SGF – RANDAGISMO

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Il territorio di San Giovanni in Fiore è pieno di cani randagi pericolosi e senza microchip.

Se un cane sprovvisto di microchip procura un danno a persona o cose, l’ente comune, insieme all’ all’azienda sanitaria locale, è tenuto al risarcimento.

Oggi l’ente comune ha deciso di fermare, catturandone solo qualcuno, il randagismo senza spiegare, però, che fine faranno i cani randagi catturati né spiegare quali saranno le spese comunali, risorse pubbliche, da affrontare.

Noi un’idea ce l’avremmo, ne parlò il nostro collaboratore Pietro Giovanni Spadafora nel mese di ottobre 2018.

Speriamo le istituzioni competenti, tutte, ad ogni livello, si attivino per risolvere DEFINITIVAMENTE il problema!

SGF IN PIAZZA

SALVIAMO LE NOSTRE COMUNITÀ DALLA VANA E ARTIFICIOSA RETORICA!

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Di Pietro Giovanni Spadafora
Un paese è un paese e se anche acquisisce il titolo onorifico di “Città” rimane sempre una piccola comunità. E i suoi abitanti mormorano, almeno quei cittadini più avveduti: spesso si stancano di assistere a delle, ormai, stucchevoli ed estese simulazioni degli atteggiamenti morali e di ipocriti rapporti sociali tra popolazione e locali istituzioni.

Tante volte ho evidenziato, sui social media, l’orgia di retorica che circonda le amministrazioni comunali.

Oggi l’abbondante retorica della “semplicità”, incarnata da primari rappresentanti delle amministrazioni comunali, non è meno molesta, se non letteralmente importuna e fastidiosa per l’intelligenza altrui, d’ogni altra retorica, a cominciare da quella della “grandezza” che fu propria del noto ventennio.

E responsabili di tale retorica, perniciosa come tutte le retoriche, non sono tanto e solo i primi cittadini che fanno molto per darvi esca con l’attività dei loro uffici propaganda, ma lo sono soprattutto i loro seguaci, accoliti, adepti e affiliati, insieme a qualche strillone, che entusiasticamente abboccano.

E così facendo, con “sperticate” lodi e “turibolanti” adulazioni, incoraggiano tali primi cittadini ad assumere condotte sempre più plateali, sfavorevoli per le comunità e i paesi nonché per la stessa figura istituzionale, fino a qualche tempo fa prestigiosa, di chi governa una comunità e gestisce le risorse pubbliche.

La retorica è tanta: selfie di vario genere strumentalizzando luoghi, anche santi, feste, eventi, panchine verniciate a nuovo, piazze, strade, vecchi immobili, persone e cose, foto presso scuole di ogni ordine e grado con bambini e studenti, teatrali tagli di nastro, promesse di strampalate opere pubbliche, progetti virtuali, foto su dubbiosissime scoperte e ritrovamenti di ogni cosa.

Ma la retorica è tanta anche strumentalizzando l’ordinario lavoro che non è certo un regalo e che le amministrazioni devono compiere, come la riparazione di “fosse” sulle vie, rotture idriche, bitumazioni stradali insieme, persino, alla retorica del cimentarsi, se il primo cittadino è donna, a fare in casa qualche dolce tradizionale con inevitabile filmato nonché a fingere di fare il pane in qualche antico forno come le donne di una volta.

Mancano solo la pala, il piccone e la zappa, sempre con foto e selfie, in un qualche orto nonché la trebbiatura con falcetto in qualche campo di grano che molto probabilmente vedremo nei prossimi mesi estivi durante il periodo della mietitura.

E, grottescamente, diverse persone e mass media manifestano, a volte insieme a parte del clero, il proprio favore a tali amministrazioni per tutte le loro azioni di retorica, rendendo la loro demagogia, oltre che ridicola, ancora più comoda, confortante e vantaggiosa rispetto a un loro impegno serio, concreto e più proficuo a risolvere le varie spinosità e complessità che attanagliano le comunità.

E responsabili di tali atteggiamenti sono, peraltro, anche gli altri stessi organi di governo che facendosi (volutamente?) sottomettere e scavalcare delle loro funzioni da parte dei primi cittadini, mettono a repentaglio quelle che sono le vere attività amministrative di un municipio che dovrebbero svolgersi con precisi compiti di controllo per il perseguimento del bene comune.

Non si possono mettere in burla e a repentaglio le comunità con tediosi comportamenti retorici e da politicanti! Ed è sbagliato accondiscendere a certe “bizzarrie”!

Sarebbe ora che i tanti, a cominciare da chi fa una determinata e assoldata informazione, la smettessero di incoraggiare, con calorose manifestazioni di consenso, accompagnate da battimani ed esclamazioni di encomio e di incitamento, alcune espressioni poco contegnose, tornando a preferire alla patetica retorica la sobrietà e la serietà nell’amministrare!

Basta illusioni ed inganni!

Se lo si farà e si smetterà di provocare le amministrazioni e i loro capi ad assumere atteggiamenti da “salvatori della patria”, ne trarranno giovamento tutte le comunità.

Non sempre si può dire va tutto bene Madama la Marchesa, perché tra mancanza di servizi essenziali, disservizi, spopolamento, giovani e anziani che se la svignano, mancanza di lavoro e spreco delle esigue risorse pubbliche, la realtà e i fatti sono che l’orizzonte delle nostre comunità, senza un impegno serio e una vera e onesta svolta, è persistentemente di colore grigio cupo!

Pietro Giovanni Spadafora

ITALIA – L’OSCURANTISMO POLITICO DEL GOVERNO MELONI & COMPANY

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Parliamo di cose serie!

L’Istat: record storico di poveri assoluti. Nel 2023 in povertà assoluta 5,7 milioni di persone tra cui 1,3 milioni di minori e sempre più lavoratori con salari da morti di fame.

Non solo, c’è un “Boom”, una condizione di quasi assoluta miseria tra i lavoratori dipendenti.

E Meloni che dice? La povertà non si abolisce per decreto, mentre lei, come dicono M5s e Pd, l’aumenta per legge!

COME? CON LE SUE DELETERIE SCELTE:

niente più minimo reddito alla povera gente;

niente salario minimo;

niente più smart working con aumento dei costi per tanti lavoratori e spopolamento dei borghi;

aumento fitti per giovani lavoratori che si devono spostare fuori e nelle grandi città;

meno sanità pubblica per taglio fondi e quindi meno occupazione e servizi sanitari;

più sanità privata con aumento dei costi per tantissimi cittadini: se hai soldi ti curi, se non hai soldi puoi morire;

meno fondi alla pubblica istruzione e quindi meno occupazione e meno preparazione;

Insomma, MENO SU TUTTO con un aumento della povertà pauroso SOTTO I DIVERSI ASPETTI ECONOMICO, SOCIALE, GIUDIZIARIO, DEL VIVERE CIVILE E DELLE LIBERTÀ!

DAVVERO UN OSCURANTISMO POLITICO MAI VISTO!

SGF IN PIAZZA

SGF – CULTURA

La nascita dell'Abbazia Florense di San Giovanni in Fiore in ...

GIOACCHINO DA FIORE E IL CENTRO STUDI GIOACHIMITI – Celebriamo il Dantedì – Cerchi trinitari, tavola XI del Liber Figurarum, Dante trasse la sua raffigurazione della Trinità nella celebre immagine del Canto XXXIII del Paradiso (versi 116 e seguenti)

LINK VIDEO:

https://www.facebook.com/francesco.oliveriodettopizzikino/videos/

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Le rimozioni (costose) sulla guerra.

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RISPETTO DELLE POSIZIONI DI OGNUNO, MA QUESTO EDITORIALE FA RIFLETTERE TANTISSIMO.

Le rimozioni (costose) sulla guerra.

Di Beppe Severgnini – lunedì 25 marzo 2024

È la quinta primavera inquieta. Dopo due anni di impennate del Covid (2020 e 2021), la guerra in Ucraina (2022-2024). Dal 7 ottobre 2023 c’è anche la tragedia in Israele e a Gaza, ovviamente. E poi gli attacchi nel Mar Rosso. Ora la carneficina di Mosca, dalle conseguenze imprevedibili.
La reazione di quasi tutti noi? Usciamo, lavoriamo, vediamo amici e parenti. Parliamo di soldi, andiamo a passeggio. Giochiamo col telefono. Seguiamo le nostre piccole celebrità. Programmiamo le vacanze di Pasqua e quelle estive.
Non è una fuga: è un calmante.
L’impressione è che sia in corso una sottile, metodica, inconfessabile rimozione. Quando il peso è eccessivo, la mente trova il modo di scaricarlo. Una legittima autodifesa, non priva di conseguenze. Se non comprendiamo la gravità del momento, e i rischi che corriamo, non troveremo la forza di organizzarci e reagire.
Non siamo di fronte alla «chiusura della mente italiana», parafrasando il titolo di un bestseller americano di qualche tempo fa. Ma l’ansia collettiva porta una distrazione progressiva. Uno spostamento tattico dell’attenzione. Cerchiamo consolazione nelle consuetudini, nelle famiglie, nella stagione. La capacità terapeutica della primavera italiana è indiscutibile. Poi, in estate, verranno le ombre, le pergole, i prati, le spiagge, le acque e le terrazze.
I precari delle metropoli del mondo, gli immigrati ammassati nelle periferie non possono permettersi il lusso della preoccupazione, ha spiegato su La Lettura l’argentino Miguel Benasayag, filosofo d’ispirazione rivoluzionaria. D’accordo: ma tutti gli altri? I cittadini degli Stati Uniti d’America sono lontani dalle conflagrazioni del pianeta e sono attesi da una scelta epocale (riprovare Donald Trump?). Ma noi, cittadini degli Stati Esauditi d’Europa, che attenuante abbiamo per la nostra distrazione?
Prendiamo la guerra in Ucraina. A parte pochi fanatici, tutti vorremmo la pace. Il problema è: come ottenerla e mantenerla? Ha detto Anne Applebaum a Lorenzo Cremonesi (Corriere, 24 marzo): «È ingenuo pensare che esista un lato gentile e cordiale di Putin, e sta a noi coltivarlo». Eppure molti italiani accarezzano questa illusione. Rimuovono i fatti: Vladimir Putin, venticinque mesi fa, ha scatenato la guerra perché voleva l’Ucraina. Se non fosse stato respinto — con le armi — due anni fa sarebbe arrivato a Kiev. Qualcuno può negarlo?
Il pensiero della guerra disturba e vogliamo allontanarlo: comprensibile. Ma proviamo a ragionare, anche se costa fatica. Se abbandoniamo l’Ucraina, Putin la sottometterà. Siamo certi che si fermerà? Potrebbe avanzare pretese sui Paesi Baltici, sovietici fino al 1991, abitati da minoranze russe. Anche quello gli lasceremmo fare? E se, poi, un giorno toccasse a noi? Come reagiremmo?
A questa domanda — teorica, per ora — pochi vogliono rispondere. Anzi, si irritano se qualcuno osa porla. Ma, se non affrontiamo la questione, l’idea (costosa) di rinforzare la difesa comune europea non troverà mai un sostegno popolare.
Ascoltiamo continuamente l’invocazione «Basta armi!». Sarebbe meraviglioso, ma ripetiamolo: se ci attaccano, come ci difendiamo?
Se in vita nostra non è mai accaduto, è perché siamo protetti da un’alleanza solida, la Nato. Parlare della sua utilità rende impopolari: meglio invocare una generica pace, senza spiegare come garantirla. Rimozioni, illusioni, piccole consolazioni: una combinazione che rischia di costarci cara.
Siamo i sovrani del regno di noi stessi. In un piccolo libro di Diego Marani, L’uomo che voleva essere una minoranza, il protagonista sogna «un confine portatile da tracciare intorno a sé per tenere fuori tutti gli altri». La tentazione esiste: case, famiglie e città sono, insieme, luoghi e scudi; forniscono un senso di protezione. Così le abitudini, le tradizioni, l’identità (la politica lo sa, e ne enfatizza l’importanza). Ma tutto ciò non basta, di fronte a guerre, catastrofi e pestilenze. Fino a qualche anno fa, potevamo provare a liquidarle con un’alzata egoista di spalle. Oggi non è possibile: il rumore del futuro è forte e incredibilmente vicino. Turarsi le orecchie non basta. Occorre usare quello che sta nel mezzo: il cervello.

(Dal Corriere della Sera)

SGF – La scure del Commissario Regionale alla Sanità si è abbattuta anche sul presidio sangiovannese.

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Di “COMITATO 18 GENNAIO”

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Da una prima lettura del nuovo piano della rete ospedaliera approvata dal commissario ad acta della sanità calabrese Roberto Occhiuto, emerge in maniera chiara ed inequivocabile l’ulteriore ridimensionamento dell’ospedale di San Giovanni in Fiore.

Il depotenziamento della nostra struttura ospedaliera è scritto nero su bianco; vengono cancellati i 15 posti di lungodegenza in una comunità dove invece sarebbe stato necessario un potenziamento. Con una popolazione che invecchia come si possono cancellare i posti di lungo degenza? Scompaiono gli investimenti già destinati alla ristrutturazione del nostro nosocomio.

La scure del Commissario Regionale alla Sanità si è abbattuta anche sul presidio sangiovannese.

Un fatto grave che aggiunto all’idea cervellotica di spostare nella struttura ospedaliera gli ambulatori della medicina del territorio, ubicati nell’edificio dell’Asp nel rione Bacile, pone preoccupanti interrogativi. Questo ulteriore fatto costituisce l presupposto per trasformare l’Ospedale in un semplice poliambulatorio con il rischio reale della perdita delle ormai indebolite funzioni ospedaliere.

Di fronte a questa preoccupante tendenza è necessario reagire con determinazione evitando polemiche da azzeccagarbugli. Né servono difese d’ufficio al solo fine di apparire fedeli e strenui difensori di chi ha la responsabilità delle decisioni destinate oggettivamente a determinare una condizione di accresciuta marginalità e di maggiore insicurezza per una comunità che vive in un territorio montano. San Giovanni in fiore è il comune più grande e popoloso di Europa a questa altitudine! E’ riuscito negli anni, sia pure in mille difficoltà, a difendersi dallo spopolamento grazie alle tante battaglie per il lavoro, per i collegamenti con le grandi arterie di comunicazione, per la presenza della rete scolastica di secondo grado, per i servizi a partire dall’ Ospedale.

Indebolire i servizi ospedalieri anche per quanto riguarda la lungodegenza significa dare un colpo mortale alla struttura ospedaliera ma anche alla città in presenza di una evidente ripresa del fenomeno dell’emigrazione e dell’esodo da parte dei giovani ma anche di interi nuclei familiari.

I servizi sanitari devono essere potenziati per le comunità che vivono sulla montagna. Il più grande centro della montagna d’Europa ed il suo comprensorio meritano il mantenimento e la difesa di un servizio Ospedaliero capace di garantire i servizi essenziali per garantire tutela della salute e sicurezza per i cittadini e la comunità.

San Giovanni in Fiore è la vera città di montagna e la sanità pubblica non può essere cancellata con un decreto commissariale.

“COMITATO 18 GENNAIO” – San Giovanni in Fiore Cs

SGF – Una ROTONDA sul mare e il “SOLITO” disco che suona.

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Si sa, quando si avvicinano elezioni di ogni tipo e si ha la percezione che la luna di miele con i cittadini stia per finire, si rilancia e si promettono mirabolanti opere pubbliche che puntualmente poi non vengono mai realizzate.

Qui a San Giovanni in Fiore, oltre alle opere pubbliche della cosiddetta ECOVIA e del PONTE di via Virgilio, opere inutili di Milioni e Milioni di euro, promesse da oltre tre anni e mai realizzate, oggi si annuncia la realizzazione di una nuova opera pubblica: UNA ROTONDA SUL MARE!

Si dirà, ma su quale mare sangiovannese? Sul mare delle promesse mai realizzate!

Dicono che per tale ROTONDA hanno già ottenuto i fondi: si parla di un Milione e Centomila euro (Circa due Miliardi e Duecento Milioni delle vecchie lire).

Da dove arrivino tutti questi Milioni di euro non è dato sapere! Quando inizieranno i lavori non è dato sapere!

Insomma, il “SOLITO” disco rotto della consueta propaganda e dell’usuale marketing.

Tale ROTONDA, insieme alle altre due summenzionate opere, dovrebbe risolvere, dicono ancora, tutti i problemi dell’ormai angosciosa e disperata viabilità cittadina creati da un’infruttuosa e disastrosa chiusura di Via Roma, causa ZTL H24, che ha spaccato il paese in due improduttivi tronconi.

Dicono, sempre, che San Giovanni in Fiore, grazie a tali opere pubbliche, ogni giorno cambia volto. Sarà vero?

Una cosa è certa: grazie all’inopportuna ZTL H24 il volto dei cittadini, dei commercianti e degli automobilisti sangiovannesi diventa, ogni giorno che passa, sempre più scuro!

Speriamo bene!

SGF IN PIAZZA