Lottizzazione RAI

Di Maria Gabriella Militerno

Ma davvero c’è chi dà ragione a quei pochi fedelissimi del PD e di FI, partiti che, quando sono stati al governo, hanno fatto della RAI il loro serbatoio di voti? Ormai, si capisca che, per quanto ci si voglia pure impegnare, nessuno potrà far peggio di quei loschi individui. Il governo del cambiamento è anche questo, una RAI al servizio dell’informazione, quella vera e non di un’informazione al servizio del regime! 

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Un Ministro altamente dotata!

Giulia Bongiorno: "L'allarme razzismo non esiste. Quello dell'immigrazione sì"Giulia Bongiorno: “L’allarme razzismo non esiste. Quello dell’immigrazione sì”

“L’unico allarme con cui fare i conti è il caos che nasce da scelte sbagliate di indiscriminata apertura delle porte a qualunque immigrazione” sbotta Giulia Bongiorno intervistata da La Repubblica. “Ne sono scaturiti singoli episodi di insofferenza e ostilità. Vanno condannati, ma senza inventare un genericoallarme razzismo che non esiste“. Esiste in Europa, secondo la Bongiorno, “chi respinge alla frontiera e chi difende i confini con le armi: è impossibile, con tutta la generosità e la sensibilità del mondo, che l’Italia si faccia carico da sola di undramma collettivo. La linea di rigore di Salvini ha generato un cambio di passo in Europa”.

E sulla legittima difesa, suo cavallo di battaglia, il ministro insiste: “Io sono per il diritto di reazione: l’aggressione genera ansia e paura e chi viene aggredito deve avere un diritto di reazione ampio e incontestabile. Chiunque entra in casa altrui per rubare o uccidere accetta il rischio di questa reazione”. Detto questo, continua la Bongiorno, “nessuno vuole più armi o maggiore libertà nel loro uso: quindi, parlare di Far West è fuorviante. Bonafede ha le idee chiare sul tema”.

Bongiorno difende Salvini anche nella contestata nomina di Marcello Foa alla Rai, definito dal Pd sovranista e antifemminista: “Da che pulpito viene la predica… Fatelo lavorare e giudicatelo per quel che farà”. E sulla pubblica amministrazione: “Chi deve confrontarsi con la PA spesso ha troppi interlocutori, troppi uffici, troppe autorizzazioni da chiedere: tutto ciò nella migliore delle ipotesi esaspera, nella peggiore induce a cercare scorciatoie illecite. La mazzetta serve a oliare il meccanismo, dunque se si semplificano le procedure ci saranno anche meno mazzette”.

CURIOSITÀ

Nessun testo alternativo automatico disponibile.Colpa della globalizzazione, delle trasformazioni tecnologiche, industriali e culturali? O altro?

“Vado in pensione e chiudo, nessuno vuole fare il calzolaio”

Non fa un metro senza che qualcuno lo fermi. Nel quartiere di San Lorenzo il calzolaio Vincenzo è famoso quanto una rockstar. Lui che è arrivato dalla Calabria a Roma e nel 1983 ha aperto la sua attività. “E’ andato in pensione? Non ha insegnato a nessuno il mestiere?” gli chiedono gli abitanti della zona, tutti o quasi ex clienti, mentre saluta sorridendo a destra e a manca. La sua minuscola bottega, ormai, si confonde con le altre serrande chiuse su piazza dell’Immacolata. “Avrei voluto poter insegnare il mestiere a qualcuno, ma non ho trovato nessuno che volesse imparare. Con la buona volontà e un po’ d’occhio, quello che come si dice, si usa per rubare il mestiere, sarebbero bastati 4-5 mesi per apprendere le basi: rifare un tacco, lucidare o allargare una scarpa” risponde il 72enne con una punta d’amarezza. “Ho anche messo l’annuncio sul giornale. Nulla, non ha risposto nessuno – aggiunge, parlando con l’Adnkronos -. Come me lo spiego? Penso che i giovani d’oggi non sognino di fare il calzolaio. Per me, invece, è il lavoro più bello che ci sia”. I guadagni? “Sono sincero, uno con un po’ di sacrifici una famiglia la manda avanti”. Vincenzo, originario di Polia vicino a Pizzo Calabro, ha iniziato ad andare a bottega che era un bambino. “Avevo 7 anni quando ho cominciato e non ho più smesso. Per me era un’arte e una passione, non un lavoro”. E si vedeva.

Fonte Adnkronos – Pubblicato il: 22/07/2018

San Giovanni in Fiore – Discarica di VETRANO: c’è preoccupazione nelle popolazioni intorno ad essa.

L'immagine può contenere: montagna, spazio all'aperto, natura e acquaDiversi cittadini sangiovannesi e non, ci stanno tempestando di segnalazioni e di telefonate circa la loro preoccupazione per quanto riguarda la discarica di VETRANO.

Sebbene il conferimento di rifiuti sia cessato nel 2015.

Sebbene Il Dipartimento Ambiente e Territorio della Regione Calabria, ribadito alcuni giorni fa, abbia accolto l’istanza del Consorzio Valle Crati, gestore della discarica, per la chiusura definitiva con l’utilizzo di compost fuori specifica per il ripristino delle cosiddette quote di livello, garantendo nessuna altra attività di smaltimento rifiuti in discarica, sotto la costante vigilanza dell’ARPACal, con chiusura complessiva e definitiva che dovrà concludersi entro il 31 dicembre 2018 prossimo, molti cittadini sono davvero preoccupati.

Preoccupati per il nauseabondo e ammorbante cattivo odore che sta inondando le popolazioni e tutte le case dei proprietari terrieri limitrofi.

Preoccupati perché vi è un viavài di Camion, Tir e Autoarticolati da e per la discarica.

Preoccupati per le operazioni che stanno avvenendo in discarica: secondo alcuni cittadini, nelle buche di livellamento vengono posizionate diverse ecoballe, pare non sia dato sapere di che natura, e poi ricoperte dallo stesso compost.

Abbiamo ricevuto anche delle foto, di qualche giorno fa, della discarica, per quanto esse possano, o non possano, descrivere la situazione, che ci sentiamo in dovere di pubblicare.

Ma soprattutto, infine, chiediamo a tutte le autorità ed istituzioni responsabili e competenti, di emanare un ulteriore supplemento di rassicurazione nei confronti di tutte le popolazioni interessate circa la corretta esecuzione di tutte le operazioni per la chiusura definitiva della suddetta discarica.

Meetup San Giovanni in Fiore in MoVimento
L'immagine può contenere: montagna, cielo, spazio all'aperto, natura e acquaL'immagine può contenere: montagna, cielo, natura e spazio all'aperto

San Giovanni in Fiore: vuota tutto l’anno e deserta nei weekend di luglio.

L'immagine può contenere: spazio all'apertoSan Giovanni in Fiore è una città che si sta spopolando lentamente per una serie di motivi economici, turistici, sociali, culturali e politici. È perennemente una città vuota.

Adoro, però, la nostra comunità, quasi deserta e tutta soleggiata, di questi giorni di luglio.

A luglio si sa, è tradizione che i sangiovannesi si recano quasi tutti al mare o anche in Sila.

In questo periodo di luglio, in particolar modo nei weekend, San Giovanni in Fiore si tramuta in un luogo sospeso tra il sogno e la realtà.

Godo a vedere le strade e le piazze sgombre, quei pochi negozi chiusi e i passi lenti.

Tra chi restiamo, ci si guarda, e se non ci si conosce, perché succede anche questo a San Giovanni in Fiore, viene voglia di intavolare una qualche discussione e scambiare quattro chiacchiere.

Ci sentiamo tutti un po’ uniti su questa momentanea zattera di cemento e catrame soffocanti, in cui sogniamo acqua di mare e di piscine.

In particolare in questi weekend di luglio sangiovannesi la vita è abbastanza decelerata e lascia spazio all’introspezione, al caldo e, perché no, anche alla noia, all’ozio.

Comunque una bella esperienza è quella di lavorare mentre tutti sono in vacanza, un bell’esercizio per fortificare i propri sentimenti, lasciare spazio alla riflessione e rimettersi in discussione. E nei momenti proprio da morto si può sempre cercare la fuga in un libro o in un qualche film TV, o tra le tracce di una vecchia bella canzone…

PGS

POLITICA – SGF

L'immagine può contenere: 6 persone, persone che sorridono, persone in piediIl Sindaco di San Giovanni in Fiore farebbe bene a non arrampicarsi sugli specchi e a lavorare di più per la comunità!

In tre anni di amministrazione i risultati, sotto gli occhi di tutti, sono più che deludenti.

I parametri della nostra San Giovanni in Fiore sono fortemente tutti negativi in ogni settore.

Se poi dobbiamo sperare che a risolvere i problemi, ormai cronici di questo nostro martoriato paese, dovrà essere il segretario provinciale del PD Guglielmelli, significa che siamo messi proprio, ma proprio male.

Meetup San GioVanni in Fiore in MoVimento

Patuelli: “L’Italia partecipi di più a Unione Europea!”

L'immagine può contenere: 1 persona, con sorrisoA Patuelli, Presidente dell’Associazione Bancaria Italiana, ci sentiamo di dire che dovrebbe essere l’Unione Europea ad aiutare di più l’Italia sotto tanti aspetti, in particolar modo sulla questione immigrazione.

L’Italia, essendo Paese fondatore dell’U.E., sono decenni che partecipa e lavora per un’Europa migliore, più forte e con a centro i cittadini europei.

Ma anche le banche italiane e la BCE dovrebbero aiutare e tutelare di più le imprese, i risparmiatori e i cittadini tutti.

Non si dicano sciocchezze!

SGF IN PIAZZA

San Giovanni in Fiore, gli assessori strapazzano Belcastro: “Basta divisioni”

Ma come, fino a stamattina si è dato intendere che regnava una grande armonia con una forte azione amministrativa, e adesso si parla di scollamento tra istituzioni e cittadini?

Che bravi questi assessori!

La comunità non aveva capito niente…

http://www.iacchite.com/san-giovanni-in-fiore-gli-assessori-strapazzano-belcastro-basta-divisioni/

Capitalismo e marxismo sono due facce della stessa medaglia.

L'immagine può contenere: 1 persona, primo pianoNon è il sonno ma il sogno della Ragione che ha partorito mostri.

Il futuro non è davanti ma dietro di noi.

Di Massimo Fini – Il Fatto Quotidiano, 6 luglio 2018

BUONA LETTURA!

L’economia nella forma del libero mercato, insieme a tutti i suoi infiniti addentellati, domina interamente la nostra società e la discussione pubblica (lo stesso tema cogente dell’immigrazione vi è strettamente legato).

Il libero mercato è basato sull’iniziativa privata e ha al suo centro la figura dell’imprenditore, tanto più apprezzato se particolarmente abile. A questo proposito va sottolineato un elemento cui si da, ci pare, pochissima attenzione: l’iniziativa privata non è la stessa cosa della proprietà privata. La proprietà privata sta all’iniziativa privata come la forza fisica sta alla possibilità di farne uso. In nessun tempo si è mai negato a qualcuno il diritto di possedere una forza fisica superiore che dovesse essere in qualche modo ridotta per uguagliarla a quella degli altri. La forza fisica è un dono di natura e chi ce l’ha se la tiene. Ma il problema di mettere dei limiti all’uso indiscriminato di questa forza si è posto fin dall’inizio, appena l’uomo ha cominciato a vivere in comunità sufficientemente organizzate. In origine il diritto nasce proprio per impedire che individui fisicamente superiori possano usare la loro forza per danneggiare gli altri o per sottometterli. Non si capisce perché lo stesso criterio non debba valere per un altro dono di natura qual è l’abilità economica. Nella società preindustriale, preliberale, predemocratica la proprietà privata non era messa in alcun modo in discussione, era invece messa in discussione la possibilità che l’individuo potesse usare illimitatamente della propria superiore abilità e capacità in campo economico per danneggiare il prossimo o per soggiogarlo. Tutto lo sforzo della Scolastica, con la lotta al profitto e all’interesse (il tempo è di Dio e quindi di tutti e non può essere perciò monetizzato, Duns Scoto), l’elaborazione dei concetti di “giustizia commutativa e distributiva” e dei princìpi cui dovevano essere sottoposti gli atti di scambio “perché fossero conformi a un criterio di giustizia” e non permettessero sopraffazioni illimitate, fu un tentativo, generoso e per molti secoli riuscito, di evitare che alla violenza della forza fisica si sostituisse quella dell’abilità economica, dell’iniziativa privata dispiegata senza limiti ai danni dei più sprovveduti, dei meno capaci o anche dei meno interessati.

La democrazia liberale e liberista, insieme a tutta una serie di altri fattori, precedenti, concomitanti e successivi, fra cui determinanti sono la rivoluzione scientifica, la Riforma e, soprattutto, la Rivoluzione industriale, abbatte questi limiti e contribuisce a porre le premesse dell’attuale modello di sviluppo occidentale, dove al centro c’è l’economia (insieme alla sua ancella, la Tecnologia) e l’uomo è semplicemente una variabile dipendente.

Se la liberaldemocrazia ha avuto molti e insidiosi nemici, l’attuale modello di sviluppo, inteso nella sua essenza, come Modernità, non ne ha nessuno, né a destra né a sinistra. Il presupposto, inamovibile e irrevocabile, comune ai liberali ma anche al marxismo (che all’origine si pone anch’esso come una forma di democrazia: la democrazia comunista), è infatti che il mondo moderno, pur con tutte le sue contraddizioni e lacerazioni, è infinitamente più vivibile di quello di ieri, descritto come un mondo di fame, di miseria, di prepotenze, di illiberalità, di sangue e di morte. La convergenza di destra e di sinistra, di liberali e marxisti, su questo punto fondante, che legittima l’intera Modernità, insieme alle sue dottrine politiche, è del tutto coerente e comprensibile. Figli entrambi della Rivoluzione industriale liberalismo e marxismo, nelle loro varie declinazioni, sono in realtà due facce della stessa medaglia. Sono entrambi modernisti, illuministi, progressisti, ottimisti, razionalisti, materialisti e, su tutto, economicisti, entrambi hanno il mito del lavoro, sono entrambi industrialismi che pensano che l’industria e la tecnica produrranno una tale cornucopia di beni da rendere liberi tutti gli uomini (Marx) o, più realisticamente per i liberal-liberisti, il maggior numero possibile. Questa utopia bifronte è fallita. Prima sul versante marxista che si è rivelato un industrialismo inefficiente e perciò perdente. L’unica faccia della medaglia della Modernità spendibile era quindi rimasta quella liberale, liberista, “democratica” che soprattutto attraverso i processi di globalizzazione che hanno esasperato tutti i vizi del capitalismo si è rivelata a sua volta fallimentare. Ma né i liberal-liberisti, né i marxisti fin che sono esistiti, possono mettere in discussione la Modernità perché significherebbe recidere le proprie radici dato che dalla modernità sono nate e nella modernità si sono affermate. E’ questo il “pensiero unico” di cui si sente tanto parlare senza peraltro sapere bene, spesso, di che cosa si tratti.

I pochi che osano mettersi di traverso a questo pensiero sono bollati come inguaribili e ridicoli passatisti. In un saggio di qualche tempo fa, una specie di epitome del pensiero e della sicumera modernista, lo storico francese Pierre Milza (ma lo prendiamo solo come esempio degli infiniti ‘laudatores’ della modernità) scriveva: “E’ nostro dovere spiegare che il pericolo di morte per le civiltà esiste solo quando queste si irrigidiscono nella sterile contemplazione del proprio passato”. E’ curioso come gli idolatri della Modernità, liberali o marxisti che siano, di destra o di sinistra, maniaci del cambiamento, perché da un cambiamento, anzi da una rivoluzione, sono nati, non si rendano conto che “irrigiditi nella contemplazione del passato” sono proprio loro, loro i veri passatisti perché sono seduti su categorie di pensiero ottocentesche, vecchie di due secoli, che han fatto il loro tempo e non sono più in grado di capire appieno la realtà e soprattutto le esigenze più profonde dell’uomo occidentale contemporaneo che al di là di ogni apparenza non sono economiche ma esistenziali. Non è il sonno ma il sogno della Ragione che ha partorito mostri.