Lo scandalo dell’Abbazia Florense di San Giovanni in Fiore.

Di Emiliano Morrone

già su il Crotonese del 18 dicembre 2009, a pag. 30

Lo scandalo, situazione

Con sua deliberazione, inviata martedì scorso (15 dicembre 2009) al Comune e all’impresa esecutrice, l’Autorità di vigilanza sui Lavori pubblici ha sciolto diversi nodi circa l’intricata e grave vicenda del restauro dell’Abbazia florense; di San Giovanni in Fiore (Cosenza) fermo da tempo, con finanziamento europeo sospeso, sequestro di un’ala del monumento dalla Procura di Cosenza, tecnici e responsabile del procedimento indagati per danni e risarcimento milionario chiesto dall’appaltatore per inadempienze del municipio, investito il Tribunale civile cosentino.
L’Autorità di vigilanza ha rilevato irregolarità del Comune, che con delibera di giunta designò tre direttori dei lavori; nella fattispecie già progettisti su incarico dell’allora parroco don Franco Spadafora, durante il cui mandato la casa di riposo per anziani all’interno dell’Abbazia florense –  secondo il dirigente comunale Pietro Marra originariamente concessa in comodato gratuito alla Diocesi di Cosenza – passò a privati che la trasformarono in attività di lucro, “senza mai corrispondere un fitto al municipio”.

Le responsabilità del Comune di San Giovanni in Fiore

Per l’organo nazionale di controllo e garanzia sui Lavori pubblici, il Comune non poteva incaricare tre direttori dei lavori, doveva limitarsi a uno. Non poteva farlo con delibera di giunta municipale; così violando la legge, che separa le funzioni dell’amministrazione pubblica. Per la realizzazione delle opere, a parere dell’Autorità di vigilanza si doveva prevedere la figura del restauratore; si doveva convocare una conferenza di servizi per concordare le misure adeguate con gli organi interessati; si dovevano avere i pareri delle soprintendenze prima della ristrutturazione.
Nel finale della deliberazione, il Consiglio dell’Autorità di vigilanza ha precisato che, “nella procedura adottata per la realizzazione dell’intervento”, si ravvisa “inosservanza delle disposizioni” di legge, “nonché dei princìpi di correttezza, trasparenza e libera concorrenza sanciti dall’ordinamento interno e comunitario”. Quindi ha disposto, “attesa la rilevanza degli aspetti sopra evidenziati”, “segnalazione del caso alla Procura della Corte dei Conti e alla Procura della Repubblica”.

L’eco del caso in Italia

Una vicenda del genere non era mai capitata nella città di Gioacchino da Fiore, della cui opera e teologia della storia, peraltro, l’Abbazia florense rappresenta il simbolo principale. Mai la città dell’abate, citato da Dante Alighieri nel Paradiso della Divina Commedia, aveva subito un simile affronto, che si estende a tutta la regione e all’Italia; tanto più che nei mesi scorsi c’era stato un appello corale, per la pronta ripresa dei lavori, di Salvatore Borsellino, Marcello Veneziani, Vittorio Sgarbi, Derrick de Kerkchove, Rosanna Scopelliti, Beppe Grillo, Cosimo Damiano Fonseca, Mauro Minervino. C’erano state due distinte interrogazioni parlamentari sul caso, una del deputato Angela Napoli (Risveglio Ideale), l’altra del suo collega Franco Laratta (Pd). S’erano pronunciati perfino i parlamentari europei (di Idv) Sonia Alfano, Gianni Vattimo, Luigi De Magistris; questi partecipando a un convegno per superare i problemi emersi, organizzato dal giornale elettronico “la Voce di Fiore”, presenti gli stessi Napoli, Laratta, il sindaco Antonio Nicoletti, Antonio Barile e Fabio Madia; capogruppo del Pdl in consiglio comunale il primo, presidente di “Azione Giovani” il secondo.

Le reazioni politiche

Nonostante i richiami, prima garbati, poi più decisi, di opposizione politica e società civile, la maggioranza in Comune ha spesso scaricato sulle soprintendenze, promettendo invano una rapida ripresa del restauro; bloccato inizialmente dalla Soprintendenza Bap di Cosenza, con invito al sindaco, per iscritto, di rammentare ai tecnici incaricati l’importanza del loro compito.
Su questa pagina nera della storia di San Giovanni in Fiore, non sono mancate le immediate reazioni di Napoli, Alfano, Vattimo, “la Voce di Fiore” e Barile, all’indomani della deliberazione dell’Autorità di vigilanza. Per Napoli, della commissione parlamentare Antimafia, “le preoccupazioni espresse sul restauro dell’Abbazia florense avevano fondamento, vista la pronuncia dell’Autorità di vigilanza”. Durante il suddetto convegno, raccontò che “il Comune di Taurianova (Rc) fu sciolto per infiltrazioni, a causa di motivi anche meno gravi”.
Secondo Alfano e Vattimo, “va condivisa in pieno la richiesta d’immediate dimissioni della giunta comunale di San Giovanni in Fiore, avanzata in rete e tramite i quotidiani da “la Voce di Fiore”; non solo per tutelare l’Abbazia florense, ma anche per riprendere un percorso di legalità chiaramente compromesso dai comportamenti e responsabilità rilevati dagli organi di controllo”.
A giudizio di Barile, convinto sostenitore delle dimissioni della giunta Nicoletti, la “ristrutturazione del monumento forse più importante dell’intera Calabria non poteva né doveva essere gestita come un piccolo lavoro, da assoggettare alle logiche di partiti e d’approssimazione, come sono soliti fare i nostri amministratori”.
Per Gerardo Tangaro, presidente del primo circolo di Idv, “i partiti di maggioranza, che su manifesti murali avevano detto di volere, a definizione, le indagini della magistratura, pure offendendo in modo triviale le voci critiche nel merito, dovrebbero persuadere sindaco e giunta, ad evitare incoerenza e una vergognosa figura, a dimettersi subito; poiché l’Autorità di vigilanza s’è pronunciata pesantemente, condannando l’operato del municipio”.
Per Napoli, Alfano, Vattimo, “la Voce di Fiore”, Barile e Tangaro, s’è aperta, insomma, una vera e propria questione di legalità; per cui, al fine di garantire i cittadini, è indispensabile che la giunta Nicoletti rassegni le dimissioni, quale atto di responsabilità politica indipendente dai procedimenti, in corso o futuri, delle magistrature.

L’appaltatore rinuncia a danni se la giunta comunale di San Giovanni in Fiore si dimette

Con l’atto dell’Autorità di vigilanza, il rischio di revoca del finanziamento europeo è altissimo, come quello d’una condanna del municipio, in sede civile, a risarcire l’appaltatore per milioni di euro; questi disposto a rinunciare alla causa per danni, ricevendo solo i pagamenti per i lavori già effettuati, adempimento ad oggi rifiutato dalla stazione appaltante, “se il sindaco e la giunta rassegnano immediatamente le dimissioni”.
Si chiude nel peggiore dei modi l’esperienza amministrativa della giunta Nicoletti, ad avviso di chi ne pretende le dimissioni.

La manifestazione pubblica del prossimo 5 gennaio a San Giovanni in Fiore

Il prossimo 5 gennaio, davanti all’Abbazia florense ci sarà una manifestazione pubblica, a prescindere da colori di partito, per ribadire la gravità dell’accaduto e l’urgenza d’intervento. Pronta disponibilità, in proposito, è stata data da Napoli, sacerdoti, movimenti della rete civile antimafia, gruppi della società civile e forze politiche che ritengono doveroso sensibilizzare le coscienze. “La partecipazione all’iniziativa segnerà – per il Comitato civico pro Abbazia florense –  una linea di discrimine tra chi vuole gli interessi della Calabria e chi si rifugia nelle vecchie logiche della conservazione del potere, anche davanti all’evidenza”.

Lo scandalo dell’Abbazia Florense di San Giovanni in Fiore.ultima modifica: 2009-12-20T18:33:00+01:00da pietrogiovanni1
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