Oggi, visto e considerato come vanno le cose, ci sarebbe bisogno, più che mai, di questi due grandi uomini.
Don Luigi Sturzo (Caltagirone, 26 novembre 1871 – Roma, 8 agosto 1959) e Don Luigi Giussani (Desio, 15 ottobre 1922 – Milano, 22 febbraio 2005)
Due grandi presbiteri, ma soprattutto, due grandi uomini, i cui insegnamenti sono ancora, oggi, attualissimi.
Durante il ventennio fascista, dopo 16 anni di esilio, dal 1924 al 1940 prima a Londra, poi a Parigi ed infine a New York, Don Luigi Sturzo, dopo il referendum tra monarchia e repubblica ritornò in Italia, sbarcando a Napoli il 5 settembre 1946 e stabilendosi nella casa generalizia delle Canossiane in Roma.
Fu il primo a sollevare il problema della “questione morale” pubblicando già nel novembre 1946 su “L’Italia” un articolo dal titolo: “Moralizziamo la vita pubblica”. Continuò poi questa sua battaglia su “Il Giornale d’Italia” parlando delle tre “male bestie” che infettavano il sistema italiano: la partitocrazia, lo statalismo e l’abuso del denaro pubblico.
Per Don Giussani la fede è un «riconoscere una Presenza» ed occupa ogni singolo spazio della vita individuale (i rapporti umani, l’esperienza lavorativa, la vita sociale e politica).
Da ciò nasce anche una critica alla ragione illuminista , e di conseguenza anche all’apporto , probabilmente, di certa scienza, con i suoi deleteri effetti collaterali dell’industrialismo, della globalizzazione, dell’inquinamento, delle fonti di stress, del dio denaro, della parossistica ricerca del potere, della macchina, della tecnologia.
Fonte – WIKIPEDIA
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