SGF – Abbazia Florense: il bello verrà adesso.

L'immagine può contenere: cielo e spazio all'apertoDi Meetup SGF in MoVimento

È in corso una gara superflua di chi, più o meno, cerca di vantare meriti riguardo alla sentenza favorevole alla liberazione dell’ala dell’Abbazia Florense.

Siete stati tutti bravi, e di questo ve ne ringraziamo.

ONORE AL MERITO!

Ma la vera questione non è questa!

La vera questione, adesso, è cosa si vorrà realmente fare del nostro monumento più importante, quali idee, quali progetti, quali finanziamenti, quali tutele e quali valorizzazioni.

Noi, come Meetup SGF in MoVimento, nei giorni scorsi, abbiamo tenuto un incontro, sulla tutela e valorizzazione del nostro centro storico, molto partecipato e molto proficuo su quello che si vorrà, concretamente, fare.

Fermi restando i tempi tecnici, giuridici e legali, ma anche i risvolti umani, assistenziali, imprenditoriali ed occupazionali del post sentenza, nel momento in cui la suddetta ala sarà a completa e a totale disposizione della comunità, noi, come Meetup, una qualche idea ce l’avremmo.

Meetup San GioVanni in Fiore in MoVimento

San Giovanni in Fiore – Abbazia Florense: una buona notizia.

L'immagine può contenere: cielo, abitazione, albero e spazio all'apertoFinalmente una buona notizia per la comunità sangiovannese.

Il Tribunale di Cosenza dà ragione alla comunità sangiovannese e a tutta la società civile circa la fruizione dell’ala dell’Abbazia utilizzata dalla RSA “San Vincenzo De Paoli” srl.

Il Giudice monocratico della II sezione civile del Tribunale di Cosenza ha emesso la sentenza accogliendo le tesi difensive dell’Ente Comune e di tutta la società civile, ordinando, nel contempo, il rilascio e la restituzione dell’immobile storico nella sua interezza alla comunità di San Giovanni in Fiore.

Si auspica, ora, che, al più presto possibile, tutto ciò possa contribuire al recupero e al rilancio del centro storico, nonché al settore del turismo, della cultura e dell’economia sangiovannesi.

Con tutte le cautele del caso, questa è veramente una buona notizia!

Sulle orme di GASPARE OLIVERIO.

L'immagine può contenere: 3 persone, persone che sorridono, persone sedute e persone in piediDi Maria Gabriella Militerno

Venerdì 26 ottobre alle ore 17:00, presso il Museo Archeologico nazionale di Locri, nel corso delle celebrazioni del 20° anniversario della sua istituzione, si è tenuto un convegno sulla figura del noto archeologo di origine sangiovannese, Gaspare Oliverio che, con la sua opera, a partire dal 1950, ha fatto riaffiorare i fasti dell’antica civiltà magnogreca a Locri Epizefiri.

Tra i convenuti, oltre ai pronipoti dell’archeologo, nati e cresciuti a Napoli, ma con le radici calabresi nel cuore, l’avv. Angelo e la dott.ssa Francesca Oliverio, con i quali, ormai da circa due anni, come scuola, abbiamo stretto una tacita alleanza, fondata sulla stima e la volontà di fare qualcosa per questa comunità a cui debbono le loro origini, e finalizzata a far riemergere dall’oscurità la figura dell’illustre studioso, anche noi docenti, cioè la sottoscritta, Pino Barberio, in pensione da quest’anno, ma pronto ancora a dare il suo fattivo contributo per la valorizzazione del bene comune, e Giovanni Belcastro, tutti e tre decisi e determinati a rendere Gaspare Oliverio, per come merita, una delle glorie del nostro territorio.

Tra i relatori nomi di spicco della cultura nazionale, tra cui quello di colei che fu la collaboratrice di Gaspare Oliverio, a partire dal 1952 fino al giorno della sua morte, il 5 gennaio del 1956: Elisa Lissi Caronna, accademica dei Lincei, che con voce ferma e nitida, dall’alto dei suoi 92 anni, ha ricostruito l’opera indefessa e l’alto profilo professionale dell’insigne prof, come lei lo ha definito, Gaspare Oliverio, che aveva conosciuto nell’ottobre del lontano 1950 e del quale conserva, ancora, un vivido ricordo. Ha esordito leggendo alcuni passi di necrologi a lui dedicati, in occasione della sua morte, scritti da personalità di spicco dell’archeologia dell’epoca, come D. Mustilli e C. Anti, che hanno consegnato ai posteri le sue qualità peculiari, delineandone i tratti del suo alto profilo professionale.

https://youtu.be/nrrDBjnKrZU

Alla fine della sua relazione, volta a consegnare ai posteri una lucida testimonianza della preziosa opera dello studioso, la Lissi ha ricordato ai presenti che l’Oliverio usava carta da lettere personalizzata, che riportava in alto a sinistra il motto latino “Res non verba”, dettaglio già messo da me in risalto in occasione della prima edizione della cerimonia di consegna delle borse di studio alla sua memoria, che, oggi, è ormai diventato il motto dell’azione della scuola presso cui prestiamo la nostra opera.
Di grande valore anche gli interventi degli altri relatori partecipanti all’iniziativa.

Al termine degli interventi previsti dalla scaletta ufficiale, sono stati chiamati ad offrire un loro contributo anche i diretti discendenti dell’Oliverio, che si sono detti felici per questo giusto riconoscimento reso allo zio a distanza di più di 62 anni dalla sua morte, ricordando, inoltre, l’opera di divulgazione dell’opera e del pensiero dello stesso, in atto, da poco meno di due anni, presso l’IIS di San Giovanni in Fiore, paese natale dello studioso, attraverso la Dirigente Scolastica, la dott.ssa Angela Audia, e noi docenti presenti all’iniziativa, unitamente al già Dirigente Scolastico del Liceo Scientifico “Scipione Valentino” di Castrolibero, il prof. Elio Valentino, spinto, quest’ultimo, dal suo profondo amore verso la cultura e dal desiderio di dare il giusto riconoscimento a quei personaggi che in terra di Calabria hanno impresso un segno profondo della loro presenza nell’ambito della cultura.

Sicuri che a questa iniziativa ne faranno seguito altre per consentire alle nuove generazioni di conoscere i giganti della cultura figli di questa terra, ringraziamo il direttivo del Museo Archeologico di Locri per aver voluto dedicare le celebrazioni del ventennale del Museo al nostro concittadino che con la sua tenacia e la sua scienza ha contribuito a riportare alla luce gli antichi fasti della grande civiltà magnogreca.

A noi, invece, spetta il compito di far riemergere dall’oscurità durata troppo a lungo, uomini e donne di questa nostra comunità che hanno dedicato la loro vita e le loro competenze alla tutela e alla valorizzazione del bene comune.

Per Gaspare Oliverio siamo sulla buona strada e ne siamo profondamente felici.

Tutto deve essere fatto in nome della CULTURA che, ci tengo a ricordarlo, ci affranca da ogni forma di schiavitù, e in nome della MEMORIA che ha il compito di vincere “di mille secoli il silenzio”.

L'immagine può contenere: 1 persona, con sorrisoL'immagine può contenere: 11 persone, persone che sorridono, persone in piedi

COERENZA POLITICA

L'immagine può contenere: 1 persona, primo pianoL'immagine può contenere: 2 persone, persone che sorridono, persone in piedi e vestito elegante

La coerenza politica della statista MERKEL.

La stessa coerenza dei politici italiani, calabresi e altri, ma soprattutto la stessa coerenza politica di Renzino e della Boschina che hanno dichiarato di lasciare la politica se avessero perso il referendum sulla riforma della Costituzione Italiana.

“Dopo amari e deludenti risultati nelle elezioni sia in Assia che nel Bund, è il mio ultimo mandato da cancelliera, lascio anche presidenza Cdu. Non voglio più incarichi politici”.

Così la MERKEL in conferenza stampa.

E ancora:

“Come cancelliera ho la responsabilità di tutto, per quello che riesce e per quello che non riesce. E’ giunto il momento di aprire un nuovo capitolo: non mi ricandiderò come presidente della Cdu, questo quarto mandato è l’ultimo come cancelliera, non mi ricandiderò al Bundestag nel 2021 e non voglio altri incarichi politici, né nazionali né europei. Non sono nata cancelliera”.

CHAPEAU!

I MANDARINI di Bruxelles.

Se anche il WALL STREET JORUNAL (Il Wall Street Journal è un quotidiano internazionale pubblicato a New York negli Stati Uniti, con una media a livello mondiale di oltre 2 milioni di copie stampate giornalmente, nonché il quotidiano a maggiore diffusione negli Stati Uniti) e il FINANCIAL TIMES (Il Financial Times è il principale giornale economico-finanziario del Regno Unito ed uno dei più antichi, autorevoli e letti del mondo) che non sono mai stati teneri con l’Italia, sono contro i MANDARINI di Bruxelles, qualcosa vorrà pur dire.

MANDARINO = personaggio potente e influente, in particolare alto funzionario che vorrebbe conservare e far valere a ogni costo i privilegi più esclusivi della sua carica.

https://www.ilfattoquotidiano.it/…/manovra-wsj-sba…/4718748/

La chiarezza del solito e grande Massimo Fini.

L'immagine può contenere: 1 personaL’ipocrisia mette in croce Grillo

L’ipocrisia sta assumendo dimensioni grottesche. Beppe Grillo è stato messo in croce (oddio, non vorrei che questo suonasse come una mancanza di rispetto verso Gesù Cristo) per aver definito i nostri uomini politici “autistici”. E’ stata considerata un’offesa gravissima nei confronti di chi è affetto da questa patologia. Ma se Grillo o chiunque altro avesse detto che i nostri uomini politici sono “sordi e ciechi”, i sordi e i ciechi avrebbero dovuto sentirsi offesi? Se qualcuno avesse usato nei confronti non dico dei politici ma di qualsiasi altra categoria di persone la parabola delle tre scimmiette che “non vedono, non parlano, non sentono”, i ciechi, i muti, i sordi avrebbero dovuto insorgere a difesa della loro dignità?

Questa ipocrisia dilagante per ogni dove parte da lontano. Gli storpi, i ciechi, i sordi non vengono accettati, nel linguaggio, come tali, perché tali sono, ma devono essere chiamati “motulesi, non vedenti, audiolesi”. Gli handicappati in generale vengono definiti “diversamente abili”. Siamo giunti ad un tal punto che manca poco che i morti siano definiti “diversamente vivi”. Del resto si sa che la morte, quella biologica intendo, è il grande tabù dell’epoca e nei necrologi troverete tutti gli eufemismi possibili e immaginabili ma mai l’espressione “è morto” che poi, ad onta di tutte le acrobazie verbali, è quello che è realmente successo.

Quello che non si potrebbe dover fare è prendere in giro una persona precisa per un suo qualche difetto fisico. Ma anche qui ci sono eccezioni. La satira (e la frase di Grillo, sia pur generica, sta in questa forma letteraria) e la vignettistica ne hanno fatto sempre, e ne fanno, un larghissimo uso. Quante volte Giulio Andreotti è stato disegnato con la gobba? Ma il “divo Giulio”, che era un uomo intelligente (oddio, non vorrei che adesso la congregazione dei cretini, sentendosi offesa, si inalberasse) non se l’è mai presa e anzi ci si divertiva. E non se la sono mai presa nemmeno quelli che la gobba ce l’hanno davvero (Andreotti era solo un po’ curvo). E se io citassi la favoletta del gobbetto che va dalle fatine per farsi togliere la gobba ma lo fa in modo così maldestro che gliene appioppano un’altra sul petto, i gobbi dovrebbero sentirsi offesi, coprirmi del pubblico ludibrio e indicarmi al linciaggio? Se si continua così dovremo eliminare dal vocabolario almeno la metà dei suoi lemmi.

Ma la cosa veramente insopportabile è che questa improvvisa pudicizia verbale viene esercitata in un Paese, l’Italia, dove sottobanco e nel silenzio generale si compiono le più inaudite violenze, niente affatto verbali, sui singoli individui quando son soli e non godono della protezione di qualche minoranza o maggioranza organizzata.

Massimo Fini

Il Fatto Quotidiano, 24 ottobre 2018

L’ipocrisia occidentale e il modello Riace.

L'immagine può contenere: oceano, spazio all'aperto e acquaOltre alle provocazioni incrociate, alle tifoserie, alle varie strumentalizzazioni politiche e non solo, per quanto riguarda il cosiddetto modello Riace, e su cui, in questo periodo, politici, giornalisti, scrittori e opinionisti vari stanno dibattendo, vi è un’ipocrisia di fondo che la maggior parte di noi dimentica, non so se volutamente o ignorantemente.

Nessuno di noi, sono convinto, disconosce l’umanità, la solidarietà, la fratellanza, l’altruismo, la carità, la tolleranza e così via, dell’ex Sindaco di Riace. Senza entrare nel merito delle indagini in corso da parte della magistratura, egli ha compiuto un’operazione che merita stima e rispetto da parte di tutti. Ma non per questo, però, gli altri sono tutti razzisti, fascisti, nazisti e xenofobi.
In fondo il vero dibattito non è su questo, ma, appunto, sul modello di accoglienza.

Modello, questo di Riace, che ci siamo dovuti inventare, o meglio, se vogliamo dire, il Sindaco di Riace si è inventato con tutte le buone intenzioni di questo mondo.

Poi ci siamo inventati gli SPRAR (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) che molti guai stanno creando.

Detto questo, ora, inviterei tutti noi ad allargare un pochino l’orizzonte, a riflettere sulle cause, concause, ma soprattutto sulle azioni politiche ed economiche dell’Occidente per quanto riguarda questo, ormai, immane flusso di popolazioni di immigrati.

Tutta la questione scaturisce dalla pretesa totalizzante dell’Occidente di omologare l’intero mondo al proprio modello politico, forse religioso, economico, sociale e valoriale. Ed in questa pretesa di integrazione planetaria sta l’intrinseca fragilità di tantissimi modelli, poi, strumentalizzati per fini diversi.

A parte lo sfruttamento e il depauperamento continui di tanti Paesi dell’Africa e dell’Asia, iniziati massicciamente dal secondo dopoguerra in poi, caduto il Muro di Berlino, l’Occidente, Stati Uniti in testa, ha compiuto, nel giro di vent’anni, cinque guerre di aggressione: primo conflitto del Golfo (1991), attacco alla Serbia (1999), invasione e occupazione dell’Afghanistan (2001), invasione e occupazione dell’Iraq (2003) e infine attacco alla Libia (2011).

Questa aggressività dell’Occidente ha due facce.

La prima, forse in buona fede, ma più pericolosa, è che l’Occidente si percepisce, ci percepiamo, come “cultura superiore” (che altro non è che una declinazione del razzismo classico) credendo di possedere valori assoluti e credendo quindi di avere non solo il diritto, ma il dovere di insegnare la buona educazione, nonché di dare lezioni di democrazia, a popoli con storie, tradizioni, costumi, senso della famiglia e dei legami, concezioni di vita e di morte diversi dalle nostre.

L’altra faccia è quella economica. Quella che, principalmente, causa i flussi emigratori verso di noi per poi essere costretti, per ragioni umanitarie, a creare i vari modelli alla Riace con gli SPRAR.

Per poter crescere ancora di più, chissà per quanto ancora e fino a quando, noi occidentali abbiamo urgenza di appropriarci delle fonti di energia e delle risorse altrui e di conquistare nuovi mercati, per quanto miseri essi siano, perché i nostri sono saturi.

L’Occidente ormai non è più in grado di concepire e di tollerare il diverso che, in un modo o nell’altro, deve essere piegato al suo modello basato sul mercato e la crescita infinita, diventando così, senza rendersene conto, totalitario.

Ecco da dove scaturisce il modello Riace!

Ecco perché in tutto questo dibattito vi è un’enorme ipocrisia di fondo!

Ecco perché è tutto una falsa accoglienza e una falsa solidarietà!

È come dire che io ti costringo, bombardandoti, derubandoti e facendoti scappare da casa tua, e poi ti accolgo, umanamente, nel mio garage o nel mio sottoscala.

Questa è la verità!

Ma in fondo l’Italia è sempre stata un Paese-laboratorio.

Pietro Giovanni Spadafora

L’illustre Archeologo ed Epigrafista sangiovannese GASPARE OLIVERIO.

Di Maria Gabriella Militerno

Ed è così che l’illustre Archeologo ed Epigrafista sangiovannese, GASPARE OLIVERIO, riceverà il giusto riconoscimento, per il suo concreto e fattivo contributo dato alla storia dell’archeologia, proprio in quella località calabrese, Locri Epizefiri, di cui lui, con la sua scienza, riportò alla luce le vestigia di un glorioso passato.
Quella stessa Locri che il 5 gennaio del 1956 lo consegnò all’eternita’ dopo un’estenuante, ma appagante giornata di lavoro.
Continua l’opera di riscoperta di questo nostro concittadino, con nostra somma gioia.
Interessante sarà l’evento perché a portare la sua testimonianza sull’attività del noto studioso sarà la sua collaboratrice ancora vivente, Elisa Lissi Caronna, accademica dei Lincei.

Nessun testo alternativo automatico disponibile.

Il modello Riace a San Giovanni in Fiore.

L'immagine può contenere: cielo, montagna, albero, spazio all'aperto e naturaL'immagine può contenere: montagna, cielo, spazio all'aperto e natura

Visto e considerato che in questi giorni il grande problema di San Giovanni in

Fiore è diventato il modello di accoglienza di Riace, lancio una proposta:

perché non imitare il modello Riace anche qui a San Giovanni in Fiore?

Si potrebbe iniziare dalla nostra frazione di Fantino, oramai abbandonata dai propri abitanti, e poi proseguire con il sottostante borgo di Carello, anch’esso abbandonato, arrivando, infine, a San Giovanni in Fiore.

La verità è che, parafrasando la locuzione latina di Tito Livio:

“Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur”

(mentre a Roma si discute, Sagunto viene espugnata),

come Sagunto, oggi, anche la comunità di San Giovanni in Fiore sta morendo, mentre si dibatte sul modello Riace, nonché sul suo ex Sindaco.

PGS

Lo spopolamento di San Giovanni in Fiore:

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