La questione morale: i partiti non fanno più politica.

250px-Enricoberlinguer.jpgEnrico Berlinguer diceva:

“Se i giovani si organizzano, si impadroniscono di ogni ramo del sapere e lottano con i lavoratori e gli oppressi, non c’è scampo per un vecchio ordine fondato sul privilegio e sull’ingiustizia”.

A 30 anni dall’intervista di Berlinguer cosa è cambiato?

I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente, idee, ideali, programmi pochi o vaghi, sentimenti e passione civile, zero. Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune. La loro stessa struttura organizzativa si è ormai conformata su questo modello, e non sono più organizzatori del popolo, formazioni che ne promuovono la maturazione civile e l’iniziativa: sono piuttosto federazioni di correnti, di camarille, ciascuna con un “boss” e dei “sotto-boss”.

I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni, a partire dal governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai TV, alcuni grandi giornali. Insomma, tutto è già lottizzato e spartito o si vorrebbe lottizzare e spartire. E il risultato è drammatico. Tutte le “operazioni” che le diverse istituzioni e i loro attuali dirigenti sono chiamati a compiere vengono viste prevalentemente in funzione dell’interesse del partito o della corrente o del clan cui si deve la carica. Un credito bancario viene concesso se è utile a questo fine, se procura vantaggi e rapporti di clientela; un’autorizzazione amministrativa viene data, un appalto viene aggiudicato, una cattedra viene assegnata, un’attrezzatura di laboratorio viene finanziata, se i beneficiari fanno atto di fedeltà al partito che procura quei vantaggi, anche quando si tratta soltanto di riconoscimenti dovuti.

Molti italiani, secondo me, si accorgono benissimo del mercimonio che si fa dello Stato, delle sopraffazioni, dei favoritismi, delle discriminazioni. Ma gran parte di loro è sotto ricatto. Hanno ricevuto vantaggi (magari dovuti, ma ottenuti solo attraverso i canali dei partiti e delle loro correnti) o sperano di riceverne, o temono di non riceverne più.

La questione morale non si esaurisce nel fatto che, essendoci dei ladri, dei corrotti, dei concussori in alte sfere della politica e dell’amministrazione, bisogna scovarli, bisogna denunciarli e bisogna metterli in galera. La questione morale, nell’Italia d’oggi, fa tutt’uno con l’occupazione dello stato da parte dei partiti governativi e delle loro correnti, fa tutt’uno con la guerra per bande, fa tutt’uno con la concezione della politica e con i metodi di governo di costoro, che vanno semplicemente abbandonati e superati. Ecco perché dico che la questione morale è il centro del problema italiano.

Voglio dire però con tutta franchezza che quando si chiedono sacrifici al paese e si comincia con il chiederli -come al solito- ai lavoratori, mentre si ha alle spalle una questione come la P2, è assai difficile ricevere ascolto ed essere credibili. Quando si chiedono sacrifici alla gente che lavora ci vuole un grande consenso, una grande credibilità politica e la capacità di colpire esosi e intollerabili privilegi. Se questi elementi non ci sono, l’operazione non può riuscire.

Con quale coraggio questi partiti politici di oggi parlano della questione morale?

Con quale coraggio si appoggia la manovra Monti?

Ebbene, chi è che oggi avrebbe l’autorità morale e politica di parlare in questo modo? Quale segretario di partito, quale leader, quale politico di primo piano? Quale discepolo politico? Nessuno! Assolutamente nessuno!

Spazio ai giovani, alle associazioni, ai movimenti e alle liste civiche di cittadini onesti!

La questione morale: i partiti non fanno più politica.ultima modifica: 2011-12-20T22:09:18+01:00da pietrogiovanni1
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3 pensieri su “La questione morale: i partiti non fanno più politica.

  1. Di Beppe Grillo

    Anno 2012 – Lo scopriremo solo vivendo.

    Cosa succederà nel 2012? “Chissà che sarà di noi?/ Lo scopriremo solo vivendo”. Qualche indizio però c’è già. Sarà un anno di sopravvivenza al quale seguirà il 2013, un anno ancora più duro. Ci aspetta un biennio di ferro. La disoccupazione esploderà. Le famiglie spenderanno meno e attingeranno ai risparmi (chi li ha) per cercare di mantenere il loro tenore di vita. La liquidità diventerà un bene sempre più raro. Le banche non presteranno soldi alle imprese, molte falliranno, strette tra la diminuzione della produzione e l’impossibilità di accedere al credito. Si completerà l’effetto domino iniziato nel 2008. Dopo le banche e gli Stati il contagio toccherà le imprese. Il problema è che dopo le imprese non c’è più nulla. I magazzini si riempiranno di beni invenduti. Le strade di persone senza un lavoro. A cosa servono le merci se nessuno può comprarle? La grande macchina del commercio mondiale rallenterà fino quasi a fermarsi. Molti Paesi entreranno in recessione, l’Italia avrà una diminuzione superiore all’uno per cento e sono ottimista.
    Senza soldi, senza lavoro e con il Paese in recessione aumenterà l’emigrazione verso l’estero, già in atto, soprattutto dei giovani, non solo in Europa, ma anche verso la Cina e il Sud America. Per chi rimarrà in Italia la vita sarà grama. I prezzi aumenteranno insieme all’inflazione, come è avvenuto in Grecia. Il Governo dovrà far fronte agli interessi sui titoli che si avvicineranno con i nuovi tassi ai 100 miliardi di euro, per farlo aumenterà le tasse sui beni primari e pagherà parte delle pensioni, degli stipendi pubblici e dei debiti con i privati in Btp. Mentre scrivo mi viene voglia di scappare all’estero. Non preoccupatevi, rimarrò qui con voi. Non vi libererete di me così facilmente.
    Nel 2012 il prezzo degli immobili diminuirà tra il 10 e il 20 per cento, ci sarà una corsa alla vendita, ma pochi compratori. Bisogna prepararsi a un’economia di guerra. Non fare debiti ed estinguere quelli che si hanno se è possibile. Non comprare azioni, non comprare titoli di Stato, non accendere mutui e tagliare le spese superflue. Chi ha dei risparmi apra dei conti deposito in più banche o, meglio ancora, un conto postale. Investite in orti, in terreni da coltivare. La terra è la migliore assicurazione per il futuro. Aggregatevi in gruppi di acquisto solidale, ve ne sono sempre più in ogni città. Quando la crisi passerà vi sentirete più forti, vi sarete abituati a dare un valore alle cose importanti e al vostro tempo. Chissà, forse il periodo che ci aspetta è una benedizione.

  2. Da il Fatto Quotidiano
    Non vediamo l’ora di buttarci alle spalle il 2011, annus horribilis degli attacchi speculativi all’euro, dell’austerity, di tagli, lacrime e sangue. Ma il 2012 sarà, se possibile, ancora peggiore. A dirlo sono i due grilli parlanti della finanza internazionale: il premio nobel per l’economia Joseph Stiglitz e il professor Nouriel Roubini, uno dei pochi ad aver previsto con precisione la crisi finanziaria del 2007-2008, nella quale siamo ancora intrappolati. “I politici hanno finito le munizioni e continuano a sfuggire alle loro responsabilità. Di questo passo la fine dell’euro e un nuovo caos finanziario a livello internazionale sono dietro l’angolo”
    E la gente che fa? Pensa alla neve!

  3. I partiti hanno mangiato e bevuto fino ad ora, e continuano a farlo con i finanziamenti pubblici e i vitalizi, ma il conto lo vogliono lasciare agli altri. Non si fa così. Prima si spiega alla Nazione dove sono finiti i 1900 miliardi di euro di debito contratti a nome nostro, quali benefici ne abbiamo avuto noi e quali loro. E’ necessaria una Norimberga pubblica della classe politica con un calcio in culo al posto delle forche. Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure.
    Dal Blog Beppe Grillo

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