SAN GIOVANNI IN FIORE – SANITÀ E OSPEDALE: intervento del deputato M5S Francesco Sapia.

L'immagine può contenere: 1 personaIl deputato calabrese del M5S Francesco Sapia, membro della commissione sanitaria parlamentare, è intervenuto con una richiesta di informazioni urgenti circa la situazione del servizio di cardiologia, sui turni dei medici dell’U.O.S. di Medicina del nostro Ospedale, nonché sulle funzioni del responsabile della Direzione Sanitaria, Ufficio non previsto di autonomia organizzativa e gestionale, non essendo, pare, in possesso dei requisiti richiesti.

In particolare, con una richiesta inviata e diretta al Commissario Asp di Cosenza, Dott. Giuseppe Fico, il deputato Sapia chiede le motivazioni circa la sospensione e la riduzione dell’attività del servizio di Cardiologia per concorrere alla copertura, da parte della responsabile del servizio, dei turni del personale medico del reparto di Medicina.

Ciò andrebbe contro le richieste avanzate dai parlamentari Sapia e Nesci che ne avevano, invece, chiesto il potenziamento sia di orario che di personale medico. Pertanto, il deputato Francesco Sapia, nella sua missiva, ha chiesto un risoluto intervento volto a individuare soluzioni finalizzate a garantire il diritto alla salute dei cittadini tutti.

Chiede, inoltre, il deputato Sapia, chiarimenti riguardo ai turni dell’U.O.S. di Medicina non essendo in linea con le dovute prescrizioni di cui alla legge 161/2014, nonché del ventilato blocco delle prenotazioni delle visite cardiologiche.

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MORALISTI

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In questo nostro mondo succedono, nell’indifferenza totale, tante cose brutte: vendite di armi, guerre, stupri, uccisioni di bambini, donne, coniugi, figli e anziani inermi, corruzione, criminalità, negazione di diritti vari, disinformazione, povertà, fame, disoccupazione giovanile, disabilità ignorata, degrado ambientale e così via.

Ma la cosa strana è che quando qualcosa di brutto succede vicino casa, in tanti indossano l’abito dei moralisti e dei buonisti, ed è proprio in questi momenti che si intravede benissimo tutta la falsità che li riveste.

E sì, perché ci sono decine, centinaia e migliaia di moralisti in giro che hanno un comportamento sociale, politico, elettorale, civile e professionale, totalmente incoerente con quello che dicono.

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San Giovanni in Fiore – Comune: bilancio di previsione 2019/2021 senza crescita e sviluppo.

L'immagine può contenere: cielo e spazio all'apertoIl bilancio di previsione 2019/2021 della nostra Città, presentato mercoledì scorso durante la seduta consiliare, discusso, votato e approvato dalla maggioranza, sebbene vicini alla fine del dissesto finanziario, non porta con sé nessuna novità.

Va subito detto che se anche fra qualche settimana vi sarà la fine del dissesto finanziario del nostro Comune, ciò non è dovuto ad un risanamento reale dei conti, ma ad un mutuo (prestito) di circa 3 milioni e mezzo di euro (circa 7 miliardi delle vecchie lire) il quale, per i prossimi anni, insieme agli interessi da pagare, peserà sulle spalle dei sangiovannesi. Si continua a dopare il dissesto finanziario, debiti sopra debiti.

Fermo restando la garanzia di servizi essenziali di base, erogazione acqua, raccolta rifiuti, mense scolastiche, pagamento spese del personale, vigili urbani, vigili del fuoco, lavoratori LSU , LPU ecc., per il resto si conferma la mancanza di sviluppo e crescita per questa nostra comunità.

L’impoverimento in ogni settore è sotto gli occhi di tutti. È vero, sono aumentate diverse richieste di licenze per negozi e qualche attività, ma non si dice che dopo pochi mesi andranno quasi tutte chiuse.

San Giovanni in Fiore ha enormi problemi: disoccupazione, non si creano le condizioni per poterla diminuire; spopolamento, non si creano le condizioni per arrestarlo; imposte e tasse comunali, sono al massimo, eccessive, ma non si accenna a diminuirle; immobili comunali fatiscenti, ma senza alcuna prospettiva di recuperali e farli fruttare, e potremmo continuare.

Si registra, inoltre, un drammatico calo dei consumi, calo continuo in modo evidente e preoccupante, che mette in difficoltà quelle poche attività e famiglie che tirano a campare.

Il centro storico di San Giovanni in Fiore è sempre meno frequentato soprattutto per l’assenza di una programmazione di eventi e di recupero di parte importante dei nostri monumenti principali capaci di attrarre cittadini e turisti.

Forte l’impegno, la volontà e l’onestà del Sindaco Belcastro per il recupero del nostro centro storico, ma esso continua a perdere competitività, bloccato da decenni da conflitti d’interesse che regnano tra la politica, la chiesa e pochi interessi privati.

Tanti giovani sangiovannesi, dopo gli studi universitari, sono costretti a trasferirsi altrove in cerca di lavoro. Di qualche progetto “smart” non se ne vede nemmeno l’ombra. La digitalizzazione del Comune è sempre più necessaria al fine di velocizzare e rendere più efficiente e meno costoso il rapporto coi cittadini, gli enti e quelle poche imprese, ma dalla Giunta non se ne sente parlare.

Nel bilancio di previsione non vi è nulla di significativo per l’eliminazione delle barriere architettoniche, si continua con l’andazzo di sempre mentre i diversamente abili continueranno a vivere con le difficoltà di sempre, né vi è qualcosa di significativo per migliorare le condizioni e le criticità di tante scale e gradinate del centro paese che continuano, dopo decenni, a rimanere lì in attesa di una qualche manutenzione.

Sulla lotta agli incivili che continuano a spargere rifiuti su tutto il territorio le risorse sono insufficienti e l’installazione delle telecamere di videosorveglianza nei vari punti probabilmente non saranno mai installate.

Comprendiamo le difficoltà in cui si opera e si amministra, apprezziamo l’impegno costante e la forte volontà del Sindaco e della Giunta per migliorare le condizioni della nostra comunità in una condizione di difficoltà finanziaria, ma mancano una strategia e una programmazione in settori strategici che possano garantire sviluppo e lavoro, turismo, commercio, cultura, ambiente, ritorno dei giovani e ripopolamento, sotto ogni settore, del territorio.

Bene, infine, l’idea di creare una commissione ad hoc per porre mano all’emergenza del randagismo e dei cani aggressivi che ormai imperversano sull’intero territorio!

Tuttavia, per quanto ci riguarda, considerate tutte le difficoltà sul campo, e tutte le condizioni in cui è stata trovata la situazione di bilancio comunale, a causa di tanta decennale miope politica, considerata la conduzione della macchina amministrativa, ma, soprattutto, considerata la volontà di voler fare bene, la Giunta Belcastro merita la votazione di una buona sufficienza.

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La POMPOSITÀ della RESISTENZA.

L'immagine può contenere: nuvola e cieloMino Maccari scriveva: “I fascisti si dividono in due categorie: i fascisti propriamente detti e gli antifascisti”.

Sia chiaro! Non nutro alcun disprezzo per la Resistenza, ma ho il massimo rispetto della Resistenza e dei suoi veri e reali protagonisti; per quei pochi che sono ancora vivi e per i tanti che sono morti.

Fatta questa premessa vorrei ricordare un episodio della Resistenza. Ce ne sono tanti simili, da una parte e dall’altra. E chi conosce la nostra storia più recente lo sa.

Il 30 aprile del 1945, in un paesino in provincia di Vicenza, se non sbaglio di nome Pedescala, a guerra ormai finita, i partigiani assaltarono una colonna di tedeschi in ritirata, ammazzandone 7. I tedeschi tornarono indietro e, per rappresaglia, uccisero 63 abitanti del paesino.

In un episodio del genere, sono convinto, non vi sia nulla di eroico se non il fatto di essere stati tutti ammazzati senza neanche sapere perché. E la vera grandezza d’animo degli uomini penso che consista nel saper riconoscere gli errori commessi e non nel volere apparire eroi a tutti i costi.

Ma il fatto è che, oggi, a quasi 75 anni dalla fine della guerra, la retorica del resistenzialismo e la demonizzazione del fascismo sono ancora due costanti della vita e della politica italiane.

La retorica della Resistenza (non la Resistenza che comunque è stato un movimento ben più limitato di quanto alcuni vorrebbero farci credere) e la demonizzazione del fascismo (non i pareri negativi sul periodo fascista) sono due questioni che ormai dal lontano 1945 vanno di pari passo, e che sono giovate ad alcune operazioni tutt’altro che sincere di cui ne paghiamo le conseguenze ancora oggi.

Grazie all’ampollosità della Resistenza e alla demonizzazione del fascismo, noi italiani abbiamo fatto finta di aver vinto una guerra che abbiamo perso, evitando con ciò di fare un vero esame di coscienza che forse allora sarebbe stato tanto utile.

Dal 25 aprile 1945 in poi, all’improvviso, il 90% degli italiani che erano fascisti, sono diventati tutti antifascisti, ed il fascismo è diventato, ad un tratto, un fatto con il quale né il popolo italiano né la storia di questo nostro Paese avessero qualcosa da vedere.

Dal punto di vista politico, invece, il mito della Resistenza e la demonizzazione del fascismo sono serviti ai due più grandi partiti politici storici del dopoguerra: al PCI che si è appropriato in toto della Resistenza, e alla DC che, per decenni, l’antifascismo e la paura del ritorno al fascismo, sono serviti ad accalappiare voti a proprio vantaggio.

E cosi la pomposità della Resistenza e la demonizzazione del fascismo hanno contribuito, e ancora oggi contribuiscono, ad incancrenire il dibattito politico italiano con polemiche, che dovrebbero essere ormai superate, che a nulla sono servite, e che a nulla servono, facendoci bloccare su problemi vecchi e non facendoci capire ed affrontare, con efficacia, quelli nuovi, ostacolandone la comprensione e seminando di qua e di là una serie di equivoci.

Sarebbe ora di smetterla con questa ampollosità e questa retorica della Resistenza, con il fascismo, l’antifascismo, ritorno del fascismo, demonizzazioni varie e chi più ne ha più ne metta! Perché abbiamo tutti il dovere, e il sacrosanto diritto, di guardare avanti, al nostro futuro, all’avvenire di questa nostra Italia, senza più la zavorra di una eccessiva reverenza verso un periodo, comunque buio, della nostra recente storia.

Pietro Giovanni Spadafora

SAN GIOVANNI IN FIORE – SANITÀ: spreco di denaro pubblico e LEA allo zero.

L'immagine può contenere: una o più persone, occhiali e primo pianoNella sanità sangiovannese si spreca molto denaro pubblico, ma il punteggio dei livelli essenziali di assistenza (LEA) è sotto il minimo previsto dalla legge, quasi allo zero.

Eppure per quanto riguarda medici, infermieri e tutte le figure sanitarie vi sono turni di lavoro di 24 ore continuative. Sì, avete capito bene! Turni di lavoro di ventiquattr’ore continuative!

Questi turni non vengono effettuati perché vi sia un’esigenza di richieste di prestazioni sanitarie da parte dei cittadini utenti, o perché vi siano una miriade di ricoveri ecc., o perché siano a pieno regime tutti i servizi sanitari previsti dalla legge, ma perché devono essere semplicemente coperti i turni! Tutto questo si trasforma, ovvio, in uno spreco di denaro pubblico in quanto molte ore lavorative vengono pagate come prestazioni di lavoro aggiuntivo e lavoro straordinario. Turni, spesso e volentieri, senza voler colpevolizzare gli operatori, in cui si fa quasi niente.

Tutto questo è un’anomalia, uno spreco di denaro pubblico: i turni non corrispondono ai servizi sanitari previsti dalla legge per gli utenti cittadini, ma hanno costi altissimi. E anziché corrispondere servizi adeguati ai costi, addirittura vengono soppressi e chiusi quei pochi servizi, come è successo con l’ambulatorio di cardiologia. Qui a San Giovanni in Fiore, se hai bisogno di un semplice tracciato, un elettrocardiogramma, è un problema.

Certo questi sono anche gli effetti del mancato potenziamento della sanità sangiovannese con i relativi servizi, del mancato turn-over e delle mancate assunzioni del personale, del mancato aumento dei posti letto per tutto il nostro paese e comunità limitrofe, ma la realtà è questa.

Non solo, ma vi è, soprattutto, un’anomalia sotto il profilo giuridico e legale, in quanto i turni di lavoro di 24 ore continuative, non rispettano le 11 ore di riposo continuativo tra un turno e l’altro, per il recupero psico-fisico dell’operatore, come da normativa europea, mettendo a rischio, magari, la salute di quei pochi pazienti che si trovano costretti a richiedere una qualche prestazione sanitaria.

La soluzione a tutto ciò non può più essere procrastinata, non solo per lo spreco di denaro pubblico a fronte di un’assenza dei LEA, ma soprattutto perché il diritto alla salute dei sangiovannesi non è minimamente garantito come prevede la nostra Carta Costituzionale.

Nel contempo auspichiamo che con il nuovo Decreto sulla Sanità Pubblica calabrese ci sia un’inversione di tendenza correggendo tali anomalie, non più sopportabili dalla comunità sangiovannese e non solo!

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SGF, POLITICA e TECNOLOGIA – Elezioni: utilizzeremo anche noi questo sistema tecnologico al posto delle schede elettorali cartacee?

L'immagine può contenere: 2 persone, persone che sorridono, persone sedute, vestito elegante e spazio al chiusoGià il M5S, all’interno della sua organizzazione politica, utilizza la tecnologia. Sarà utilizzata, quanto prima, anche per i vari tipi e livelli di elezioni pubbliche in Italia?

Lo Stato statunitense del West Virginia nel 2020 voterà con sistema Blockchain.

Il West Virginia, lo Stato statunitense in cui governò “JOE MANCHIN”, di origini sangiovannesi, dal 2005 al 2011, e oggi senatore, l’attuale Governatore, dal 2017, è James Conley Justice Jr. (ex repubblicano fino al 2015 poi passato nelle file democratiche), sarà il primo stato degli Stati Uniti, avendo già utilizzato il voto su blockchain nelle elezioni di medio termine, ad utilizzare, molto probabilmente, la stessa tecnologia per le elezioni presidenziali del 2020.

Prima questo processo è stato limitato agli elettori militari all’estero, ora le elezioni del 2020 potranno vedere l’implementazione in tutto lo Stato del West Virginia da parte di tutti i cittadini, attraverso smartphone, Android o Apple, come ha dichiarato il direttore delle elezioni dell’Ufficio del Segretario di Stato del West Virginia Donald Kersey:

“Non stiamo dicendo che il voto mobile sia la migliore soluzione al problema, non stiamo dicendo che la tecnologia blockchain sia la migliore soluzione per l’archiviazione dei dati in tutta sicurezza”, ha dichiarato Kersey “Quello che stiamo dicendo è che è meglio di quello che abbiamo.”

SGF IN PIAZZA

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Ma cos’è il sistema Blockchain?

La blockchain (letteralmente “catena di blocchi”) è una struttura dati condivisa e immutabile. È definita come un registro digitale le cui voci sono raggruppate in “pagine” (dette blocchi), concatenate in ordine cronologico, e la cui integrità è garantita dall’uso di primitive crittografiche. Sebbene la sua dimensione sia destinata a crescere nel tempo, è immutabile in quanto, di norma, il suo contenuto una volta scritto non è più né modificabile né eliminabile, a meno di non invalidare l’intera struttura.

La blockchain è dunque assimilabile a un database distribuito, gestito da una rete di nodi, ognuno dei quali ne possiede una copia privata. Non è richiesto che i nodi coinvolti conoscano l’identità reciproca o si fidino l’un l’altro. Difatti, per garantire la coerenza tra le varie copie, l’aggiunta di nuovo blocco è globalmente regolata da un protocollo condiviso. Una volta autorizzata l’aggiunta del nuovo blocco, ogni nodo aggiorna la propria copia privata: la natura stessa della struttura dati garantisce l’assenza di una sua manipolazione futura.

Grazie a tali caratteristiche, la blockchain è considerata paragonabile alle banche dati e ai registri gestiti in maniera centralizzata da autorità riconosciute e regolamentate (pubbliche amministrazioni, banche, assicurazioni, intermediari di pagamento, ecc.), e ne rappresenta pertanto un’alternativa in termini di sicurezza, affidabilità e costi.

Fonte Wikipedia, enciclopedia libera.

Qualche battuta divertente su Pasqua e Pasquetta.

Nessuna descrizione della foto disponibile.

– La vita è come una sorpresa dell’uovo di Pasqua: ti aspetti una serie di meraviglie e ti arrivano solo portachiavi.
(RudyZerbi, Twitter)

– Buona Pasqua a tutti quelli che trovano sempre il pelo nell’uovo.
(pellescura, Twitter)

– Secondo me la colomba è un panettone che non ha smesso di sognare.
(IlReverendo, Twitter)

– Se tolgono Pasqua e Natale il 90% delle palestre chiude entro 6 mesi.
(dbric511, Twitter)

– “Che fai a pasquetta?”
“Giro.”
“In centro?”
“No. Alla larga.”
(sonopazzaio, Twitter)

– Pensieri di un gallo. Si avvicina la Pasqua. “Se penso all’agnello, mi si accappona la pelle”.
(Carlo Gragnani)

– “Sto una Pasqua”
“Sei Felice?”
“No, sembro un uovo”
(Zziagenio78, Twitter)

– Che questa pasqua possa far risorgere anche il cervello di qualcuno.
(Anonimo)

– Ho mangiato così tante uova che sono sul tuorlo di una crisi di nervi.
(ilmarziano1, Twitter)

– Adoro la cioccolata cosi tanto che quando apro un uovo di pasqua spero sempre che la sorpresa sia un altro uovo di pasqua.
(Postofisso2012, Twitter)

– Cosa hai trovato nell’uovo di Pasqua?
Un ombrello, per la Pasquetta.
(blackrefuso, Twitter)

CLIMA: niente è cambiato!

L'immagine può contenere: 2 persone, spazio all'apertoIl problema base è lo stesso in tutto il mondo ovvero che nulla viene fatto per arrestare la catastrofe ecologica.

Oggi il simbolo che ha dato vita a un movimento quasi planetario, per sensibilizzare i governi e le istituzioni mondiali a porre un qualche rimedio a tale catastrofe, è Greta Thunberg, attivista sedicenne svedese.

Niente è cambiato!

E io penso che nulla cambierà!

Lo penso perché o si farà un passo indietro, modificando il nostro stile di vita e il modo di produrre, in particolare in Occidente, o prima o poi, ma più prima che poi, sarà un qualche botto a farci fare un bel salto indietro di qualche periodo azzerando tutto e tutti.

La cosiddetta catastrofe ecologica, come è risaputo, è provocata da diversi fattori e sostanze inquinanti.

Il filosofo greco antico Democrito diceva che in natura “nulla si crea e nulla si distrugge”.

L’idea che il rifiuto industriale possa essere eliminato è semplicemente utopica. Prendiamo, tanto per fare un esempio, il nostro più recente metodo di smaltimento dei rifiuti sul quale tanti di noi ottimisti tecnologici puntiamo: il riciclaggio. Intanto anche gli impianti di riciclaggio producono un circa 30-40% di scorie, un concentrato di sostanze altamente inquinanti, e l’altro 60% in genere sono prodotti così scadenti che nessuno li vuole, per cui se ne fa un grande stoccaggio. Ma a un certo punto bisogna anche sbarazzarsi di questo enorme stoccaggio e tutto finisce in qualche forno inceneritore producendo a sua volte scorie. E si incomincia da capo.

Il problema dello smaltimento dei rifiuti industriali e non, non si risolve con il ricorso a tecnologie sempre più sofisticate drogando ulteriormente il sistema, come inconsapevolmente ci illudiamo e si illudono tutti i banditori e i cantori del progresso ad oltranza. È semplicemente irresolubile.

Inutile nascondere scorte nucleari in cunicoli scavati nella roccia, o a 400 metri di profondità nel mare, o bruciandoli rendendo volatili determinati concentrati che prima erano solidi e ingombranti, non cambia assolutamente niente. Non esistono soluzioni miracolose! Ed è certo che quella cui siamo di fronte è un’emergenza mondiale.

Un altro grande, serio e irrisolvibile problema, e lo sappiamo tutti, anche se continuiamo a girarci intorno, è determinato dall’altra faccia della civiltà dei consumi. Il rifiuto non è altro che quella faccia invisibile, silenziosa, becera e, quasi, direi, criminale, della civiltà del consumismo.

(Oggi la confezione di un uovo di Pasqua contiene quasi il 50% di materiali, otre alla sorpresina, che, dopo un istante dall’apertura e dalla rottura di esso, diventano rifiuti)

O ci convinciamo a ridurre i consumi, a produrre di meno, a rinunciare a determinati stili di vita, stupide abitudini, nonché a principi malati e demenziali dell’”usa e getta” e dell’”obsolescenza programmata dei prodotti”, accettando di ridimensionarci, oppure sarà inutile piangere lacrime di coccodrillo. Perché la nave, possiamo dire planetaria, su cui viaggiamo, così com’è messa, non potrà che affondare.

Saremo capaci, saranno capaci le nuove generazioni ad invertire la tendenza? Ci vorrà molta intelligenza, molta pazienza e tanta volontà! Nutro molti dubbi che si ci riuscirà, non per altro, ma per il semplice fatto che l’imbecillità della maggioranza ha sempre prevalso.

La realtà è che stiamo continuamente a violentare la natura, il nostro unico e solo bellissimo pianeta senza rendercene conto, e al posto del nostro mondo naturale ne abbiamo creato uno artificiale e tecnologico, e pare che tutto ci sia sfuggito dalle mani senza essere più in grado di governarlo.

Il resto sono tutte fandonie, solo sozze e sudicie fandonie!

Pietro Giovanni Spadafora

E se si verificasse un “INTERNET DOWN”?

Nessuna descrizione della foto disponibile.Ancora un altro “blackout” dei social per circa tre ore. E ancora una volta sono andate in tilt Facebook , Whatsapp e Instagram, le tre piattaforme dell’impero Zuckerberg.

Il down di domenica 14 aprile arriva a un mese esatto da quello del 13 marzo scorso considerato il più “lungo” della storia con 14 ore di disservizi.

A parte i danni e le perdite economiche in generale, molti soggetti: persone fisiche, aziende, istituzioni e servizi vari, sono piombati nel panico per il semplice fatto che non potevano più comunicare tra loro. Tutto ciò ha determinato una serie di conseguenze incalcolabili mettendo a rischio un sistema di informazioni necessarie anche per la sicurezza delle persone in tutto il mondo.

Eppure si è trattato solo di un “blackout” che ha riguardato solo alcuni social netwok.

Ora immaginiamo cosa succederebbe se si verificasse un “INTERNET DOWN”.

No? Non possiamo immaginarlo?

Il grande René Magritte, il maggiore pittore del surrealismo, sosteneva che “la realtà non è mai come la si vede: la verità è soprattutto immaginazione”.

E forse è vero!

Perché nulla di più reale esiste. Immaginare rappresenta un forte e grande potere e, soprattutto, un modo molto efficace per rendere tangibili le cose, i pensieri e le idee di questo nostro mondo.

Ma anche Frida Kahlo: “Niente è assoluto. Tutto cambia, tutto si muove, tutto gira, tutto vola… e va via!”

E ancora Charlie Chaplin: “Più che di macchine, abbiamo bisogno di umanità. Più che di intelligenza, abbiamo bisogno di gentilezza e bontà”.

Ed infine la predizione dell’ incendio di Notre-Dame in un passo del romanzo di Victor Hugo, “Notre Dame de Paris” (1831), dove si parla di “una grande fiamma che montava tra i due campanili”.

INTERNET è la Rete di collegamenti informatici a livello planetario che permette la connessione e la comunicazione tra loro di reti locali di computer e banche dati, rendendone disponibili agli utenti le informazioni sotto tantissime forme.

INTERNET è come un’infrastruttura autostradale mondiale, globale, internazionale, planetaria su cui viaggiano banche dati e informazioni dei governi, di istituzioni internazionali, militari, di sicurezza, bancari, di borse valori, economici, sanitari, ambientali ecc. ecc.

Con un “INTERNET DOWN” crollerebbe il mondo. Si azzererebbe tutto. Un “blackout” dalle conseguenze e dai danni incalcolabili. Si piomberebbe, in un attimo, nel caos più totale e distruttivo che si possa immaginare.

La domanda è: siamo preparati, il mondo, i governi, le istituzioni internazionali ecc., sono preparati a un’eventualità del genere?

Esiste un piano B ad un eventuale “INTERNET DOWN”?

Non solo! In che rapporti è tutta questa nuova tecnologia con la natura?

Del resto anche Sir Francis Bacon, poi italianizzato in Francesco Bacone (Londra, 22 gennaio 1561 – Londra, 9 aprile 1626), filosofo, politico, giurista e saggista inglese, sostenitore e strenuo difensore della rivoluzione scientifica, aveva così presente la delicatezza e la rischiosità dei rapporti con la natura, e affermava: “L’uomo è il ministro della natura, alla natura si può comandare solo obbedendo ad essa”.

Oggi questo avvertimento di Bacone è stato spazzato via dall’impetuosità, dall’accelerazione, dalla potenza stessa della rivoluzione tecnologica, dalle nuove tecnologie e dai suoi risultati spettacolari.

Dove ci porterà tutto ciò?

Probabilmente ci siamo già cacciati in una via senza uscita.

Però una cosa è certa: la rivoluzione industriale, le nuove tecnologie, Internet, Facebook , Whatsapp, Instagram ecc., sebbene abbiano facilitato tantissimi compiti delle attività umane, non hanno aumentato la libertà , la democrazia, l’uguaglianza, la cultura, la qualità della vita e la felicità dell’uomo.

Questa è la verità, anche se al nostro sensorio smarrito non piace sentirla e copriamo quotidianamente la sua voce con ogni sorta di pie illusioni e di stordimento.

E questa folle corsa a una sempre più sofisticata tecnologia, con l’intima logica dell’ottenimento del massimo risultato con il minimo sforzo, ormai, come tutti ne siamo consapevoli, non può essere più arrestata.

Vedo noi uomini tecnologici, le cosiddette Generazione Y, Millennial Generation, Generation Next, Net Generation, nonché i cosiddetti nativi digitali, scendere una rapidissima strada su una bellissima bicicletta senza freni lasciandoci andare all’ebrezza della velocità e alla facilità della discesa.

Mi pare, però, che, ora, la velocità continui ad aumentare sempre di più facendosi insostenibile, al punto che, probabilmente, ma spero non succeda mai, ad una qualche curva prima o poi potremmo finire fuori strada.

Tuttavia, nessuno e nessuna cosa, oggi, come ho già detto, può fermare la tecnologia. E con il sole in fronte, con emozione e convinzione, tutti noi, portiamo nel cuore queste meravigliose scoperte, con speranza ed entusiasmo, sperando di potere ancora proseguire in questo percorso fatto di incanto e stupore.

Pietro Giovanni Spadafora