C’È CHI DICE NO!!!

GRECIA: LA DEMOCRAZIA TORNA A VINCERE LA’ DOVE E’ NATA! 
I RICATTI SONO STATI SCONFITTI!
IL POPOLO TORNA AD ESSERE SOGGETTO, E NON PIU’ OGGETTO, DELLA STORIA! 
ANCORA UNA VOLTA LA GRECIA SI CONFERMA MAESTRA DI CIVILTA’!

Maria Gabriella Militerno

Siamo sicuri che la nuova tecnologia migliora la nostra vita?

Leggete: “Tecnobarocco – Tecnologie inutili e altri disastri” di Mario Tozzi.

“La tecnologia del terzo millennio non aiuta gli uomini a migliorare la loro esistenza né a ridurre gli impatti sul pianeta. Non è semplice, né utile e nemmeno educativa. Essa, totalmente slegata dalla radice scientifica, è, invece, fine a se stessa, “barocca”, dannosa e insostenibile da un punto di vista ambientale. Viene spesso usata per rimediare ai danni perpetrati da una tecnologia precedente, incrementa i profitti basati sui bisogni indotti, accelera l’obsolescenza di oggetti e macchine, è costosa, fa perdere tempo. Attraverso molti esempi Mario Tozzi dimostra l’inutilità di bizzarri marchingegni che riteniamo indispensabili e di cui potremmo fare a meno. D’altro canto, egli sottolinea l’utilità di quella tecnologia semplice che ha rappresentato un vero miglioramento nelle condizioni della vita degli uomini senza compromettere l’ecosistema Terra.”

Calabria: una regione allo sbando e la balla sangiovannese di distrazione di massa.

Grazie a questi partiti politici, ai suoi uomini e ai suoi adepti, sodali e seguaci, la Calabria e i suoi cittadini si trovano in una situazione che a dir disastrosa è pure poco. Da due anni la nostra regione è senza un governo, senza una guida politica, ma, soprattutto, senza una programmazione seria per la crescita economica e per uno sviluppo che possano farci uscire da questo baratro in cui siamo caduti.

Abbiamo una sanità allo sfascio, un ambiente violentato, una promozione  turistica inconsistente e una tutela inesistente dei nostri beni  culturali ed architettonici fin troppo deturpati, una disoccupazione generale e giovanile quasi irrecuperabile, nessun investimento produttivo, né una politica seria per il lavoro e la formazione, nessuna onestà nelle istituzioni pubbliche, ma, in compenso, abbiamo una classe dirigente e politica piena di incapaci, corrotti, ladri e lestofanti.

Inutile barcamenarsi con annunci di giunte nuove, di alto profilo, inciuci romani, notizie bomba di distrazione di massa, storie personali, politiche e non! La vera questione è la “non più credibilità” di questa vecchia classe politica calabrese!

L’unica cosa dignitosa che gli appartenenti a questa classe politica e dirigente calabrese possono fare è quella di dimettersi in massa ed andare tutti a casa. Si restituirebbe quel minimo di dignità a tutti i cittadini calabresi e non solo.

Ma una cosa va anche detta con franchezza: la colpa di tutto ciò è anche dei cittadini calabresi tutti.

Cari  calabresi, per il prossimo futuro, fatevi infinocchiare ulteriormente da questa partitocrazia e dai loro uomini, che tanto danno ci hanno causato!!!

Ma l’altra cosa, secondo noi del Meetup M5S SGF, è che si sta facendo di tutto per distrarre il popolo sangiovannese, chissà perché, dalla situazione disastrosa calabrese (vedi, per es. “Rimborsopoli”), con la notizia “balla megagalattica”, che le elezioni comunali sangiovannesi del 2011 sarebbero state pilotate dalla criminalità organizzata. Secondo noi del Meetup non vi può essere balla più clamorosa di questa. E tutto questo non può, certamente, interessare i cittadini sangiovannesi.

Prima perché la partecipazione alle elezioni del 2011 fu massiccia e se ne conoscono bene  tutti i motivi. Poi perché l’amministrazione del 2011, criticabile o meno, è stata mandata già a casa, per cui fare determinati discorsi non serve a nulla al popolo sangiovannese.

Piuttosto, concentriamoci sulla giunta comunale attuale sangiovannese, anche se non ancora operativa, ma speriamo che lo sarà presto, per quello che farà, come risolverà i problemi che attanagliano San Giovanni in Fiore, e con quale programma economico, finanziario, ambientale, turistico, culturale, sociale, e, soprattutto,  per il lavoro, intenderà farlo!!!

Basta balle!!!

Stiamo aspettando!!!

Meetup M5S SGF

Dal libro “Una vita” di Massimo Fini.

Premio Montanelli 2015: a Massimo Fini l’alloro per la carriera.

La Motivazione: 

«Nel suo deambulare alla ricerca di spazi liberi ha collaborato con quasi 100 testate».

Massimo Fini, scrittore e giornalista, è nato nel 1943, ha lavorato come cronista, inviato ed editorialista in molti quotidiani e testate italiane. È autore di numerosi libri di successo che hanno suscitato sempre dibattiti.

Indro Montanelli diceva di lui«Massimo Fini viene di lontano. Non soltanto come maestria di scrittura, ma anche per ricchezza di esperienze. Ha le mani pulite. Non rispetta le regole. Non sta al gioco. Ed è questo che dà tanta forza alla sua frusta»

Dal libro “Una vita”

Quando, nel 1988, compii 45 anni li confrontai con quelli di mio padre, nato nel 1901. Lui aveva vissuto la prima guerra mondiale, l’avvento del fascismo, l’esilio in Francia, la seconda guerra mondiale, il tracollo del regime, la guerra civile, la caduta della monarchia, l’avvento della Repubblica. Nella sua vita era successo di tutto, ma non era cambiato niente: i valori, ottocenteschi, erano rimasti quelli di quando era nato e i modelli, i costumi e, in buona sostanza, anche i modi di vivere erano mutati di poco. Per la mia generazione -sono del 1943- e tutte quelle successive è stato esattamente l’opposto: non è successo niente ma è cambiato tutto, valori, modi, etica, modelli, costumi, way of life. Mio padre e i suoi coetanei si sono trovati a vivere eventi fondanti che li hanno costretti a delle scelte. Sono stati, in maggiore o minor misura, protagonisti delle loro vite. Noi gli enormi cambiamenti avvenuti nell’arco della nostra esistenza li abbiamo vissuti passivamente, sono passati sopra le nostre teste. Si può dire sì o no al fascismo, sì o no al nazionalismo, sì o no alla guerra, non si può dire sì o no alla tecnologia o alla globalizzazione. Non sono eventi, sono processi inarrestabili che si insinuano nelle nostre vite, le avvolgono e le determinano senza che ci si possa far nulla. La Tecnologia e la sua ancella gemella,l’Economia -la globalizzazione non è altro che la sua espansione totalitaria-in un processo prima quasi impercettibile poi sempre più vorticoso e parossistico hanno via via preso il centro della scena relegando l’uomo in una posizione marginale, subalterna.

Ma nell’immediato dopoguerra le cose non stavano ancora così. Al contrario. Scrive Nietzsche che «ogni malattia che non uccide il malato è feconda». La guerra ci aveva dato, senza che ne fossimo pienamente consapevoli, alcune rendite di posizione. Quando arrivai a Milano nel 1946 la città era un cumulo di macerie. Le facciate delle case, con le occhiaie vuote delle finestre, erano delle quinte di teatro, dietro non c’era niente. La città era un brulicare di gente stipata fino all’inverosimile sui tram, appesa pericolosamente ai predellini, qualcuno attaccato al trolley (oggi interverrebbe la volante). Ma chi era scampato ai bombardamenti anglo americani o ai rastrellamenti tedeschi non aveva certo paura di farsi la ‘bua’ cadendo dal tram. Eravamo allegri e incoscienti perché per esserlo ci bastava d’esser vivi.

A parte una sottilissima striscia di borghesia che aveva il buon gusto e il buon senso di non ostentare, eravamo tutti poveri,infinitamente più poveri di quanto non lo si sia oggi. Ma essere poveri dove tutti lo sono non è un problema, una volta che si abbia un tetto, da mangiare e da vestire. E questo noi ce l’avevamo, anche se in termini striminziti e dovevamo arrangiarci. Non c’era ancora lo strazio degli status symbol, dell’invidia, della frustrazione. La povertà ci rendeva solidali. Nei quartieri di una metropoli, nelle cittadine, nei villaggi contadini eravamo una comunità solidale. Alcuni valori di base, preideologici, prepolitici, prereligiosi,onestà, dignità, rispetto, erano di tutti, tranne che per una malavita quasi patetica che aveva comunque i suoi codici d’onore conservati almeno fino all’epoca di Vallanzasca compreso. Prendiamo l’onestà. Era un valore per tutti.Per la borghesia perché, se non altro, dava credito, per il mondo contadino dove violare la stretta di mano voleva dire essere esclusi dalla comunità, e anche per quello proletario dove la dura morale comunista non ammetteva deroghe personali. Ma anche gli imprenditori erano diversi. Gli Olivetti, i Pirelli, i Borletti, i Rizzoli, i Borghi volevano certamente fare i quattrini, ma anche in loro c’era un residuo di valori umanistici ottocenteschi, un po’ paternalistici ma certamente meno disumani. Poi sono arrivati i manager.

Il vero cambiamento è arrivato durante gli anni del boom economico, senza che quasi ce ne accorgessimo. All’inizio fu esaltante per chi aveva pedalato sempre in salita, imboccare un po’ di discesa. Era l’agognato benessere. Ma nascondeva molte insidie. E’ stato il benessere a corromperci moralmente, a indebolire tutti i nostri valori, a infiacchirci, sospettosi gli uni degli altri, a rompere, là dove c’era, il senso di essere una comunità.

Nel 1960, a 16 anni, entrai per la prima volta, con il mio amico Giagi, in un Supermarket. Ci parve il Paese di Bengodi. Era invece il cavallo di Troia che entrava in città e avrebbe distrutto, per sempre, la nostra innocenza.

Massimo Fini