San Giovanni in Fiore:Consiglio Comunale del 29 giugno 2010. Incredibile, ma vero!

 

 

Mentre il Sindaco di San Giovanni in Fiore Antonio Barile e la sua giunta cercano di fare ripartire il paese e far sbarcare il lunario, dal centro-sinistra nessuna opposizione costruttiva né una proposta valida, anzi con manovre strane e strategie varie cercano di logorare il Sindaco e la stessa giunta pur sapendo che alla fine demoliranno in modo definitivo questa nostra cittadina. Il centro-sinistra anziché, con umiltà, collaborare e  assumersi le proprie responsabilità per come ha lasciato il paese dopo 30 anni di cattiva amministrazione, continua ad arroccarsi su posizioni ideologiche che non servono a nessuno, cercando di far fallire, nei fatti e con interventi sterili, l’azione del nuovo Sindaco e della nuova giunta. I cittadini ormai questo lo hanno capito e si sono già fatti la loro opinione. Ma veniamo all’ultimo Consiglio Comunale.

 La rabbia del Sindaco Antonio Barile durante tutta la seduta consiliare era evidente. Non perché avesse paura di qualche cosa: l’ha detto tantissime volte che quando non ci saranno più le condizioni e i numeri si dimetterà, ma per uno stralcio di residui che ammonta a 500 mila euro. Importo, questo, accreditato al Municipio da trasferimenti nello scorso dicembre ed “impegnato” dall’ex giunta Nicoletti il 20 marzo scorso a favore d’alcuni residui attivi.

La “scoperta” di Barile risale a qualche giorno fa e la sua rabbia si tocca con mano perché, a suo dire «Quella cifra doveva essere lasciata libera per l’amministrazione civica che solo 8 giorni dopo sarebbe subentrata a Nicoletti». Oltre tutto, ha detto il Sindaco: «Non s’è saputo nulla! Giacché le delibere non sono “arrivate” né ai capigruppo né all’albo pretorio: come si può procedere e programmare con queste “novità” che non conoscevo e che faccio fatica a conoscere anche da Sindaco?».

Su quei 500 mila euro il Sindaco Barile s’è sentito veramente “tradito” insieme a tutti i cittadini e al paese, e l’opposizione di centro-sinistra, incredibile, ma vero, forse per paura di andare a casa con l’evidente disastro in mano, cosa fa? Approva l’esame del bilancio 2009 con l’astensione della maggioranza che regge Barile.

Sangiovannesi vicini e lontani, questa è l’opposizione a San Giovanni in Fiore!

Questo è il centro-sinistra di San Giovanni in Fiore!

In Calabria il costo delle Province è il doppio.

 

“Il mantenimento dell’apparato burocratico delle Province costa al cittadino italiano circa 43 euro pro-capite (nella regione Calabria 83,5 euro)”. Lo rileva il procuratore generale alla Corte dei Conti, Mario Ristuccia, nel giudizio sul rendiconto generale dello Stato. Ristuccia ricorda che il tema delle Province “costituisce da alcuni anni argomento di vivo e acceso dibattito a tutti i livelli, economico, politico, istituzionale, soprattutto in relazione ai costi e ai relativi finanziamenti connessi al loro mantenimento”. Nelle conclusioni, il procuratore generale ricorda che “se e’ necessario chiedere sacrifici a molte categorie di cittadini, tra le quali purtroppo anche quelle piu’ deboli, appare ancora piu’ necessario affrontare con decisone e concretezza i problemi della cattiva amministrazione e dello spreco di pubblico denaro come la gran parte del Paese invoca da tempo”.

Poveri noi calabresi!

 

Bisogna tagliare qui, tagliare là, tagliare ovunque. Chi si rivolta da una parte, chi accusa dall’altra, chi si ritiene virtuoso e dunque non in dovere di rimetterci, e chi virtuoso non è proprio e sale sul carro della «legge è uguale per tutti».

Ma chi parla tanto, quanto guadagna? Siamo proprio sicuri che nei castelli dorati della politica regionale non ci sia davvero nulla da tagliuzzare qua e là? E se vi dicessero che in Calabria i consiglieri guadagnano più del presidente francese Sarkozy, o dello spagnolo Zapatero o del brasiliano Lula, ci credereste? La realtà è che un eletto alla Regione Calabria, al netto di alcune indennità, prende di stipendio 11.316 euro al mese: Zapatero si ferma a 7.296, Sarkozy 6.714, e Lula non arriva a tremila. E che un consigliere regionale calabrese guadagna più di un collega belga, di un tedesco e di uno svizzero messi insieme. Anche se lo sembra, non è una barzelletta. Lo racconta Emilio Fuccillo nel libro “La casta delle regioni” (Editori Riuniti), ma lo può vedere con i suoi occhi qualsiasi normale cittadino. Basta andare sul sito della Conferenza delle Regioni (all’indirizzo parlamentiregionali.it).

La follia è ancor più completa se si pensa alle dimensioni demografiche della Calabria: nella regione belga delle Fiandre, che ha 2.435.879 abitanti, cioè cinquecentomila in più della Calabria, lo stipendio medio di un consigliere è di 5.500 euro. In Germania, nell’area di Amburgo (che fa 1.777.373 abitanti) un rappresentante del popolo percepisce 2.280 euro. Ancora, in Svizzera, dove nei giochi di potere i Cantoni hanno influenza ben maggiori di quelli delle nostre regioni, i membri del parlamento federale percepiscono zero. Avete capito bene, zero. In Svizzera la politica non si fa per mestiere, si fa per passione. Dunque, uno stipendio svizzero, più uno belga, più uno tedesco fa un totale di 7.780 euro. Che è meno di quello che prende, ad esempio, Giuseppe Bova, o Nicola Adamo, di quello che prende Carlo Guccione, tanto per fare qualche esempio di politici noti di Reggio e di Cosenza. A ciò va aggiunto che alla cifra percepita vanno aggiunte altre voci quali l’indennità di presenza o i rimborsi per le distanze percorse in auto per lavoro. Per non parlare della “buona uscita” di 32 mila euro netti dopo 5 anni di servizio, che diventano 64 mila se i mandati sono stati due.

Viene naturale allora chiedersi: alla luce di questi dati, che sono ufficiali, un taglio del 10% agli stipendi, come hanno già fatto alre regioni, sarebbe davvero così tremendo?

Consiglio Comunale a San Giovanni in Fiore.

 

Nella giornata di venerdì scorso 18 giugno 2010 è stato convocato il consiglio comunale sangiovannese.

Sono stati in tanti i cittadini che hanno  seguito, anche attraverso la TV e il Web, l’ultimo consiglio comunale, dai toni piuttosto accesi,  data la sua importanza in funzione della linea politica che vuol seguire  l’amministrazione Barile. Molti gli interventi dei consiglieri tutti, ma le repliche alle linee programmatiche della giunta Barile avvalorano il fatto che l’opposizione-maggioranza è  a corto di argomenti arrampicandosi sugli specchi e nulla più.

 

Intanto la giovane giunta Barile compattamente continua a sgobbare per assicurare ai cittadini opere e servizi al meglio delle sue possibilità. Pare che abbia prodotto più la giunta Barile in 2 mesi che la vecchia amministrazione in 5 anni.

L’intenzione non è quella di distruggere, ma di ricostruire quelle fondamenta , da più anni fatte diventare di sabbia, in cemento per creare qualcosa di sicuro per il nostro futuro, il futuro di tutti noi sangiovannesi. Certo resta la  responsabilità di chi, in passato, ha gestito la res publica sangiovannese in modo del tutto scellerato e ha condotto il paese in una così grave situazione con un bilancio a dir poco disastroso e con una situazione di dissesto sul filo del rasoio.  Il Sindaco Barile, vista la situazione in cui versa San Giovanni in Fiore sotto tutti gli aspetti,  ha ripetuto più volte che è aperto al dialogo con l’opposizione accogliendo e valutando le varie proposte che eventualmete da essa dovessero arrivare per il bene del paese, ma se essa vuole tendere trappole per distruggere e non costruire il futuro del paese, non esiterà anche a dimettersi con tutte le conseguenze e le responsabilità che l’opposizione dovrà assumersi nei confronti di tutti i cittadini e di tutta la comunità intera sangiovannese.

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Cappella cimiteriale: domina l’incuria.

San Giovanni in Fiore. La cappella cimiteriale è in preda al degrado.
Partecipando a una Santa Messa in suffragio dei defunti, la prima cosa che il cappellano del cimitero ha detto, è stata quella di denunciare lo stato indecoroso della cappella in cui si celebrava la Santa Messa. Una cappella con le pareti piene di muffa, umidità, infiltrazioni d’acqua e qualche finestra con i vetri in frantumi. Il cappellano ha anche fatto sapere che è da qualche anno che ha scritto diverse lettere alla vecchia amministrazione di sinistra nonché all’ex assessore ai lavori pubblici, ma mai una risposta. Infine il cappellano si è augurato che la nuova amministrazione intervenga al più presto affinché si ponga fine a questa vergogna.

San Giovanni in Fiore, il sindaco interviene contro l’abusivismo edilizio.

“Da un controllo effettuato, abbiamo verificato che nell’ultimo mese e mezzo è aumentata in maniera evidente la verifica da parte della Polizia municipale di possibili violazioni o infrazioni sul territorio nel settore edilizio, effettuata sulla base di segnalazioni verbali oppure su controlli autonomamente decisi dal corpo di Polizia municipale”. Lo ha detto, in una dichiarazione, il sindaco di San Giovanni in Fiore, Antonio Barile”. “Non è certo su mio ordine, considerato che sono stato eletto da poco – ha aggiunto – che è stata assunta la decisione di incrementare i controlli sul territorio, alla ricerca o attestazione di violazioni di diverso genere da parte di cittadini. I controlli vanno fatti. Quando ci sono abusi o violazioni, di carattere edilizio o altro, è giusto che siano segnalati e accertati. C’é bisogno del rispetto delle regole ma non è nostra intenzione creare un clima da “stato di polizia”. Dopo anni di comportamenti non corretti e molte volte tolleranti crediamo che la soluzione non sia quella di agire con la forza e nell’immediato, ma tentare nel tempo di creare un clima di legalità e collaborazione dei cittadini con l’amministrazione, affinché il territorio che è di tutti, sia da tutti rispettato”. Per questo motivo il sindaco ha inviato al Comando di Polizia municipale una lettera in cui si sottolinea che “le eventuali segnalazioni di abusi edilizi da parte di cittadini, dovranno pervenire per iscritto. Gli eventuali atti successivi, dovranno essere assunti congiuntamente al responsabile del settore tecnico. Tutto questo affinché si limitino al minimo procedimenti, a volte anche penali, che generalmente producono pochi risultati ma molti disagi, anche economici e di tempo per i cittadini stessi”.

L’attore Mel Gibson affascinato dalle bellezze della Sila.

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Il divo e attore Mel Gibson sarebbe interessato a prendere casa in Calabria, precisamente nell’Altopiano Silano.
Infatti,  dopo aver girato la sua ‘Passione di Cristo’ in gran parte in Basilicata, l’attore di Braveheart vorrebbe spingersi ancora più a sud nella penisola e starebbe pensando di acquistare una casa in Calabria.
Lo rivela un sito di gossip, sottolineando che l’attore australiano sarebbe rimasto colpito in particolare dal panorama mozzafiato della Sila, proprio durante una delle sue escursioni nelle pause delle riprese del film girato nel 2004 interamente in Italia: gli esterni del film sono stati infatti girati in Basilicata, nella città di Matera e a Craco (paese fantasma della provincia materana), mentre gli interni negli studi di Cinecittà a Roma.

Ma le atmosfere della Sila e del Meridione italiano avrebbero incantato Gibson tanto da indurlo a cercarsi un ottimo ritiro calabrese. Secondo l’indiscrezione riportata dal sito di gossip, l’attore avrebbe già messo gli occhi su un vecchio cascinale in Sila molto simile a un resort pugliese, dove aveva pernottato anni fa.
Insomma qualche sangiovannese potrebbe presto trovarsi una star internazionale del Cinema come vicino di casa. Un’ ottima occasione per preparargli il caffè di benvenuto!

Da sempre i partiti politici occupano tutto.

Le istituzioni appartengono a noi cittadini, ma esse sono occupate arbitrariamente e illegittimamente dai partiti politici. La Costituzione dedica un solo articolo a queste associazioni private, il 49, che recita: “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere… a determinare la politica nazionale”. Un’attività che non c’entra niente con l’occupazione delle istituzioni.
Per esempio, la Rai (nostra istituzione) che dovrebbe fare informazione pubblica e libera negli interessi dei cittadini tutti, è occupata dai partiti. Tutti sanno che il direttore di RaiDue, è un leghista, il direttore di RaiUno un berlusconiano doc, Il conduttore di “Porta a Porta” da quindici anni è sdraiato come una sogliola ai piedi del presidente del Consiglio, il conduttore di “Annozero” appartiene a una delle cricche del Pd, RaiTre è appaltata alla sinistra, il Consiglio di amministrazione, con il presidente compreso, è diviso fra esponenti del centrodestra e del centrosinistra.
Inoltre in Rai esistono delle sub-cricche che fanno comunque capo al politico di turno. La Rai è spartita secondo il più rigoroso manuale Cencelli che cambia le sue geometrie a seconda di chi è al governo. Come se ne esce? Finché l’Italia resta questa non se ne esce. Dovrebbero essere i partiti a spazzar via dalla Rai i partiti. È come chiedere a un vampiro di succhiare il proprio sangue. I partiti, che hanno trasformato la democrazia italiana in un sistema di oligarchie e di aristocrazie mascherate, sono i padroni del Paese. Al di là della Rai, come è arcinoto, hanno occupato tutte le Istituzioni dello Stato, presidenza della Repubblica, presidenza del Consiglio, governo, le amministrazioni regionali, provinciali, comunali, parte del Csm, le aziende parastatali, le Spa comunali, gli ospedali, le Asl, le banche, gli ex Iacp, gli enti culturali, le aziende di soggiorno, le terme, i porti, gli acquedotti, i teatri, i conservatori, le mostre e anche vaste fette delle professioni. Il sistema e i recenti scandali ci dicono che in Italia non si può fare nemmeno il chirurgo o l’architetto senza leccare il sedere al politico di turno o di zona. Siamo tornati alla vergogna della “tessera del pane” di fascista memoria. Solo un evento traumatico, come fu allora la guerra e oggi un’acutissima crisi economica, potrebbe spingere i cittadini italiani, incapaci di reagire, pecore da tosare, asini al basto, a ribellarsi e a buttare all’aria l’indegno sistema travestito da democrazia e mandare i responsabili a zappare la terra. Possibilmente per sempre.

Super stipendi RAI: tenetevi forte!

 

Tenetevi forte: Del Noce, 400mila euro l’anno, Monica Setta 200mila euro, Giovanni Floris 450mila euro, Carlo Conti 1,3 milioni di euro, Fabio Fazio 2 milioni di euro, Serena Dandini 700mila euro, Massimo Giletti 350mila euro, Pippo Baudo 900mila euro, Bruno Vespa – che è esterno – 1,2 milioni di euro, Osvaldo Bevilacqua (mister “Sereno variabile”) 250mila euro l’anno. Il principe Emanuele Filiberto, invece, viene pagato ad apparizione, percependo circa 20mila euro lordi ogni puntata. E Milena Gabanelli? Con i suoi 150mila euro l’anno, a volte 180, è la giornalista meno pagata nella lista di stipendi eccellenti Rai – forse con la sola eccezione di Marco Travaglio, che a Otto e mezzo ha confessato di prendere 1.500 euro lordi a puntata di Annozero – pubblicata da L’Espresso, che avrebbe ricevuto la “soffiata” da fonti interne all’azienda.

 Se ne era parlato già lo scorso anno. A fare i conti in tasca alle star della Rai in quell’occasione era stata La Stampa) e già allora saltava all’occhio e strideva la contrapposizione tra crisi mondiale – ma anche profondo rosso nei conti di viale Mazzini – e stipendi d’oro, da quello di Milly Carlucci (1,5 milioni), a quello della Ventura (1,8 milioni), a quello di Santoro (700mila).

E noi paghiamo!!!

I giovani italiani in pensione a 70 anni.

 

In Italia attualmente ci sono 17 milioni di pensionati. Molti non hanno pagato tutti i contributi per ricevere la pensione. Vi sono le pensioni scandalose dei parlamentari dopo solo due anni e mezzo di legislatura o le doppie e triple pensioni, le pensioni superiori ai 10.000 euro al mese, le pensioni cumulate con uno o più stipendi. In questa situazione di tanti privilegi e di profonda ingiustizia sociale, hanno deciso di mandare i giovani in pensione a 70 anni, in pratica alle calende greche. Mai! Questo non può essere accettabile! E’ vergognoso!

Se si deve effettuare una riforma delle pensioni, ognuno deve fare la sua parte. O tutti o nessuno! Un giovane neo diplomato o neo laureato, ammesso che inizi a lavorare nel 2010, andrà in pensione nel 2060. Da qui all’eternità. Poi, chi fa un lavoro con cui si spacca la schiena, e si gli va bene non ci lascia le penne, a 70 anni, ammesso che ci arrivi, è buono per l’ospizio.

In pensione si può andare anche a 60 anni, l’innalzamento dell’età pensionabile è dovuto all’enorme spreco di soldi pubblici per le pensioni attuali dei privilegiati di prima classe non per quelle future che vengono dilazionate nel tempo, sempre leggermente più in là, come è avvenuto con l’accorpamento delle finestre pensionabili.

Parliamo delle pensioni che vengono erogate oggi a migliaia e migliaia di signorotti, poi con calma di quelle future. Mettiamo un tetto massimo pensionistico a ogni italiano, ad esempio 2.500 euro, vietiamo il cumulo di pensioni, tagliamo con effetto retroattivo le pensioni “super baby” dei parlamentari e, soprattutto, diamo a ogni pensionato una pensione commisurata a quello che ha realmente versato (sempre avendo avuto il diritto di trovare lavoro da giovane  o da subito appena finito gli studi) perché la differenza di qualche miliardo di euro è a carico dei giovani che la pensione non la vedranno mai, la liquidazione neppure e forse, nemmeno il lavoro.

Le banche a San Giovanni in Fiore.

 

Qui nel nostro paese non vi è nessuna assistenza né convenzione finalizzate  in particolare all’accesso al credito agevolato. A San Giovanni in Fiore si rilevano tassi di interesse e costi bancari che pesano sul commercio, sull’artigianato e sulle famiglie in misura maggiore che in altre zone d’Italia e che, in taluni casi, incidono sullo sviluppo di iniziative imprenditoriali locali.

Poi nel nostro paese in particolare gli sportelli bancari, a  una politica di raccolta fondi (per investire altrove), non fanno corrispondere una politica di impiego fondi (prestiti alle piccole imprese locali).

A parte la crisi attuale, il sistema creditizio che dovrebbe giocare un ruolo importante nello sviluppo locale, nella realtà sangiovannese diventa uno dei principali vincoli e un fattore frenante dello sviluppo. Non solo i tassi praticati sono maggiori della media nazionale, ad un livello tale da rendere problematica la sopravvivenza delle famiglie, dei commercianti degli artigiani ecc.,  ma la stessa disponibilità ad erogare credito è bassa. In assenza di garanzie patrimoniali tali da rendere nullo il rischio per l’istituto bancario il credito non viene mai concesso neanche per somme minime. Il ricorso ad altre forme di prestiti diviene allora l’unica alternativa praticabile per un imprenditore o per i giovani che vogliano iniziare una nuova attività imprenditoriale o si trovino in una situazione di momentanea difficoltà.

Cosa fare allora?

In una situazione del genere si rendono necessari interventi da parte della nuova Amministrazione Comunale  che permettano alle piccole  imprese sangiovannesi di non essere danneggiate dalla politica di razionamento del credito perseguita dalle banche.

Per esempio il Comune (con l’aiuto della Regione) potrebbe fare una convenzione di microcredito imprenditoriale, molto utilizzato per sostenere idee di impresa meritevoli , ma in condizioni di difficoltà di accesso bancario,  oppure convenzioni di credito agevolato o anche una convenzione  al fine di sostenere con finanziamenti agevolati i nuclei familiari che risiedono nel territorio e che hanno un basso reddito.