I medici di una volta.

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Di Maria Gabriella Militerno

Qualche giorno fa mi è capitato di andare dal medico di base di mia madre per la seconda volta in un mese, perché mia madre non stava molto bene: mentre la prima volta il medico si è meravigliato (badate bene, non “preoccupato”)  nel vedermi lì al posto di mia madre e mi ha prescritto, su mia esplicita richiesta, i farmaci che abitualmente prescrive a mia madre, la seconda volta, quasi infastidito, perché pensava di aver finito in quanto in sala d’aspetto non c’era nessuno, mi ha prescritto le ricette da me richieste, liquidandomi in un attimo. “Qual è il problema?”, vi starete chiedendo. Se fossimo tutti freddi e cinici, risponderemmo :”Nessun problema”. Mentre andavo via, però, una considerazione mi è sorta spontanea e ho pensato ai medici di una volta! Già, i medici di una volta! Se il medico in questione fosse stato un medico di vecchio stampo, per prima cosa si sarebbe preoccupato delle condizioni di salute della sua paziente, chiedendomi informazioni, e poi si sarebbe precipitato a casa della stessa per portare le sue cure, essendo teoricamente anche questo il suo ruolo e non solo quello di mettersi dietro un PC per scrivere una ricetta!!! Il medico di base di una volta prestava amorevolmente le sue cure sforzandosi di capire la patologia di cui il paziente fosse afflitto, senza rinviare lo stesso da questo o quell’altro specialista o laboratorio di diagnostica, ma formulando una sua diagnosi e una terapia che risultava quasi sempre azzeccata. Solo nel caso di terapia risultata infruttuosa, avrebbe rinviato il paziente a controlli più approfonditi! Oggi il paziente è solo una matricola che procura al medico un tot di guadagno economico al mese e niente di più. Non c’è più il tempo di andarsi a sincerare delle condizioni di salute dei pazienti, che non riescono a presentarsi di persona allo studio, ma soprattutto, non c’è più l’UMANITA’ di una volta! All’Università, ai futuri medici, farei sostenere un esame sull’umanità necessaria nello svolgere il proprio ruolo, cioè li farei riflettere sulla dignità della persona umana preparandoli a sostenere le figure più deboli sul piano psico-sociale e li inviterei a deporre l’indifferenza dinanzi alla vita debole e alla sua sacralità. Insegnerei loro ad acquisire uno slancio di amore generoso che possa spingerli a prodigarsi senza sosta per chi soffre, a non attendere che i malati vadano da loro, ma andandoli a trovare nelle loro case. Non occorre essere Giuseppe Moscati per fare ciò, basta molto meno, solo una piccola dose di umanità!

Maria Gabriella Militerno

I medici di una volta.ultima modifica: 2011-07-27T00:52:13+02:00da pietrogiovanni1
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