BIDEN – PUTIN, DRAGHI – ERDOGAN: killer, dittatori e democrazia.
Dopo la caduta del Muro di Berlino, 9 novembre 1989, e del conseguente crollo del contraltare sovietico, le cosiddette democrazie occidentali, con in testa gli USA, hanno compiuto in successione, in soli vent’anni, cinque guerre di aggressione: prima guerra del Golfo (1991), attacco alla Serbia (1999), invasione e occupazione dell’Afghanistan (2001), dura ancora oggi, invasione e occupazione dell’Iraq (2003), attacco alla Libia (2011).
Ora, a prescindere dagli ordinamenti e dai principii statali di ogni Paese, nonché dal principio di autodeterminazione in base al quale i popoli hanno diritto di scegliere liberamente il proprio sistema di governo (autodeterminazione interna) e di essere liberi da ogni dominazione esterna, in particolare dal dominio coloniale (autodeterminazione esterna), DOPO LE ACCUSE DI “KILLER” DA PARTE DI BIDEN A PUTIN E DI “DITTATORE” DA PARTE DI DRAGHI AD ERDOGAN, ALCUNE DOMANDE CI SORGONO SPONTANEE:
cos’è questa, una nuova strategia politica cosiddetta occidentale di aggressione? Una nuova “guerra fredda”? O una nuova contrapposizione politica, ideologica e militare?
A nostro avviso nessuno può essere tacciato come un assassino o un dittatore senza alcuna prova, senza un processo regolare, senza alcuna difesa o senza una giuria imparziale.
Nessuno può farlo! Si tratti del Presidente USA o del Capo del Governo Italiano.
È noto che le parole espresse da chi ha incarichi pubblici così importanti, hanno sempre una forza dirompente, specialmente se pronunciate in TV davanti a milioni di cittadini.
E specialmente se sono pronunciate nei confronti di altri capi di stato come quello della Federazione Russa e della Repubblica di Turchia.
Noi speriamo che tali accuse siano solo e semplicemente delle “gaffes”, con la speranza di non scatenare qualcos’altro!