I COMUNICATI DI Decoro Urbano.

Potrebbe essere un'immagine raffigurante 2 persone, persone in piedi e il seguente testo "Decoro Urbano è con Rosaria Succurro Sindaco e altri 5. 5 novembre alle ore 16:57 BOLDSOCALE QUICOSENZA.IT Frana sulla 107 a San Giovanni in Fiore, Succurro: "subito il ripristino del tratto" i"

FRANA 107 – GIORNO 5 NOVEMBRE IL SINDACO:

“Ho chiesto subito il rapido ripristino del tratto interrotto della 107. Anas, che aveva già deviato il traffico e poi liberato una corsia della Statale per il solo transito dei mezzi di soccorso, ha riferito di essere in attesa dei risultati delle analisi dei campioni del materiale franato. Risultati che – ha spiegato Succurro – sono arrivati, rassicuranti e soprattutto indispensabili per consentire ad Anas, che inizierà a breve, a ripulire e mettere in sicurezza l’area stradale in questione per riaprire il tratto interrotto“.

SONO GIÀ PASSATI 5 GIORNI DA TALE COMUNICATO E, PARE, SIAMO ANCORA ISOLATI.

AGGIORNAMENTI? GRAZIE!

SGF IN PIAZZA

AUGURI DI BUON LAVORO E SPERIAMO BENE!

 © ANSA

Regioni: Calabria, Occhiuto vara la Giunta.

(ANSA) – CATANZARO, 08 NOV – Il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, ha nominato la Giunta.

L’esecutivo é composto da sei assessori, tre di Forza Italia, due di Fratelli d’Italia ed uno della Lega.

Ne ha dato notizia, con una dichiarazione, lo stesso presidente Occhiuto.
Vicepresidente dell’esecutivo é stata nominata Giusy Princi, di Forza Italia, “alla quale ho delegato – afferma Occhiuto – le seguenti materie: Istruzione, Università, Ricerca, Lavoro e Formazione professionale; Bilancio e Azioni di sviluppo per la Città Metropolitana di Reggio Calabria. Gli assessori sono Gianluca Gallo, di Forza Italia, con delega alle seguenti materie: Agricoltura, Risorse Agroalimentari e Forestazione; Aree rurali; Fausto Orsomarso, di Fratelli d’Italia,, con delega alle seguenti materie: Turismo, Marketing territoriale e Mobilità; Tilde Minasi, della Lega, con delega alle Politiche sociali; Rosario Varì, di Forza Italia, con delega allo Sviluppo Economico e agli Attrattori culturali; Filippo Pietropaolo, di Fratelli d’Italia, con delega all’Organizzazione della burocrazia regionale ed alle Risorse umane”.
“A questo elenco – dice ancora il presidente della Regione Calabria – manca un ultimo assessore dal profilo tecnico, una personalità che ci darà un contributo fondamentale il cui nominativo sarà comunicato nei prossimi giorni”. (ANSA).

SGF – AMMINISTRAZIONE COMUNALE: dopo più di un anno non è successo nulla, ma adesso c’è il Presidente Occhiuto.

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Di Pietro Giovanni Spadafora

Ancora non si può parlare di fallimento, ma dopo più di un anno dalla vittoria della neo Amministrazione Comunale alle ultime elezioni, i problemi della comunità di San Giovanni in Fiore, a parte il restyling di qualcosa allo scopo di migliorarne l’estetica, insieme a qualche cerimonia, sono ancora tutti sul tavolo.

Criticità che, se si analizzano a fondo, sono abbastanza peggiorate: dalle condizioni di lavoro all’economia e al commercio, dalla fuga dei giovani allo spopolamento, dai vari servizi alla pulizia delle strade, dall’ambiente alla viabilità, dalla derattizzazione al servizio idrico ecc., per non parlare della sanità.

Sanità, checché ne raccontino tutti i grandi esperti, che di fatto è inesistente!

Sanità, sebbene se ne narrino fatti, impegni e proposte, senza soluzioni né, almeno al momento, prospettive di miglioramento!

È vero, adesso c’è la nomina governativa a Commissario della sanità pubblica calabrese del neo Presidente Occhiuto, per la quale si sono tutti ringalluzziti riacquistando vivacità e baldanza, magari pensando di ottenere un qualche contentino, ma è tutto ancora da verificare quello che attuerà, sia in materia sanitaria sia per tutto il resto.

In particolare il nostro Sindaco, oltre a una serie di annunci, anziché rassicurare concretamente la cittadinanza per la quale dovrebbe andare ad esporre la reale situazione sanitaria, e non solo, si mette, un giorno sì e l’altro pure, a disposizione del Governatore.

Sinceramente non riesco ad immaginare per cosa, il Sindaco di San Giovanni in Fiore, si metta a disposizione del Governatore regionale. Qualcuno mi illumini!

Tuttavia, apprezzando le ultime dichiarazioni del Presidente Occhiuto rispetto alla sanità, auspico, con tutto il cuore, che alle parole seguano i fatti.

Detto questo, ritornando all’attuale Amministrazione Comunale, penso che essa abbia vinto le ultime elezioni sapendo strumentalizzare i vari annosi problemi della comunità con diverse promesse che non ha, almeno per questo primo anno e passa, mantenuto.

Lo ha fatto in maniera demagogica sventolando una bacchetta magica che oggi pare sia svanita nel nulla senza portare soluzioni, ma amplificando le criticità del paese.

Si dirà che è solo il primo anno di amministrazione e che sia necessario dare più tempo alla nuova governance locale.

Vero! Anzi verissimo! Perché, in effetti, i problemi non si risolvono con la bacchetta magica, bacchetta che, però, la neo Amministrazione e tutti i suoi, hanno costantemente esibito in campagna elettorale!

Comunque sia, quello che più preoccupa e sconcerta è che rispetto a un anno fa nulla è cambiato nell’approccio verso le criticità che continuano ad affliggere l’intera comunità. Si naviga a vista!

Abbiamo una maggioranza, con il silenzio assenso di parte dell’opposizione, che dai banchi della Sala Consiliare, durante i rari Consigli Comunali che si svolgono, continua a bearsi, senza alcuna iniziativa utile per la collettività, del suo trionfo elettorale.

Mentre la Giunta, fatto il dovuto distinguo per il settore cultura, è inerte e galleggia, ora cullandosi e, altrettanto, beandosi, di un’ ipotetica ciambella di salvataggio rappresentata dallo stretto e privilegiato rapporto di amicizia del Sindaco con il neo Governatore della Calabria, il quale, sono convinto, avrà molto da fare, nonché dipanare diverse matasse di lana. Ne abbiamo avuto esperienza.

Purtroppo il tempo passa e i problemi si aggravano sempre di più e i tanti segnali che giungono, sotto i molteplici aspetti, non sono dei migliori.

E questo, oggi, pare determini una specie di consapevolezza che incomincia a serpeggiare anche tra i tanti cittadini che, forse, troppo istintivamente, hanno voluto scommettere su questa nuova Amministrazione e si ritrovano, nel quotidiano, a fare i conti con un governo locale abbastanza inadeguato alle necessità di tutta la comunità sangiovannese e del suo territorio.

Ritengo che tale Amministrazione stia diventando una preoccupazione un po’ pesante per questa nostra comunità che non potrà continuare a sopportarne il suo peso.

C’è una sorta di invisibile deriva che pare stia colpendo la nostra popolazione.

Pertanto, penso sia necessario che tutte le forze sane della società civile sangiovannese inizino ad esercitare, come qualcuno sta già facendo, tutte le dovute pressioni nei confronti dell’attuale Amministrazione affinché riparta dai bisogni dei cittadini e dalle esigenze di tutto il territorio.

Ancora c’è tempo per recuperare, senza demagogia e propaganda, ma con competenza e serietà!

E se ciò non sarà possibile, ci dovrà pur essere qualcuno che si assuma una qualche responsabilità!

Pietro Giovanni Spadafora

SGF – NUOVO SISTEMA DIGITALE CANALI TV: e io pago!

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A parte il pagamento del canone, abbiamo tutti notato che da quando si è attivato il nuovo sistema di trasmissione digitale per i canali tv, oltre a vedere un odioso multicolore schermo televisivo insieme ad immagini disgustose e sgradevoli, non vi è neppure la sincronizzazione tra l’immagine che guardiamo, ammesso che la vediamo, e le parole che ascoltiamo.

Spesso e volentieri l’audio si sente fastidiosamente ritardato di qualche secondo, e anche più, rendendo le trasmissioni un obbrobrio.

Tanti, chi ha avuto la possibilità, hanno speso soldi per cambiare antenne, tv seminuove e poco funzionanti, o anche per acquistare odiosi decoder che hanno aumentato il numero dei telecomandi da gestire: pensate agli anziani o a chi non ha dimestichezza con tali dispositivi.

Ma se questo è il risultato qualitativo ottenuto, dobbiamo dire che invece di migliorare e di andare avanti, siamo peggiorati di molto, con l’aggravante di essere disinformati obnubilandoci mente, coscienza e sensi.

MISTERI ITALIANI …, con i quali molti si arricchiscono spellando la povera gente, anziani con misere pensioni e tantissimi che non arrivano a fine mese.

CONGRATULAZIONI!

SGF IN PIAZZA

Una Preghiera della Sera.

Una Preghiera della Sera in questo giorno di Commemorazione dei Defunti.

Ave o Maria,
piena di grazia, il Signore è con te,
tu sia benedetta fra le donne
e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.

Santa Maria, madre di Dio,
prega per noi peccatori,
adesso e nell’ora della nostra morte.
Amen.
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UN GRANDE GIORNALISTA! UN GRANDE SCRITTORE!

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Il nuovo libro di Massimo Fini: “Il giornalismo fatto in pezzi”.

“Il lettore non troverà qui editoriali, commenti, opinioni. Di raccolte di questo genere ne avevo già fatte due (Il Conformista, 1990 e Senz’Anima, 2010). Aggiungerne una terza sarebbe stato, oltre che presuntuoso (Indro Montanelli ne ha fatte due) inutile.

In questo libro raccolgo la mia attività di cronista, di inviato, di inchiestista, che va dai primi anni Settanta ai Duemila e oltre. E attraverso questa passa uno spaccato della vita italiana di quegli anni. È un giornalismo in presa diretta, fatto di racconti di vita, delle testimonianze di uomini e donne dall’estrazione sociale e dalle esperienze più diverse, di ritratti di personaggi famosi, politici ma soprattutto artisti e letterati la cui memoria affonda spesso ancora più lontano, nel periodo fascista e della guerra. È un giornalismo molto diverso da quello che si fa oggi, che usa e abusa del ricorso al web, ma comune ai colleghi della mia generazione e di alcune successive.

Diceva Nino Nutrizio, direttore de La Notte, un grande della nostra professione, se vogliamo elevare questa ‘arte minore’ a quel livello, che il nostro “è un mestiere che si fa prima con i piedi e poi con la testa”. Intendendo che bisogna uscire dalle redazioni, guardare, osservare, annusare e soprattutto ascoltare (direi che la capacità di ascolto è decisiva non solo in giornalismo ma nella vita di tutti i giorni e anche per la riuscita degli artisti o dei grandi manager). La testa viene dopo ed è dare al materiale che si è raccolto un senso. La lezione io la appresi da Tommaso Giglio, il mitico direttore dell’Europeo degli anni Settanta, quando ero ancora un ragazzo. Rifacendosi alla tradizione di Arrigo Benedetti, fondatore del settimanale, Giglio portò al massimo livello il giornalismo di reportage rendendolo una scuola: storie, racconti, personaggi, tutti dal vivo. Una delle forze di quell’Europeo era andare sui piccoli fatti della vita quotidiana, specie di provincia, e farli diventare, grazie a una lente d’ingrandimento e al significato più generale che si riusciva a darne, dei grandi fatti nazionali. Giglio voleva che nemmeno un fonema fosse raccolto non dico attraverso email, che allora non esisteva ancora, ma nemmeno per telefono. La persona la dovevi vedere in faccia. Giglio era addirittura maniacale in questa smania delle interviste che darà poi origine a quello che è stato chiamato il “Fallaci style”. Mi ricordo che per intervistare non so più quale allenatore di uno sport marginale dovetti fare Milano-Trieste-Milano in giornata. Riuscii a malapena a vedere Piazza Unità.

Era un giornalismo estremamente faticoso, a volte massacrante. Per un’inchiesta sui quindicenni, è solo un esempio, dovetti fare in pochissimi giorni il giro d’Italia: Milano, Torino, Roma, Bari, Trapani e altre località minori. Ma il peggio veniva quando moriva un grande personaggio dello spettacolo e io dovevo ricostruirne la personalità attraverso chi lo aveva conosciuto da vicino: si trattava di abbordare, in soli tre giorni, uomini altrettanto famosi non usi a darsi facilmente o di rintracciare antiche amicizie perse nel tempo. Il lettore ritroverà qui, fra gli altri, i ritratti di Luchino Visconti, di Vittorio De Sica, di Anna Magnani, di Ermanno Olmi, di Curzio Malaparte. Ci sono anche grandi imprenditori e politici “visti da vicino”: uno su tutti Gianni Agnelli, una lunga confessione di Angelo Rizzoli, Aldo Moro, la singolare figura di Giangiacomo Feltrinelli. E poi le grandi aziende: la Fiat, l’Olivetti di Adriano, la Montedison del prima e dopo Cefis, l’Alfa Romeo.

Vi si racconta anche la lenta ma inesorabile decadenza della borghesia a favore di una partitocrazia sempre più invadente, processo che era già iniziato nei primi anni Sessanta, e di una media borghesia senza ideali, abbagliata dal benessere. Se, come afferma Benedetto Croce, “la Storia è il passato visto con gli occhi del presente”, chi legge questo libro potrà, con gli occhi dell’uomo di oggi, trovarvi cosa rimane di quelle stagioni, di quelle speranze, di quelle illusioni e disillusioni. Ma i pezzi che mi offrivano maggior respiro erano quelli che mi dava Pierluigi Magnaschi, direttore della Domenica del Corriere. Dovevo andare in vari paesi del mondo e cercare di descriverli in un tempo adeguato. Ma il tempo non è mai adeguato, fra di noi si dice che se un giornalista va in un posto e ci resta un giorno scrive un articolo, se ci sta un mese scrive un libro, se ci sta un anno non scrive più nulla tanto complessa è la realtà, è ciò che tormentava quel grande collega che è stato Kapuscinski riguardo alla cultura indiana. Mi diceva Oriana Fallaci quando stavo scrivendo una sua biografia poi abortita: “Con questo libro tu devi fare un panegirico di questo mestiere, del giornalista, di questo personaggio straordinario che va in paesi di cui non conosce la lingua, non conosce la geografia, non conosce la storia, non conosce nulla, e torna indietro con un grande racconto col quale, a intuito, ha penetrato lingua e storia e umanità del posto in cui è stato”. L’intuizione è assolutamente necessaria al giornalista. E anche, bisogna pur dirlo, l’invenzione pura e semplice. Tutti i grandi del nostro mestiere, da Malaparte a Montanelli, si sono inventati molte cose. Ma bisogna saperlo fare. Perché il verosimile è alle volte più vero del vero. Disse Ettore Della Giovanna a proposito di Malaparte: “Lui l’ha scritto ed è diventato vero”. Comunque, per tornare a Magnaschi e non solo a lui, si trattava di andare in giro, col taccuino in tasca, per cercare di descrivere la way of life di un paese senza interpellare sociologi, psicologi, antropologi, politici e altri intermediari. In quei reportage potevo unire le mie qualità di giornalista, sempre che ci siano, a quelle di scrittore, ammesso e non concesso che ci siano anche queste. Si va in giro, a zonzo, ma in modo diametralmente opposto a quello del turista.

Non sono i monumenti che contano (sono stato una mezza dozzina di volte al Cairo e le piramidi le ho viste solo di sfuggita) ma gli ambienti, i modi di fare e del vestire, i colori, i dettagli. Perché a volte è da un dettaglio, come diceva appunto Fallaci, che puoi cogliere l’insieme. Così nascono, fra gli altri, i servizi sull’Unione Sovietica, sull’Iran, sull’Egitto, su Israele, sul Sudafrica e quello sul Giappone, del 2008, che è l’ultimo di questo genere. Questi reportage, nel raffronto fra culture e società a volte omologhe, altre molto diverse, ci aiutano a capire meglio qual è stato, qual è e quale potrà essere il ruolo dell’Italia in un mondo divenuto globale. Il libro si chiude con lo sguardo a un futuro che è già presente. Nel marzo del 1982 pubblicai un’inchiesta alla quale Aldo Canale ed io demmo il titolo “Scienza amara”. Si tratta della “questione epocale” dell’ambiguità e dell’ambivalenza della Tecnica, ma sarebbe più preciso dire della Scienza tecnologicamente applicata, posta a metà degli anni Trenta da Martin Heidegger, l’ultimo filosofo comparso nell’orizzonte speculativo occidentale, molto influenzato, attraverso Nietzsche, dal pensiero presocratico, preplatonico, prearistotelico e in definitiva, se non antiscientifico, certamente prescientifico.

Oggi cominciano ad affiorare dei dubbi sulla Scienza, finora idolo incontrastato, sulla sua capacità taumaturgica di risolvere tutti i nostri problemi. Da parte di una minoranza, che però sempre più si ingrossa, si pensa che la Scienza ci porterà in un vorticoso e velocissimo giro di vite al collasso. Mi ha detto il fisico Edoardo Amaldi, uno dei padri dell’Atomica e che quindi se ne intendeva: “L’uomo se può fare una cosa, prima o poi la fa”. Io penso invece che si dovrebbe recuperare il profondo senso del limite che la cultura greca aveva e che noi abbiamo pericolosamente perduto. Per Scienza amara andai a Ginevra a intervistare Carlo Rubbia, che allora dirigeva il CERN. Rubbia, scienziato, positivista, illuminista, mi ricevette molto di malavoglia, in maniera scontrosa e quasi sgradevole. Mi riteneva, secondo la classica distinzione di Umberto Eco, un “apocalittico”. A mia volta infastidito gli dissi: “Senta professor Rubbia, lei è un fisico e le pongo una domanda alla quale vorrei una risposta da fisico: non è che andando avanti a questa velocità e sempre aumentandola, noi stiamo accorciando il nostro futuro?”. Rubbia restò per un attimo pensieroso. Poi disse: “È così”. Qui sono in gioco non solo il nostro futuro ambientale, che è questione ormai avvertita dai più, ma il concetto di progresso come l’abbiamo concepito finora e soprattutto il futuro dell’uomo che, in una perversa inversione dei ruoli rispetto a Blade Runner, potrebbe diventare un semplice replicante della macchina.

Scrissi queste cose ormai quarant’anni fa. Irrise allora, sono diventate temi di strettissima attualità”.

Massimo Fini