San Giovanni in Fiore – È vergognoso e irrispettoso strumentalizzare gli emigrati sangiovannesi periti nella tragedia di Mattmark in Svizzera.

Strumentalizzare la tragedia di Mattmark, avvenuta oltre mezzo secolo fa, il 30 agosto del 1965, in cui perirono sette emigrati sangiovannesi, per giustificare l’emigrazione attuale che approda in Italia, nel nome di una falsa accoglienza senza alcuna possibilità di reintegrazione reale, è, a dir poco, vergognoso e irrispettoso. Lo è, soprattutto, nei confronti delle vittime, ma lo è, altrettanto, e nei confronti dei parenti e amici delle stesse vittime, e nei confronti della comunità sangiovannese tutta.

Paragonare gli emigrati sangiovannesi del Novecento ai migranti di oggi, provenienti dall’Africa, Medio Oriente ed Asia, che approdano alle nostre rive, per poi finire sotto ai ponti, sotto ai semafori, nei ghetti ed essere sfruttati come schiavi dalla criminalità, è fuorviante. È un paragone che non regge!

Non regge per una serie di fatti. Prima perché il contesto storico, politico e sociale era diverso, e poi perché le modalità e le motivazioni dell’emigrazione dei sangiovannesi non erano lo scappare da qualcosa di orribile, come la guerra, la fame e le carestie, erano scelte di vita, scelte di vita difficili e dure sì, ma consapevoli, coraggiose, e, alcune volte, viste come nuove chance di vita e nuove opportunità. Anche perché chi è rimasto a San Giovanni in Fiore non è mai morto a causa della guerra, della fame o per la disperazione.

Nessuno mette in dubbio che gli immigrati di oggi vanno aiutati. Ma, forse, sarebbe ora che l’Occidente tutto, la smettesse di aggredire, con ogni mezzo, i loro Paesi, depauperandoli. Probabilmente essi dovrebbero essere aiutati nei loro Paesi di provenienza, con i nostri “Know How”, i nostri giovani tecnici e le nostre competenze. Con una tale politica queste popolazioni, forse, potrebbero risorgere nelle loro terre.

Gli emigrati italiani, e quindi gli emigrati sangiovannesi, prima di raggiungere un Paese straniero erano sottoposti a una serie di peripezie burocratiche e di controllo. Prima di entrare in un Paese straniero dovevano “passare sotto le forche caudine”. Non era un’emigrazione clandestina.

Essi erano chiamati, in base a programmi ed accordi internazionali o anche bilaterali, per prestare la loro opera lavorativa. Quasi tutti gli emigrati sangiovannesi avevano un mestiere, ed erano persone molto qualificate: meccanici, falegnami, sarti, ricamatrici, carpentieri, muratori, fabbri, agricoltori ecc. Dovevano avere regolare contratto di lavoro, e se si trattava di andare in U.S.A. o in Canada o nei Paesi dell’America del Sud, dovevano prima ottenere il famoso “Rchiamo” da parte di un parente o di un amico, con relativa garanzia, in moneta sonante, una sorta di fideiussione, in caso il lavoro venisse meno, per non morire di fame e andare a chiedere l’elemosina.

Poi si passava il famoso “Visto” con relativa presa delle impronte digitali (nel caso qualcuno era incline a delinquere, veniva subito identificato e acciuffato dalla polizia e messo in gattabuia), e se non si era di sana e robusta costituzione fisica, addio America!

Di sicuro in tanti Paesi stranieri molti diritti e condizioni di lavoro non erano garantiti appieno, ma gli emigrati sangiovannesi, e non solo, ne erano ben consapevoli, perché per loro, come ho già detto, tutto ciò rappresentava una chance di vita nuova, un’opportunità, un cambiamento, il sogno americano, e, infine, anche l’agognato ritorno, con il raggranellato discreto gruzzolo, raggiunto con grande fatica e sacrificio, per chi lo desiderasse.

Ecco perché non si possono paragonare, in modo menzognero, strumentale e irrispettoso, gli emigrati sangiovannesi agli immigrati attuali. Ecco perché non si può dire: “Quando i migranti erano gli italiani”.

Ma tutto questo non può essere compreso da chi non ha mai lavorato un giorno (forse per sfortuna), e da chi non è mai stato emigrato (forse per fortuna), ma, soprattutto, non può essere mai capito da chi ha sempre vissuto, e vive, seduto alla mangiatoia della politica e della partitocrazia italiane!

Pietro Giovanni Spadafora

Gli italiani non sono sciocchi!

Nessun testo alternativo automatico disponibile.Tutti quelli che hanno contribuito a portare l’Europa e l’Italia nelle condizioni in cui sono ora, parlano della necessità di ricostruire una nuova sinistra, un partito federale e transnazionale con un leader dal basso ( per poterlo manovrare a piacimento), come se la vecchia sinistra e la partitocrazia non fossero responsabili di tutti i disastri fisici, morali, politici, economici e sociali perpetrati ai danni dei cittadini italiani ed europei (corruzione, povertà, disoccupazione, meno servizi, sperpero di denaro pubblico ecc.).

È chiaro che questa gente, con l’aiuto dei mass media reggicoda, cerca in tutti i modi di riverginarsi e riciclarsi. Gli sta venendo meno il terreno da sotto i piedi insieme a tutte le loro prebende.

Ma gli italiani, fortunatamente, non sono ubriachi, né storditi e neppure sciocchi. Non dimenticano!

E, poi, non sono stati mica immersi nel fiume Lete (fiume dell’oblio).

BLOG SGF IN PIAZZA

San Giovanni in Fiore – Cure termali: gravi disagi per tanti anziani sangiovannesi.

L'immagine può contenere: una o più personeCome è noto tanti anziani e pensionati sangiovannesi ogni anno fanno domanda per curarsi presso i vari centri di cure termali sparsi per la Calabria e non solo.

Da più parti ci è stato segnalato, tra cui la nostra attivista Maria Gabriella Militerno con un suo post (https://www.facebook.com/gabriellamiliterno/posts/10211537455741623?__tn__=K-), che a loro danno, già affetti da varie patologie, alcune gravi, vengono perpetrati, a causa della burocrazia,, una serie di disagi.

Ma un disagio, soprattutto, abbastanza grave, sia dal punto di vista logistico che economico, viene perpetrato, sempre a loro danno, da parte di tanti medici di famiglia (pagati profumatamente con soldi pubblici, ossia con i soldi dei cittadini tutti).

Infatti è risaputo che gli anziani e pensionati che si recano alle cure termali, sia in Calabria che fuori, devono essere muniti di regolare impegnativa (senza alcun costo) rilasciata dai propri medici di base.

Ma diversi medici di famiglia sangiovannesi, sebbene siano stati più volte pregati e invitati dai suddetti pazienti a rilasciare loro l’impegnativa rosa (quella giusta), rilasciano, invece, imperterriti e, pare anche consapevoli, l’impegnativa bianca (quella sbagliata).

Ciò reca non pochi disagi agli anziani pazienti sangiovannesi.

Prima perché, spesso e volentieri, non vengono accettati né accolti presso i centri termali, con il rischio di dover rinunciare alle cure, e, poi, perché costretti a trovarsi un medico disponibile, in loco, per farsi rilasciare una nuova impegnativa, pagando una cifra di circa 15 o 20 euro se si è in Calabria, o anche pagare di più se si è fuori regione.

Pertanto, pubblicamente, alle autorità competenti e di controllo, visto il ripetersi di tali procurati disagi, chiediamo di vigilare e di intervenire per porre fine a tali disavventure, vissute dai tanti ignari pazienti, che si ripetono, ormai, da più anni.

Perché sbagliare una sola impegnativa è umano, ma perseverare è diabolico.

Ma, infine, una domanda ci sorge spontanea: a chi giova tutto questo?

Meetup San Giovanni in Fiore in MoVimento

SE QUESTA È UN’UNIONE… (EUROPEA).

Nessun testo alternativo automatico disponibile.
L'immagine può contenere: cielo, nuvola e spazio all'apertoIl principio di solidarietà nell’Unione Europea

Nell’ambito delle prerogative dell’Unione europea viene annoverato anche il principio di solidarietà che ha il fine di salvaguardare e incentivare il benessere DEI CITTADINI EUROPEI tramite l’assolvimento degli obblighi economici, politici e sociali da parte dei governi degli stati membri dell’unione.

Il “Trattato di Lisbona” del 2007 (entrato in vigore dal 2009) ha introdotto una clausola di solidarietà (art. 222) CHE IMPONE AGLI STATI EUROPEI di agire «IN UNO SPIRITO DI SOLIDARIETÀ» con tutti i mezzi possibili, compresi quelli militari, in caso di richiesta di aiuto.

L’Italia, stato membro e fondatore dell’U. E., in materia di immigrazione è stata abbandonata e lasciata da sola.

San Giovanni in Fiore – Comune: probabile balletto di poltrone.

L'immagine può contenere: 1 personaBene ha fatto il Sindaco Giuseppe Belcastro, che rimane una persona perbene e un galantuomo, a ritirare le sue dimissioni. Una crisi amministrativa qui a San Giovanni in Fiore, oggi, non gioverebbe a nessuno.

Ma, dal punto di vista politico-amministrativo, se le voci di corridoio dovessero essere confermate circa un rimpasto di giunta, significherebbe che siamo di fronte alla solita politica con i suoi compromessi, con i suoi ricatti, con i suoi torbidi intrighi, con i suoi riti astratti, con la solita mancanza di nerbo e poco dignitosa, e che non ci ha mai appassionato.

Ci aspettiamo un rilancio dell’azione politico-amministrativa, ma, se, ancora, ciò dovrà avvenire con i nomi delle new entry che girano, sono evidenti le forzature del burattinaio nei confronti dei soliti burattini che nulla hanno a che fare con il bene comune e la crescita di questa nostra comunità.

Vedremo!

Meetup San Giovanni in Fiore in MoVimento

SGF – L’evento in memoria dell’archeologo ed epigrafista GASPARE OLIVERIO.

L'immagine può contenere: 2 personeL'immagine può contenere: 4 persone

 

Di Maria Gabriella Militerno

VERBA FACTA SUNT RES (LE PAROLE SONO DIVENTATE FATTI) 

II EDIZIONE

Lunedì, 20 agosto 2018, dopo circa 19 mesi dal momento in cui abbiamo cominciato a rispolverare la figura di GASPARE OLIVERIO sullo scenario della cultura locale, nell’accogliente e mistica cornice della navatella dell’Abbazia Florense, si è svolta la seconda edizione della cerimonia di consegna delle borse di studio “IN MEMORIA DI GASPARE OLIVERIO”, sempre dietro gentile e generosa donazione del nipote dell’insigne Archeologo ed Epigrafista, il dott. Francesco Antonio Oliverio, che, in quest’occasione, è stato rappresentato soltanto dal suo simpaticissimo e cordialissimo figlio, l’avvocato Angelo, che potremmo, ormai, definire cittadino onorario di questa nostra comunità.

In base al Bando predisposto dai docenti delle sezioni coinvolte, i prof Pino Barberio, Giovanni Belcastro e la sottoscritta, suffragati dalla dirigente, la dott.ssa Angela Audia, secondo le indicazioni della famiglia Oliverio, gli alunni che hanno prodotto domanda sono stati, complessivamente, 5, due per il Liceo Artistico (Serena Romano e Mariuccia Tedesco) e 3 per il Liceo Classico (Giovanni Barberio, Giovanna Pignanelli ed Emilia Talarico). Ebbene, dopo un’attenta analisi, da parte dell’esponente della famiglia Oliverio, presente nei locali della scuola, nella stessa mattinata del 20 agosto, dell’opera figurativa realizzata congiuntamente dalle uniche due allieve del Liceo Artistico, e attraverso un colloquio informale sempre con tutti loro, alla presenza di noi insegnanti, la famiglia, ha deciso di assegnare, ex aequo, la borsa di studio, destinata al Liceo Artistico, alle uniche due concorrenti, e di assegnarla, invece, a uno dei tre concorrenti del Liceo Classico, confessando la sua difficoltà nell’individuarlo, vista la competenza, la capacità e l’impegno dimostrati da ciascuno di loro. Pertanto l’ammontare della borsa di studio, pari a € 1000,00 (mille), di cui € 500,00 per il Liceo Artistico e € 500,00 per il Liceo Classico è stato così distribuito: € 250,00 a Serena Romano e € 250,00 a Mariuccia Tedesco, per il Liceo Artistico, e € 500,00 a Giovanni Barberio per il Liceo Classico.

La premiazione è avvenuta solo alla fine di una coinvolgente manifestazione, durante la quale, dopo i saluti di rito, da parte mia, in qualità di moderatrice, ai presenti, e i ringraziamenti al Sindaco, sig. Giuseppe Belcastro , che mi ha fatto pervenire, prima dell’inizio della cerimonia, un messaggio di scuse per la sua assenza, da trasmettere ai presenti, contestualmente ai saluti, e dopo i ringraziamenti al cordiale assessore alla Cultura e Istruzione, dott.ssa Milena Lopez, che ha voluto fortemente che, anche quest’anno, l’evento fosse inserito nel programma dell’estate Florense, e all’ospite d’onore della serata, il dott. Giovanni Guzzo, già vincitore della trasmissione televisiva di RAIUNO, “SUPERBRAIN-Le supermenti”, è intervenuta la dirigente scolastica, che ha riproposto alcune importanti tappe della vita del noto Archeologo ed Epigrafista al fine di spronare i giovani di questa comunità ad imitare chi nel passato ha dato lustro alla nostra terra.

Subito dopo ha preso la parola l’avv. Angelo che ha portato i saluti del padre e della sorella Francesca, che quest’anno non ha potuto partecipare all’iniziativa per sopraggiunti impedimenti, e ha ribadito le finalità della borsa di studio, presentando ai convenuti il concittadino Giovanni Guzzo. Subito dopo, approfittando di questo profilo, tracciato dall’avv. Angelo, l’assessore, dott.ssa Milena Lopez, ha fatto dono a Giovanni, a nome dell’amministrazione tutta, di una targa come segno di riconoscimento per il fatto di essersi distinto, vincendo addirittura la puntata, nella trasmissione televisiva di cui sopra, dando grande lustro alla comunità tutta e per il fatto di essere ritornato nel suo luogo d’origine come ospite d’onore per impreziosire, con la sua esibizione al pianoforte, l’evento stesso.

Quindi è stato il turno del prof. Giovanni Belcastro, del Liceo Artistico, che ha spiegato l’opera eseguita dalle due allieve e l’obiettivo della stessa, volta ad abbellire la facciata laterale del palazzo che ha dato i natali al noto Archeologo e che, per lavori progettati dall’amministrazione comunale di qualche decennio fa, rimasti incompiuti, dopo la demolizione del fabbricato ad esso contiguo per consentire il collegamento tra Via Florens e la parte più bassa del paese, si presenta fatiscente (vedi foto).
Un breve intervento è stato fatto pure dal prof. Pino Barberio, ormai in pensione, che ha auspicato l’estensione, nell’immediato, dell’intitolazione a Gaspare Oliverio, già esistente per il Liceo Artistico, a tutto l’I.I.S., offrendo la sua disponibilità a collaborare per l’organizzazione di eventi culturali futuri, facenti capo alla nostra scuola.

La mia relazione ha puntato, principalmente, a far emergere ciò che, in questi circa 19 mesi, è stato posto in essere per rimarcare la grandezza del personaggio in questione, come, per esempio, a dicembre 2017, l’annullo filatelico per ricordare il 130° anniversario della sua nascita.

Alla cerimonia avrebbe dovuto partecipare pure il già dirigente scolastico, prof. Elio Valentino, che, purtroppo, per un increscioso intoppo dell’ultimo momento, non è potuto essere presente, ma ha lasciato come segno tangibile della sua presenza un significativo acronimo realizzato con il nome e cognome dell’archeologo, che l’amministrazione comunale ha fatto stampare su cartoncino, da utilizzare come segnalibro, scrupolosomente curato nella grafica da me e dal prof Giovanni Belcastro, distribuito, da alcune allieve dei licei, ai presenti e da me letto.

A conclusione, sempre per ricordare lo spessore culturale del personaggio celebrato nel corso della serata è stata da me letta la parte conclusiva del necrologio, contenuto negli Atti dell’Accademia nazionale dei Lincei, scritto dall’archeologo Attilio Degrassi che, a sua volta, ha utilizzato alcuni appunti di un altro insigne archeologo molto vicino all’Oliverio, il collega Carlo Anti da cui è emersa, oltre che una profonda umanità, anche un’onestà morale e intellettuale infinita appartenuta al nostro illustre conterraneo.

Dopo la proclamazione dei vincitori da parte dell’esponente della famiglia Oliverio, tutto il pubblico presente è stato invitato a trasferirsi in Abbazia, dove lo straordinario Giovanni Guzzo ha preso posto davanti al pianoforte sulla cui tastiera ha fatto scivolare le mani in modo naturale e veloce così da incantare e affascinare tutti sulle note di canti tradizionali locali e di motivi che rappresentano dei capisaldi della musica italiana e non, come le canzoni di Salvatore Adamo, di Adriano Celentano, di Rino Gaetano e di altri. La sua musica, che in alcuni casi ha fatto da base alla melodica voce della bravissima Valentina Audia, ha trasportato in una dimensione da sogno tutti gli ascoltatori affascinati, trasmettendo loro la sensazione di come il buio negli occhi spalanchi orizzonti all’immaginazione.

E dopo questa straordinaria performance di una persona più che speciale, a cui la nostra terra ha dato i natali, seppur con una diversità, e che una madre straordinaria ha salvato dall’emarginazione affidandolo all’educazione di professionisti in tale campo, facendone un gigante, intellettualmente parlando, si è conclusa la seconda edizione della cerimonia di consegna delle borse di studio in memoria di “GASPARE OLIVERIO”.

E non ci può essere due senza tre!

Un grazie di  a tutti voi che ci avete seguiti in questa edificante esperienza!

P.S. Un ringraziamento particolare va a quanti hanno favorito, a vario titolo, la realizzazione dell’evento e all’editore di SILA TV, Antonio Oliverio, che, attraverso le sue riprese professionali, consente a tutti i sangiovannesi sparsi nel mondo, di partecipare a queste iniziative finalizzate a far risaltare quanto di positivo e creativo può offrire la nostra comunità.

https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=10211497267216935&id=1521438049

https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=10211497986714922&id=1521438049

https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=10211498160799274&id=1521438049

https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=10211498264161858&id=1521438049

https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=10211498343563843&id=1521438049

L'immagine può contenere: 10 persone, persone che sorridono, persone in piedi

La durissima reprimenda di Massimo Fini.

L'immagine può contenere: una o più persone, persone sedute e spazio al chiusoSe fossi il Dittatore di questo Paese…

Se fossi il Dittatore di questo Paese nel caso di fatti come quello del crollo del ponte sul Polcevera imporrei il silenzio per almeno un mese a tutti gli uomini politici, di qualsiasi specie, senatori, deputati, consiglieri regionali e comunali, ministri eccezion fatta per i titolari dei Dicasteri di volta in volta competenti e, se proprio sente il bisogno di dir qualcosa, per il Presidente del Consiglio.

Se fossi il Dittatore di questo Paese imporrei il silenzio per almeno un mese ai commentatori dei giornali, facendogli oltretutto con ciò un favore perché in casi come questi non si possono scrivere, nell’immediato, che ovvietà e banalità, quasi sempre, per non dir sempre, irritanti.

Se fossi il Dittatore di questo Paese impedirei a cardinali, arcivescovi, vescovi, preti, frati, omelie consolatorie del tutto inutili, in cui del resto da necrofori professionali sono specializzati, e in cui non possono mancare frasi retoriche prive di senso come quella pronunciata dal Cardinal Bagnasco: “la città non si piega”. Se Genova si piegherà o meno lo potremo vedere solo in futuro, come dopo il terrificante terremoto di Gemona del 1976 vedemmo che i friulani in un solo anno e mezzo avevano ricostruito tutto, mentre per quello del Belice stiamo pagando ancora le accise.

Se fossi il Dittatore di questo Paese impedirei la diffusione di filmini pornografici fatti con gli smartphone da persone che erano nelle vicinanze. E individuati i responsabili li farei acciuffare da quattro giannizzeri e portare sulle parti del ponte ancora più o meno agibili perché li buttino di sotto. Infliggerei pene anche peggiori, all’altezza del loro sadismo, della loro completa mancanza di rispetto, della loro sconcia idolatria dell’audience, a quei direttori di telegiornali e a quei giornalisti che, come quelli di Sky, si sono impadroniti di uno smartphone, abbandonato da qualcuno che si era reso evidentemente conto dell’oscenità che stava compiendo e cercava di dare in qualche modo una mano, e ne hanno riproposto, a buio, l’audio.

Se fossi il Dittatore di questo Paese vieterei per tre giorni la pubblicità prima e dopo i telegiornali, che riesce a trasformare, per un contrasto insopportabile, in una farsa grottesca una tragedia. Sarebbe la mia forma di ‘lutto nazionale’. Al posto di inutili e altrettanto grotteschi ‘funerali di Stato’ dove si è trovato il modo di dividersi in fazioni politiche, inneggiando al governo che nulla di bene, fino a quel momento, aveva potuto fare e contestando l’attuale opposizione che di nulla poteva essersi resa responsabile per il crollo di un ponte finito di costruire nel 1967. Si eviterebbe così anche di scimmiottare gli americani citando i nomi di battesimo di perfetti sconosciuti cari solo a chi aveva rapporti con loro. Un’ipocrisia nauseante.

Se fossi il Dittatore di questo Paese proibirei il minuto di silenzio prima delle partite di calcio. Perché il pubblico è incapace di mantenere il silenzio: applaude. Cosa applaude? La morte di 43 persone.

Infine se fossi il Dittatore di questo Paese mi vergognerei di esserlo. Non è ammissibile che ogni volta che accade una tragedia come questa noi italiani si dia, immancabilmente, a noi stessi e al mondo che ci guarda uno spettacolo di scompostezza che ci umilia e ci disonora.

Massimo Fini

Il Fatto Quotidiano, 21 agosto 2018

CONIGLI

Ognuno è libero di essere elettore di una qualsiasi forza politica, ci mancherebbe altro, ma un vero giornalista, in questo caso una vera giornalista, per essere una vera, libera, obiettiva e autonoma giornalista, nella sua attività, dovrebbe mantenere una debita distanza dalle forze politiche tutte, e non scrivere a senso unico contro tutti e mai contro la sua forza politica.

Sapevamo che Lucia Annunziata ha sempre scritto pro sinistra e contro le altre forze politiche, ma in questo post è onesta. Sì, è onesta perché, oltre ad ammettere che è una giornalista di parte, e una vera giornalista non lo dovrebbe mai essere, ha ammesso che questi conigli hanno confermato, con i loro comportamenti, tutto quello che si dice nei loro confronti per la loro pluriennale negativa politica e azione sindacale.

https://www.huffingtonpost.it/lucia-annunziata/conigli-2_a_23505049/?utm_hp_ref=it-homepage

San Giovanni in Fiore – ABBAZIA FLORENSE: Lavori URGENTI di messa in sicurezza sine die.

In considerazione dell’OPERA DI SOMMA URGENZA per la messa in sicurezza dell’ALA EST e lavoro di PRONTO ITERVENTO dell’Abbazia Florense per la tutela dello stesso monumento, ma anche della stessa incolumità dei cittadini tutti, come si evince dalla foto del cartellone allegata, alcune domande sorgono spontanee, come crediamo sorgano spontanee a quei pochi turisti e visitatori che leggono tale cartellone.

In virtù della data d’inizio e dei tempi di esecuzione dei lavori, fissati in 365 giorni, considerata anche la DISPOSIZIONE DIRIGENZIALE DI AFFIDAMENTO LAVORI DI SOMMA URGENZA n. 04 DEL 25/11/2014, essendo trascorsi circa tre anni da quella che sarebbe dovuta essere la data di ultimazione degli stessi, senza vedere alcun risultato, come si giustifica tale ritardo?

Al responsabile del procedimento, nonché progettista e direttore dei lavori, Arch. Pasquale Lopetrone, chiediamo una risposta volta a chiarire, nell’interesse della comunità tutta, tale situazione di stallo, che si protrae ormai già da troppo tempo, e, altresì, chiediamo quando aspettarci l’ultimazione dei lavori.

Inoltre chiediamo, all’ente appaltante e a quello attuatore, ulteriori chiarimenti circa la mancata URGENTE realizzazione del progetto nei tempi previsti.

Infine, essendo d’obbligo, chiediamo al Soprintendente, al Direttore operativo, all’Ispettore di cantiere, a tutte le istituzioni e addetti preposti, la causa della mancata, e sempre URGENTE, realizzazione della messa in sicurezza di quello che è il monumento principe della comunità sangiovannese e non solo, ossia L’ABBAZIA FLORENSE.

Si attendono risposte pubbliche esaurienti!

Meetup San Giovanni in Fiore in MoVimento

Nessun testo alternativo automatico disponibile.

L'immagine può contenere: ponte, pianta, spazio all'aperto e natura

L'immagine può contenere: spazio all'aperto

L'immagine può contenere: spazio all'aperto