2 pensieri su “Politica, lavoro, economia.

  1. dal sito byoblu.com

    Il tempo che passa è sempre una gran fregatura. Al tramonto, il sole si chiude sul mondo come un obiettivo fotografico, lasciando al buio le immagini impresse sulla pellicola. Ogni giorno un nuovo scatto finché le istantanee del presente, con tutto il loro carico di verità e passione, si arrotolano sul rocchetto e spariscono come la pellicola nella bobina. A quel punto, i ricordi si fanno sfuocati. Si danno per mai avvenuti. La gente dimentica…

    Ma ci sono storie che vanno ricordate. Per esempio questa. C’era una volta un governo antidemocratico, sostituito da uno meno democratico ancora, uno “stato d’eccezione non previsto da alcuna Costituzione” (Ernesto Galli Della Loggia sul Corriere) che la politica e i media si affrettarono a definire “di unità nazionale”. Un governo presieduto dall’uomo col loden mandato dalle banche ad assicurare i loro crediti, dalla Commissione Trilaterale a fare l’Europa (ma senza chiedere agli europei) e venuto per “liberare la politica dalla sua dipendenza con i momenti elettorali” (Monti a Vespa, proprio così!). Un governo “di unità nazionale”, cioè voluto da tutti al grido di “fate presto!”, come unica condizione alla quale lo stoico, fiero, indomito e irriducibile popolo italiano avrebbe accettato di “sospendere la democrazia”. C’era una volta quella cosa lì.

    Ma il tempo passa. Le partite di Champions entrano nel vivo. Arrivano i tagli alle pensioni e le accise sulla benzina. Le liberalizzazioni se ne vanno sotto alle pressioni delle lobby. E fu sera e fu mattina. E così di “unità nazionale” rimasero le solite zuffe e il solito bagaglino nelle aule del Senato. E l’immancabile istituto della fiducia.

    La fiducia tuttavia è quella strana cosa che si chiede solo quando non si è sicuri di averla. Oppure quando si ha una fretta dannata e non si ha tempo di mettersi a discutere. “Ti fidi di me?”, diceva Leonardo Di Caprio a Kate Winslet. Ma se un governo è “di unità nazionale”, che senso ha chiedere la fiducia? Può una cosa unitaria non fidarsi di se stessa? E perché poi sarebbe stato addirittura Silvio Berlusconi a suggerire all’uomo col loden di porre la fiducia sulla manovra finanziaria? Non s’era detto che il Parlamento avrebbe vigiliato severamente sull’operato dell’esecutivo? Il controllore che suggerisce al controllato di non farsi controllare, perché altrimenti il controllo darebbe esito negativo, è come un imprenditore che suggerisce al suo estorsore di rubargli in casa quando lui non c’è, perché diversamente i soldi non glieli potrebbe consegnare. Che razza di unità disunita è mai questa? E se il governo non è più “di unità nazionale” allora forse, per una questione di logica pura, non c’era bisogno di fare poi così “presto”, perchè se abbiamo dovuto cambiare tutto per non cambiare niente, sarebbe bastato indire regolari elezioni. Nessuno avrebbe protestato, perché a quello siamo già largamente abituati.

    Non so a voi, ma come diceva Pozzetto: a me quando mi sospendono la democrazia mi fanno girare le balle.

I commenti sono chiusi.