’attuale crisi sicuramente sta contribuendo ad acuire ancora di più il fenomeno, ma mai nessuno ne parla. Eppure queste persone sono senza tutela alcuna sia sotto il profilo della sicurezza che sotto quello economico e pensionistico. Sono tutti sfruttati e sottopagati, non ricevono alcun contributo sociale e quindi nessuna pensione futura. Non hanno alcuna tutela in  tema di sicurezza lavorativa. Non dimentichiamo che anche nel nostro paese ci sono state delle morti bianche.

Senza dubbio se ne parla molto a livello nazionale e generale, ma qui a San Giovanni in Fiore certe cose passano silenziosamente. La ricerca esasperata del profitto, il desiderio malato e miope del contenimento dei costi, la scarsa legalità che caratterizza anche il territorio del nostro comune, si ergono a barriera contro una cultura del lavoro sicuro.

Tanti  infortuni sul lavoro, assieme alle cosiddette malattie professionali, costituiscono un fenomeno tristemente noto e purtroppo molto presente anche nella realtà sangiovannese, sebbene spesso sottovalutato e colpevolmente occultato. L’ignoranza è senza dubbio una componente fondamentale di tutto questo . Il più delle volte gli incidenti in questione potrebbero essere evitati ricorrendo a banali protezioni ed investimenti in sicurezza. Altri infortuni gravi, e purtroppo alcune volte anche mortali, sono dovuti a cadute dall’alto, facilmente evitabili con imbracature e parapetti adeguati; molte altre persone muoiono o si feriscono per la caduta di oggetti, magari perché sprovviste degli obbligatori caschi.
Molti di questi infortuni appartengono a industria e servizi, mentre molti altri all’agricoltura.

Per quanto concerne l’età, sono essenzialmente i più giovani ad infortunarsi. Trovare il motivo di ciò non è difficile. Sono infatti i più giovani ad essere esposti a lavori di tipo interinale e temporaneo, lavori che, per la loro stessa natura, sono caratterizzati da un livello di sicurezza nettamente inferiore a come dovrebbe essere normalmente.
Perché mai un datore di lavoro dovrebbe investire sulla sicurezza di qualcuno che, al più, lavorerà per il tempo necessario a costruire un piccolo solaio di una casa, o tagliare solo qualche metro di legna da ardere, o fare il cameriere per un matrimonio?

Un lavoratore temporaneo, in fondo, non è un patrimonio per la ditta o per l’azienda, e per tanto non è economicamente sensato investire in lui.

Forse non si comprende, ma tutti questi incidenti gravano fortemente sulla spesa sanitaria nonché su tutta la collettività.

Occorre dunque che tutte le istituzioni locali e i cittadini si diano da fare affinché formazione, informazione ed investimenti possano garantire una migliore qualità del lavoro, nel rispetto della vita e della dignità umana.

In frantumi l’economia calabrese.

Secondo l’ultimo rapporto di Bankitalia l’economia calabrese registra un grave peggioramento rispetto alla fine dell’anno precedente. Dati negativi sono stati riscontrati in tutti i settori . Non si tratta di un campanello d’allarme, ma di una vera e propria emergenza e in mancanza di un’immediata inversione di tendenza l’economia calabrese affonderà irrimediabilmente, per responsabilità di una classe dirigente che non ha saputo rinunciare all’assistenzialismo clientelare per puntare allo sviluppo, attraverso scelte strategiche e di priorità. Dai dati emerge una situazione peggiorativa rispetto al precedente semestre. Tutti gli indicatori, dalla produzione industriale al settore delle costruzioni, dal terziario all’export, dalla movimentazione nel porto di Gioia Tauro al Turismo, denunciano un ulteriore, pericoloso arretramento rispetto ai già fragilissimi numeri del 2008. Di questo passo, con una congiuntura generale ancora all’insegna dell’incertezza e della stagnazione, le previsioni di andamento sono nere. Per quanto riguarda il Turismo l’analisi di Bankitalia è impietosa ed indica una flessione, tra gennaio e giugno, del 3,5% rispetto al corrispondente periodo del 2008, che tradotto in cifre significa oltre 70.000 presenze in meno. Da brividi la proiezione del 2° semestre che viaggia verso un saldo negativo del 5% e che, a sentire molti operatori, potrebbe essere addirittura sottostimata. È del tutto evidente che bisogna fermare questa deriva e ripensare completamente il futuro della Calabria. Il Turismo associato ai Beni culturali, insieme ad ambiente e agricoltura, devono diventare i settori trainanti di una ripresa che è ancora possibile. Ma per accettare e vincere questa sfida bisogna rinnovare largamente l’attuale classe dirigente, tanto nel centrosinistra, quanto nel centrodestra.

DIRITTO ALLA SALUTE.

L’Art. 32  comma 1° della Costituzione della Repubblica Italiana recita cosi: La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.

Quotidianamente molti articoli della nostra Costituzione vengono disattesi.

COME CITTADINI

ABBIAMO IL DIRITTO-DOVERE

DI  MANIFESTARE  E PROTESTARE  PER DIFENDERE I NOSTRI DIRITTI.

CERTO, NESSUNA SPECULAZIONE SULL’OSPEDALE DI SAN GIOVANNI IN FIORE,

MA NO ALLA CHIUSURA,

SI AL POTENZIAMENTO E ALLA RIQUALIFICAZIONE

DEL NOSTRO NOSOCOMIO.

L’aumento vertiginoso del consumo di droghe e l’ipocrisia del mondo occidentale.

La società occidentale, e in particolare quella italiana, pur dicendosi liberale, sta assumendo sempre più una fisionomia autoritaria. Con i più vari pretesti, in special modo, ma non solo, quello della salute. Non si può più fumare, si può bere solo a determinate condizioni, non si può mangiare quello, non si può fare questo ecc. ecc. (lo Stato, attraverso i medici, ha il dovere di “salvarti”), si può dar corso alle proprie inclinazioni sessuali ma solo di nascosto altrimenti si incorre nell’interdetto sociale ed è allo studio una legge per rendere reato la prostituzione (da strada, non quella da escort che è roba solo per i ricchi). Ancora un passo e il Grande Fratello ci dirà cosa è lecito fare, e cosa no, in camera da letto con la propria sposa o compagna.
Premesso questo , sento in giro molte dotte disquisizioni sull’uso della droga, ma nessuno affronta il problema delle cause, delle ragioni per cui è in vertiginoso aumento l’uso di droghe, di psicofarmaci che sono anch’essi delle droghe (negli Stati Uniti vi ricorrono 592 americani su mille), di alcol, con i loro correlati, e spesso precondizioni, che sono la depressione, la nevrosi, lo stress, per non parlare dei suicidi decuplicati in Europa rispetto alla società preindustriale. Sono tutte malattie della Modernità, il prodotto di un modello di sviluppo in cui l’individuo non può mai raggiungere uno stadio di equilibrio e di soddisfazione perché raggiunto un obiettivo ne deve inseguire immediatamente un altro, in ciò costretto dall’ineludibile meccanismo, produzione-consumo, che lo sovrasta, in un processo che non ha mai fine e che, com’è noto in psichiatria, è alla base di una perenne frustrazione. E bisogna essere efficienti, sempre più efficienti, sempre all’altezza. Nasce così l’ansia da prestazione, la paura di non farcela, di non reggere i vorticosi ritmi cui siamo sottoposti. Da qui il ricorso ad additivi chimici, come la coca; per migliorare le proprie performance, il passo è brevissimo. Oppure si rinuncia in partenza alla competizione e con l’eroina o l’alcol ci si rifugia in un mondo di sogni separato da quello reale. Nella migliore delle ipotesi si cerca di placare l’ansia con il consumismo che è anch’esso una delle peggiori droghe. Se non ci si calma un po’ e non si rivedono i  modelli di sviluppo un po’ più compatibili, il consumo delle droghe è destinato a crescere esponenzialmente e non ci saranno santi, fratelli o uomini di buona volontà che potranno arginarlo.

 

Circolo di Italia dei Valori a San Giovanni in Fiore.

Alla presenza del capogruppo di Idv alla Regione, Maurizio Feraudo, è stato costituito qui a San Giovanni in Fiore un nuovo circolo di Italia dei Valori. Nell’occasione  è stato inviato un messaggio dal commissario regionale del partito, on. Ignazio Messina. Messina scrive: “Idv a San Giovanni in Fiore si propone di diventare una forza politica capace di rapportarsi con le varie realtà istituzionali, associative, culturali locali, che faccia da tramite con le amministrazioni, che raccolga le critiche e le proposte, un “luogo politico” insomma a cui il cittadino comune, i gruppi di interesse e le varie associazioni presenti sul territorio possano rivolgersi ed interloquire”. Da parte di tutti noi sangiovannesi, nella convinzione che il nostro territorio abbia bisogno di un risveglio politico e culturale, il nuovo circolo di Idv non può che essere accolto con soddisfazione, sperando che intenderà farsi carico della necessità di diventare promotore di un’azione che aiuti a ritrovare il gusto della politica vera, di pensare, di ragionare e di agire in vista del “bene comune”. Pasquale Audia, eletto all’unanimità presidente del circolo dagli iscritti, ha detto di essere “pronto a sviluppare una visione politica nuova (magari, qualcuno ha suggerito, aderendo, introducendo e attuando nello stesso circolo il sistema delle primarie vere e aperte per tutti) capace di superare posizioni ideologiche e vecchie, così da poter affrontare con serenità e serietà anche i temi più delicati che toccano da vicino le vite e le coscienze di ognuno di noi”. Il nuovo presidente ha poi invitato, chiunque fosse interessato a questo progetto, a farsi avanti ed a partecipare.

Una buona notizia.

Al via qui a San Giovanni in Fiore, da parte dell’Amministrazione Comunale, il progetto “Punto Comune”. Progetto importante ed innovativo teso ad avvicinare i cittadini agli uffici comunali e a servirli meglio in un’ottica di semplificazione. In una nota del Comune si legge che  il Sindaco Antonio Nicoletti e la giunta municipale hanno deciso attraverso una piccola “rivoluzione”, di offrire maggiore qualità, servizi ed efficienza ai sangiovannesi attraverso l’istituzione del “Punto Comune”. Un progetto che contempla la volontà dell’Amministrazione Comunale di offrire, in un unico posto, diversi servizi ai cittadini per semplificare loro la vita, per trovare diverse risposte in termini di quantità e qualità di servizi offerti, magari anche per conto di altri enti del territorio di interesse generale con i quali interagire. Un servizio che allo stato è attivo solo in pochi comuni italiani fra i quali Soriano al Cimino nel viterbese dove proprio nei giorni scorsi Il Sindaco Antonio Nicoletti, l’Assessore al Personale Giuseppe Lammirato e la Segretaria Generale del Comune Dott.ssa Maria Rita Greco, si sono recati, ospiti di quella amministrazione locale che si è detta disponibile a cedere gratuitamente il know how di questo progetto di ammodernamento e di innovazione e a formare il personale che darà vita al “Punto Comune”. Il progetto che rappresenta una vera e propria novità nel campo degli adempimenti amministrativi, dovrebbe essere avviato nei prossimi mesi, non appena sarà pronto il personale e il luogo da adibire alle funzioni di questo “Ufficio prevalente” che funzionerà con un orario più flessibile degli altri uffici, aperto tutti i giorni della settimana di mattina e pomeriggio ed il sabato mezza giornata, e consentirà ai cittadini di accedere in un unico punto presso cui effettuare tutte le pratiche di sportello ottenendo risposte alle loro richieste che possono essere: carta di identità, servizi mensa, cambi residenza, dichiarazioni ici, certificati anagrafe, certificati con dati tecnici e urbanistici, attività produttive e commercio, manifestazioni, cultura, turismo, polizia locale, servizi alla persona, scuola, tributi, servizi tecnici. L’istituzione del “Punto Comune”, garantisce l’Amministrazione Comunale, consentirà di realizzare effettivi risparmi di risorse aumentando qualità e quantità dei servizi. Sarà il luogo dove verranno consegnate dai cittadini le domande, le istanze, le richieste, protocollate e trasmesse ai servizi comunali per l’istruttoria e nuovamente consegnate al “Punto Comune” dove i cittadini li ritireranno. Un metodo quindi per semplificare le procedure amministrative, migliorare l’utilizzo dei servizi del Comune, meglio organizzare il lavoro e la produttività dei vari uffici comunali.

Il “Movimento per le Primarie Aperte” è più vivo e presente che mai.

Altro che fallimento! Il comitato per le primarie aperte, o meglio il movimento per le primarie aperte di San Giovanni in Fiore, perché ormai è diventato un movimento per la sua costante presenza e crescita continua, in quanto tante altre persone e cittadini stanno aderendo al movimento e  capendo l’ importanza della partecipazione attiva nella politica e nella società, esce più motivato e rafforzato dopo l’incontro-dibattito di sabato sera 14 novembre 2009.

Anche se per le prossime elezioni comunali non si terranno le primarie aperte a causa di un intoppo avvenuto nel  PD locale per delle discussioni  interne, l’Onorevole Franco Laratta ha tenuto a precisare e ribadire il suo  personale convincimento per l’attuazione delle primarie aperte riconoscendo il lavoro sin qui fatto e il ruolo del movimento stesso, prendendo atto che ormai  lo strumento delle  primarie aperte qui a San Giovanni in Fiore ha iniziato il suo processo irreversibile per la democrazia e l’apertura di tutti i partiti politici verso la società civile. Chi sperava in una battuta d’arresto o addirittura nella fine delle primarie aperte qui a San Giovanni in Fiore, aveva fatto male i conti. Le primarie aperte non falliscono, tutt’al più non sono gradite da quelle persone che vogliono detenere il potere a tutti i costi. Esse sono uno strumento democratico e civile con il quale tutte le forze politiche prima o poi  dovranno fare i conti se  non vogliono morire e non allontanare sempre di più il palazzo dalla società civile diventando sempre meno credibili. Esse non sono altro che lo strumento per ripristinare quel patto di fiducia tra i cittadini e le istituzioni che ormai da un bel po’ di tempo è venuto a mancare.

  Ma in sintesi cosa sono le primarie vere e aperte per tutti? Innanzitutto bisogna dire che le primarie aperte non sono contro i partiti e né tantomeno contro qualcuno in particolare. Non sono lo strumento per poter processare qualche forza politica o qualche leader politico. Sono uno strumento democratico per fare partecipare più attivamente i cittadini alla vita politica e amministrativa di una comunità, sia essa locale che centrale, per fare contare di più gli iscritti ai  vari partiti politici portando avanti le loro idee  e le loro istanze senza rimanere più come degli iscritti inerti, che non fanno altro che tenere il sacco al padrone o al capo-partito di turno subendo le sue scelte in modo passivo e impositivo senza alcuna discussione di sorta. Con esse si possono scegliere i candidati per un’istituzione pubblica, carica  politica, amministrativa o di partito, facendo partecipare e decidere anche i cittadini e gli iscritti, e non solo le consuete oligarchie che si sono venute a creare nei partiti politici tutti.  Insomma noi cittadini con le primarie vere e aperte per tutti possiamo scegliere il sindaco che vogliamo, i consiglieri che vogliamo e anche i segretari dei partiti che vogliamo senza farceli calare dall’alto, come è avvenuto sino ad ora da parte degli oligarchi e  dei padroni dei partiti, permettendo loro di fare non certo gli interessi della collettività ma i propri interessi personali. Ecco, tutto qui!

 Adesso il movimento è e rimane presente nella nostra comunità e sempre più persone stanno decidendo di aderire. E’ e sarà quotidianamente uno stimolo e un pungolo per la vera democrazia. Il movimento non brama alcuna carica pubblica o istituzionale, di sindaco o consigliere, ma vuole semplicemente far perseguire il vero fine della politica, secondo i principi giuridici e le leggi morali della virtù e dell’onore, che è quello del bene comune sotto tutti gli aspetti. Se alle prossime elezioni comunali, il candidato sindaco in qualche modo sarà calato e imposto dall’alto da parte degli oligarchi delle forze politiche, senza almeno una consultazione di base, vorrebbe dire, e questa volta i cittadini lo capirebbero subito, che veramente anche qui a San Giovanni in Fiore siamo in presenza di una certa mafia pulita, come hanno tenuto a ribadire sia il coordinatore Arch. Tullio Cusani che il fondatore-promotore per le primarie aperte  Dott. Giovanni Militerno, e come ha scritto anche l’Onorevole Elio Veltri nel suo ultimo libro dal titolo appunto “Mafia Pulita”.

Sangiovannesi: un popolo di pecoroni?

Non è retorica! Il popolo sangiovannese è un popolo “pecorone”? Forse si.  Ci lamentiamo sempre e non agiamo mai o non più di tanto. Votiamo persone che poi fanno i loro porci comodi quando sono al governo della nostra comunità e quando ci sono le elezioni, puntualmente torniamo a votare sempre la stessa gente.  A San Giovanni in Fiore quasi tutti si lamentano ma nessuno AGISCE!! E’ proprio vero… siamo un popolo di PECORONI!!! Politicamente parlando.

In questi giorni non si fa che parlare del fallimento delle primarie aperte per tutti. Anzi io parlerei del non gradimento delle primarie aperte da parte delle forze politiche tutte. Sono sempre più convinto che i vertici dei partiti non vogliono mai mollare il loro potere e aprirsi alla società civile con più partecipazione e democrazia. Il palazzo vuole rimanere sempre più lontano dai cittadini (o forse sudditi?). Le primarie aperte comunque sono e rimangono uno strumento molto democratico e civile. Gli USA docent. Nella nostra cittadina si parla sempre della crisi della credibilità della politica ma poi l’affluenza registrata alle urne  è sempre altissima. Causa ed effetto. Il popolo sangiovannese è un popolo di pecoroni.

Innanzitutto qui a San Giovanni i politici non coincidono mai con la politica vera. Ma cosa vogliono i sangiovannesi dalla politica? Ed in modo particolare, cosa vogliono tutti gli iscritti ai vari partiti politici locali? Diciamoci la verità: non vogliono di certo che sia raggiunto lo scopo fondamentale della politica, cioè il perseguimento del bene comune. Vogliono che sia soddisfatto il bene individuale dei loro microcosmi. San Giovanni in Fiore è un paese egoista. Se ci fosse altruismo, non ci sarebbe l’esasperazione delle promesse e delle raccomandazioni. Non ci sarebbero i posti di lavori fissi assegnati solo agli amici o ai familiari dei politici. Non ci sarebbero i concorsi, i cui risultati sono già stabiliti in partenza. Eccetera, eccetera. E di chi è la colpa? Diamine! Non  è della crisi della credibilità della politica! La crisi sta nel popolo sangiovannese, nei sangiovannesi, che siano  politici o no. Noi sangiovannesi siamo un popolo che se ne frega di chi ci sta accanto. Siamo un popolo che ha ormai confuso la libertà con la licenza. Ed abbiamo pure la presunzione di colpevolizzare una categoria, cioè la politica, anziché prendercela con noi stessi. Il cittadino non deve prendersela coi politici ma con se stesso. Si badi bene, non c’è distinzione di riferimento politico in quello che sto scrivendo. Il marcio c’è a destra e a sinistra degli schieramenti ideologici della nostra società. Siamo un popolo a cui piace la divisione. O siamo nero o siamo bianco: nessuna via di mezzo. E ci piacciono le diatribe, le contrapposizioni, le risse. Godiamo del male altrui sulla base della regola: meglio a te che a me. Non diamo poi le colpe sempre e solo agli altri e mai a noi stessi!  Stiamo sempre di più andando alla deriva. Guardiamoci attorno: ci sono solo microcosmi, ognuno dei quali pretende più diritti e doveri di quelli dell’altro. Ci sentiamo uniti solo quando ci sono i mondiali di calcio e mettiamo i tricolori sui balconi come se fossero bandiere come quelle del Milan, dell’Inter o della Juventus. Sbagliato! C’è chi è morto per quei tre colori! Ed oggi li infanghiamo, addossando le responsabilità alla politica. Bisogna avere più coraggio e umiltà. Bisogna cominciare a ragionare pensando all’unità e alla coesione più che alla divergenza e alla divisione. E c’è bisogno, soprattutto, di una nuova classe politica sangiovannese che abbia in  mente il vero scopo della politica: il perseguimento del bene comune. Ci sono sempre le solite facce. E le nuove? Sono in cerca di lavoro…. magari a progetto!

Fallite “Le Primarie Aperte, Vere e per Tutti” a San Giovanni in Fiore.

COMUNICATO STAMPA DA PARTE DEL COORDINATORE DEL “COMITATO PER LE PRIMARIE APERTE” DI SAN GIOVANNI IN FIORE.

Tutti lo avevano preannunciato, fin dall’inizio: adesso è sicuro.

A San Giovanni in Fiore (CS), sui fondali sabbiosi del PD si è arenata definitivamente la nave delle “Primarie Aperte per tutti”.

Quello di noi liberi cittadini, fu un atto di presunzione? Ai posteri.

Partita 2 anni fa, grazie alla libera iniziativa e all’impegno di un comitato di cittadini di buona volontà, essa si proponeva di raggiungere il porto delle “Primarie Aperte”, vero e proprio esperimento “locale” di fiducia nella democrazia, con l’unico scopo, assolutamente trasversale, di tentare di rifondare i rapporti tra partiti e società civile e naturalmente di poter giungere alle prossime elezioni amministrative (aprile 2010)  con uno strumento democratico.

Varata nelle nebbie autunnali dell’ottobre 2007, durante il suo tragitto – costituito di riunioni bisettimanali aperte a tutti – promosse incontri pubblici: nel marzo 2008, con Giovanni Guzzetta e Paolo Oriolo; nel novembre 2008 con Mario Segni e il referendum; nell’agosto 2009 con Raffaele Calabretta lungo il percorso delle “Doparie”.

In estate montò “gazebo” informativi, sotto gli occhi increduli dei cittadini di San Giovanni in Fiore.

Il 16 marzo 2009 il nostro Comitato è tra quelli citati da Mario Pirani “..in un momento di vuoto di idee e di drammatico calo di interesse per la politica, solo il recupero di una democrazia partecipativa può far sperare in una riscossa…”(la Repubblica – 16 marzo 2009 – pag. 22).

L’8 agosto 2009 approdò ad un importantissimo risultato: la firma del protocollo d’intesa con il PD e il PDL: l’On. Franco Laratta, segretario cittadino, il dott. Antonio Barile, e il Dott. Giovanni Militerno si impegnarono pubblicamente a realizzare le Primarie Aperte per tutti, in occasione delle imminenti consultazioni comunali.

Il Comitato Esecutivo, composto di quindici membri di cui: cinque indicati dal PDL sempre presenti, cinque dal PD e cinque del Comitato Promotore, non ha ancora capito perché, già prima dei risultati del Congresso del 25 ottobre, il PD abbia interrotto, e non abbia più voluto partecipare agli incontri settimanali iniziati fin dal 24 settembre (in cantiere il regolamento condiviso e il codice di autoregolamentazione per le auspicate Primarie Aperte di San Giovanni in Fiore, nel gennaio 2010).

 

DI TUTTO CIÒ E DI TANTO ALTRO SI PARLERÀ SABATO 14 NOVEMBRE ALLE ORE 17,00 PRESSO LA SALA CONFERENZE DEL CENTRO FLORENS ARSSA San Giovanni in Fiore (CS)

IL COMITATO PER LE PRIMARIE APERTE PER TUTTI INVITA I CITTADINI A PARTECIPARE AL DIBATTITO SUL TEMA:
“LE PRIMARIE APERTE A SAN GIOVANNI IN FIORE”

NELL’OCCASIONE ELIO VELTRI PRESENTERÀ IL LIBRO: “MAFIA PULITA”.

INTERVERRANNO:
L’ARCH. TULLIO CUSANI,
IL DOTT. ANTONIO BARILE,
L’ ON. FRANCO LARATTA,
IL DOTT. GIOVANNI MILITERNO

 Il coordinatore del Comitato

Arch. Tullio Cusani

Nuovi muri e la politica che non cambia pelle.

Il Crollo del Muro di Berlino deve essere ricordato come un evento di capitale importanza, in quanto punto di svolta epocale, momento di passaggio nodale. Un sistema politico, ideologico, economico, sociale e culturale svaniva per lasciare il posto, se non ad una nuova era di pace e di diritti, ad una luminosa speranza di cambiamento, basata anche e soprattutto sulla restaurazione di valori mai dimenticati.

La celebrazione del Crollo del Muro è importante ed ha indubbiamente segnato, come dicevo prima, un passaggio storico epocale. Probabilmente a quello che accadde 20 anni fa avrebbero dovuto seguire una serie di eventi altrettanto importanti e significativi sia dal punto di vista dell’abbattimento dei muri reali (Irlanda, Palestina, le due Coree) che rispetto a tutto quanto avrebbe dovuto provocare questo avvenimento. In realtà nel celebrare oggi il ventennale, non possiamo non considerare i muri che dobbiamo abbattere in Italia, nel Sud, a San Giovanni in fiore: la giustizia sociale, una politica dei redditi per le famiglie, il lavoro, la salute, le morti bianche, i giovani, le periferie, l’emigrazione e tanto altro.

Oggi si volerà alto e si toccheranno temi importanti di natura certamente europea e mondiale, degli ex comunisti e di come è cambiata anche la politica in Italia. Ma la politica italiana, che non cambia pelle, appare come la cosa più evidente in queste giornate di dibattiti che occupano gli spazi della comunicazione mediatica nazionale e locale. Risiede l’angoscia di un sistema che non riesce a dar voce e spazio a chi potrebbe portare una ventata di novità. Siamo incartati in un meccanismo che difende inesorabilmente se stesso e che mai i beneficiari manovratori degli ingranaggi, tenteranno di modificare. Resta da chiedersi che speranze possano avere i sostenitori di un cambiamento, ma a questa domanda una risposta la può trovare in coscienza dentro se stesso soltanto chi si reca a votare ogni volta che il “manovratore” di turno glielo chiede.

Oggi nuovi muri ridimensionano trasformazioni sociali e conquiste civili importanti, che parevano irreversibili. Basta pensare al diritto al lavoro e ai diritti sul lavoro, ai diritti per la famiglia, alla divisione di genere. Tante lotte e tante contestazioni. Nel privato e nel pubblico. Il femminismo. Le pari opportunità. Contro la segregazione femminile nelle carriere. Nel lavoro, nelle professioni. Contro l’immagine della donna-oggetto. Per ritrovarci, oggi, in un paese di veline. Dove le misure che contano, per le donne, non riguardano certo il quoziente intellettivo. Dove la sessualità è esibita come segno di potere. Usata come merce sui media.

Fra tanti nuovi muri che sorgono intorno a noi, solo uno pare definitivamente crollato. Quello fra le generazioni. Padri e figli. Professori e studenti. Anziani e giovani. Duro da scalare, per i ragazzi. Marcava il cambiamento. L’innovazione sociale. Oggi non c’è più. Perché i ventenni, nati nel 1989 sono impegnati ad affrontare il loro eterno presente. Precari per definizione. In bilico. Senza passato e senza futuro. E senza territorio, vista la loro confidenza con le tecnologie della comunicazione. Mentre gli adulti latitano e i vecchi sono scomparsi. Vista l’ostinazione con cui insistiamo a dirci tutti, eternamente, giovani.

Così, vent’anni dopo, forse c’è un po’ di nostalgia. Del Muro. Quand’era uno solo. Visibile. A modo suo, rassicurante. Capace di separare il giusto dall’ingiusto e il bene dal male. Mentre oggi che è crollato, e il mondo è più largo e più aperto, incontriamo muri ovunque. Piccoli e invisibili. Siamo noi stessi a costruirli. Per bisogno di riconoscerci. Per paura di perderci. Per paura.

L’importante è cercare di non dimenticare la realtà affinché noi ci rendiamo  protagonisti di un reale cambiamento teso a migliorare la qualità della vita delle persone attraverso la partecipazione e la condivisione.