GOVERNO

GOVERNO – Artt. 92 e 94 della Costituzione Italiana.

Art. 92.

Il Governo della Repubblica è composto del
Presidente del Consiglio e dei Ministri, che costituiscono
insieme il Consiglio dei Ministri.
Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente
del Consiglio dei Ministri e, SU PROPOSTA
DI QUESTO, i Ministri.

Art. 94

Il Governo deve avere la fiducia delle due Camere.
Ciascuna Camera ACCORDA O REVOCA la fiducia
mediante mozione motivata e votata per appello
nominale.

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Governo LEGA/M5S – Per chiarire le idee.

Foto Roberto Monaldo / LaPresse 29-10-2015 Roma (Italia) Politica Conferenza stampa del Comitato di coordinamento per la democrazia costituzionale Nella foto Vincenzo Palumbo, Felice Besostri, Domenico Gallo, Anna Falcone, Massimo Villone Photo Roberto Monaldo / LaPresse 29-10-2015 Rome (Italy) Press conference by Committee for constitutional democracy In the photo Vincenzo Palumbo, Felice Besostri, Domenico Gallo, Anna Falcone, Massimo Villone“Veti? Il Quirinale non può imporre indirizzi politici”

“Il capo dello Stato non ha il potere di recuperare ciò che il voto ha respinto”.

La necessità di formare un governo politico è spesso filtrata dal più autorevole Colle romano. Richiesta sacrosanta di cui però, forse, è utile chiarire il perimetro, rispondendo a una domanda che solo apparentemente sembra ovvia: “La politica di chi?”. Lo abbiamo chiesto a Massimo Villone – professore emerito di Diritto costituzionale a Napoli, presidente del Coordinamento democrazia costituzionale, master alla Harvard Law School (curriculum verificato) nonché ex senatore Pds-Ds per 4 legislature – che subito premette: “Il governo giallo-verde a me non piace affatto. Sono un uomo di sinistra e questo è un governo di destra”.

Professore, quali sono i margini di manovra del Presidente Mattarella?

Limitati. L’architettura costituzionale si fonda sull’art. 92 (potere di nomina) e sull’art. 94 (voto di fiducia). L’equilibrio è dato dal sistema politico: se i partiti si accordano su una maggioranza che può garantire la fiducia, lo spazio del presidente della Repubblica si riduce. Non può rifiutare la nomina di un primo ministro perché non gli piace, né imporre un suo indirizzo politico. E dunque bene ha fatto a conferire a Conte l’incarico.

E i suoi poteri sulla scelta dei ministri? Si dice non gradisca Paolo Savona, naturalmente non per questioni di curriculum, ma di sostanza politica. Però una figura alla Cottarelli, forse più apprezzata al Quirinale, sarebbe espressione di un’altra maggioranza politica.

Sarebbe espressione di un indirizzo politico almeno parzialmente diverso, in specie sull’Europa. Se fossi Mattarella, non cercherei di imporre una mia scelta. Siamo di fronte a una novità anche radicale, che però arriva dal popolo sovrano con la chiara bocciatura delle politiche precedenti. Mi sento di sconsigliare affettuosamente al Presidente di fare argine per recuperare quanto respinto dai cittadini. E non è certo casuale che il presidente incaricato abbia nel suo discorso citato insieme sia la collocazione europea e internazionale dell’Italia, sia la domanda di cambiamento e le intese tra le forze politiche che lo sostengono. E si è auto-definito “avvocato del popolo”.

Il professor Ugo De Siervo sulla Stampa ha sostenuto la primazia del diritto comunitario su quello italiano. È d’accordo?

Per l’art. 117 della Carta la potestà legislativa è esercitata da Stato e Regioni nel rispetto della Costituzione e dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali. Ma qui si vuole rispondere a un problema politico sostanziale con un argomento giuridico-formale. Emerge dal voto e dall’accordo di governo una posizione per cui le politiche comunitarie non sono conformi ai bisogni e agli interessi degli italiani. Non si può certo pensare che siano compressi per una primazia formale della regola giuridica Ue. Qui il problema da giuridico diventa politico.

L’articolo 81 è da tutti citato in relazione all’obbligo di pareggio di bilancio. Ma esistono anche i diritti garantiti dalla prima parte della Costituzione (lavoro, salute, diritto a una retribuzione dignitosa)…

Certo. La riforma dell’art. 81 è stata un gravissimo errore. Si è voluto introdurre il concetto di equilibrio tra entrate e uscite, statuendo specificamente che solo in caso di eventi eccezionali è consentito l’indebitamento. L’effetto collaterale è, ad esempio, che se lo Stato volesse lanciare un programma di investimenti pubblici per ridurre il divario Nord-Sud e le intollerabili diseguaglianze, non potrebbe scaricarne in parte il peso sulle generazioni future attraverso il debito, pur essendo i benefici ovviamente anche a vantaggio di quelle stesse generazioni. Non è un principio puramente contabile, ma un vincolo alle politiche. Va peraltro detto che il futuro governo dovrà davvero prestare attenzione ai problemi di finanza pubblica.

È stato molto criticato il passaggio del contratto di governo in cui si parla del ritorno allo spirito originario di Maastricht: i trattati sono modificabili?

In principio, si recede da un trattato secondo le modalità a tal fine previste. Diversamente, i trattati non avrebbero cogenza giuridica. Quando un trattato va contro gli interessi di uno Stato contraente si apre di solito un confronto politico, e qui entra in gioco il peso che l’Italia potrebbe anche tentare di avere. Certo è più difficile se un pezzo di classe dirigente in partenza sostiene le ragioni degli altri.

Come spiega il clima di generale ostilità attorno al nascituro governo?

C’è una rivolta di una parte dell’establishment: lor signori difendono i loro interessi, come hanno sempre fatto.

di Silvia Truzzi | 24 maggio 2018 Il Fatto Quotidiano

Governo LEGA-M5S

DiMaio_Salvini_consultazioni21maggioAdn4[1]BRAVI!

Suvvia! Facciamoli partire, poi, a mano a mano, giudicheremo.

Anche perché, essendo l’opinione pubblica il bilanciere di un governo libero che ne regola il movimento, oggi, la maggior parte degli italiani è per la partenza di questo governo libero.

Per cui: economisti, tecnici, giornalisti, televisioni, stampa, politologi, opinionisti, agenzie di rating, conduttori, direttori, professori, Europa e commissari, esperti internazionali ecc., riposatevi per qualche giorno!

FORZA PRESIDENTE!

BLOG SGF IN PIAZZA

Festival del Cinema di Cannes, Calabria e Massimo Fini.

32891525_2024080227623196_5077643322403586048_n[1]32892129_2024082860956266_4747113789038526464_n[1]La 71/a edizione del Festival di Cannes premia l’Italia. Il premio per il migliore attore del concorso va all’attore e regista calabrese Marcello Fonte (Melito di Porto Salvo R.C – 7 novembre 1978) per Dogman di Matteo Garrone.

Dogman è un film del 2018 diretto da Matteo Garrone.

La pellicola si ispira al cosiddetto delitto del Canaro, l’omicidio del criminale e pugile dilettante Giancarlo Ricci, avvenuto nel 1988 a Roma per mano di Pietro De Negri, detto er canaro.

Ma che c’entra il giornalista e scrittore Massimo Fini?

Massimo Fini fu uno dei primi a scrivere della reale storia di questo delitto 30 anni fa, nel 1988.

***
La mattanza della Magliana: terribile è l’ira del mansueto.

Di Massimo Fini

II lettore conoscerà probabilmente la storia, cui i quotidiani hanno dato ampio risalto, di Piero De Negri, il tosacani della Magliana, da tutti chiamato con malcelato disprezzo «er canaro», che ha torturato nel più orrendo dei modi il giovane Giancarlo Ricci, un ex pugile che da tempo lo angariava. Incatenata la sua vittima, De Negri, con un tronchesino, gli ha amputato i pollici e gli indici e, cospargendole di benzina, ha dato fuoco alle ferite. Poi con le forbici ha ritagliato la faccia del Ricci, le orecchie, la punta del naso «in modo simmetrico come faccio per i cani, volevo che assomigliasse a un cane». Prima gli ha mozzato la lingua, il pene, le palle e, disserrando le mascelle della vittima con un pappagallo, glieli ha cacciati in gola. E mentre quello moriva soffocato, «er canaro» ha raccolto i mozziconi delle dita e li ha ficcati uno nell’ano, gli altri negli occhi del morto. Poi gli ha aperto a martellate la calotta cranica e vi ha versato dentro shampoo per cani.

Per comprendere questo massacro si sono tirati in ballo la droga, la follia, i rituali mafiosi, la disgregazione morale e sociale di un quartiere come la Magliana. Può darsi che qualcuna di queste componenti abbia giocato un ruolo. Ma non è questo il nocciolo della questione. Il delitto del «canaro») è molto più vicino a noi, a ognuno di noi, di quanto non si pensi. È la rivolta di «cane di paglia», del debole e del mite che a un certo punto esplode incontrollabile contro i soprusi d’una vita. Piero De Negri, infatti, prima di essere carnefice era stato vittima. Quattro anni fa col Ricci compie una rapina. Si fa dieci mesi di carcere, perde, per questo, la moglie e la figlia, che ama, ma non fa il nome del complice. Quando esce va da Ricci per avere la sua parte di bottino, ma quello gli ride in faccia e lo riempie di botte. E continuerà a dargliele, con quell’arroganza impunita da gradasso, da ex pugile, da uomo grande e forte. con la quale del resto terrorizza l’intero quartiere. Di questa prestanza fisica Ricci fa continuo uso sul «canaro». piccolo, mingherlino, docile, rassegnato, irridendolo e umiliandolo in tutti i modi. Quando qualcuno ruba al «canaro» lo stereo, Ricci gli propone di farglielo riavere per 200 mila lire e, intascatele, non gli restituisce nulla, anzi, ghignando gli fa sapere che il ladro è proprio lui. È l’ultimo spregio che fa traboccare un vaso troppo colmo.

Anche chi è disposto a riconoscere qualche giustificazione al De Negri non riesce a capacitarsi dell’orrendo rituale della tortura. E invece è proprio questo che occorre al «canaro». La morte non gli basta, anzi, in un certo senso, lo ostacola. Nell’antico poema indiano Mahabharata, Bhima, dopo aver tagliato il braccio del nemico e averlo con quello stesso braccio schiaffeggiato, dopo avergli sfondato il petto, troncata la testa e bevutone il sangue, ha un ruggito di furore deluso: «Che altro mi resta da fare? La morte ti difende!». Per contraccambiare il suo rivale delle umiliazioni che ha sofferto per anni, per fargliele assaporare fino in fondo, De Negri deve ritardarne il più possibile la morte. E infatti, per il «canaro», più importanti ancora delle mutilazioni fisiche che infligge al «pugile» sono quelle morali, sono le frasi che gli dice per irriderlo, per umiliarlo, per destituirlo come uomo così come l’altro aveva fatto con lui. Quando gli tronca le dita gli domanda: «Ma che gli hanno fatto ar pugile? Chi è stato? Chi ha osato?». E quando gli taglia i genitali, si china all’orecchio della sua vittima allo stremo e sussurra: «A Giancà, ma quale uomo, ora sei un femminiello!». L ‘uomo oramai è solo lui, finalmente, «er canaro». E in un certo, tremendo, senso ha ragione. Ho visto due foto di Piero De Negri. prima e dopo il delitto. Prima aveva un aspetto da orfanotrofio, da vittima designata, dopo, per usare un’espressione di Sartre a proposito d’un omicida, «il suo volto splendeva come un incendio». Attribuire a De Negri l’«infermità mentale», significa rendergli un’ingiustizia, restituirlo al suo ruolo di eterna vittima, di «canaro», togliere al suo atto il profondo senso che ha per lui. E infatti De Negri, interrogato dai giornalisti, a mente lucida e senza cocaina in corpo, ha detto: «Lo rifarei».

Non voglio con ciò giustificare la mattanza della Magliana e togliere orrore a una vicenda che ne è colma. Dico solo che questa storia non è folle. È umana, molto umana e ha a che fare con quel pendolo fondamentale della nostra vita che è il sadomasochismo, il quale non si esercita solo nelle botteghe per cani ma anche, sia pur in forme meno truculente ed evidenti, più acculturate, negli uffici, nelle fabbriche e nella vita d’ogni giorno.

E credo anche che la vicenda della Magliana contenga un suo insegnamento. Ci sono dei limiti oltre i quali anche l’arroganza, la prepotenza, la sopraffazione dei più forti nei confronti dei miti, dei deboli, degli eternamente sconfitti non può andare senza incendiare il «cane di paglia». E terribile. dice la Bibbia, è l’ira del mansueto.

“Europeo”, Il Conformista, 11 marzo 1988

Finalmente un GOVERNO!

32563505_2017724628258756_387209641244753920_n[1]Finalmente un GOVERNO che mette al centro della vera politica nazionale ed europea, dopo anni di massacri, anziché la suddivisione delle poltrone e del potere, il cittadino e i suoi bisogni!

È chiaro che il SISTEMA venduto: giornalisti, economisti, opinionisti, privilegiati, pensionati d’oro, burocrati, eurocrati, boiardi, politicanti, televisioni, stampa, tecnici e chi più ne ha più ne metta, è contrario.

SPERIAMO BENE!

BLOG SGF IN PIAZZA

Italia – Trattativa per governo LEGA-M5S.

05-salvini10[1]Si stia calmi!

La grande statista Merkel, di cui tutti celebrano con lodi e magnificano le sue capacità, ha impiegato 6 mesi per dare un governo alla Germania.

L’importante è che nella trattativa si riesca a fare bene per un governo duraturo e che possa dare una svolta ai problemi che, da anni, affliggono l’Italia.

Per quanto riguarda le indebite ingerenze dell’Europa sulla formazione del nuovo governo italiano, ha fatto benissimo Salvini ad indignarsi! Spero il M5S gli dia man forte.

Quest’Europa delle banche e della finanza dovrebbe minacciare di meno e aiutare di più il nostro Paese!

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M5S – Governo: va bene la trattativa, la sua lungaggine, ma più rispetto verso tutti gli elettori!

32667530_2018711768160042_1949591831540924416_n[1]Di Maio: “Noi sottoporremo il contratto ai nostri iscritti con un voto online per decidere se far partire questo governo oppure no.”

Caro Di Maio,

una forza politica o un movimento qual è il M5S deve decidere consapevolmente e seriamente per il bene di tutti assumendosi le responsabilità dei propri atti.

La delega del popolo, di circa 12 milioni di elettori, l’avete avuta già il 4 marzo. La piattaforma Rousseau può andare bene per decidere sulle proposte di legge, parlamentarie, regionarie ecc., ma non certo per decidere se varare un governo del Paese o meno.

Qualche migliaio di voti online degli iscritti non può essere una spada di Damocle che incombe sull’accordo!

Non si può dare il messaggio, né far credere alla gente, che il futuro governo è sottoposto al voto di qualche iscritto ignorando i circa 12 milioni di voti che il M5S ha già conseguito!

Infine, caro Di Maio, dica, con educazione e cortesia, a Mr. Casaleggio, che lui, politicamente, non può contare alcunché, né decidere nulla!

Siamo seri!

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