Piccarda e Gertrude: due ritratti femminili a confronto.
In occasione della giornata internazionale della DONNA è di due DONNE, citate nelle più famose pagine della letteratura italiana, che voglio parlarvi, lontane nel tempo e nel destino, tra di loro, ma accomunate da una caratteristica: il non poter dare seguito ai propri desideri, alla propria volontà, alle proprie aspirazioni.
Piccarda la troviamo collocata nel cielo della Luna del Paradiso dantesco, il cielo che ospita le anime di coloro che, in vita, vennero meno ai voti non per propria volontà, ma per volontà altrui.
Piccarda Donati, infatti, racconta di essere stata trascinata fuori dalla “dolce chiostra”, vita da lei stessa scelta, “da uomini a mal più ch’a bene usi”. Lei aveva scelto la vita monacale per VOCAZIONE, ma il fratello Corso la strappò via a questa vita per darla in sposa a Rossellino della Tosa, per motivi di convenienza politica.
E, questa straordinaria figura femminile, nei versi del terzo canto del Paradiso di Dante, lascia intendere, in modo velato, a quali sofferenze sia andata incontro dopo essere stata strappata alla vita monacale (“Iddio si sa qual poi mia vita fusi”).
Gertrude, invece, meglio nota come la monaca di Monza de “I Promessi Sposi” di Manzoni, incorre in un’esperienza di vita diametralmente opposta a quella di Piccarda. Lei, infatti, sin da bambina viene allevata all’insegna di uno stile di vita riconducibile esclusivamente alla vita monastica. Ma il risultato non è quello sperato dalla famiglia, tant’è che lei tenta di sottrarsi alla vita impostale da essa secondo i costumi del tempo. Purtroppo, non ci riesce e, suo malgrado, è costretta ad accettare una vita contraria alle sue aspettative di giovane DONNA. Entra in convento, assecondando la volontà del padre-padrone, ma, alla prima occasione, si abbandona ad una vita dissoluta, perché dissoluto è l’uomo che mostra interesse nei suoi confronti, regalandole quelle attenzioni che lei, come DONNA, si aspettava.
Qual è, dunque, l’insegnamento da ricavare da questi due spaccati di vita di DONNE del passato, diametralmente opposti tra loro, ma più strettamente correlati di quanto si possa pensare?
È la violenza psicologica che viene esercitata su entrambe, che limita irrimediabilmente la loro libertà di scelta!
In alcune realtà tali imposizioni continuano, ancora oggi, ad essere esercitate su DONNE fragili.
Ergo, mai più violenza sulle DONNE, non solo fisica, ma anche psicologica, perché ogni DONNA possa crescere libera di fare le sue scelte e di dire NO a chiunque voglia plasmarla a suo piacimento.
Ogni DONNA possiede una mente e un’anima che la rendono unica e meravigliosa.
A voi uomini, padri, figli, fratelli, fidanzati, mariti, o, semplicemente, amici, il compito di rispettarla, tutelarla, farla sorridere e amarla!
A noi DONNE, invece, al primo atto di violenza fisica o psicologica spetta il dovere di denunciare non per orgoglio, ma per dignità.
Maria Gabriella Militerno