Quell’inaudito discorso ha provocato naturalmente la reazione non solo di Di Maio e dei suoi elettori, che chiedono l’impeachment del Presidente della Repubblica, così come lo chiede Giorgia Meloni che pur da questo progettato governo si era autoesclusa, e di Salvini, in un modo solo più sfumato, con l’affermazione che non crede più in Mattarella come arbitro neutrale nella contesa politica. Ad esser molto benevoli, parlando in gergo calcistico, si potrebbe dire che la partita è sfuggita di mano all’arbitro. Ma non è così. Sergio Mattarella ha violato scientemente la Costituzione per motivi che restano oscuri. Secondo Salvini perché è al servizio di interessi sovranazionali, della Germania e della Francia in particolare (in questo senso il leader della Lega intende l’’alto tradimento’). Secondo noi non è così, Mattarella risponde ai poteri economici, finanziari, mediatici, giornalistici, personali di tutti coloro che sono ben incistati da un quarto di secolo nel sistema, fra cui c’è lo stesso Mattarella, e che temono di perdere poteri, privilegi, ricchezze con l’arrivo del governo Cinque Stelle-Lega.
Inoltre, anche se la questione è di secondo grado rispetto a quella principale, il comportamento di Mattarella è in totale contrasto con l’assunto del suo discorso tutto centrato sul “bene degli italiani”. Mattarella infatti prolunga ulteriormente e all’infinito un vuoto politico per colmare il quale Cinque Stelle e Lega avevano lavorato duramente , con sacrifici di entrambe le parti, in particolare di Salvini che ha rotto di fatto con Forza Italia. E tutto questo proprio mentre urgono decisive questioni nazionali e importanti impegni internazionali che lo stesso Mattarella ha richiamato per giustificare il suo inaudito, inconcepibile, illegittimo diktat al governo Cinque Stelle-Lega.
Come si reagisce, in democrazia, a un colpo di Stato operato dal Presidente della Repubblica? Con l’impeachment. Non con nuove elezioni come vorrebbe l’esasperato, giustamente esasperato, Salvini. Giustamente Alessandro Di Battista ha replicato che è incomprensibile andare a nuove elezioni quando, allo stato, c’è già un candidato premier eletto democraticamente, attraverso le regolari procedure costituzionali, dalla maggioranza dei cittadini italiani.
Ma quando si è in presenza di una situazione antidemocratica c’è anche la possibilità di una risposta diversa. Quella violenta dei cittadini che si vedono lesi nei propri diritti democratici fondamentali. Come ha detto Luigi Di Maio in questa occasione si è dimostrato che la democrazia è una farsa, perché il voto non conta nulla piegato com’è ad altri interessi, nazionali o internazionali che siano (è la tesi che ho sostenuto nel mio libro Sudditi. Manifesto contro la Democrazia, del 2004). Mattarella ha quindi irresponsabilmente aperto la strada alla possibilità di una guerra civile. Di Maio e Salvini hanno responsabilmente invitato i loro sostenitori alla calma. Ma è molto difficile mantenere la calma quando da anni si è sottoposti ad abusi e soprusi di ogni genere, culminati oggi nell’inaudito, illegittimo, incostituzionale operato di Sergio Mattarella. Come ha detto un altro Presidente un po’ meno irresponsabile di costui, Sandro Pertini: “A brigante, brigante e mezzo”.
Massimo Fini
Il Fatto Quotidiano, 29 maggio 2018