San Giovanni in Fiore – La sfida di Alfredo Federico: rivalutare l’antico quartiere del Timpone.

50513_143377982380321_8147323_n.jpg211408_1149911914_6942303_n.jpg45150_145608515470386_107550559276182_280706_6647088_n.jpgUn weekend (5-6 -7 agosto 2011) di eventi aperti alla città.  Intrattenimento, cultura, storia, incontri pubblici su diversi temi sociali, fiera artigianale, prodotti tipici e altro ancora nel quartiere del Timpone. L’associazione culturale “Gunesh”  sta veramente rivalutando il Timpone, quartiere antico di San Giovanni in Fiore. Una riqualificazione del cuore antico della città con in mente il turismo, la fruibilità dei cittadini e la sostenibilità ambientale. Valorizzazione e fruizione dell’ambiente urbano, con l’obiettivo di superare la tradizionale contrapposizione tra centro paese e periferia e di attribuire il giusto valore alle aree periferiche della città: luoghi particolarmente ricchi di risorse, tradizioni, stradine, viuzze e scorci paesaggistici.

Il Timpone, grazie all’associazione “Gunesh” e, soprattutto, all’organizzatore Alfredo Federico, è ormai diventato il punto di partenza per un nuovo processo di trasformazione del territorio e di ricomposizione del paesaggio, in grado di investire tutta la cittadina sangiovannese. Un processo che si pone l’obiettivo di tutelare e sviluppare la presenza di vere tradizioni e luoghi caratteristici proprio all’interno di queste aree più periferiche e maggiormente dimenticate.
Le peculiarità  e le  identità di questi quartieri, per la loro particolare collocazione e per le loro caratteristiche rappresentano veri e propri tesori della tradizione sangiovannese, essenziali per la rigenerazione del territorio.
Attraverso la tutela e la valorizzazione dell’intreccio tra moderno e la storia dei luoghi, può anche nascere un processo di ricostruzione e promozione dell’identità locale, con la partecipazione indispensabile della comunità interessata, che diventa in questo modo artefice della trasformazione del territorio.

L’obiettivo dell’associazione culturale “ Gunesh” è anche quello di indirizzare le politiche comunali verso uno sviluppo nuovo, basato cioè sulla tutela e la riqualificazione del patrimonio architettonico-culturale della città, nonché sulle caratteristiche del territorio urbano-antico sangiovannese, senza perdere di vista il turismo inteso come risorsa fondamentale dell’economia locale.

La crisi, l’economia statunitense declassata mettendo fine al sogno americano, la classe politica italiana, Parlamento pulito: a settembre prossimo tutti a Roma!

sergio_romano.gifSergio Romano, grande editorialista del CORRIERE DELLA SERA, per quanto riguarda la crisi, scrive:

Bene ma non basta

 Basta dare un’occhiata ai listini di Borsa e alle prime pagine della stampa internazionale per capire che questa crisi non è nazionale. Se l’accordo sul debito americano, faticosamente raggiunto dopo un duro braccio di ferro sull’orlo dell’abisso, non è riuscito a spegnere la febbre dei mercati, è difficile immaginare che la risposta di un singolo Stato basti da sola ad arrestare l’ondata della speculazione.

Ma queste riflessioni non autorizzano alcun Paese, e tanto meno l’Italia, a trincerarsi dietro il fatalismo e le considerazioni tranquillizzanti che sembravano caratterizzare nei giorni scorsi la posizione del governo e in particolare del presidente del Consiglio. Siamo tutti felici che i nostri «fondamentali» siano in ordine. Ma i capitali e il risparmio delle famiglie (a meno che non si voglia tassarli) non riducono l’ammontare degli interessi che il Tesoro deve pagare ai proprietari delle nostre obbligazioni. È utile quindi che il governo, forse spinto anche dal timore di uscire dal radar dell’Unione Europea (i colloqui anglo-franco-spagnoli sembravano preannunciare questo rischio), abbia deciso di fare subito alcune delle cose che erano destinate ad attendere la fine dell’estate o, peggio, la fine della legislatura. Sono provvedimenti utili (in particolare il pareggio del bilancio entro il 2013). Ma non basta fermarsi alle misure annunciate. Vi sono almeno due motivi per cui il governo ha l’obbligo morale e l’interesse politico ad agire rapidamente, anche su altri fronti.

In primo luogo i mercati, anche quando agiscono irrazionalmente, tengono ai loro denari, scelgono le vittime con una certa accortezza e rinunciano a colpire coloro che danno prova di maggiore serietà. Vi sono provvedimenti che riducono solo marginalmente l’ammontare del debito, ma hanno un forte valore simbolico. Se la classe politica, tanto per fare qualche esempio, avesse decurtato sensibilmente i propri benefici, rinunciato all’indecorosa pretesa dei rimborsi elettorali, e messo subito le aziende municipalizzate di fronte all’obbligo morale di tagliare le prebende dei propri consiglieri, i sacrifici chiesti alla grande massa degli italiani sarebbero stati più facilmente accettati; e i mercati avrebbero capito già da qualche settimana che il rischio delle loro scommesse sarebbe stato maggiore.
In secondo luogo un governo liberale (come questo ama descriversi) ha interesse a trattare la crisi come un’occasione da cogliere e da sfruttare. Sappiamo perché la politica italiana prometta riforme (dalla soppressione delle Province alla lotta contro gli sprechi della pubblica amministrazione) che non riesce a realizzare. Conosciamo la resistenza delle lobby, delle corporazioni, delle baronie, delle clientele, tutte pronte a dare battaglia per non perdere nulla di ciò che hanno indebitamente conquistato.

Sappiamo che non vi è partito insensibile ai propri immediati interessi elettorali. E sappiamo infine che molte riforme, necessarie al nostro futuro, non sarebbero mai state fatte se non ci fossero state imposte dall’Europa. Ebbene, in questo Paese del «particulare», delle rendite di posizione e dei diritti intoccabili, la crisi può diventare un’occasione straordinaria. Se affrontata con una lucida strategia politica e sostenuta da un solido accordo con le parti sociali, può servire a rimuovere i blocchi stradali che ostruiscono il cammino del merito e della concorrenza, può rendere il Paese più attraente per gli investimenti stranieri, può dare all’Italia la scossa di cui ha bisogno per ricominciare a crescere.

Sergio Romano

Come si fa a non partecipare alla manifestazione indetta da Beppe Grillo a Roma nel prossimo mese di settembre?

E’ un’occasione da non perdere! E’ vero, lo dobbiamo a noi stessi! Tutti!

Io ci sarò!!!

Pietro Giovanni Spadafora

gita-su-roma-paracadute.jpgParlamento Pulito a Montecitorio, 10 settembre 2011

Di Beppe Grillo

Per evitare la catastrofe economica e ripartire, è necessario fare tre cose: cambiare la legge elettorale, un governo di salute pubblica per il tempo necessario a far passare la tempesta e il ritorno alle urne. Una nuova legge elettorale è già disponibile, lo è da quattro anni, è “Parlamento Pulito” la proposta di iniziativa popolare che prevede l’elezione diretta dei candidati, un massimo di due mandati, nessun condannato definitivo eleggibile. Va discussa al più presto al Senato e poi alla Camera. Nessun partito si è premurato di metterla all’ordine del giorno, Schifani è scomparso, Napolitano dorme. In questi giorni abbiamo assistito all’ennesima buffonata ad uso del popolo bue. L’11 luglio alcuni parlamentari di Pd, Idv e Sel hanno depositato in Cassazione la proposta di referendum abrogativo della attuale legge elettorale. Ora lanceranno banchetti estivi per raccogliere entro fine settembre almeno 500.000 firme. Sarà un trionfo carnevalesco di un’opposizione i cui membri sono stati tutti “nominati” (senza che nessuno muovesse un dito) nelle ultime due tornate elettorali: nel 2006 e nel 2008. Realpolitik per i gonzi per il mantenimento delle poltrone.
Le firme per una nuova Italia sono già state raccolte, sono 350.000, giacciono da quasi un lustro, per unica responsabilità dei partiti, nelle cantine del Senato. Dovrebbero essere discusse ora. Non dopo le vacanze. Per la maggioranza degli italiani le vacanze sono ormai un miraggio, mentre i parlamentari fanno un mese di villeggiatura e chiudono il Parlamento fino a settembre. Intanto il Paese va a fuoco nelle borse di tutto il mondo. Ma non si vergognano?
Qualcosa va fatto, lo dobbiamo a noi stessi. Al rientro dei parlamentari in bermuda, sabato 10 settembre 2011 sarò davanti al Parlamento per chiedere che sia immediatamente discussa la legge Parlamento Pulito in una sessione pubblica che come primo firmatario ho il dovere e l’obbligo di illustrare. Rimarrò di fronte a Montecitorio tutto il tempo che sarà necessario. Mi aspetto che mi raggiungano i 350.000 italiani che hanno firmato l’otto settembre del 2007 per restituire la democrazia a questo Paese.
La Seconda Repubblica è morta e gli italiani non vogliono perire legati al suo cadavere. Datemi un segnale di partecipazione, belìn. Non lasciatemi manganellare in solitudine. Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure.

Essere o diventare eremita non è una cosa d’altri tempi.

Cattura.JPGMolti giovani sangiovannesi forse non ne hanno mai sentito parlare, ma molti concittadini si ricorderanno dell’eremita della Sila detto Giacomino.
Il suo nome era Giacomo Talarico, ma tutti lo conoscevano come Giacomino. Era nato nel 1907 nel paese di Sersale (CZ) sulle pendici del Monte Gariglione posto sul lato orientale dell’altopiano silano. Sin da ragazzo si dedicò alla preghiera e alla penitenza ritirandosi in solitudine nelle foreste e campagne della Sila. Portava in spalla una curiosa bisaccia contenente tutti i suoi pochissimi beni tra cui una Bibbia che per acquistarla, si dice, andò a Roma a piedi. Morì nel 1976. Non conosceva la paura, il freddo, la malvagità ecc., si dice che il Signore lo aveva sempre protetto.
E oggi? Sentite questa storia:
MARCO_b1.jpgDal CORRIERE DELLA SERA. IT
Marco, il manager diventato eremita
Una vita senza corrente elettrica, coltivando l’orto
«Prima il lavoro era totalizzante. Ora sono in armonia»
«La mia vita è cambiata dieci anni fa: a gennaio del 2001 mi trovavo per lavoro all’Holiday Inn di Manhattan, a giugno dormivo nei fienili in Toscana». Marco, trentasette anni compiuti, ex manager Yamaha ed ora eremita in Abruzzo, ride. Il contrasto delle due immagini lo diverte. Per parlare con quest’uomo riflessivo, pacato e accogliente, i cui tratti incorniciati dalla capigliatura rasta ricordano vagamente quelli di Bob Marley, abbiamo dovuto camminare parecchio. Mezz’ora buona di ripida montagna tra Rocca Santa Maria e Valle Castellana, in provincia di Teramo, al confine tra l’Abruzzo selvaggio e le Marche. Dove è possibile incontrare i lupi e, giurano alcuni, anche gli orsi. D’altronde, l’eremita del borgo abbandonato di Valle Pezzata, che fino all’età di ventisette anni era product manager dell’Italaudio, storico distributore nazionale del marchio Yamaha per hi-fi con sede a Legnano, non se l’è scelta facile l’esistenza.
CURRICULUM – Laureato in Economia alla Bocconi con una tesi dal titolo eloquente («Metodologie di valutazione ambientale e sviluppo sostenibile», relatore il professor Pierluigi Sacco, volto noto alla Rai come divulgatore, ora ordinario alla Iulm di Milano), Marco già allora tentava di dare un’interpretazione diversa della realtà che lo circondava. «Volevo confutare – ci spiega – le tesi di coloro che, finanziati dalle multinazionali, cercano di far passare per scienza le convinzioni politiche». Dopo la laurea, conseguita a pieni voti, lavora un anno e mezzo per il marchio giapponese. Le dimissioni arrivano improvvise ed inaspettate, soprattutto per i genitori. «Non ero in armonia con le mie inclinazioni – dice – e sapevo che quella del manager non era la mia strada. L’avevo scelta come banco di prova e come estensione del corso di studi. Ma era un’esperienza totalizzante. Al di là delle otto ore di ufficio, il lavoro assorbiva completamente la mia vita. Era difficile staccare la spina quando tornavo a casa. Invece io volevo stabilire un contatto più profondo e più armonico con l’ambiente circostante». «Una scelta coraggiosa – la definisce oggi Marco Puchetti, fino al 2003 direttore commerciale all’Italaudio -, tanto più se si considera che Marco era un ottimo manager e aveva iniziato il proprio percorso professionale in una realtà aziendale notevole».
FAMIGLIA – Marco è cresciuto a Busto Arsizio, nel Varesotto, cullato e protetto da una famiglia benestante che tutto si aspettava tranne che il figlio rifiutasse il consumismo e le comodità e abbracciasse un’esistenza fatta di cose elementari. «La presero – ricorda – come una scelta che non poteva stare in piedi, un gesto di temporanea follia. Contavano sul fatto che, finiti i soldi della liquidazione, sarei tornato». E invece accade il contrario. «Mi sono accorto presto – prosegue – che la mia vita era sommersa dai bisogni secondari indotti dal sistema in cui vivevo. Ero pieno di cose che non mi servivano e di cui pian piano mi dovevo liberare. In questo modo è stato più facile rendermi autonomo rispetto ai bisogni primari legati alla sopravvivenza, al cibo, ai vestiti e ad un riparo sopra la testa, e indirizzare quelli secondari nella direzione in cui volevo, senza che fossero condizionati dal marketing, dalla politica o da qualche scuola spirituale». L’ex manager trascorre circa otto anni nell’ecovillaggio della Valle degli Elfi, sull’Appennino tosco-emiliano. Due anni fa, in pieno inverno, si sposta in Abruzzo per dar vita ad un’altra comunità.
IN DUE – All’inizio, a Valle Pezzata, erano in quindici, ora sono in due. Con Marco c’è Artur, un polacco di 41 anni che dopo aver girato mezza Europa ha deciso di fermarsi qui. Abitano distanti l’uno dall’altro ma conducono vite simili. Ogni tanto fanno capolino in paese, a Rocca Santa Maria, dove hanno un buon rapporto con la comunità locale, o girano per borghi suonando alle feste e alle sagre. Poi tornano nel loro Eden, rinunciando alla corrente elettrica per seguire i ritmi del sole. D’inverno dormono molto, d’estate meno. «Il mio corpo – spiega Marco – si sveglia quando non ha più la necessità di riposare. È la montagna che detta i tempi». E l’alimentazione? «Si basa sul selvatico, cioè su quello che ci offre spontaneamente la terra. Coltiviamo l’orto, seguendo i consigli degli anziani contadini, e l’acqua la prendiamo dal torrente. Pensa, noi qui non produciamo quasi rifiuti… altro che Napoli!». E mentre il mondo vive con il fiato sospeso per l’incubo default, Marco offre la sua versione della Storia: «Se ognuno eliminasse il superfluo e attraverso l’introspezione cominciasse a soddisfare i bisogni primari, capirebbe più facilmente cosa lo può appagare…».
Nicola Catenaro

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PRECISAZIONE

Si precisa che qui a SGF non esistono anfiteatri. Per ulteriori chiarimenti si rinvia al seguente link:

http://blogsgfinpiazza.myblog.it/archive/2010/09/30/risposta.html

HERITAGE CALABRIA INTERNATIONAL DI GINEVRA – Manifestazione a Cittanova (RC) il 12 agosto 2011.

A  gentile richiesta da parte del Vice Presidente Internazionale di Heritage Calabria International, François Xavier Nicoletti, il Blog “SGF IN PIAZZA”  riceve e pubblica.Immagine1.png

 

Immagine2.png

Immagine3.pngLiceo Scientifico Statale

“MICHELE GUERRISI”           Comune di CITTANOVA

 

 Caro Amico,

le Associazioni di emigrati calabresi nel mondo BRUTIUM di Roma ed HERITAGE CALABRIA INTERNATIONAL di Ginevra,

in collaborazione con il

LICEO SCIENTIFICO di Cittanova

e con il patrocinio del Comune,

organizzano il

Convegno – Tavola Rotonda sul tema:

 

“Emigrazione calabrese: risorsa per lo sviluppo socio-culturale della nostra Regione”

 

Intervengono:

Prof. Pasquale AMATO

docente universitario di Storia Contemporanea            

Prof. Pasquino CRUPI

“meridionalista”

Prof. Saverio DI BELLA

docente universitario e Senatore della Repubblica             On. Tony SILIPO

già Ministro dell’Educazione, Salute e Scuola del Canada

Dott. Amedeo VILARDO

Presidente della FEIACC (Federazione Italiana delle Associazioni e Circoli Calabresi )

Dott. Silvio LOMBARDO

Direttore turistico in Germania

Preside Vincenzo NASSO

Dirigente del Liceo Scientifico di Cittanova

Dott. Vincenzo SCIGLIANO

Consulente del governo tedesco per l’emigrazione

 

PROGRAMMA

17:00 

Benedizione delle Autorità Religiose

17:00 – 18:00 

Incontro degli artigiani con gli emigrati

18:00 

Centro Congressi della BCC di Cittanova

Convegno  – Tavola Rotonda

Saranno graditi interventi del pubblico

MODERATORI:

Dott.ssa Gemma GESUALDI (Brutium-Roma)

Dott. François Xavier NICOLETTI (Heritage Calabria)

20:00

Inizio cerimonia degli AWARDS: “I Magnifici Cento”

The Woman of the year – The Man of the year

Consegna medaglie d’oro “Calabria”

Durante la cerimonia: intermezzi musicali, culturali e sfilata con abiti realizzati dalle allieve del settore moda del

I.P.S.I.A. di Siderno

Al termine: Concertino – Arrivederci –

BRUTIUM di ROMA

HERITAGE CALABRIA INTERNATIONAL di GINEVRA

LICEO SCIENTIFICO DI CITTANOVA

 

INVITO

 

CITTANOVA  12  AGOSTO  2011

 

SALA CONGRESSI DELLA

 

Banca di Credito Cooperativo

 

Convegno – Tavola Rotonda

 

 

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 ….Addio, dunque! Ed anch’essa, Italy, vede,

Italy piange. Hanno un po’ più fardello

che le rondini, e meno hanno di fede.

Si muove con un muglio alto il vascello.

Essi, in disparte, con lo sguardo vano,

mangiano qua e là pane e coltello………….

Italy (G. Pascoli)

 

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“Emigrazione calabrese: risorsa per lo sviluppo socio-culturale della nostra Regione”

 

Immagine1.pngBRUTIUM e HERITAGE FESTEGGIANO gli EMIGRATI d’ ASPROMONTE

 

 Le Associazioni di Emigrati Calabresi nel Mondo, Brutium di Roma e Heritage Calabria International nella giornata del 12 agosto p.v. a Cittanova intendono riservare agli emigrati d’ Aspromonte nel Mondo un trattamento tutto particolare.

Infatti le due Associazioni hanno riunito un “ parterre “ di primissima qualità per il Convegno “Tavola Rotonda che si terra nell’anfiteatro della Banca di Credito Cooperativo alle ore 17:30 “.

I professori AMATO, CRUPI, DI BELLA il Ministro SILIPO di Toronto, il Professor NASSO e altri qualificati interlocutori esporranno i problemi più urgenti che affliggono in questo momento i non tanto felici paesi d’Europa, rispondendo anche alle domande del pubblico in riguardo: “ EMIGRAZIONE CALABRESE, POSSIBILITA’ di SVILUPPO SOCIO-ECONOMICO e CULTURALE ”.

Poi vi saranno gli AWARDS, premiazione dei “ MAGNIFICI CENTO “ quest’anno scelti nella Diaspora d’Aspromonte nel Mondo.

La Presidente di Brutium, Gemma Gesualdi e il Fondatore di Heritage Calabria International, Francois Xavier Nicoletti, per commentare questo grande evento, hanno voluto esprimersi così:

“ Siamo sinceramente convinti che questa iniziativa, voluta da Brutium, Heritage e il Liceo Scientifico di Cittanova, è destinata ad essere l’evento per eccellenza degli Emigrati d’Aspromonte, perché questa parte della Calabria che, in Italia come all’Estero, può e deve manifestare il coraggio, l’orgoglio, la volontà e l’indiscussa caparbietà di considerarsi una terra sana, antica, i cui valori umani e cristiani, sono rappresentati dagli emigrati che, sparsi nel Mondo, onorano e simbolizzano principalmente la sincera umanità della loro gente e dell’intera Calabria.

La Provincia di Reggio Calabria può e deve essere fiera della sua DIASPORA nel Mondo.

Arrivederci, dunque a Cittanova, il venerdì 12 agosto presso la sala Congressi della Banca di Credito Cooperativo.

Buone Vacanze!

Gemma Gesualdi                                                 

Francois Xavier Nicoletti                        

Caro turista la Calabria è un’altra cosa.

editoriale.pngCaro Direttore Sansonetti,

grazie per questo suo editoriale! Era da un po’ di tempo che non si sentiva dire, in modo così onesto e lucido, qualcosa sulla nostra regione Calabria.  Solo una cosa: credo che parte della causa della povertà della Calabria sia dovuta anche alle classi politiche, regionali e provinciali, passate e recenti, che di volta in volta si sono succedute negli anni. Speriamo bene per il futuro, soprattutto per quello dei giovani.

Pietro Giovanni Spadafora

Di Piero Sansonetti 31/07/2011 09:19:00

Direttore di “Calabria Ora”.

Cari turisti che in questi giorni arrivate in Calabria dalle altre regioni italiane, o magari dall’estero,
vorrei provare a dirvi che questa regione non è esattamente come ve la raccontano i giornali e le televisioni del Nord.
Vi hanno detto che questa è una regione che ha un solo grande problema, la ‘ndrangheta; vi hanno detto che in tutti questi anni ha vissuto essenzialmente di aiuti pubblici; vi hanno detto che è un peso per l’Italia e che se non esistesse la Calabria, l’Italia sarebbe un paese ricco e anche onesto; vi hanno detto che è la terra madre di tutte le malefatte e di tutte le corruzioni.
Ecco, vi giuro che non è vero. Io personalmente vivo in Calabria giusto da un anno. E sono sbarcato a Cosenza portandomi appresso tutto il fardello dei pregiudizi che ho appena elencato. Mi sono reso conto che le cose non stanno come ce le hanno dette. E che la Calabria ha problemi enormi, che nessuno vuole vedere, e che vengono nascosti dietro i luoghi comuni.
E’ vero, certo, che il problema della ‘ndrangheta pesa su questa regione in modo spesso drammatico. Però è troppo comodo fingere che il problema sia tutto lì. Il tasso di illegalità di questa regione, i soprusi, le prepotenze, l’assenza del diritto del lavoro, il grado altissimo dello sfruttamento, non sono tutto frutto della “sovrastruttura” mafiosa. Il problema vero è l’assenza dello Stato. Non dello Stato inteso come polizia, repressione giudici e galere. Quello c’è, e anche troppo invadente. Dico lo Stato inteso come Stato di diritto, come strumento di difesa dei deboli, come autorità che regola le relazioni di lavoro, che attenua lo sfruttamento, che governa l’economia. Non c’è quello Stato lì. E anche la forza della mafia si spiega così: la mafia ha trovato uno spazio enorme nel quale svolgere -in modo illegale e violento – una funzione di “regolazione” della società che nessun altro svolge.
Caro turista, il primo problema della Calabria è questo: il lavoro, il precariato, l’assenza di lavoro, l’assenza del welfare, lo sfruttamento.
Non è neanche vero che la Calabria vive solo di sovvenzioni pubbliche e di parassitismo. Negli anni scorsi sono stati investiti molti soldi pubblici al Sud. Nessuno però vi ha detto che in grandissima parte questi soldi sono tornati immediatamente al Nord e sono finiti nelle tasche dei privati. Vogliamo fare un esempio? La Salerno-Reggio Calabria (della quale giustamente, ieri, ha parlato indignato il sindaco di Cosenza, Occhiuto). Bene, tutte le ditte che lavorano sull’autostrada sono del Nord. I profitti tornano tutti al nord. In gran parte anche il personale è del Nord. Qui da noi restano poche lire, molti ritardi e moltissimi disagi. Voi forse sapete che anche al Nord sono state fatte parecchie autostrade coi soldi pubblici. Però sono state fatte davvero. E i soldi investiti sono rimasti al Nord. E queste autostrade sono diventate infrastrutture decisive per il funzionamento economico del Nord. Per noi non è stata la stessa cosa: non abbiamo l’autostrada, non abbiamo le ferrovie, non abbiamo che il piccolo aeroporto di Lamezia, isolato e mal collegato (quello di Reggio è quasi inesistente) e ora ci stanno levando anche il porto: è difficile, cari turisti, fare funzionare una economia senza infrastrutture.
Il ministro Brunetta ha detto che se non ci fosse la Calabria l’Italia starebbe molto meglio. Il ministro non sa che il miracolo economico italiano non si fondò sulla finanza, ma sul lavoro, sulla fatica dei lavoratori. E non sa che la maggioranza di questi lavoratori erano calabresi costretti a lasciare la propria terra e ad andare a lavorare per i padroni del Nord. Quei lavoratori, con la loro fatica, hanno arricchito il Nord. Senza la Calabria il miracolo italiano non ci sarebbe stato. E la Calabria ha pagato un prezzo enorme alla sua emigrazione: ha perduto le braccia più forti, i cervelli migliori, le persone più capaci e più piene di spirito di iniziativa.
Non voglio tediarvi ancora, perché siete in vacanza. Però, quando tornare al Nord, ragionate un pochino su queste cose. Cercate di capire un fatto molto semplice: la grande ingiustizia che danneggia il nostro paese è la povertà del Sud. E la causa della povertà del Sud è stata, essenzialmente, una sola: la prepotenza del Nord.