SGF – FINE LEGISLATURA ANTICIPATA?

L'immagine può contenere: spazio all'apertoSan Giovanni in Fiore – Amministrazione Comunale

Considerata la baruffa in seno all’Amministrazione Comunale, nonché le gravi affermazioni di consiglieri della stessa maggioranza, con relativo abbandono della stessa, invitiamo il Sindaco, Presidente del Consiglio e la stessa Giunta, ad essere chiari e trasparenti nei confronti della comunità sangiovannese tutta.

Si verifichi se ci siano ancora le condizioni di una tenuta della stessa maggioranza per poter portare a termine, con la dovuta dignità, quest’ultimo scorcio di legislatura. In caso contrario se ne traggano le naturali conseguenze!

Non si può far finta che non sia successo nulla!

Sarebbe inutile andare avanti con spreco di tempo e denaro (pubblico).

Meetup San Giovanni in Fiore in MoVimento

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LETTURE

L'immagine può contenere: 1 persona, persona seduta, tabella e spazio al chiusoE poi ci sono anche gli intellettuali e i moralisti corrotti.

Perché una società i cui politici sono corrotti può recuperare, ma una società in cui gli intellettuali e i moralisti sono più corrotti di coloro cui pretendono di far la morale non può che precipitare nel caos.

Di Massimo Fini

La crisi politica è figlia della fine degli intellettuali.

Nel 1959 Elémire Zolla, personaggio outsider difficilmente inquadrabile in qualche scuola di pensiero, scrisse il suo libro più famoso: Eclissi dell’intellettuale. L’intellettuale è una figura proteiforme, sfuggente, omnicomprensiva, ed è difficile darne una definizione. Per restringere il campo prendiamo a prestito quella che ne dà lo scrittore Antonio Scurati: “Un professionista della parola meditata, ragionata, raffinata e sapiente”. Quindi il possessore di un’idea forte capace di influenzare e addirittura, a volte, di dar forma a una società. Per molto tempo gli intellettuali per eccellenza, capaci di imporre il loro pensiero, sono stati i filosofi. Aristotele, nato nel 384 a.C., ha condizionato e plasmato l’intera cultura europea del Medioevo. Ipse dixit. Morto il pensiero aristotelico è stato sostituito da quello illuminista di cui Kant e Hegel sono i principali esponenti, pensiero sul quale si sostiene l’attuale modello di sviluppo. Ma dalla metà dell’Ottocento in poi hanno avuto molta influenza anche pensatori che non possiamo definire in senso stretto filosofi, ma piuttosto sociologi o storici o economisti o tutte e tre le cose insieme: Max Weber, Werner Sombart, Georg Simmel e in Italia Giuseppe Prezzolini e Benedetto Croce. E’ chiaro che siamo costretti ad usare l’accetta perché non vogliamo, né siamo in grado, di fare una storia del pensiero occidentale dalle sue origini a oggi. Speriamo che il lettore ci perdoni. Ma anche nella prima parte della seconda metà del Novecento abbiamo avuto autori, in genere artisti ma persino giornalisti (pensiamo in particolare a Pasolini e a Montanelli) capaci di avere una forte presa sulla società. Oggi, sia pur in modo graduale, come aveva intuito Elémire Zolla, l’intellettuale è scomparso dalla scena. E’ stato sostituito dagli influencer, cioè persone in grado al più di fare tendenza sul piano del costume o di essere essi stessi tendenza, continuamente superati dalla velocità cosmica che hanno preso le comunicazioni. Costoro non indicano, né possono farlo per la “condradizion che nol consente”, una direzione duratura. Da costoro puoi sapere come ti devi vestire o come ti devi atteggiare se vuoi essere à la page. Tutto qui. Della stessa stoffa sono i conduttori di talk.

Non ci sono più gli intellettuali. Ecchisenefrega potrebbe dire il lettore che ha avuto la pazienza di seguirci fin qui. Ma il problema non è questo. E’ che oggi manca un pensiero che pensi se stesso, che ci dica cioè o almeno ci indichi dove stiamo andando (alle famose domande cosmogoniche “chi siamo”, “da dove veniamo”, la filosofia, consapevole della sua impotenza, ha da tempo rinunciato a rispondere). L’ultimo filosofo propriamente detto, attivo negli anni Trenta, è stato Martin Heidegger che ha posto, in modo laico, il fondamentale problema della tecnica e della sua ambivalenza sulla quale noi contemporanei continuiamo a navigare senza però più porci, a differenza di Heidegger, nessuna domanda. Viaggiamo su un treno tecnologicamente avanzatissimo, che per sua coerenza interna deve aumentare di continuo la velocità, sballottati di qua e di là da questa stessa velocità che ci provoca stress, angoscia, depressione, nevrosi, ma ottusamente inconsapevoli che in tal modo stiamo accorciando il nostro futuro. Una fine ingloriosa che ci saremo ampliamente meritati.

Massimo Fini

Il Fatto Quotidiano, 26 novembre 2019

CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE.

L'immagine può contenere: scarpe e testo

SIAMO ASSEDIATI DAL MALTEMPO CON TUTE LE SUE NEFASTE CONSEGUENZE, MA CIÒ NON PUÒ DISTRARCI DAL NON ESSERE DECISAMENTE INDIGNATI PER QUELLO CHE ANCORA OGGI ACCADE ALLE DONNE!

Per tutte le violenze consumate su di Lei,
per tutte le umiliazioni che ha subito,
per il suo corpo che avete sfruttato,
per la sua intelligenza che avete calpestato,
per l’ignoranza in cui l’avete lasciata,
per la libertà che le avete negato,
per la bocca che le avete tappato,
per le ali che le avete tagliato,
per tutto questo:
in piedi, Signori, davanti ad una Donna.

(William Shakespeare)

M5S – Elezioni Calabria e la ridicolaggine.

L'immagine può contenere: testoTutto all’improvviso, in tutta Italia, il popolo cinque stelle è stato chiamato, sulla piattaforma Rousseau, a votare se in Calabria ed Emilia Romagna si dovesse partecipare o meno alle elezioni regionali che si terranno il prossimo 26 gennaio 2020.

In tutta Italia hanno votato 27.273 persone.

8.025 persone (29,4%) hanno detto no alla partecipazione;

19.248 persone (70,6%) hanno detto si alla partecipazione.

Di queste 19.248 persone quante saranno le calabresi?

Scusate, ma se non è ridicolaggine questa, allora cos’è?

C’era proprio bisogno di innescare tutta questa messinscena facendo perdere ulteriore credibilità e provocando le dimissioni, adesso rientrate, del coordinatore per le elezioni calabresi?

BUONA FORTUNA A TUTTI!

BLOG SGF IN PIAZZA

FINE DEL M5S?

L'immagine può contenere: notteM5S: a prescindere dai risultati, tale tempistica e tali metodi ci sembrano tutto uno scherzo.
Sì, diteci che il M5S è stato tutto uno scherzo!

Di Maria Gabriella Militerno

IL BLACK THURSDAY DEL M5S

Rimettere agli iscritti del M5S di tutta Italia la decisione di presentare una lista per le regionali in Calabria e in Emilia Romagna è un comportamento vergognosamente PILATESCO!!!!!

Qualcuno, in un delirio di onnipotenza, si è bevuto letteralmente il cervello!
Solutio facilior sarebbe proprio quella di non presentare una lista del M5S in Calabria e in Emilia Romagna, per scaricarsi di ogni responsabilità!

Ormai siamo arrivati al punto in cui il M5s si scioglierà come neve al sole!
Siamo destinati a diventare il Movimento delle traveggole!
Ormai la visione di chi ci ha creduto è tutta NERA!

VERGOGNA!!!!
Un’attivista delusa
Maria Gabriella Militerno

CALABRIA – POLITICA

L'immagine può contenere: naturaTra autocandidature, teste dure, forzature, passi indietro, mai un partito, civismo come panacea, porte sbattute in faccia, gente da rottamare, corse solitarie, nessun accordo, ripescaggi, riesumazioni, endorsement vari, minacce di espulsioni, nessuna prospettiva di sviluppo né alcun programma per la Calabria,

È SUBITO SERA!

SGF – POLITICA: l’ingenuità della gente e di tanti giovani.

L'immagine può contenere: una o più persone e spazio all'apertoLa cosa tragicomica è che alcuni faccioni e parrucconi locali, esponenti ed ex esponenti della vecchia politica sangiovannese, regionale e nazionale, quando in qualche uscita pubblica si mettono a parlare, sprizzano purezza e candore da tutte le parti, credendosi, e facendo credere agli altri, che siano delle anime vergini.

Gente che, avendo avuto, e, forse, ancora oggi ha, le mani in pasta, ha prodotto esclusivamente danni irreparabili, sotto ogni aspetto e settore, per la comunità sangiovannese. E oggi, malgrado le condizioni della Città di San Giovanni in Fiore e della Calabria siano sotto gli occhi di tutti, questa gente cerca di rilanciare amici, sodali e parenti diretti, pretendendo di dispensare consigli, non certo per il bene comune, ma per provocare ulteriori danni, nell’attività politico-amministrativa locale.

Ma la cosa più comica, ma anche dolorosa e drammatica, è che ci sono tanti di quei boccaloni che abboccano.

Ehilà, SVEGLIA! INFORMATEVI!

BLOG SGF IN PIAZZA

SAN GIOVANNI IN FIORE – L’ala dell’Abbazia Florense.

L'immagine può contenere: cielo, nuvola e spazio all'apertoDi Meetup SGF in MoVimento

Quando le istituzioni si incontrano per parlare e affrontare le tematiche della comunità è sempre un fatto positivo.

Questa mattina si è svolta una riunione, presso i locali abbaziali, tra Curia, Centro Internazionale di Studi Gioachimiti e Amministrazione Comunale.

L’argomento è stato quello dell’accessibilità e fruibilità al pubblico dell’Abbazia Florense.

Dalle varie notizie di stampa e social network abbiamo appreso, però, che di tutto si è parlato tranne che della tematica più importante ed irrisolta, ossia che in una importantissima e vasta ala dell’Abbazia Florense risiede, ormai, da tantissimi anni, una RSA. Cosa inaudita in un bene architettonico, culturale e centro di spiritualità internazionale.

Non si comprende il silenzio né i timori di tali istituzioni locali nell’affrontare e discutere, serenamente, questa incresciosa situazione che priva tanti cittadini e turisti di godere in modo integrale del monumento più importante della Città di San Giovanni in Fiore e non solo.

Si potrebbe obiettare che non se ne parla in quanto vi è un contenzioso in corso.

È vero! Ma la forza e la pressione delle istituzioni vanno messe in moto soprattutto in questi casi.

Ma nulla a riguardo è stato sfiorato! Chissà perché! Paura?

Fino a quando non sarà risanata questa grave ferita al decoro architettonico della nostra Abbazia, al suo chiostro e al suo intero complesso badiale, con relativa “diminutio” di bellezza ed incalcolabili danni economici, non si potrà parlare di fruibilità e di accessibilità di uno dei più grandi edifici religiosi della Calabria, ovvero dell’Abbazia del grande Abate Gioacchino.

Speriamo in un impegno serio delle varie istituzioni locali per risolvere, al più presto possibile, e una volta per sempre, la questione, mettendo al bando, contestualmente, le solite e inutili passerelle per ottenere semplicemente della visibilità, che certamente non giova alla comunità sangiovannese, né al rilancio del settore turistico-culturale!

Meetup San Giovanni in Fiore in MoVImento

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LETTURE

L'immagine può contenere: 1 personaILVA: esiste una ‘tara Italia’ che affonda le sue radici molto lontano nel tempo e che dipende dall’incapacità, dall’insipienza, dalla corruzione dei nostri governanti, ma anche da noi cittadini che non ci siamo mai ribellati.

 

 

Tra i colpevoli di Ilva c’è pure la “tara Italia”

Di Massimo Fini

Che ArcelorMittal, nei recenti sviluppi del dramma dell’Ilva, abbia torto è fuor di dubbio: ha firmato un contratto e adesso non intende più rispettarlo essendosi accorta (o facendo finta) che i suoi investimenti in Ilva non sarebbero stati remunerativi.

Sarebbe però del tutto fuorviante addebitare l’intero dramma Ilva, che vede in conflitto salute e lavoro, al gruppo indo-francese perché questo è entrato in scena, nella parte di affittuario dell’Ilva, solo nel novembre del 2018. E prima? Prima la storia del colosso siderurgico è una storia italiana, italianissima con protagonisti tutti italiani. Scrive Angelo Bonelli nel suo Good Morning Diossina: “Le proporzioni del dramma sanitario e ambientale nel capoluogo ionico, a partire dai primi anni ‘90, erano evidenti sia alla popolazione che ai medici che constatavano un aumento di malattie da mesotelioma, leucemie, patologie tumorali e malattie della tiroide. Nonostante vi fossero segnali preoccupanti dal punto di vista sanitario, collegati alla grave situazione di inquinamento ambientale, le Istituzioni si dimostravano immobili e latitanti”. Il drammatico conflitto fra salute e lavoro risale quindi ai primi anni 80 quando ArcelorMittal era lungi da essere apparsa a l’onor del mondo italiano. E qui bisogna fare una breve storia del colosso siderurgico di Taranto.

Alla sua nascita, fra il 1960 e il 1965, la proprietà di quella che oggi chiamiamo Ilva era dell’Italsider, società pubblica, di Stato, ovviamente italiana. In grave crisi durante tutti gli anni 80 l’acciaieria venne venduta nel 1995, a prezzi di favore, alla famiglia Riva, italiana. Da quando la magistratura nel 2012 cominciò ad occuparsi del ‘caso Ilva’, che non poteva quindi più restare nascosto, si sono succeduti sei esecutivi, governo Monti, governo Letta, governo Renzi, governo Gentiloni, governo Conte I e governo Conte II. Almeno i primi cinque hanno pasticciato con una serie di decreti e controdecreti, di leggi e di controleggi, in una confusione indescrivibile, senza cavare un ragno dal buco. Adesso Conte (due) cerca di metterci una pezza togliendo di mezzo alcuni pretesti, come lo “scudo penale” con cui Mittal ha cercato di giustificare il suo recesso dal contratto, ma lo stesso Conte ha dovuto onestamente ammettere di “non avere soluzioni in mano” se ArcelorMittal deciderà comunque di ritirarsi. Arvedi, Del Vecchio, gli antichi concorrenti di ArcelorMittal, hanno fatto capire di non essere più interessati. E comunque se anche un gruppo italiano o internazionale decidesse di entrare nell’ex Ilva potrà porre condizioni ancora peggiori di quelle di ArcelorMittal perché il governo italiano è preso per la gola.

Ilva è la più grande acciaieria d’Europa, ma in Europa ci sono molte altre acciaierie di quasi uguale portata e nessuna è nelle sue condizioni. Come mai? Evidentemente le altre acciaierie europee quando hanno installato i loro stabilimenti hanno preso qualche precauzione. Per esempio in Europa la stessa ArcelorMittal piazza i suoi stabilimenti a qualche chilometro dai centri abitati. Probabilmente, ma non lo sappiamo, chi ci va a lavorare si ammala ugualmente di tumore ma almeno l’acciaieria non inquina un’intera comunità come l’Ilva che sta nel bel centro di Taranto.

Che fare ora? Si dice: nazionalizziamo l’ex Ilva. Ma a parte che non è affatto detto che questo sia compatibile con le norme europee i precedenti non sono incoraggianti. Quante volte lo Stato è intervenuto in Alitalia perdendoci un mucchio di quattrini, i quattrini dei contribuenti, e adesso siamo costretti a chiedere l’elemosina a Lufthansa o a qualche altra compagnia aerea che certamente non si accollerà Alitalia gratuitamente ma chiedendoci un prezzo pesante? A mio avviso è evidente che, al di là del ‘caso Ilva’, esiste una ‘tara Italia’ che affonda le sue radici molto lontano nel tempo e che dipende dall’incapacità, dall’insipienza, dalla corruzione dei nostri governanti. Il colossale debito pubblico, che ci rende difficile muoverci in qualsiasi settore, lo abbiamo accumulato a partire dalla metà degli anni 80 con l’allegra e corruttiva gestione della cosa pubblica da parte del cosiddetto CAF (Craxi, Andreotti, Forlani) e in questo caso non è responsabilità né di Berlusconi né di tutti i governi che si sono succeduti dal 1994 dopo che Mani Pulite aveva cercato, senza riuscirvi, di richiamare la nostra classe dirigente, politica e imprenditoriale, al rispetto delle leggi e alle proprie responsabilità. Il ‘caso Ilva’ non è quindi che la punta dell’iceberg di una mala gestione decennale in cui sono coinvolti tutti i governi e anche noi cittadini che non ci siamo mai ribellati salvo quando abbiamo dovuto renderci conto di un dramma che sembra irrisolvibile: o vai a lavorare e ti ammali o non ci vai e non hai i soldi per vivere e devi ricorrere a una carità pubblica che il ‘sistema Italia’ non è in grado di sostenere. Auguri.

Massimo Fini

Il Fatto Quotidiano, 13 novembre 2019