Quando la rete, il web, i blog e facebook ispirano fiducia, comunità e cambiamento.

305874218.jpgI blog, la rete, facebook ecc., ispirano più fiducia in chi li segue di quanto non facciano i piccoli giornalini locali e i media tradizionali. Questa una delle più interessanti conferme che emergono da un’indagine.

Ad emergere, ad esempio, è il fatto che chi si informa ripone molta o abbastanza fiducia più nei blog, in facebook e nella rete in genere rispetto a quotidiani cartacei, specialmente mensili e quotidiani locali, a telegiornali e radiogiornali. Non solo, la maggioranza dei lettori ritiene i blog più liberi, con meno censure, e molta gente li definisce nel complesso “più interessanti” e più credibili.

I blog sono interessanti perché slegati da pressioni editoriali e commerciali ritenute più vicine al giornalismo tradizionale. E sono apprezzati perché riportano contenuti più originali e più liberi rispetto ad altre fonti di informazione mediatica. A questo proposito, non è casuale il fatto che circa il 70% degli autori di blog e di post su facebook, nell’atto di pubblicare un post, dichiari di non avere in mente un ipotetico target di lettori come invece accade per il giornalista tradizionale. Spesso si scrive per se stessi, anche se sono molti coloro che dichiarano di scrivere per tutti indistintamente .

Un indubbio riconoscimento alla rete, ai blog a facebook, al web e alle sue peculiarità, a partire dalla sempre più fondamentale interattività. Ma anche una bocciatura su cui riflettere per giornali e giornalini locali, istituzioni e mass media locali, considerati sempre meno credibili nonostante le sempre maggiori risorse destinate alle attività di comunicazione.

WI-FI LIBERO.

305874218.jpg

Via libera del Cdm al pacchetto sicurezza messo a punto dal Ministro Maroni . Tra i punti la liberalizzazione del WI-FI. 

Tra le novità più attese, c’è dunque la liberalizzazione delle connessioni wi-fi. Una misura, sollecitata da più parti, che supera le restrizioni imposte dal decreto Pisanu (vale a dire la registrazione dei dati di chi accede a una rete senza fili). Con questa decisione sarà possibile superare “gli ostacoli al libero accesso al wi-fi”. Dal primo gennaio, in pratica, ci si potrà collegare liberamente ai punti di accesso pubblici (locali e altri gestori), senza essere costretti, ad esempio, a presentare “la fotocopia della carta di identità”. “La decisione presa dal governo è una buona notizia”. Sono state ascoltate le voci che da ogni parte sostenevano la mancanza di risultati del decreto Pisanu nella lotta al terrorismo e i danni provocati allo sviluppo di Internet senza fili.

La vera informazione non avrà più confini.

16447-White-Person-A-Workaholic-Floating-On-A-Yellow-Inner-Tube-In-The-Ocean-While-Typing-On-A-Laptop-Computer-Clipart-Illustration-Graphic.jpg
Oggi molti giornalisti di grandi testate scendono in sciopero come quelli del  Corriere che sono reduci da 2 giorni di sciopero. A La7 diversi giornalisti rischiano il licenziamento. L’Eco di Bergamo, dopo 120 anni, da pochi giorni è diventato un piccolo tabloid. Il Giornale perde 30 milioni l’anno. I dipendenti di Telegenova non prendono lo stipendio da luglio. La Rai agonizza nei debiti. Un rapporto mostrato al recente Forum del World Association of Newspapers tenuto ad Amburgo, indica per la prima volta il segno meno a livello mondiale di vendite di giornali. Il calo totale è dello 0,8% di cui Europa e Nord-America registrano il calo più vistoso: rispettivamente il 13,9 e il 4,9%. In Italia molti giornali tirano avanti grazie ai finanziamenti pubblici, senza di essi chiuderebbero bottega in un attimo.
In compenso Google Italia fattura pubblicità per 600 milioni l’anno, più del gruppo Espresso e Mondadori messi assieme. L’Agcom (L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni) gli fa i conti in tasca, ma tra un po’ sarà roba morta pure quella. Altro che “regolazione internazionale della Rete da farsi in sede Onu” come vorrebbe qualcuno, o qualche ministro. Un ministro voleva regolamentare le dirette web con un insulso e inutile decreto del governo: aria fritta. Vogliono far pagare il canone Rai nelle bollette Enel: ancora aria fritta. I network sono ormai social. La rete è social. E’ democrazia diretta. Partecipazione. Tutti siamo potenziali giornalisti corrispondenti o inviati dal luogo in cui ci troviamo. Anche se qualcuno cerca di bloccare lo sviluppo del Wi-fi, il risultato, in ogni caso, si vede: l’Italia ha poco più di 4 mila hot-spot pubblici, la Francia oltre 30 mila. La Gran Bretagna circa 28 mila, la Svezia 7.700 e rotti nonostante una popolazione ben più ridotta. È per questo che da noi è così anomalo vedere studenti o ragazzi con il computer nei caffè, come invece è ormai usuale in molte città europee. Il valore per sopravvivere in rete è la reputazione, l’onestà, il non essere sotto un padrone. La visibilità ce l’hai se la meriti, non se ti fai raccomandare dal produttore e dalla produttrice della televisione.
Blog e siti video hanno ormai soppiantato il miliardario mercato delle frequenze. L’informazione in rete non si paga. Mantenere un blog ogni giorno è un lavoro che non dà introito economico. Richiede tempo per il mantenimento,  ma dà grande soddisfazione rinfrescare la vetrina agli occhi del popolo di naviganti che esige libertà libertà libertà. Tutto ciò è un passaggio che non so quanto durerà e a cosa porterà. Certamente trasformerà molto. Forse, un domani, scompariranno i confini nazionali, le cortine di ferro, presidenti e sottosegretari saranno soprammobili. Tutti in rete ad aggiornare le pagine di Wikipedia sulla storia del giornalista, figura che sarà vetusta in quanto superata dalla tecnologia della rete che ci trasforma tutti in testimoni del nostro tempo. Sempre in diretta.
Siamo noi gli agenti del cambiamento, non aspettiamo che siano gli altri ad agire per nostro nome, è arrivato il nostro momento, siamo noi gli attori della differenza!
Solo attraverso una corretta informazione potremo essere liberi!

Facebook = Schiavi della solitudine?

sucked_into_computer.gif

Solitudine intesa non come assenza di rapporto amoroso, ma come condizione esistenziale che impedisce il rapporto con gli altri.

Gli studiosi del caso lanciano l’allarme.

La colpa sarebbe dei social network come Facebook e Twitter, definiti una vera e propria «ossessione», che portano i giovani a tagliar volutamente fuori dalle loro vite amici e parenti.

Un mondo a parte, dove i ragazzi fra i 18 e i 24 anni sono i più esposti alla solitudine, con una percentuale due volte superiore agli over 55 che, fino a poco tempo fa, si ritenevano i più a rischio. In pratica, un giovane su tre (il 31%) ha ammesso di passare troppo tempo a comunicare via web con persone che, invece, si dovrebbero vedere dal vivo. Internet non è la radice del problema, ma può sicuramente contribuire ad aggravare la situazione. Incontrare le persone online o parlare con loro via mail o chat non significa avere una relazione vera e propria e, soprattutto, questo tipo di rapporto non permette di ottenere la stessa reazione che si avrebbe incontrandosi dal vivo,.

In sostanza, la tendenza a ricorrere ai social network per stare in contatto con il resto del mondo va oltre il tradizionale concetto di socializzazione, dove ognuno è schiavo della propria solitudine.

La sensazione è quella di trovarsi di fronte a persone completamente dipendenti dai pc, e l’uso eccessivo di chat, social network , sms e mail può generare comportamenti ossessivi, ansia e depressione.

I rapporti che sembrano numerosi, da un punto di vista numerico, ci danno la sensazione di sentirci meno soli, in realtà non è così, perché si tratta di contatti che non esistono e sono proprio questi finti legami a mantenerci nella nostra solitudine. Una soluzione? Controllare la permanenza quotidiana davanti al computer e regalarsi un giorno sabbatico lontano dalla tecnologia. Il pc deve servire per stabilire contatti che poi devono diventare reali , perché una macchina non può e non deve sostituire le persone.

Anche le nuove tecnologie aumentano l’inquinamento.

Tutti gli strumenti del comparto ICT (Information and Communication Technologies) per funzionare consumano energia. Oggi nessuno rinuncerebbe al computer, al telefonino, al televisore e altro. Ma il problema dello smaltimento e dell’inquinamento di tali prodotti esiste ed è reale. Dobbiamo esserne tutti consapevoli, e in modo particolare lo devono essere la politica e  le istituzioni. Ognuno deve pensare al proprio territorio in una chiave sempre più glocale. Si ho scritto bene. Non è un refuso: glocale nasce dalla fusione di globale e locale: agire locale, pensare globale; agire nel piccolo e pensare in grande (e viceversa); ecco il significato di questo termine. Ebbene, come accade per buona parte delle attrezzature e degli strumenti che hanno bisogno di energia per funzionare, anche le tecnologie dell’informazione non fanno eccezione e come tali generano gas serra perché per funzionare consumano energia che, a sua volta per essere prodotta necessita spesso di bruciare del petrolio. Gli esperti dicono che dal punto di vista dell’anidride carbonica le nuove tecnologie contano per il 2% delle emissioni globali. Aggiungendo a ciò lo smaltimento di materiale elettrico, le cifre sono impressionanti. Si calcola che ogni giorno nel mondo vengano eliminati 460.000 Pc; nel 2006 sono stati complessivamente 160 milioni i Pc rottamati, 50 milioni solo in Europa. La stima per il 2011 prevede addirittura 800 milioni di Pc rottamati; di questi, almeno 512 milioni (il 64%) saranno eliminati, con oltre il 73% lasciati nelle discariche e solo una piccola percentuale destinata al riuso. A queste cifre, già enormi, se ne aggiungono altre; si stima siano 550 milioni i telefonini cellulari al mondo destinati a essere sostituiti a breve, di cui solo un 5-10% riutilizzabile. Una quantità enorme di “spazzatura elettronica”, piena di materiali potenzialmente dannosi, dalla plastica ai metalli.

Spero che ci saranno dei provvedimenti specifici e scelte lungimiranti per regolarne lo smaltimento. Non vorrei che da qui a qualche anno ci ritroveremo sommersi da tali prodotti insieme a tutti gli altri rifiuti.

Una cosa è certa: anche le nuove tecnologie generano Co2 e rifiuti.

Nel Regno Unito la televisione non è più la regina dei mass-media.

Almeno per quanto riguarda la Gran Bretagna, la pubblicità su Internet  ha superato quella televisiva: 23,5% del totale rispetto al 21,9% della Tv. Una notizia molto importante: è infatti la prima volta che, in una grande economia pienamente sviluppata, la televisione viene buttata giù dal piedistallo.

Credo che la pubblicità e l’informazione online abbiano  ancora molti margini di crescita.

Alcuni già dicono che sia un fatto memorabile, altri invece dicono che sul sorpasso abbia pesato non poco la grande crisi.

Ma crisi o non crisi sta di fatto che ogni giorno che passa la gente si informa sempre di più sulla rete, abbandonando la carta stampata e anche un po’ la televisione. Inoltre stanno crescendo sempre di più gli adulti che utilizzano Internet. In un certo senso i naviganti invecchiano in quanto a navigare in rete non sono più principalmente i ragazzi, anzi. In Italia il 53% di chi va su Internet ha fra i 35 e i 55 anni. Secondo uno studio il 47% dei navigatori ha fra 14 e 34 anni, il 29% fra i 35 e i 44 anni e il 24% fra i 45 e i 55 anni. Altro dato riguarda il titolo di studio: chi naviga ha una cultura più alta della media: il 59% infatti è diplomato e il 32% laureato. “Ormai Internet  è un mondo adulto”.

Il cinema, la televisione e il calcio superano la politica.

Andando un po’ in giro per i bar del nostro paese, parlando con qualche giovane, con qualche amico o con qualche collega sul posto di lavoro, al 90% gli argomenti e le discussioni cadono sempre sul calcio, sul cinema e sulla televisione, raramente sulla politica e sui problemi che i cittadini incontrano nella loro vita quotidiana.

Intendiamoci, il cinema, la televisione e il calcio sono argomenti interessanti e piacevoli, ma forse la ragione di tutto questo è che la politica ormai è diventata litigiosa e ha perso quel ruolo che le dovrebbe competere, troppe contrapposizioni,  troppe divisioni, troppi insulti e veti incrociati, troppi interessi individuali, e la gente non sa più dove collocarsi, sempre politicamente parlando.

Il   cinema e la televisione  presentano nell’epoca contemporanea la stessa  funzione  che aveva  la   mitologia  in   quella  antica. Cioè crea miti.

I miti servivano  all’uomo del passato  per trovare  una  spiegazione o un  significato a ciò  che  non capivano, mentre  all’uomo  moderno forse, servono  per dare un senso all’esistenza.  In   un  certo  senso  per render  la vita degna di  essere vissuta.  Se una volta il  problema era quello di capire perché   c’erano i fulmini o perché i vulcani  eruttavano e la risposta  era  affidata alle  gesta di Zeus o Vulcano,  oggi  il  problema è capire se la  nostra vita o esistenza  abbia un  significato o vi  sia  un qualcosa per  cui  valga  la pena di vivere.

Ecco  che  a  questo  punto  subentra  il  cinema.

I film  creano  emozioni,  alcune  scene  diventano  bagaglio  del  nostro  vissuto,  i  grandi   registi   diventano quasi  personalità  di culto,  gli attori  assurgono allo stato di leggende viventi. 

E  poi  gli  Oscar,  piccole  statuette  gialle  che  donano  prestigio  ed  immortalità  a  chiunque   riesca  a vincerle.

Chiunque di noi ha stampato  nella  mente le frasi  dei film  di Woody Allen,  i duetti  tra  Mastroianni  e  la  Loren,  i  monologhi  di  Marlon  Brando,  le  inquadrature di  Fellini,  le   interpretazioni  di  Al  Pacino, di Robert De Niro… 

Ecco,  tutto  questo  viene  percepito  e  concepito  come  mito. E soprattutto  viene  utilizzato,  in   maniera  più o meno consapevole per  donare  un po’ di  significato  all’esistenza   umana,  per  cercare  di  riempire  un vuoto  esistenziale  e per dare un motivo per cui vivere.

Il  cinema e la televisione   hanno una  funzione specifica,  ovvero   riescono  ad  essere  una  fabbrica  di  sogni, miti,  ideali,  speranze…

Anche  il  calcio,  come   il  cinema e la televisione  ha  contribuito  a  produrre   miti,  anche se  in   forma   diversa.  Anzitutto   il   calcio  è  meno  raffinato,   meno  elegante,  meno  aristocratico…   E  poi  ha  meno  personaggi,   meno   icone,   meno   leggende…   E   tra   l’altro  è  meno   inviolabile,   meno  sacro,  cioè si  presta  più facilmente  agli  scontri,  alle  diatribe,  alle  polemiche…

Ciò  non  toglie  che anche il calcio  abbia  una sua funzione particolare  nella  misura in  cui   crea   miti o icone o immagini  da “leggenda”. 

Pensiamo  ad atleti  come  Van  Basten,  Maradona,  Baggio,  Rivera,  Mazzola… o   pensiamo   ai   gesti   tecnici  di   grandi  campioni  entrati   nella   storia.

Per  non  parlare delle immagini che hanno caratterizzato  la  nostra  vita:   l’esultanza  di  Tardelli   nella  finale  mondiale dell’82,  i gol  di  Italia-Germania   4-3…

Il   calcio   è   riuscito  a  produrre  grandi  “ideologie”   per così  dire:  ad  esempio il  famoso   “difensivismo”  che  ha  come  simbolo  Trapattoni,  o il   “calcio   totale”  degli   olandesi,  o  il   “pragmatismo”   dei  tedeschi,  e si  potrebbe  andare  avanti  all’infinito.

Il   calcio  ha  prodotto  anche  dei  totem  di  altissimo  prestigio  come  il  “pallone   d’oro”,   l’equivalente   dell’Oscar   nel  cinema.  Anche  il  calcio  insomma  contribuisce a dare  un  po’  di   significato   alla   nostra   esistenza.

E  la  politica? 

La politica oggi crea rabbia, scollamento dei cittadini  dalle istituzioni, impotenza dei cittadini contro le ingiustizie, contro i partiti  e i loro leader, contro i sindacati.

La politica deve tornare a creare quei miti come ha fatto nel passato. Dobbiamo reinterpretare i grandi esempi del passato nazionale, a cominciare da Cavour, De Gasperi, per guardare al futuro con intelligenza.

E’ una sfida che deve riguardare soprattutto i giovani, credo che questo sia il momento buono, o forse necessario, per aumentare la marcia ed accelerare. Chi dei politici attuali è in grado di essere ricordato come un grande statista o un mito nei prossimi 150 anni?

Una proposta per l’amministrazione comunale di San Giovanni in Fiore.

Perché non facciamo diventare la nostra cittadina WI-FI?

Sono sempre di più i capoluoghi italiani e i paesini che offrono connettività internet senza fili. In alcuni casi completamente gratuita, come a Venezia e molte altre città italiane, e alcune attività commerciali puntano sul wi-fi per attrarre clienti.

Immaginiamo che un turista sia sulla sua auto perché deve  andare a un appuntamento o a un ristorante nel nostro paese, e immaginiamo che abbia dimenticato l’indirizzo a casa. Può chiedere informazioni a qualcuno, tirare fuori un vecchio “Tuttocittà” oppure recuperare dalla tasca il telefonino e connettersi a internet utilizzando il WiFi cittadino che, in Italia, si diffonde a una discreta velocità.

Certo non si pretende di essere ai livelli di qualche metropoli americana, dove ogni centimetro quadrato è coperto dal wireless, ma possiamo iniziare.  Alle città connesse già da qualche anno (interamente o in parte) come Siena, Urbino, Arezzo, Milano, Roma, Venezia se ne aggiungono di nuove, al Nord come al Sud. E non sono solo le amministrazioni comunali delle grandi città a tentare di stare al passo con i tempi, lo stanno facendo anche i fast food, i ristoranti e i piccoli bar, i quali  puntano a conquistare una clientela di professionisti che non può fare a meno di Internet, neanche durante la pausa pranzo. E anche i piccoli comuni come quello di Soveria Mannelli in provincia di Catanzaro che da qualche mese ha deciso di fare un regalo ai suoi 3.500 abitanti: una rete wireless a totale copertura del territorio cittadino e completamente gratuita. Per usufruirne è necessario collegarsi al sito internet WiFi Soveria oppure rivolgersi allo sportello comunale “Wi-Fi”.

Il progetto prevede, per i prossimi tempi, anche la fornitura di un sistema di telefonia Voice Over Ip (tramite web) per connettere tutti gli uffici comunali e i nuclei familiari. In fase sperimentale i cittadini di Soveria Mannelli potranno effettuare telefonale locali gratuitamente.

L’iniziativa potrebbe essere una grande novità anche per il nostro paese, in quanto essendo un paese di montagna si naviga molto su Internet, specie d’inverno, come i paesi scandinavi del Nord Europa.