Le altre caste.

113345408-fd962ccc-b321-4412-bb90-8d6f725364d5.jpgL’Italia, ormai è sotto gli occhi di tutti, non solo è piena di caste e di corporazioni intoccabili caratterizzate da una forte difesa dei propri interessi anche in contrasto con quelli della collettività, ma è piena anche di scandali. Scandali dei quali nessuno, però, è mai colpevole, non c’entra mai. Coloro che sarebbero responsabili degli scandali e delle malefatte, anziché essere chiamati alle loro responsabilità, vengono liquidati con buonuscite milionarie e da nababbi.

Ma andiamo alle caste. Oltre all’arcinota casta politica, della quale sappiamo vita e miracoli, stipendi, liquidazioni e pensioni d’oro, forse non tutti sanno che vi sono anche le caste dei farmacisti, dei notai, dei sindacati e dei magistrati.

Voglio soffermarmi sulle ultime due. Non sono, pregiudizialmente, contro i sindacati e i magistrati: anch’essi svolgono un lavoro difficile, ma un Paese in cui vi sono cittadini semplici per i quali sia il lavoro che le pensioni sono ormai diventati delle chimere e dei miraggi va certamente riformato e innovato. Un Paese in cui non sono più difesi i diritti dei lavoratori, dei giovani, dei pensionati e dove non è quasi più garantita la giustizia, va riformato. Non è più accettabile che vi siano tempi lunghi per i processi; che vi siano migliaia di prescrizioni (circa 128 mila nel 2012) di reati civili e penali perché non si fa in tempo a svolgere i processi e perché non si identificano i colpevoli; che vi siano carceri sovraffollate e che vi siano forze dell’ordine che alcune volte non abbiano i mezzi per poter svolgere il loro lavoro ordinario. E infine sia il sindacato che la magistratura, per essere più credibili e quindi avere la fiducia dei cittadini, non possono più essere usati come trampolini di lancio per diventare politici.

Inutile le belle parole e proposte dei sindacati se poi non vi sono fatti concreti. Inutile il refrain delle inaugurazioni dell’anno giudiziario se poi non vi saranno mai riforme serie e concrete per la giustizia.

 

SINDACATI

Per quanto riguarda i sindacati va subito detto che molti dei loro attivisti e dipendenti svolgono un lavoro lodevole aiutando molti cittadini e pensionati. Per quanto riguarda, invece l’istituzione sindacale in sé, in particolare la triplice sindacale, perché i sindacati minori hanno sempre cercato come hanno potuto, di rappresentare i diritti dei lavoratori che oggi di diritti non ne hanno più, è responsabile esattamente come i partiti politici della situazione economica e sociale attuale. Oggi il sindacato più che difendere i diritti dei lavoratori si è trasformato, per molti dei suoi esponenti, un trampolino di lancio per diventare deputati e senatori. Esso è una costola dei partiti politici. Per non parlare, poi, dei permessi che le aziende sono tenute a concedere loro, costando al sistema Paese 154 milioni di euro al mese facendo pagare una grossa parte allo Stato, cioè a noi cittadini contribuenti tutti.

Ecco perché anche questi sindacati sono al tramonto. Sono diventati come i partiti politici, una struttura vecchia non facendo più gli interessi dei lavoratori. In questi ultimi tempi non si sono opposti né al massacro della riforma del sistema pensionistico né a quella del lavoro, non un giorno di sciopero né di agitazione riguardo a questi temi. Essi, da enti rappresentanti dei diritti dei lavoratori e dei pensionati, si sono adeguati e trasformati in casta iperburocratizzata e autoreferenziale che ha perso il contatto reale con il Paese. In questi ultimi decenni i sindacalisti si sono moltiplicati come i conigli (sono sei volte più dei carabinieri), sono diventati dei “professionisti” come i politici, mentre i posti di lavoro continuano a calare.

I patronati e i Caf sono la vera macchina da soldi dei sindacati. I Caf ottengono dallo Stato rimborsi di centinaia di milioni di euro per l’adempimento di tutte quelle pratiche burocratiche e fiscali che normalmente la pubblica amministrazione dovrebbe gestire direttamente col cittadino in maniera efficiente. Soldi che i Caf si fanno riconoscere dai vari enti pubblici (Inps e Agenzia delle Entrate su tutti) ogni qualvolta un cittadino si rivolge a loro per la dichiarazione dei redditi, una domanda di pensione o di maternità.

 

MAGISTRATI

Va subito detto, alla faccia della crisi, dei giovani disoccupati, dei pensionati e delle famiglie che non arrivano alla fine del mese, che in questi giorni i magistrati che compongono il “Csm” dei giudici amministrativi (denominato Consiglio di Presidenza della Giustizia Amministrativa) si sono aumentati lo stipendio. Un aumento, con una semplice delibera interna, di ben 50.000,00 euro l’anno.

Detto questo i magistrati sono la casta più forte nel Paese, l’ultima corporazione rimasta intatta negli anni, con poteri e privilegi vari immutati nel tempo. Hanno le paghe più alte d’Europa, pensioni d’oro e 51 giorni di ferie l’anno.

Prendono il doppio dei colleghi francesi grazie a un sistema di scala mobile che non esiste altrove, e possono arrotondare lo stipendio con incarichi extragiudiziari e quindi avendo molto meno tempo per il lavoro vero e proprio in magistratura. La loro carriera è praticamente automatica: apprendistato, poi, 2 anni dopo il decreto di nomina, sarà magistrato di tribunale, dopo 13 consigliere d’appello, dopo 20 in cassazione e dopo 28 idoneo alle funzioni superiori della suprema corte.

Tutti passaggi automatici che comportano i relativi aumenti di stipendio, ultra sostanziosi.

Gli stipendi dei magistrati italiani sono quasi sconosciuti, ma qualcosa si incomincia a scoprire.

Ecco l’esempio di un magistrato di corte d’appello. Il neopromosso parte da 54.249 euro lordi e arriva dopo 8 classi e 20 scatti a 120.433 euro ai quali si aggiungono 12.669 euro di indennità giudiziaria e 12.182 euro di indennità integrativa. Totale 145.000 euro l’anno.

Il bello è che per mettere insieme 28 tra classi e scatti (biennali secondo la norma) ci vorrebbero 56 anni di servizio. E invece in appello si arriva solo 13 anni dopo il reclutamento, tramite un formidabile meccanismo moltiplicatore per lo stipendio. Senza contare le migliaia di incarichi extragiudiziari che nel 99% dei casi ricevono il sì del Consiglio Superiore della Magistratura.

Il tutto lavorando circa 1.560 ore l’anno.

Saranno riformate queste caste? Quasi impossibile se non ci sarà prima la riforma della politica italiana!

PGS

Le altre caste.ultima modifica: 2013-01-25T23:41:00+01:00da pietrogiovanni1
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