San Giovanni in Fiore Cronaca – Dalla “Gazzetta del Sud” online.

30909_117466521617919_107550559276182_155223_6998534_n.jpgScandalo dei beni venduti, sei indagati. Sott’inchiesta quattro professionisti. Mons. Bonanno accusato di violazione del segreto istruttorio.

Arcangelo Badolati

San giovanni in Fiore

Gli “affari” del parroco. La procura di Cosenza ha fatto luce sulla sparizione, nel 2006, di arredi sacri e mobili antichi dalla Parrocchia di Santa Maria delle Grazie. E sulla vendita fraudolenta a privati dei loculi cimiteriali di proprietà della chiesa riservati agli indigenti e ai ministri di culto posti all’interno della cappella esistente nel camposanto della città silana.

Il pm Giuseppe Cozzolino ha chiuso le indagini – condotte dai carabinieri del Nucleo di Tutela del Patrimonio Culturale – inviando un formale avviso all’ex parroco sangiovannese, Franco Spadafora, 58 anni, di Castrolibero, che dovrà rispondere di truffa e appropriazione indebita. Il religioso avrebbe ceduto i posti cimiteriali ottenendo in cambio somme variabili dai duemila ai tremila euro, abusando dei propri poteri e trattenendo per sé i soldi ricevuti. Spadafora, inoltre, avrebbe venduto ad un commercialista torinese, Raffaele Scalabrino, 71 anni, ora a sua volta indagato per ricettazione, confessionali, inginocchiatoi, un Crocifisso in argento, che erano patrimonio dell’Abbazia Florense. Ad un restauratore, residente nel capoluogo piemontese ma originario del centro silano, Vincenzo Fragale, 44 anni, avrebbe ceduto altri beni ecclesiastici tra cui figurano dei calici e dei candelieri d’importante valore storico e artistico. Pure Fragale è ora sott’inchiesta per ricettazione.
Un geometra sangiovannese, Tommaso De Marco, 65 anni, è invece accusato, nell’ambito della medesima indagine, di appropriazione indebita, perchè in qualità di procuratore speciale dell’ente Parrocchia Santa Maria delle Grazie, dopo aver stipulato nel 2008 un compromesso di vendita poi formalizzato con atto notarile, avrebbe ceduto a un acquirente un terreno posto nel comune di Rocca di Neto (di proprietà della parrocchia) incassando 60.000 euro. L’uomo avrebbe trattenuto l’ingente somma senza corrispondere – secondo la magistratura inquirente – neppure un centesimo alla chiesa. Ma non è finita. Tra le persone sottoposte ad investigazioni figura pure un impiegato della Provincia di Cosenza, Pasqualino Garofalo, 65 anni, accusato di ricettazione perchè risultato in possesso di due dipinti raffiguranti scene della Via Crucis, di proprietà della Chiesa della Trasfigurazione di Drapia (Vibo Valentia). L’indebita appropriazione dei dipinti era stata denunciata, il 26 settembre del 2006, dai parroci don Antonio Gennaro e don Giuseppe Furchi davanti ai carabinieri della stazione di Tropea.
Nell’inchiesta, frutto d’un lungo e paziente lavoro condotto dai militari guidati dal capitano Raffaele Giovinazzo, è pure indagato per violazione di segreto istruttorio l’attuale vescovo di San Marco Argentano, monsignor Leonardo Bonanno, 64 anni, originario di San Giovanni in Fiore e già vicario generale della curia cosentina. L’alto prelato avrebbe indebitamente rivelato notizie segrete riguardanti l’inchiesta apprese per aver partecipato ad un atto – la richiesta di consegna di documenti fatta il 21 gennaio scorso dalla procura di Cosenza all’Arcidiocesi.
Monsignor Bonanno, dopo aver ricevuto l’atto d’indagine dall’arcivescovo Salvatore Nunnari con l’incarico di predisporre, in qualità di Vicario generale della Curia, la documentazione da inviare alla magistratura inquirente, ne avrebbe rivelato il contenuto al parroco Franco Spadafora ed ai legali di quest’ultimo. Una parte dei beni sottratti all’Abbazia florense sono stati recuperati, nei mesi scorsi, dai carabinieri in Piemonte. Tutti gl’indagati respingono le accuse e avranno venti giorni per produrre memorie a loro discolpa e chiedere d’essere interrogati.
Durante le indagini sia il pm Cozzolino che il capitano Giovinazzo hanno più volte ascoltato come persona informata sui fatti l’attuale abate di San Giovanni, don Germano Anastasio, che per primo s’accorse sia della sparizione del “tesoro” di mobili antichi e arredi sacri che della vendita dei loculi e del terreno. I sei indagati sono difesi dagli avvocati Vittoria Bossio, Leo Morabito, Mario Rosa, Manlio Caruso, Francesca Stancati, Loris Villani e Bianca Maria Arnone.
 
In sintesi
La procura di Cosenza ha chiuso le indagini sullo scandalo della vendita di beni e arredi sacri appartenenti alla parrocchia di San Giovanni in Fiore. Il pm Giuseppe Cozzolino, che con i carabinieri del capitano Raffaele Giovinazzo ha condotto le complesse investigazioni, ha emesso sei avvisi di conclusione delle indagini preliminari. Sott’inchiesta sono finiti: l’ex parroco della città silana, don Franco Spadafora, accusato di appropriazione indebita e truffa; un commercialista e un restauratore torinesi, Raffaele Scalabrino e Vincenzo Fragale (di origini calabresi), indagati per ricettazione; un impiegato della Provincia di Cosenza, Pasqualino Garofalo, incriminato per la ricettazione di due dipinti trafugati da una chiesa di Drapia (Vibo Valentia); Tommaso De Marco, geometra sangiovannese, che avrebbe venduto un terreno della chiesa impossessandosi del ricavato; e monsignor Leonardo Bonanno, già Vicario generale della Diocesi e oggi vescovo di San Marco Argantano, indagato per violazione del segreto istruttorio.
San Giovanni in Fiore Cronaca – Dalla “Gazzetta del Sud” online.ultima modifica: 2011-07-21T12:26:00+02:00da pietrogiovanni1
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