SAN GIOVANNI IN FIORE: quale futuro post COVID-19?

L'immagine può contenere: cielo e spazio all'apertoE così, dopo il cosiddetto “Boom Economico” italiano degli anni sessanta del secolo scorso, periodo in cui anche la comunità sangiovannese ebbe una parvenza di sviluppo economico, perché il vero boom economico sangiovannese fu quello del cemento e del consumo del suolo, con annesso abusivismo edilizio, insieme, scelta poco felice, alla nuova costruzione dei vari istituti scolastici fuori dal centro urbano, iniziarono il declino e il depauperamento, sottraendo vitalità, capacità produttive, rendimento, efficienza ed economie alla Città di San Giovanni in Fiore, portando il paese nello stato in cui oggi si trova.

Virus o non virus, la nostra comunità ha, negli anni, perso tutta una sfilza di servizi ed istituzioni, pubbliche e private, che, a parte qualcosa, non sono mai più state ripristinate:

il Commissariato di Pubblica Sicurezza, la Tenenza dei Carabinieri, la Stazione del Corpo Forestale dello Stato, i Monopoli di Stato, la Scuola Alberghiera, la Scuola Tappeti, l’Ufficio del Registro, l’Ufficio di Zona dell’Enel, il Mattatoio Comunale, l’Ufficio Tributi (ora Agenzia delle entrate-Riscossione), l’Agenzia dell’Italgas, il Punto vendita dell’Opera Sila con i prodotti del caseificio di Croce di Magara, il Carcere Mandamentale e altro.

Per non parlare del depotenziamento del nostro Ospedale e della nostra sanità pubblica.

È certo, quindi, che la colpa delle condizioni in cui si trova, oggi, la nostra comunità, non è dell’attuale emergenza sanitaria, ma è un fatto vecchio. Anche se tale Corona, sebbene l’attuale Amministrazione si stia comportando egregiamente nell’affrontare questa fase con il dovuto rispetto e l’attuazione dei decreti governativi, in questo periodo, sta dando il colpo di grazia.

Ora si dice che nulla potrà essere come prima, almeno per quanto riguarda la nostra “way of life”. Ma se nulla potrà essere come prima, allora c’è la necessità di reinventarsi un po’ tutto quanto.

In particolar modo, anche qui a San Giovanni in Fiore, bisognerà reinventare il nostro futuro, soprattutto sotto l’aspetto economico ed occupazionale.

Non è facile a dirsi, né a realizzarsi, ma, come membro di questa comunità, come cittadino che vive questa comunità, mi sento obbligato, almeno, a parlare del futuro di San Giovanni in Fiore e di quello che si potrebbe fare.

A prescindere da chi governerà la nostra San Giovanni in Fiore, se sarà l’attuale Amministrazione, l’attuale Sindaco o altri, essa avrà bisogno di una speciale “Task Force” per poter reinventare il nostro futuro, il futuro della nostra comunità sangiovannese!

Ne ho già scritto qualche mese fa, e se qualcuno avesse voglia di approfondire e ripassarsi qualcosa, questo è il link:

(https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=2892360727461804&id=107550559276182&__tn__=K-R)

Ma il futuro riguarda soprattutto i giovani, in questo caso i nostri giovani sangiovannesi, tutti, quelli che hanno avuto il coraggio di rimane in paese e quelli che hanno avuto il coraggio di lasciare la nostra comunità. Ed è da essi che bisogna ripartire!

Devono essere i nostri giovani sangiovannesi a riprendersi il futuro della comunità, è necessario che i giovani sangiovannesi vivano quotidianamente la Città, prendendo consapevolezza di ciò che sono, della storia della nostra comunità, dei nostri illustri cittadini del passato e del presente, ed è partendo da queste solide basi che bisogna ripartire per rilanciare la nostra Città, proiettandola verso un futuro che realizzi per loro nuove possibilità, evitandone la fuga verso mete, forse oggi, non più favorevoli!

Ecco, le nostre future istituzioni pubbliche e private locali dovranno aiutare e rivolgersi ai nostri giovani per una ricostruzione ragionata, che oggi il rallentamento ci ha portato ad apprezzare!

Di loro, dei nostri giovani, la vera e futura politica, non quella miope, dovrà occuparsi seriamente con progetti sensati e lungimiranti in ogni ambito e in ogni settore.

È da anni che noi sangiovannesi lamentiamo che alcune tra le nostre più brillanti intelligenze, formate anche grazie al sacrificio di tanti genitori e familiari, vanno a mettere il loro lavoro e i loro talenti a disposizione fuori dalla nostra comunità, in altre città e anche all’estero.

Certo, fare esperienza, confrontarsi con altre realtà non è un male in sé, però la nostra comunità, le nostre istituzioni locali, la nostra futura politica dovranno consentire a chi desidera tornare di farlo! E questo fino ad oggi non è mai accaduto. Anzi!
Bisognerà investire una parte dei denari che speriamo arriveranno dall’Europa in grandi progetti per incentivare il rientro delle nostre intelligenze che noi sangiovannesi abbiamo sempre esportato!

Penso ad esempio a finanziamenti, in parte a fondo perduto, in parte a tasso zero, per investire nei nostri settori più fertili ed aprire piccole e medie imprese, ma anche per aprire piccole imprese innovative e all’avanguardia tecnologica.

Tantissimi giovani sangiovannesi, com’è noto, hanno acquisito il know-how per fare bene nella nostra comunità, avremo bisogno di loro, perché dopo tale botta del coronavirus il turismo, la cultura, l’agricoltura, la silvicoltura, i vari allevamenti, il territorio con i suoi prodotti, l’ambiente, i media, il trasporto, la comunicazione, il tempo libero e tanti altri servizi saranno tutti da reinventare.

Condizioni e situazioni eccezionali richiedono risposte eccezionali!

Di qui una speciale ed eccezionale “Task Force” per il futuro, post COVID-19, della nostra San Giovanni in Fiore.

Una Città, una comunità, la sua Amministrazione, la sua politica, le sue istituzioni, le sue forze sociali e, soprattutto, i giovani che non si preoccuperanno di discutere, di come ripartire, dopo questo momento storico, non solo sconfesseranno il loro passato, ma perderanno anche il loro futuro.

Pietro Giovanni Spadafora

 
 

RICORDI San Giovanni in Fiore – TESTIMONI del “BOOM ECONOMICO”

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Gli anni del miracolo economico italiano (detto anche boom economico) è un periodo della storia d’Italia, compreso tra gli anni cinquanta e sessanta del XX Secolo.

Furono poste le basi d’una crescita economica spettacolare, il cui culmine si raggiunse nel 1960, destinata a durare sino alla fine degli anni sessanta e a trasformare il nostro Belpaese da Paese sottosviluppato, dall’economia principalmente agricola, ad una potenza economica mondiale.

Speriamo, con la solidarietà di quest’Europa, ci sia una fase simile POST COVID-19!

SGF IN PIAZZA

FOTO: CLASSE DI SCUOLA MEDIA INIZIO ANNI 60

– Professore ATTILIO MILITERNO

IN ALTO DA SINISTRA:

1— 2 Giuseppe Nicoletti della Curva Vianovasuttana (Oggi in Windsor, Canada) 3 — 4 Spina Iaconis(Vigile) 5 Lorenzano (Oggi, pare, volontario AVIS) 6— 7 Professore Attilio Militerno 8 Corrado De Simone 9 Gigetto Rende.

IN BASSO DA DESTRA:

1 Salvatore Barberio 2 Antonio De Marco (detto Cavallo Marino) 3 Con la mano del Prof Militerno sul capo, Giovanni Varca 4 Paolo Oliverio marito della Signora Maria Marra che ha fornito la foto.

AL CENTRO DELLE RAGAZZE: Rina De Luca (Professoressa) che abbraccia la studentessa biondina.

P.S.
Se qualcuno potrà riconoscere gli altri studenti e studentesse, farà cosa gradita.

Ci è stato comunicato dalla Signora Maria Marra che la biondina era Letizia Soda, in basso da sinistra Sarina Savoia, Bafaro, Ciconte, Quartucci, Lopetrone.

UNA BUONA NOTIZIA PER L’ITALIA E PER L’EUROPA UNITA!

'Recovery Fund urgente', ok Ue alla richiesta di Conte. Premier: "Paesi più colpiti difendano le loro economie"‘Recovery Fund urgente’, ok Ue alla richiesta di Conte. Premier: “Paesi più colpiti difendano le loro economie“.

I leader dell’Ue hanno incaricato la Commissione europea di presentare la sua proposta sul Recovery Fund legato al bilancio Ue entro il 6 maggio.

I leader dell’Ue hanno incaricato la Commissione europea di presentare la sua proposta sul Recovery Fund legato al bilancio Ue entro il 6 maggio. E’ quanto emerge al termine del Vertice Ue.

“L’Italia – commenta il premier Giuseppe Conte – è in prima fila a chiedere il Recovery Fund. Uno strumento del genere era impensabile fino a adesso e renderà la risposta europea più solida e coordinata”.

“Grandi progressi – aggiunge Conte – impensabili fino a poche settimane fa, all’esito del Consiglio Europeo appena terminato: i 27 Paesi riconoscono la necessità di introdurre uno strumento innovativo, da varare urgentemente, per assicurare una ripresa europea che non lasci indietro nessuno”.

“La Commissione – scrive Conte – lavorerà in questi giorni per presentare già il prossimo 6 maggio un Recovery Fund che dovrà essere di ampiezza adeguata e dovrà consentire soprattutto ai Paesi più colpiti di proteggere il proprio tessuto socio-economico”.

“Uno strumento fondamentale per proteggere le economie in difficoltà – commenta su Facebook il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro – e finanziare la ripresa, riconosciuto dagli Stati come necessario e urgente. E’ una grande vittoria, nostra e dei Paesi che l’hanno sostenuto”.

“In poche settimane – interviene su twitter Enzo Amendola, ministro delle Politiche Ue – più risultati che negli ultimi anni. Ora tempi stretti e rendere queste scelte operative con risorse per sanità, ambiente, imprese e lavoro”.

Il Recovery Fund – sottolinea su Facebook il Guardasigilli Alfonso Bonafede, capodelegazione del M5S – dovrà rappresentare un passo fondamentale per la protezione del tessuto socio-economico dei Paesi più colpiti dall’emergenza Coronavirus”.

Fonte – La Repubblica

Sanità calabrese: logiche conseguenze.

L'immagine può contenere: una o più persone e persone in piediCORONAVIRUS E SANITÀ CALABRESE

Oggi, di colpo, tutti si sono messi a sparare a palle quadre contro il vecchio sistema della sanità, ma è la stessa classe politica e dirigente che, da un ventennio e passa, ha distrutto la sanità calabrese.

Il perché? La ragione è evidente: tutti hanno capito che sono ormai agli ultimi giorni di Saigon, che il solito sistema del bancomat sanitario è finito, e che è impensabile che il COVID-19 lasci intatta l’eterna “nomenclatura” calabrese.

Con il solito e comodissimo scaricabarile, con la solita e pluriennale alternanza di maggioranze partitiche e con la colpa che è sempre degli altri, nessuno è mai responsabile.

Non sperino di ingannare ancora una volta i calabresi!

Meetup San Giovanni in Fiore in Movimento
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CORONAVIRUS: vinceremo!

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MEMENTO – Veni, COVID, Vici

Veni, vidi, vici (lett. Venni, vidi, vinsi)

è la frase con la quale, secondo la tradizione, Gaio Giulio Cesare annunciò la straordinaria vittoria riportata il 2 agosto del 47 a.C. contro l’esercito di Farnace II del Ponto a Zela, nel Ponto.

Le parole vengono citate nella Vita di Cesare (50, 6), una delle famose Vite parallele del biografo e storico greco Plutarco.

«Subito marciò contro di lui con tre legioni e dopo una gran battaglia presso Zela lo fece fuggire dal Ponto e distrusse totalmente il suo esercito. Nell’annunziare a Roma la straordinaria rapidità di questa spedizione, scrisse al suo amico Marzio tre sole parole: «Venni, vidi, vinsi».»

(Plutarco, Vite Parallele: Alessandro e Cesare, BUR. Milano, 2004. Trad.: D. Magnino)

Non contento di aver stupito il Senato, per sottolineare la vittoria davanti all’intero popolo romano, nel trionfo Pontico, il terzo dei cinque che celebrò nel 46 a.C.

(LATINO)

«inter pompae fercula trium verborum praetulit titulum “Veni, vidi, vici” non acta belli significantem sicut ceteris, sed celeriter confecti notam.»

(ITALIANO)

«…tra le barelle del corteo fece portare avanti un’iscrizione di tre parole, “Venni, vidi, vinsi” che evidenziava non le azioni di guerra, come negli altri casi, ma la caratteristica della rapida conclusione.»

(Svetonio, Vite dei Cesari, I, 37, Newton, Roma, trad.: F. Casorati)

Ancora oggi tale locuzione è utilizzata, spesso ironicamente, per indicare un’impresa compiuta con un successo rapido, totale e senza grosse difficoltà.

Fonte – Wikipedia, l’enciclopedia libera.
Foto – Italians, CORRIERE DELLA SERA

MES SÌ MES NO!

L'immagine può contenere: strisce, cielo e spazio all'apertoSenza se e senza ma, il MES è uno strumento che dovrebbe solo sparire dalla faccia dell’Europa! Ma non è così facile farlo sparire. E ciò richiederebbe tempo.

Premesso questo, com’è noto il MES, Meccanismo Europeo di Stabilità, detto anche Fondo salva-Stati, può conferire assistenza finanziaria agli Stati membri dell’Unione Europea in difficoltà finanziaria.

Tale assistenza (prestito da ripagare con interessi ad un determinato tasso) conferita sarebbe, però, sottoposta ad una stretta CONDIZIONALITÀ.

Tale CONDIZIONALITÀ è obbligatoria, trattandosi di uno strumento a disposizione dell’Unione economica e monetaria, affinché gli Stati membri si facciano garanti, ovvero adottino le misure necessarie (molti sacrifici come noi italiani abbiamo già conosciuto con quest’Europa) per la stabilità economica, avendo come punto fermo il principio della responsabilità delle finanze pubbliche, ossia far quadrare a tutti i costi, anche con tagli vari nei diversi settori e servizi essenziali, i conti pubblici di un Paese membro come, in un certo senso, è avvenuto e sta ancora avvenendo oggi in Italia.

È chiaro che gli Eurobond (titoli di debito emessi da tutta U.E. acquistati da investitori, ovvero i creditori) sarebbero l’ideale per il nostro Paese Italia, in quanto tutti gli Stati membri dell’Unione Europea diverrebbero responsabili del debito in maniera congiunta, e quindi se uno Stato non dovesse riuscire a pagare il suo debito non sarebbe nei guai, perché ci sarebbero gli altri Stati membri dell’Unione Europea a pagare.

Ma, e c’è un MA!

Se una linea di credito, pare intorno ai 37 miliardi di euro, non sono noccioline, concessa da tale fondo salva stati viene offerta all’Italia senza condizioni alcune (SENZA CONDIZIONALITÀ), ad un tasso di interessi irrisorio, e con un lunghissimo tempo per restituirli, salvaguardando la nostra sovranità, forse sarebbe il caso, perlomeno, che il Governo aprisse una discussione e al suo interno e con le opposizioni, e con tutte le altre forze sociali del Paese! Valutando, ovviamente, tutti insieme, tutte le reali e vere condizioni di tale credito.

Alla fine decidere, tutti insieme, per il bene di tutti i cittadini italiani, cosa sarebbe meglio fare!

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