No War!!!

No War!!!

Basta guerre, conflitti, torture e massacri!!!

«Io non credo nei confini, nelle barriere, nelle bandiere. Credo che apparteniamo tutti, indipendentemente dalle latitudini e dalle longitudini, alla stessa famiglia, che è la famiglia umana.» Vittorio Arrigoni

Stay Human!!!

La dittatura invisibile e i due pesi e due misure.

Si invitano i cittadini a spendere qualche minuto del loro tempo e a leggere i due seguenti articoli! Essi danno il senso reale di quello che oggi sta accadendo a danno di tutti noi italiani. A prescindere dai colori politici, dalle tifoserie, dalle antipatie e simpatie, da chi li scrive e da chi li pubblica, ma quando alcuni fatti determinano la nostra vita di cittadini, la nostra libertà, il nostro futuro e la nostra economia, bisogna stare attenti e riflettere molto bene!

 1. Patto Renzi-Berlusconi, il modello “super-premier” senza opposizione.

Le riforme in 10 punti: dall’Italicum all’elezione del capo dello Stato, passando per informazione e immunità parlamentare; se il pacchetto istituzionale passerà diventa quasi certa la “svolta autoritaria” paventata dai giuristi di Libertà e Giustizia, senza più opposizione nè controlli.

Unendo i puntini delle varie riforme vaganti tra governo e Parlamento, costituzionali e ordinarie, ma anche di certe prassi quotidiane passate sotto silenzio per trasformarsi subito in precedenti pericolosi, come le continue interferenze del Quirinale nell’autonomia del Parlamento, della magistratura e della stampa, viene fuori un disegno che inquieta. Una democrazia verticale, cioè ben poco democratica: sconosciuta, anzi opposta ai principi ispiratori della Costituzione, fondata invece su un assetto orizzontale in ossequio alla separazione e all’equilibrio dei poteri. Ce n’è abbastanza per dare ragione all’allarme inascoltato dei giuristi di Libertà e Giustizia sulla “svolta autoritaria”.

All’insaputa del popolo italiano, mai consultato sulla riscrittura della Costituzione, e fors’anche di molti parlamentari ignoranti o distratti, il combinato disposto di leggi, decreti e prassi – di per sé all’apparenza innocue – rischia di costruire un sistema illiberale e piduista fondato sullo strapotere del più forte e sul depotenziamento degli organi di controllo e garanzia. Il pericolo è una dittatura della maggioranza (“democratura”, direbbe Giovanni Sartori) a disposizione del primo “uomo solo al comando” che se ne impossessa, diventando intoccabile, incontrollabile, non contendibile, dunque invincibile. Vediamo come e perché. Nella speranza di suscitare un dibattito fra i lettori e nel Palazzo. Prima che sia troppo tardi.

1. CAMERA La legge elettorale Italicum made inRenzi, Boschi, Berlusconi e Verdini conferma leliste bloccate (incostituzionali) del Porcellum, con la sola differenza che saranno un po’ più corte. La sostanza è che i 630 deputati saranno ancora nominati dai segretari dei partiti maggiori. Quelli medio-piccoli invece resteranno fuori da Montecitorio grazie a soglie di sbarramento spropositate: 4,5% per quelli coalizzati, l’8% per quelli che corrono da soli e il 12% per le coalizioni. Per ottenere subito il premio di maggioranza, il primo partito (o coalizione) deve raccogliere almeno il 37% dei voti: nel qual caso gli spetta il 55% dei seggi, pari a 340 deputati. Se invece nessuno arriva al 37%, i primi due classificati si sfidano al ballottaggio e chi vince (con almeno il 51%, è ovvio) incassa 327 deputati. Cioè: chi ha meno voti (37% o più) ha più seggi e chi ha più voti (51% o più) ha meno seggi. Una follia. Ma non basta: prendiamo una coalizione con un partitone al 20% e cinque partitini al 4% ciascuno. Totale: 40%, con premio al primo turno. Siccome nessuno dei partitini alleati supera il 4,5%, il partito del 20% incamera il 55% dei seggi. E governa da solo, confiscando il potere legislativo, che di fatto coincide con l’esecutivo a colpi di decreti e fiducie.

2. SENATO Con la riforma costituzionale, il “Senato delle Autonomie” sarà formato da 100 senatori non eletti: 95 saranno scelti dai consigli regionali (74 tra i consiglieri e 21 tra i sindaci) e 5 dal Quirinale (più i senatori a vita). Sindaci e consiglieri scadranno ciascuno insieme alle rispettive giunte comunali e regionali, trasformando Palazzo Madama in un albergo a ore: andirivieni continuo e maggioranze affidate al caso, anzi al caos. Di norma anche il Senato sarà appannaggio della maggioranza di governo. E comunque non potrà più controllare l’esecutivo: i senatori non voteranno più la fiducia né saranno chiamati ad approvare, emendare, bocciare le leggi. Esprimeranno solo pareri non vincolanti, salvo per le norme costituzionali. E seguiteranno a eleggere con i deputati il capo dello Stato e i membri del Csm e della Consulta di nomina parlamentare.

3. OPPOSIZIONE Nell’unico ramo del Parlamento ancora dotato del potere legislativo, cioè la Camera, i dissensi interni ai partiti di governo potranno essere spenti con il metodo Mineo e Mauro: chi non garantisce il voto favorevole in commissione alle leggi volute dall’esecutivo sarà essere espulso e sostituito da un soldatino del premier. Quanto al dissenso esterno, i partiti di opposizione saranno in parte decimati dalle soglie dell’Italicum. Per i superstiti, la riforma costituzionale disarma le minoranze istituzionalizzando la “ghigliottina” calata dalla presidenteLaura Boldrini contro il M5S che tentava di impedire la conversione in legge del decreto-regalo alle banche: corsia preferenziale per i ddl e i dl del governo, che andranno subito all’ordine del giorno per essere approvati entro due mesi, con sostanziale divieto di ostruzionismo e strozzatura degli emendamenti.

4. CAPO DELLO STATO Malgrado lo snaturamento del Senato, che finora contribuiva per 1/3 all’Assemblea dei mille grandi elettori (nel 2013 erano 319 senatori, 630 deputati e 58 delegati regionali) e in futuro sarà relegato al 10%, nessuna modifica è prevista per l’elezione delpresidente della Repubblica. Quindi potrà sceglierselo il premier (anche se ha preso soltanto il 20% dei voti) dopo il terzo scrutinio, quando la maggioranza dei 2/3 scende al 51%. Forte del 55% dei deputati da lui nominati, gli basteranno 33 senatori per raggiungere la maggioranza semplice dell’Assemblea e mandare al Quirinale un suo fedelissimo. Il che trasforma il ruolo di “garanzia” del Presidente in una funzione gregaria del governo e della maggioranza: il capo del primo partito si sceglie il capo dello Stato che poi lo nomina capo del governo e firma i suoi ministri e poi le sue leggi e decreti. Inoltre, dopo il precedente “monarchico-presidenzialista” di Napolitano, a colpi di invasioni di campo, il nuovo inquilino del Quirinale potrà arrogarsi enormi poteri d’interferenza in tutti i campi, giustizia in primis.

5. CORTE COSTITUZIONALE Se tutto cambia nella selezione di deputati e senatori, nulla cambia nell’elezione dei giudici costituzionali. Chi va al governo con l’Italicum (anche col 20% dei voti) controllerà direttamente o indirettamente ben 10 dei 15 giudici costituzionali: i 5 nominati dal Parlamento e i 5 scelti dal capo dello Stato (gli altri 5 li designano le varie magistrature). Così, occupati i poteri esecutivo e legislativo, il premier espugna anche il supremo organo di garanzia costituzionale. E sarà molto difficile che la Consulta possa ancora bocciare le leggi incostituzionali, o dare torto al potere politico nei conflitti di attribuzione con gli altri poteri dello Stato.

6. CSM E MAGISTRATI Anche la norma del governo Renzi che anticipa la pensione dei magistrati dagli attuali 75 anni a 70 può diventare una lesione dell’indipendenza della magistratura. Il risultato infatti è la decapitazione degli uffici giudiziari, guidati perlopiù da magistrati ultrasettantenni. E i nuovi capi di procure, tribunali e Cassazione li nominerà il nuovo Csm, che sarà eletto nei prossimi giorni: per 2/3 (membri togati) dai magistrati e per 1/3 (membri laici). I laici, dopo l’accordo Renzi-Berlusconi, saranno tutti (tranne forse uno indicato dai 5Stelle) di osservanza governativa. Tra questi verrà poi scelto il vicepresidente, indicato dal premier, mentre il presidente sarà Napolitano e poi il suo successore, anch’egli di stretta obbedienza renziana. Così i nuovi vertici della magistratura li sceglierà il Csm più “governativo” degli ultimi 40 anni, previo “concerto” del ministro della GiustiziaOrlando. Ad aumentare l’influenza politica c’è poi il progetto ideato da Violante e ventilato da Renzi di togliere al Csm i procedimenti disciplinari di secondo grado per far giudicare i magistrati da un’Alta Corte nominata per 1/3 dal Parlamento e per 1/3 dal Quirinale, cioè a maggioranza partitica.

7. PROCURATORI E PM Per normalizzare le procure della Repubblica non c’è neppure bisogno di una legge: basta la lettera di Napolitano al vicepresidente del Csm Vietti che ha modificato il voto del Csm sul caso Bruti Liberati-Robledo e ha imposto una lettura molto restrittiva dell’ordinamento giudiziario Mastella-Castelli del 2006-2007: il procuratore capo diventa il padre-padrone dell’azione penale e dei singoli pm, che vengono espropriati della garanzia costituzionale di autonomia e indipendenza “interna” (contro le interferenze e i soprusi dei capi). Secondo il Quirinale, “a differenza del giudice, le garanzie di indipendenza ‘interna’ del Pm riguardano l’Ufficio nel suo complesso e non il singolo magistrato” (e chissà mai chi può insidiare l’indipendenza “interna” di un’intera Procura). Così, nel silenzio del Csm e dell’Anm, il procuratore viene autorizzato addirittura a violare le regole organizzative da lui stesso stabilite, togliendo fascicoli scomodi gli aggiunti e ai sostituti, e avocandoli a sé senza dare spiegazioni. Per assoggettare procure e tribunali, basterà controllare un pugno di procuratori, senza più il bilanciamento del “potere diffuso” dei singoli pm.

8. IMMUNITÀ L’articolo 68, concepito dai padri costituenti per tutelare i parlamentari di minoranza da eventuali iniziative persecutorie di giudici troppo vicini al governo su reati politici, diventa sempre più uno strumento del governo per mettere i propri uomini al riparo dalla giustizia. L’immunità parlamentare, prevista in Costituzione per le Camere elettive, viene estesa a un Senato non elettivo, composto da sindaci e consiglieri regionali che per legge ne sono sprovvisti. Basterà che un consiglio regionale li nomini senatori, e nel tragitto dalla loro città a Roma verranno coperti dallo scudo impunitario, che impedirà a magistrati di arrestarli, intercettarli e perquisirli senza l’ok diPalazzo Madama. Il voto sulle autorizzazioni a procedere rimane sia alla Camera sia al Senato a maggioranza semplice (51%). Il che consentirà alle forze di governo (anche col 20% di elettori, ma col 55% di deputati) di salvare i propri fedelissimi a Montecitorio e di nascondere a Palazzo Madama i sindaci e i consiglieri regionali delinquenti. E poi, volendo, di mandare in galera gli esponenti dell’opposizione.

9. INFORMAZIONE Le due leggi che l’hanno assoggettata al potere politico nel Ventennio B. – laGasparri sulle tv e la Frattini sul conflitto d’interessi – restano più che mai in vigore. E nessuno, neppure a parole, si propone di cancellarle. Così la televisione rimane quasi tutta proprietà dei partiti. Il governo domina la Rai (rapinata di 150 milioni, indebolita dall’evasione del canone, fiaccata dai pessimi rapporti fra Renzi e il dg Gubitosi, e in preda alla consueta corsa sul carro del vincitore). E Berlusconi controlla controlla Mediaset (anch’essa talmente in crisi da riservare al governo Renzi trattamenti di superfavore). Intanto i giornali restano in mano a editori impuri: imprenditori, finanzieri, banchieri, palazzinari (per non parlare di veri o finti partiti, con milioni di fondi pubblici), perlopiù titolari di aziende assistite e/o in crisi e dunque ricattabili dal governo, anche per la continua necessità di sostegni pubblici per stati di crisi e prepensionamenti. Governativi per vocazione o per conformismo o per necessità.

10. CITTADINI Espropriati del diritto di scegliersi i parlamentari, scippati della sovranità nazionale(delegata a misteriose e imperscrutabili autorità europee), i cittadini non ancora rassegnati a godersi lo spettacolo di una destra e di una sinistra sempre più simili e complici, che fingono di combattersi solo in campagna elettorale, possono rifugiarsi in movimenti anti-sistema ancora troppo acerbi per proporsi come alternativa di governo (come il M5S); o inabissarsi nel non-voto (che sfiora ormai il 50%). In teoria, la Costituzione prevede alcuni strumenti di democrazia diretta. Come i referendum abrogativi: che però, prevedibilmente, saranno sempre più spesso bocciati dalla Consulta normalizzata. E le leggi d’iniziativa popolare (peraltro quasi mai discusse dal Parlamento): ma i padri ricostituenti hanno pensato anche a queste, quintuplicando la soglia delle firme necessarie, da 50 a 250 mila. Casomai qualcuno s’illudesse ancora di vivere in una democrazia.

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2. Errani: la versione di Vasco.

Resta con noi, non ci lasciar, la notte mai più scenderà. Un grido unanime sale dall’Alpi al Lilibeo, cingendo in un solo abbraccio il protomartire Vasco Errani, condannato in appello a 1 anno per falso ideologico per aver finanziato indebitamente con 1 milione la coop del fratello e poi coperto la truffa con carte truccate. Lui ha fatto la sola cosa da fare (anche perché è in scadenza): dimettersi. Ma l’intero partito, superando le divisioni tra renziani e antirenziani, vecchi e giovani, rottamatori e rottamati, lo implora di non orbare la Nazione della sua luminosa presenza. Un giorno forse scopriremo le sue doti nascoste che hanno indotto i mejo fichi del Nazareno a coprirsi di ridicolo e a berlusconizzarsi vieppiù con dichiarazioni ai confini della realtà. Anzi, oltre. Bersani, ex segretario: “Chi conosce Errani non può dubitare della sua onestà e correttezza. Con tutto il rispetto che si deve alle sentenze, si dovranno rispettare anche le convinzioni profonde di chi ha avuto a che fare con lui”. Cioè: se il condannato è mio amico, la condanna dei giudici vale quanto la mia assoluzione. Con tutto il rispetto per le sentenze, ovvio.

Orfini, presidente: “Errani è persona perbene e lo dimostrerà. Ha sempre lavorato nell’interesse dell’Emilia Romagna”. Veramente la sentenza dice che lavorò nell’interesse del fratello. E l’appello è l’ultima sentenza di merito: la Cassazione giudica solo la legittimità del processo.

Speranza, capogruppo Camera: “Errani ha sempre anteposto l’interesse della collettività a qualsiasi altro. E di questo già un tribunale aveva dato prova, assolvendolo”. Ecco: siccome l’hanno condannato in II grado, vale la sentenza di I grado. Cuperlo, capo minoranza: “Un abbraccio a Vasco Errani, una delle persone più integre e capaci che ho incrociato nei miei partiti”. Figurarsi le altre. 24 deputati Emilia Romagna: “Comprendiamo e condividiamo l’amarezza personale di Errani. Gli esprimiamo la nostra piena solidarietà, pur rispettando il lavoro dei magistrati, fiduciosi che saprà dimostrare la sua estraneità negli ulteriori gradi di giudizio (sic, ndr), soprattutto in presenza di una vicenda processuale che vede ribaltata una prima sentenza di innocenza”. Come si fa a rispettare i giudici solidarizzando con un condannato dai giudici? Semplice: prima viene la Corte d’appello e poi il Tribunale.

Enrico Rossi, presidente Toscana: “Il reato di falso ideologico non è un reato infamante per un presidente, per chi fa politica. Infamanti sono le condanne per corruzione. Errani avrà fatto una valutazione e avrà ritenuto per tante ragioni giusto fare così”. Cioè: se un impiegato pubblico fa carte false nell’esercizio delle sue funzioni, viene cacciato. Se invece lo fa “un presidente” che “fa politica”, specie se del tuo partito, il reato non è grave: anzi è giusto, “per tante ragioni” che non stiamo qui a indagare. Così fan tutti. Anche Rossi? Chiti, senatore: “Errani è una persona per bene. Sono certo che al termine del calvario emergerà la sua piena innocenza”. Quindi non è un processo, è un calvario. E non è Errani: è Gesù Cristo.

Zanda, capogruppo Senato: “Le sentenze non si giudicano, ma le tantissime persone che han conosciuto l’uomo e il politico Errani non possono che testimoniare la sua profonda onestà”. Le sentenze non si giudicano, ma per Errani facciamo un’eccezione.

Fassino, sindaco Torino: “Esprimo la mia vicinanza a Errani. Resti al suo posto”. Lui ha un comunicato prestampato, già sfoderato per Orsoni, 48 ore prima che confessasse. Una garanzia.

Renzi, segretario: “La Costituzione dice che si è innocenti fino a sentenza definitiva”. Sì, ma non dice che un condannato in appello deve governare una Regione.

Segreteria Pd: “Invitiamo Errani a riconsiderare le dimissioni. Proprio le parole con cui ha motivato la decisione dimostrano il suo senso dello Stato e delle Istituzioni”. Ricapitolando: se ti condannano e non ti dimetti, resti; se invece ti dimetti, dimostri senso dello Stato, dunque devi ritirare le dimissioni e resti. È il nuovo Comma 22.

Entrambi gli articoli sono di Marco Travaglio su “Il Fatto Quotidiano” 10 luglio 2014

San Giovanni in Fiore – Giudice di Pace.

Un’eventuale soppressione del Giudice di Pace qui nella nostra Città sarebbe un fatto gravissimo!

Pensavamo che per il mantenimento di questo importantissimo servizio stesse procedendo tutto normalmente. Abbiamo appreso, invece, dall’odierna conferenza stampa del consigliere comunale del PD Domenico Lacava, che tutto ciò non si sta verificando.

Possibile che in questa comunità non si è capaci di incassare un solo risultato per evitare che continuino gli scippi perpetrati ai danni del nostro territorio? Ѐ una situazione insostenibile!

La Città di San Giovanni in Fiore non può continuare ad essere penalizzata!

Una tale situazione non si può più sopportare e ci attendiamo, come cittadini, degli immediati chiarimenti da chi di dovere nel rispetto della popolazione sangiovannese tutta!

Meetup M5S SGF

 

Ai cittadini calabresi!

simbolo_movimentoЀ in corso, in questo periodo, in questi vecchi partiti politici calabresi, tra i loro adepti, seguaci e, soprattutto, tra i loro uomini più rappresentativi del vecchio sistema partitico che per gli ultimi decenni hanno  devastato e mal governato la nostra Regione, una lotta intestina e senza quartiere fino all’ultima goccia di sangue.  Non una lotta per risolvere i tantissimi problemi che affliggono la nostra Calabria, ultima e peggiore Regione d’Europa sotto tutti i punti di vista, vedasi sanità, turismo, cultura, lavoro, ambiente, gestione dei rifiuti ecc., ma una guerra, senza alcun dubbio, per il mantenimento delle loro poltrone , dei loro privilegi e appannaggi vari.

L’unica vera e seria alternativa, a questo stato comatoso in cui questi vecchi partiti politici, nell’ultimo trentennio, hanno fatto piombare la Regione, le province e tutti i comuni calabresi, è il MoVimento 5 Stelle, ossia, noi cittadini calabresi stessi!

Meetup M5S SGF

I cittadini non devono contare una mazza: sempre più sudditi e oppressi!

I partiti tolgono ancora potere ai cittadini.

“In Commissione Affari costituzionali del Senato stanno soffocando il potere di iniziativa popolare dei cittadini, stravolgendo principi sacrosanti contenuti nella nostra Carta costituzionale. Il M5S denuncia l’approvazione dell’emendamento votato dai partiti di maggioranza insieme a Forza Italia e Lega che innalza da 50.000 a 250.000 le firme necessarie per la presentazione di un disegno di legge d’iniziativa popolare. L’emendamento Finocchiaro-Calderoli addirittura quintuplica le firme necessarie per presentare una proposta popolare: si tratta di una vera e propria limitazione al potere di iniziativa legislativa che la Costituzione assegna ai cittadini. Ma non è tutto: da nessuna parte sono stati specificati i tempi entro i quali discutere le leggi popolari. Ciò significa che in barba alle 250mila firme raccolte, non si avrà nemmeno la certezza che queste proposte saranno poi discusse dal Parlamento. Un film già visto in questi anni con leggi popolari come “Parlamento Pulito” sottoscritta da 350.000 cittadini e messa in un cassetto senza mai essere votata dal Parlamento. Lo stesso triste destino toccato a decine di altre leggi popolari. Il Movimento 5 Stelle si è sempre battuto perchè l’iniziativa legislativa dei cittadini venga ampliata: la nostra proposta prevede 40mila firme e tempi certi di discussione. Pd-Forza Italia-Ncd e Lega vanno invece nella direzione contraria, con una presa in giro inaccettabile.” M5S Senato

E SEMPRE PIU’ SCHIAVI!

Bocciato emendamento 5 Stelle per abrogare legge Fornero.

Ieri, alla Camera dei Deputati, si è votato l’emendamento presentato dal Movimento 5 Stelle per abrogare la famosa legge Fornero, quel fantastico provvedimento che ha creato il fenomeno degli “esodati”.

La riforma delle pensioni attuata dal governo Monti ha spostato in avanti l’età per ritirarsi dall’attività lavorativa, facendo precipitare molte persone in una situazione drammatica: ritrovarsi disoccupati, senza la possibilità di ricevere l’assegno mensile guadagnato con anni di contributi versati regolarmente.

Gli esodati, infatti, sono tutti quei lavoratori che, prossimi alla pensione, hanno deciso di lasciare il lavoro dietro corresponsione da parte della propria azienda di una buonuscita-ponte, firmando il licenziamento o accettando di essere messi in mobilità. Alla luce delle nuove disposizioni in merito all’età pensionabile, questa decisione ha dato origine a una situazione altamente critica.

Ieri in aula il Movimento 5 Stelle chiedeva l’abrogazione di questa riforma. La riposta? La Camera ha bocciato la proposta dei 5 Stelle. Leggiamo cosa scrive su Facebook la senatrice 5 Stelle Vilma Moronese:

Dalla camera Renzi ci ha mandato questo selfie del PD. Loro si sono dichiarati orgogliosi della legge Fornero.

Emendamento M5S 1. 1. Tripiedi, Rizzetto, Bechis, Ciprini, Rostellato, Baldassarre, Chimienti, Cominardi. Art. 1. – 1. L’articolo 24 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n.201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n.214, è abrogato.

Votano contro PD, Scelta Civica e NCD

Anche il deputato 5 Stelle Carlo Martelli ha commentato:

“Alla Camera poco fa il PD ha votato contro all’ emendamento del ‎M5S per abolire la legge Fornero…continuate a votarli!”.

Meetup M5S SGF