Politica – San Giovanni in Fiore: la riconquista della roccaforte e il sindaco fantoccio.

Penso che ormai la maggior parte della popolazione sangiovannese è consapevole ed è convinta che il centrosinistra, trionfatore delle ultime elezioni alla Regione Calabria, riconquisterà anche la vecchia, rossa roccaforte di San Giovanni in Fiore.

La riconquista della vecchia, rossa roccaforte, penso ancora, avverrà anche grazie all’input dato dall’ultima amministrazione sangiovannese al centrosinistra, da tutti i suoi organi: sindaco, giunta, consiglio, parte della maggioranza-opposizione, eccetto, va detto, per onestà intellettuale, qualche persona più libera, autonoma e pensante.

Amministratori, gli ultimi, che una volta conquistate le poltrone pensavano di rimanere lì eternamente, commettendo una serie di errori, trascurando, in primis, l’importante dialogo con gran parte del popolo sangiovannese. Amministratori che non hanno mai provato a intraprendere iniziative adeguate almeno su alcune questioni importanti. Per loro era, a parte qualche gruppuscolo, come se tanti altri cittadini non esistessero più, soprattutto sottovalutando i tanti problemi della collettività e della città. Pensavano che dispensando qualche obolo a qualche amico avrebbero, poi, con facilità, mantenuto il loro ottimo consenso che la maggior parte degli elettori sangiovannesi gli aveva tributato alle ultime elezioni. Veramente un’occasione perduta! Un fatto unico nella storia politica di San Giovanni in Fiore, con il quale si era finalmente scardinato un certo monopolio politico che durava da oltre mezzo secolo, ma per il quale, poi, non si sono sapute tenere le buone carte in mano. Peccato!

Prima o poi finirà il commissariamento del Comune di San Giovanni in Fiore, e salvo terremoti politici che ritengo poco probabili, il prossimo sindaco della Città di San Giovanni in Fiore sarà il candidato del centrosinistra. Chiunque esso sia. Comunque, magari includendo anche il Ncd, sarà rattoppata e costituita la coalizione. Di qui, sempre nel centrosinistra, il ricorso a lotte intestine, diatribe, contrapposizioni, veti incrociati ecc., già, a dire il vero, iniziati, con primarie si, primarie no o primarie farlocche, per accaparrarsi la già predisposta e sicura botte di ferro in cui sarà calata l’eventuale candidatura a primo cittadino, che auspico sarà quella, almeno, di una persona degna di rappresentare un’altrettanta degna e importante istituzione qual è, anche e soprattutto, quella del sindaco di una comunità.

Tuttavia penso che il prossimo sindaco di San Giovanni in Fiore, alla luce degli ultimi fatti politici ed elettorali regionali, sarà contraddistinto da una particolare caratteristica forma di governo cittadino, fortemente imposta da un’entità superiore, che sarà quella di un sindaco fantoccio, più fantoccio che mai, più fantoccio di tanti altri fantocci.

Un sindaco che se anche eletto liberamente dal popolo sangiovannese, senza alcun dubbio popolo molto chiaroveggente, laborioso, pieno di energie, intelligente, preparato e colto, cercando in tutti i modi di apparire con le mani libere, dovrà la sua nascita e la sua esistenza a un’entità più potente, e già la maggior parte della comunità sangiovannese sa qual è quest’entità, ben nota, oggi anche allargata, e nella quale ha riposto tanta fiducia. Entità che lo controllerà, lo appoggerà, lo guiderà e lo governerà nel suo cammino. Spero, almeno, veramente, nell’interesse di tutta la collettività sangiovannese, e non di pochi eletti, dei soliti noti.

Quello che più sarebbe ingiusto e amorale sarebbe, malgrado la Città di San Giovanni in Fiore negli ultimi decenni, grazie sempre alla vecchia politica, ai suoi uomini e al suo obsoleto modus operandi che, se anche con qualche faccia nuova, oggi ritornano in auge, sia stata amministrata e condotta ad un gravissimo dissesto finanziario, credere da parte di molti di poter ancora andare a banchettare con quello che ne è rimasto. Spero che coloro che andranno a governare la città, perlomeno, diano il buon esempio tagliandosi le indennità minimo del 50%.

Infine mi chiedo: con un sindaco fantoccio che sarà controllato dall’amministrazione regionale, ente in cui dopo aver fatto ricorso al solito vetero-consociativismo, ad inciuci ed accordi vari di prima Repubblica, dopo aver fatto ricorso ad un sistema di accomodamenti e compromessi fra le élites dei partiti, ente che andrà ad  operare in modo da controbilanciare interessi, privilegi, prebende e particulare che scaturiranno dalle varie emergenze esistenti nella società calabrese, come sarà possibile realizzare un progetto politico credibile per una nuova amministrazione e per la tanta agognata rinascita della Città di Gioacchino da Fiore?

Pietro Giovanni Spadafora

Un’analisi lucida.

Di Massimo Fini

Noi bombardiamo. Loro esportano guerra

Scrivevo in agosto: “E’ evidente che se i caccia americani e i droni continueranno a bombardare i guerriglieri dell’Isis, sottraendogli una vittoria che si stanno conquistando legittimamente sul campo di battaglia, intromettendosi così in una guerra civile senza averne alcun titolo, essendone anzi la causa originaria per la sciagurata aggressione all’Iraq del 2003, l’Isis porterà la guerra in Occidente. Con le armi che, in questo caso, ha a disposizione: il terrorismo” (Il Gazzettino, 29/08/2014).

Dovevamo quindi aspettarcelo. E’ indubbio infatti il legame, diretto o indiretto, del piccolo manipolo, militarmente ben attrezzato, anche se logisticamente un po’ ingenuo, che ha attaccato Charlie Ebdo, con l’Isis o comunque con centri della galassia del radicalismo islamico che si sta estendendo a macchia d’olio in Medio Oriente e in Africa, dagli Shabaab somali, a Boko Haram in Nigeria, ai guerriglieri del delta del Niger, ai focolai, per ora minori, in Algeria (i due attentatori sono di origine algerina), nel Sinai, nello Yemen. Ed è sorprendente che la polizia francese si sia fatta trovare impreparata e maldestra nella difesa di un obbiettivo così ovvio come il giornale satirico diretto da Stéphane Charbonnier.

Pierluigi Battista sul Corriere (8/1) riporta un principio espresso dal filosofo Lucio Colletti, l’essenziale delle democrazie europee e occidentali è “la critica di se stessi”, anche se, nel suo articolo, come del resto in quelli di tutti gli altri commentatori, si guarda bene dal praticarlo. Ci proviamo noi.

Sono più di dieci anni che l’Occidente è all’attacco del mondo musulmano: invasione ed occupazione dell’Afghanistan, che non costituiva un pericolo per nessuno perché gli afghani, talebani o no, storicamente non sono mai usciti dai propri confini, aggressione ed occupazione dell’Iraq, sanzioni all’Iran, Somalia (per interposta Etiopia) nel 2006/7, Libia (2011), bombardamenti contro l’Isis che, al di là del fanatismo religioso, vuole ridefinire confini disegnati arbitrariamente dagli Inglesi nel 1930, fino al vergognoso appoggio al generale tagliagole egiziano Al Sisi che ha messo in galera i dirigenti dei Fratelli Musulmani che avevano vinto le prime elezioni libere in quel Paese e ha ucciso migliaia di suoi militanti bollandoli come terroristi (i Fratelli Musulmani non sono terroristi, di questo passo lo diventeranno).

Ovunque siamo intervenuti militarmente (Afghanistan, Iraq, Somalia, Libia – vero presidente Sarkozy?) in nome della libertà naturalmente, abbiamo fatto danni, non solo per il numero impressionante di vittime civili che abbiamo causato (650 mila solo in Iraq), ma perché abbiamo distrutto equilibri, disgregato società e culture, ponendo le basi per feroci guerre civili.

Cosa intendo dire con questo? Che è stata l’aggressività dell’Occidente a fomentare il radicalismo islamico contro di noi e ad allargarne le basi. E così ci siamo messi in una situazione pericolosissima. Perché abbiamo grandi eserciti, tecnologicamente avanzatissimi, ma difendersi da un terrorismo interno che ha le sue basi all’esterno è estremamente difficile perché gli obbiettivi possibili sono innumerevoli (l’altro giorno è toccato a Charlie Ebdo ma poteva essere qualsiasi altra cosa) e perché combattere il ‘terrorismo molecolare’, come l’ha definito il ministro Alfano, è come prendere a cannonate un moscerino.

Certo noi abbiamo il sacrosanto diritto di difendere la nostra libertà. Ma lo stesso diritto dovrebbe essere ammesso anche per altri popoli che hanno culture diverse dalle nostre e a cui noi pretendiamo di imporre, spesso in buona fede, istituzioni, principi, valori, costumi che sono loro estranei. E’ quello che ho chiamato “il vizio oscuro dell’Occidente”.

Il Fatto Quotidiano, 10 gennaio 2015

Città di San Giovanni in Fiore

Va bene concentrare l’attenzione su alcuni fatti, ma comunque non dimentichiamo che qui da noi abbiamo anche una disoccupazione giovanile che va oltre il 44%, una malasanità per la quale ancora si muore, una situazione ambientale e dei rifiuti indicibile, scuole ed asilo nidi in cui si muore di freddo, un degrado ambientale ed urbano abbastanza pesanti, una situazione debitoria comunale da far tremare i polsi, dei commissari prefettizi che hanno dei poteri enormi per poter tassare come vogliono, uno spopolamento cittadino galoppante, un commercio ed un artigianato moribondi, e chi più ne ha più ne metta. Insomma una situazione da far male. Davvero! Una comunità quasi senza diritti.

Meetup M5S SGF

POLITICA – AVVISO Referendum #FUORIDALL€URO

Referendum  #FUORIDALL€URO

Si avvisano tutti i cittadini elettori che potranno firmare, muniti di documento di riconoscimento, per il Referendum #FUORIDALL€URO, promosso dal Movimento 5 Stelle, presso l’Ufficio Elettorale del Comune di San Giovanni in Fiore CS, nei previsti orari d’ufficio, nel periodo che va dal 12 Gennaio 2015 al 5 Marzo 2015.

Meetup M5S SGF

Come non essere d’accordo!

Di Massimo Fini
Pasticcio salva-Berlusconi. In un Paese normale il premier sarebbe già a casa.

 

In un Paese non dico serio, ma appena ‘normale’, il premier Matteo Renzi si sarebbe già dimesso. Il ‘pasticciaccio brutto’ emerso fr…a la notte di Natale e il post Capodanno supera infatti ogni immaginazione. Riassumiamo i fatti. Nella notte di Natale, mentre gli italiani erano alle prese col classico cenone, e sapendo che l’indomani i giornali non sarebbero usciti, qualcuno ha inserito nel decreto legislativo sulla riforma fiscale un codicillo, il 19 bis, che recita: “Per i reati previsti dal presente decreto, la punibilità è comunque esclusa quando l’importo delle imposte sui redditi evase non è superiore al 3% del reddito imponibile”. Formulazione che include, per depenalizzarlo, il reato di frode fiscale che è qualcosa di molto più grave della semplice evasione, ed è il reato per cui è stato condannato Silvio Berlusconi. Il 19 bis, votato dal Consiglio dei ministri in assenza di alcuni sottosegretari all’Economia, come Enrico Zanetti e Luigi Casero, sarebbe passato quatto quatto, attraversando i cenoni di Capodanno, se lo stesso Zanetti non avesse avuto la sorpresa di scoprirlo, a cose fatte, sul sito web del Governo e non avesse denunciato l’anomalia di equiparare l’evasione fiscale alla frode fiscale. La questione è rimbalzata su alcuni giornali. A questo punto c’è stato un fuggi fuggi generale, un indecoroso rimpallo fra ministri e fra lo stesso Renzi e il titolare del dicastero dell’Economia, Padoan, che asseriva di non saperne nulla. Il codicillo 19 bis era ‘un figlio di nessuno’. Finché Renzi, di fronte alla bufera, non ha deciso di assumersi la responsabilità del famigerato codicillo, l’ha stoppato rinviandone la discussione all’indomani delle elezioni del nuovo Presidente della Repubblica. In seguito, spaventato dalle ulteriori polemiche, ha giurato e spergiurato che il nuovo decreto non riguarderà la frode fiscale. Vedremo. Non si tratta qui di indagare se quella norma facesse parte di un patto segreto fra il premier e Berlusconi per rinsaldare la loro singolare partnership sancita, a quanto si dice, nel misterioso ‘patto del Nazareno’. La questione è, se possibile, ancora più grave. Ed è di principio. O Renzi era consapevole che il codicillo 19 bis era inserito nella legge delega e allora non si capisce (o si capisce fin troppo bene) perché l’abbia ritirato solo dopo che è arrivato a conoscenza dell’opinione pubblica. O non ne sapeva nulla e allora vuol dire che firma provvedimenti di cui non conosce il contenuto. Un premier così non è un premier. Comunque vadano le cose noi cittadini ci troveremo di fronte a questa situazione. Che il prossimo Capo dello Stato sarà eletto grazie alla convergenza di interessi di un premier, Matteo Renzi, che non è mai stato eletto da nessuno e di un pregiudicato, Silvio Berlusconi. A meno che non si accetti la ragionevole richiesta di Matteo Salvini di andare a elezioni subito, per ripristinare un minimo di legalità costituzionale in questo Paese. La prassi ipotizzata da Renzi va quindi rovesciata: prima si va alle urne e poi, con un nuovo Parlamento, si procede all’elezione del Capo dello Stato (se Napolitano non ce la fa a reggere fino ad allora, sarà sostituito, come da Costituzione, dal presidente del Senato). Nel frattempo è protervo, oltre che utile a deviare l’attenzione altrove, che Renzi, via twitter, minacci ‘punizioni esemplari’ per i vigili di Roma, o i netturbini di Napoli, che si sono dati alla macchia a Capodanno. Visti gli esempi che vengono dalla nostra classe dirigente, in Italia per comportarsi in modo corretto non è sufficiente essere dei santi. Bisogna avere la vocazione dei martiri.

Il Gazzettino, 9 gennaio 2015

Calabria – Politica & Palazzo

Di Lucio Musolino – Il FattoQuotidiano.it

Regione Calabria, eletto presidente del Consiglio Scalzo rinviato a giudizio.

Archiviata la stagione Scopelliti, a Palazzo Campanella il Partito democratico ha ripreso gli inciuci da prima Repubblica. Pd e Ncd hanno fatto l’accordo per nominare i componenti dell’ufficio di Presidenza che sarà guidato da uno dei pochi uscenti del partito di Renzi che è stato ricandidato nonostante il rinvio a giudizio.

A.A.A. cercasi codice etico in casa del Pd calabrese. Dopo 50 giorni dalle elezioni stravinte da Mario Oliverio, per la prima volta si è riunito mercoledì il Consiglio regionale della Calabria. Archiviata la stagione Scopelliti, a Palazzo Campanella il Partito democratico ha ripreso gli inciuci da prima Repubblica. Pd e Ncd hanno fatto l’accordo per nominare i componenti dell’ufficio di Presidenza che sarà guidato da Antonio Scalzo, uno dei pochi uscenti del partito di Renzi che è stato ricandidato nonostante il rinvio a giudizio, un mese prima della tornata elettorale, per presunti illeciti nella gestione dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente.

Con quasi l’unanimità dei voti (solo due schede nulle), è lui il nuovo presidente del Consiglio regionale della Calabria. La sua candidatura alle regionali, a causa dei problemi giudiziari, era stata osteggiata dallo stesso Oliverio che, invece, ieri ha dato il via libera per la presidenza del Consiglio. Il Pd incassa, ma il Nuovo Centrodestra vuole la sua parte e la ottiene con la nomina a vicepresidente di Pino Gentile, cinque legislature alle spalle, ex assessore di Scopelliti e, per anni, rais di Berlusconi a Cosenza assieme al fratello Tonino, nominato da Renzi sottosegretario e poi dimessosi in seguito all’inchiesta sulle parcelle d’oro all’Asl di Cosenza (in cui è indagato il figlio Andrea).

L’altro vicepresidente è Francesco D’Agostino (eletto con la lista di Oliverio) mentre i due segretari-questori saranno Giuseppe Neri (centrosinistra) e Giuseppe Graziano (Casa delle libertà). Per l’elezione di quest’ultimo il Pd ha cambiato inciucio. Si è accordato con Forza Italia facendo confluire 8 voti dei democrat su Graziano, coimputato di Scalzo nel processo Arpacal e con lui, nell’ottobre scorso è stato rinviato a giudizio.

Nel dicembre 2012, il neo presidente del Consiglio calabrese e gli altri imputati avevano subito anche un sequestro preventivo di 500mila euro motivato dal fatto che era trapelata la notizia dell’inchiesta e c’era la possibilità concreta che le somme percepite potessero essere distratte. Stando alle indagini della Procura, al centro del processo c’è un sistema collaudato che, fino al 2010, avrebbe consentito agli imputati di trarre, dalle assunzioni irregolari, un ingiusto vantaggio patrimoniale. Ecco perché, dopo il tentativo di chiudere un conto corrente, i pm hanno emesso il provvedimento di sequestro nei confronti degli ex dirigenti dell’Arpacal.

Ritornando alla politica, il primo Consiglio regionale è stato caratterizzato dal trasversalismo. Prima l’inciucio con l’Ncd e poi quello con Forza Italia. Il tutto all’insaputa di alcuni consiglieri dello stesso Partito democratico come Nicola Irto che, a margine del Consiglio, fa riferimento a “forze oscure” capaci di “spostare e dirottare i voti a proprio piacimento e secondo i propri interessi”. “È del tutto evidente – aggiunge il consigliere Irto – che c’è stato un accordo politico tra il Pd e l’Ncd con uno scambio di voti reciprocamente controllato. Un accordo non si sa da chi gestito e comunque senza che ne fosse fatta parola coi consiglieri del Pd né coi suoi organismi politici”.

A Palazzo Campanella, il partito unico ha dato dimostrazione della sua forza. E la parola ‘dissenso’ non è contemplata né all’opposizione, né tra la maggioranza. Ci ha provato il consigliere regionale Vincenzo Ciconte che, fino a ieri mattina, si sarebbe dovuto dimettere perché non condivideva la scelta di Scalzo alla Presidenza del Consiglio. Non lo ha fatto. E i maligni già si congratulano con lui per la nomina ad assessore regionale.

Se questa è l’Unione Europea…

Mentre nello stesso giorno l’Italia segna i tasso di disoccupazione più alto della sua storia al 13,4%, e la disoccupazione giovanile salta al record, anche storico, del 43,9%, la Germania segna il tasso di disoccupazione più basso della sua storia al 6,50%.

 

Complimenti Governo Renzi!!!

Complimenti  Europa!!!

Politica – Regione Calabria: no agli accorduni!!!

Se la nostra Calabria ha tutti i parametri più negativi d’Europa una certa responsabilità la vecchia classe politica regionale ce l’avrà pure. Oggi in Calabria non vi è nessuno spazio per falsi dialoghi e confronti, e nemmeno nessuna torta da spartire, nessun osso da regalare o lanciare a chicchessia. L’unica cosa da fare è cercare di togliere qualche maceria e auspicare di ripartire. Anche qui in Calabria come a livello nazionale, tuttavia, non si potrà mai ripartire né cambiare fino a quando ci sarà un mostro dalle diverse teste, ma con un corpo solo, ossia i vecchi partiti oligarchici. Di tutto questo il neo Governatore è consapevole e lo lascia trasparire dalle sue quotidiane pubbliche dichiarazioni. Ma un conto sono le parole, le promesse e le dichiarazioni, altro conto sono i fatti. Vedremo. 

Ancora oggi sarebbe sufficiente chiedere ai diversi leader dei partiti politici calabresi cosa ne pensino delle emergenze: rifiuti, sanità, edilizia, dissesto idrogeologico e carenze strutturali per  scoprire immediatamente quanto sono uguali nell’aspirare di spartirsi ormai l’inesistente torta regionale.  D’altra parte basterebbe guardare al passato prossimo per capire cosa siano effettivamente questi partiti pieni di transfughi, voltagabbana ed opportunisti.

Queste vecchie oligarchie partitiche che dovrebbero essere la rappresentanza della destra e della sinistra, e che nell’immaginario collettivo dovrebbero essere veri e propri avversari, nella realtà, invece,  sono sempre state le facce della stessa medaglia. Persino il neo Governatore sta finendo nella confusione più totale, convinto fino a ieri che alcune forze politiche, in base ai risultati delle ultime elezioni, rappresentassero l’opposizione, mentre oggi, almeno in base alla posizione dei segretari, di quello regionale e di quello nazionale, del suo stesso partito e ad alcune posizioni governative (di oggi la notizia che in base ad alcune norme inserite nella legge di Stabilità il Governo non potrà più nominare il neo Governatore commissario alla sanità calabrese), è costretto a ricredersi e a prender atto che si tratta invece di una stessa forza politica che dovrà governare la Calabria, con le stesse vecchie logiche e le stesse spartizioni della torta, ripeto inesistente, costretto a consultare, magari, il vecchio manuale Cencelli.

In campagna elettorale  il neo Governatore ha sempre dichiarato di escludere il dialogo con alcune forze politiche, causa dello sfacelo calabrese, in modo categorico. Oggi, invece, viste le prese di posizione romane, ha capito che dovrà accontentare altre forze politiche mascherando il tutto sotto un falso dialogo e un falso confronto sulle questioni più urgenti da risolvere.

Ecco le facce della stessa medaglia che, quando si tratta di difendere il consenso politico, queste lo fanno fino alla morte, ma quando si tratta di dividere l’inesistente torta, speriamo non a scapito dei cittadini, esse non hanno mai alcuna intenzione di mollare la presa.

Per il neo Governatore adesso è giunta l’ora di dimostrare sul campo la sua coerenza nei confronti di tutti i calabresi  che gli hanno tributato una grande fiducia, e se avrà il coraggio di non guardare in faccia nessuno, in particolare a chi ha contribuito allo sfascio della Calabria e procedere nella direzione da lui sbandierata in campagna elettorale, o se invece accetterà  le posizioni del suo partito. Tutto ciò da un lato dimostrerà se rispetterà le promesse fatte, sempre in campagna elettorale, e dall’altro dimostrerà se sarà confermato  il solito dietrofront  imposto dal suo partito e dal Governo in carica, gabbando il popolo calabrese.

Infine, tra l’altro, nella nostra Calabria le grane sono tutte note,  e si profileranno, per il nostro Governatore, a breve. In primis la sanità e la questione dei rifiuti: è noto che i costi dei due settori sono abnormi e si è a conoscenza che lo sono prevalentemente a causa degli appalti viziati e quasi sempre pilotati per essere gestiti al rialzo e accontentare le fameliche bocche dei soliti noti vecchi partiti politici.

Soprattutto riguardo alla sanità sentiamo citare dai soliti politici i costi assai differenti di un ricovero tra una regione e l’altra, che in realtà sono causati dagli stessi politici e partiti, facce della stessa medaglia, che nominano i dirigenti sanitari e persino i primari. La grana sanitaria vedrà inevitabilmente ancora coalizzarsi le facce della stessa medaglia che altro non sono che il solito mostro con le diverse teste in un corpo solo. Le dichiarazioni e i comizi al vetriolo durante la campagna elettorale, se poi non ci si attiene ai fatti, non servono a nulla.

Pietro Giovanni Spadafora

Calabria – Politica: il PD calabrese apre al Nuovo centrodestra di Gentile.

Il senatore Antonio Gentile

 

 

 

Magorno da segretario regionale calabrese del PD da settimane fa da collante fra il neo Governatore Mario Oliverio e il Nuovo centrodestra, forza politica alleata nel Governo, in continuo contatto con la segreteria nazionale a Roma.

(Da il Quotidiano della Calabria)

Evviva la nuova politica!!!

Evviva il cambiamento in Calabria!!!

Evviva la discontinuità con la vecchia politica e con il vecchio modo di amministrare la Calabria!!!

Meetup M5S SGF