San Giovanni in Fiore – Politica: PRECISAZIONE

In riferimento ad alcuni organi di stampa locali, che parlano di una mia candidatura a sindaco 5 Stelle nella Città di Gioacchino da Fiore, e che ringrazio per la stima, preciso che la mia attività politica, culturale e sociale, come professionista, attivista del M5S e cittadina, non è finalizzata ad alcuna mia candidatura, ma semplicemente a sensibilizzare le istituzioni per contribuire a far migliorare, sviluppare e crescere la mia, la nostra, comunità sangiovannese.
Circa un’eventuale lista del M5s, qui a San Giovanni in Fiore, il candidato sindaco e i candidati consiglieri saranno scelti in modo democratico e collegiale da parte del Meetup locale, con conseguente certificazione da parte del M5S Nazionale.

Maria Gabriella Militerno

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POLITICA – Governo del cambiamento: prima il cittadino!

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Per la prima volta un Governo mette al centro della sua politica, nella giusta misura, il cittadino e non i freddi numeri europei.

“Ho piena fiducia nel ministro dell’Economia Giovanni Tria per quello che sta facendo e ho piena fiducia nel gioco di squadra che stiamo facendo come governo”. Lo ha ribadito il vicepremier Luigi Di Maio, discutendo con i giornalisti durante la missione in Cina. “Queste sono le 3 priorità: flat tax, reddito di cittadinanza e superamento della legge Fornero. Le metteremo nella legge di Bilancio: sì”, ha detto il ministro, che ha aggiunto: “Si attinge ad un po’ di deficit per poi far rientrare il debito l’anno dopo o tra due anni, tenendo i conti in ordine e senza alcuna manovra distruttiva dell’economia”.

AVANTI TUTTA!

San Giovanni in Fiore – Aspettando Godot*

L'immagine può contenere: una o più persone e spazio all'apertoA quando la nuova Giunta?

Ad oggi, dopo qualche settimana, la comunità sangiovannese non ha alcuna notizia sulla composizione della nuova Giunta.

Ormai qui a San Giovanni in Fiore la politica, il governo della Città, le pubbliche istituzioni ecc, sono diventati un fatto privato.

Mentre le criticità, l’assenza di un progetto politico per il paese e l’assenza di atti concreti per migliorare la comunità sono sempre più evidenti, il Sindaco naviga a vista, non riuscendo a trovare il bandolo della matassa. Ormai anche lui, affetto da annuncite, dimentica, spesso, che è il primo cittadino da più di tre anni.

Almeno si auspica, quando sarà, che i nuovi nomi che andranno a comporre la nuova Giunta corrisponderanno a personalità di alto profilo.

“Il peggio nel peggio è l’attesa del peggio”. ( Pennac)

Se l’azzeramento della Giunta, conseguente alle dimissioni degli assessori, fosse nato in ragione di difformità di pensiero rispetto ad alcuni provvedimenti di pubblico interesse, avremmo potuto parlare di “normale dialettica politica”.

Il continuo vacillare dell’Amministrazione Comunale e della sua tenuta, invece, è strettamente correlato alla spartizione di qualche poltroncina.

Di fronte ad un simile penoso spettacolo si spera che tutti i cittadini, quando sarà, ne trarranno le dovute valutazioni.

Purtroppo la cosa strana è che la maggior parte della società civile sangiovannese stia solo a guardare. Aspetta Godot.

Non meravigliamoci, poi, se qualche dinosauro della vecchia politica, locale e regionale, credendosi rinverginato, si stia ringalluzzendo.

Recuperi, la società civile sangiovannese, l’autentico senso della vera politica e della partecipazione!

BLOG SGF IN PIAZZA

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*Aspettando Godot (in francese En Attendant Godot, in inglese Waiting for Godot) è una delle più famose opere teatrali di Samuel Beckett.

Dramma associato al cosiddetto teatro dell’assurdo e costruito intorno alla condizione dell’attesa.

Nella cultura popolare Aspettando Godot è divenuto sinonimo di una situazione (spesso esistenziale), in cui si aspetta un avvenimento che dà l’apparenza di essere imminente, ma che nella realtà non accade mai e in cui di solito chi l’attende non fa nulla affinché questo si realizzi (come i due barboni che si limitano ad aspettare sulla panchina invece di avviarsi incontro a Godot).

Fonte – WIKIPEDIA

GRANDE MARCELLO VENEZIANI – Media contro popolo.

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Cara Lilli Gruber, ma come possono fidarsi gli italiani di lei se scrive su Sette un commento con un titolo così: “Tutti i populisti mentono. Sono pericolosi e opportunisti”? E il titolo risponde fedelmente allo svolgimento. Sa che sta offendendo i tre quarti dei suoi spettatori?

Come il 60% degli italiani mi sento in questo momento, con tutte le riserve critiche che non nascondo, più dalla parte dei populisti che dei loro nemici. E non mi sento solo offeso dalla sua definizione, quanto ferito da italiano, da giornalista e da libero pensatore. Non userei mai un’affermazione del genere nemmeno per i peggiori nemici; distinguerei, non mi sentirei in possesso della verità. Non scommetto sulla riuscita di questo governo, lo dico ogni giorno. E mi sorprende che ad attaccare in quel modo sia proprio lei che è stata generosa coi grillini e i loro sponsor, al punto che spesso – anche l’altro giorno con l’imbarazzante, sconclusionato, sproloquio di Dibba – ha dato l’impressione di essere Grilli Uber. Non le rinfaccio l’incoerenza, sono fatti suoi, so che a lei i grillini vanno bene se pendono a sinistra, se invece si alleano a Salvini diventano cattivi. C’è gente che divide ancora l’umanità in fascisti e antifascisti, e si perde la realtà, il presente, il mondo, 70 anni di storia, comunismo incluso.

Tramite lei, in realtà, me la prendo coi Media, la Stampa e la Tv che stanno offrendo uno spettacolo disgustoso e desolante: gli italiani da una parte e loro compatti dalla parte dell’establishment. Non mi sarei aspettato il contrario ma almeno una varietà di posizioni e la capacità di distinguere e analizzare; qualcuno equidistante, qualche altro che comprende le ragioni della gente, qualcuno che riconosce pezzi di verità nell’avversario. No, niente, un esercito cinese, monolitico, monotono. Come in guerra.

Sento un sacco di gente moderata che dice: leggevo il Corriere della sera (o altri quotidiani nazionali che non chiamo più giornaloni come facevo un tempo, perché ormai l’espressione è abusata) ma ora è diventato insopportabile, fazioso, a senso unico, mai che si legga un’opinione diversa, come i tg del resto. Basta, non lo prendo più. Io non sono contento quando sento che la gente non legge più i quotidiani, non li compra, anche quelli che ignorano chi nutre idee davvero diverse. Ogni lettore che se ne va è comunque una perdita, una sconfitta. Un passo indietro. Ma quando leggo il Corriere della repubblica, testata omnibus che li riassume tutti, o il tg123 più diramazioni private, che ripetono sempre la stessa menata, capisco il disagio popolare e lo condivido. “La sconfitta dei populisti”, titola trionfale il Corrierone e sembra un organo di partito, “L’orgoglio dell’Europa” fa eco l’Organo ufficiale, la Repubblica. E in mezzo servizi, commenti, vignette, tutti in una sola direzione. Non vorrei il contrario. Mi sarebbe piaciuto leggere giornali schierati contro i populisti, altri indipendenti e non partigiani, che rappresentano le diverse interpretazioni in campo. Così come nel servizio pubblico mi sarei aspettato tg favorevoli e tg contrari, non l’unisono, come ai tempi di Renzi. Ma il fossato è ormai enorme: da una parte la gente e dall’altro il regime, il sovrapotere rispetto al governo in carica. Da Mattarella in giù, un Esercito della Salvezza con un consenso che si restringe sempre di più, che spara compatto. Qualcosa non va, e non dirò che la colpa sia tutta da una parte, ci mancherebbe.

Il populismo non è la malattia della democrazia ma la risposta, magari inadeguata, alla democrazia malata. Non è la causa del malessere ma l’effetto; e il malessere non l’ha generato il populismo ma chi ha comandato in questi anni, magari con la complicità della massa. Distinguo la deriva impraticabile e assurda della democrazia diretta, l’utopia grillina, irrealizzabile e pericolosa dell’autogoverno del popolo, dal sovranismo che è invece la sacrosanta richiesta di restituire dignità e sovranità al popolo – come esige pure la Costituzione- alla Nazione e allo Stato. Poi possiamo criticare le modalità, alcuni contenuti, certi linguaggi, l’affidabilità dei suoi interpreti, le semplificazioni, la convinzione fallace che tra popolo e leader non serva un’élite adeguata…

A me preoccupa il divorzio tra l’Unione europea e l’Europa reale, l’Europa dei popoli, delle nazioni, degli Stati che vogliono rimanere sovrani. A me preoccupa che chi difende i confini come segno di civiltà passi per un delinquente e un razzista. E’ giusto che ci si divida in tema d’accoglienza e frontiere, ma è ingiusto ridurre una delle due posizioni a follia criminale. E non solo è ingiusto, ma rafforza il Nemico. E non solo lo rafforza ma lo spinge a dare il peggio di sé. Perché quando ti considerano il male assoluto da sradicare, allora ti adegui e reagisci di conseguenza, fino a somigliare al barbaro come essi ti dipingono. Una brutta deriva. E mi preoccupa vedere la mobilitazione dei poteri contro i social, che sono ormai l’unica valvola di sfogo e di espressione, che nei media controllati dall’alto non è possibile. Con la scusa delle fake news vogliono imporre le opinioni prefabbricate e reprimere ogni difformità rispetto alla pappa irreale da loro somministrata.

Detto questo, un’ammissione: ci sono alcuni giornali, magari piccoli, che invece danno voce alle opinioni difformi; come mai non sfondano, restano nicchie? Si, avranno mezzi scarsi, editori ai margini delle consorterie di potere, niente sostegni e tanti fastidi per chi si espone. Ma perché non sfondano a furor di popolo, visto che il popolo la pensa come loro scrivono? Sono fatti male oppure, come temo, il popolo del web è allergico a leggere, vuole solo inveire, non vuole approfondire le opinioni ma vuol solo trasformare il suo malumore in sanzione e in verdetto e vuol giudicare tutto e tutti senza cognizione di causa? Su questo, ne convengo, dovremmo riflettere. Ma porsi domande, avere senso critico è una cosa, fare affermazioni così becere come quelle citate, espresse con la stessa perentorietà dell’ultimo Renzi e dell’ultima sinistra, significa avere in comune col populismo solo il suo lato peggiore, l’insulto indiscriminato, l’invettiva contro chi non la pensa come voi. Pensaci, giacobino. E pensaci pure tu, Lilli Gruber, grillotirolese di sinistra.

MARCELLO VENEZIANI, Il Tempo 14 settembre 2018

SAN GIOVANNI IN FIORE – Incontro sulla tutela e valorizzazione dei beni culturali.

OGGI 22 SETTEMBRE 2018 – ORE 17,30

SALUTI:

RICCARDO SUCCURRO

Presidente Centro Internazionale Studi Gioachimiti

INTERVENGONO:

MARGHERITA CORRADO

Senatrice M5S Commissione Beni Culturali Senato

ALESSANDRO MELICCHIO

Deputato M5S Commissione Cultura Camera dei Deputati

EMILIANO MORRONE

Giornalista

Modera MARIA GABRIELLA MILITERNO

Nessun testo alternativo automatico disponibile.

Sull’indebita ingerenza dell’ONU stiamo con Salvini!

L'immagine può contenere: 1 persona, barba“L’Italia negli ultimi anni ha accolto 700 mila immigrati, molti dei quali clandestini, e non ha mai ricevuto collaborazione dagli altri Paesi europei. Quindi non accettiamo lezioni da nessuno, tantomeno dall’Onu che si conferma prevenuta, inutilmente costosa e disinformata”.

Così il vicepremier Salvini commenta l’allarme Onu sul razzismo. “Le forze dell’ordine smentiscono che ci sia tale allarme”, continua, e le Nazioni Unite “indaghino su quegli Stati membri che ignorano diritti elementari, come libertà e parità tra uomo e donna”.

E noi diciamo all’ONU di preoccuparsi di tutte le guerre e di tutti i conflitti, con la partecipazione colpevole dell’Occidente, sparsi per tutto il pianeta!

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Immagine correlataAd Alessandro Di Battista consiglieremmo, invece, di non sostituirsi alla Magistratura! Sarà la Magistratura a far rispettare le sentenze o meno sulla questione dei fondi della Lega.

Piuttosto Di Battista, essendo responsabile dei meetup, almeno fino a poco tempo fa lo era, dovrebbe pensare di più al M5S. Cercare di strutturarlo e coordinarlo meglio perché nei territori non ha né capo né coda. In quasi tutte le regioni e in quasi tutti i comuni il M5S è semplicemente spaccato.

Ieri, domenica, in contemporanea, in Calabria, metà dei 18 portavoce parlamentari calabresi erano a Catanzaro Lido, in un agriturismo, per il Meetup Day, e l’altra metà era a Crotone per un incontro sui rifiuti.

Vai a capirci! Non si parlano neanche tra di loro. Vanno a ruota libera.

Così continuando non si andrà da nessuna parte.

BLOG SGF IN PIAZZA

«Quante foglie cadranno nell’autunno della Calabria?»

L'immagine può contenere: 1 persona, persona seduta e occhialidi Antonino De Masi*

Quale autunno ci dobbiamo aspettare, quante e quali foglie cadranno? Foglie che metaforicamente sono rappresentate dalle speranze di un territorio e della sua gente. Certamente la nostra regione ha già perso, temo definitamente, quelle foglie rappresentate dai giovani costretti ad andare via. Quanti ragazzi pieni di speranze hanno lasciato e stanno lasciando questa terra? tantissimi, troppi. Assieme ad essi abbiamo perso anche quel poco di speranza che rimaneva nella crescita, nello sviluppo e nel lavoro.

Abbiamo perso l’illusione delle tante promesse fatteci di grandi cambiamenti, di sogni, di prosperità.

Abbiamo perso la speranza di non vedere più morti ammazzati per le strade, di una terra affrancata dalla criminalità.

Abbiamo perso la speranza di essere uomini e donne libere dai potenti “padrini e padroni” che hanno ammazzato e distrutto questa terra.

Abbiamo perso la speranza di vivere in un luogo civile dove il “sistema paese” funzioni, dove vi sia una sanità che funzioni con un minimo di decenza, dove vi siano strade ed infrastrutture accettabili.

Abbiamo perso la speranza di avere una classe politica che abbia come unico scopo il bene collettivo e non certo quello delle proprie tasche o, peggio ancora, degli interessi di malfattori e criminali.

Queste sono alcune foglie che il tempo ha fatto cadere in modo irreversibile dall’albero della nostra terra.

Diversi critici hanno spesso descritto la Calabria come una terra persa, suscitando le contestazioni e lo sdegno di molti. Si è gridato all’offesa ed alla denigrazione di un territorio. Tanti pseudo intellettuali, ieri come oggi, hanno rappresentato la “fiaba” di una mafia buona con dei codici d’onore e quindi rispettabile, che rubava ai ricchi per dare ai poveri, ed una mafia nuova costituita da criminali. Si è cercato e si sta cercando di giustificare un fenomeno, distinguendo tra vecchio e nuovo, che ha alla base un unico elemento: essere organizzazioni barbare e criminali, in cui la sopraffazione e la violenza costituiscono il modo di agire.

Altro che nobili principi. Sono la criminalità e le sue organizzazioni che hanno rappresentato e rappresentano la causa principale dell’arretratezza culturale ed economica di questa terra. Come può un popolo sottomesso a tali organizzazioni essere libero di esprimersi, di agire e di creare prosperità per sé ed il prossimo? Come in contesti come questi si può esprimere un libero voto e quindi eleggere dei rappresentanti che rispondano ai bisogni reali di un popolo e di un territorio libero? La povertà – spesso anche morale – e la disperazione che ci circonda sono la drammatica risposta a queste domande.

La rassegnazione che ha portato ad una forma di omertà più o meno spinta, ed a volte a forme degenerate di collusione, ci ha progressivamente messo nelle condizioni di vivere ed accettare come normale “il male”.

Siamo purtroppo un popolo ed una terra persa, abbiamo perso la voglia di combattere, abbiamo perso l’orgoglio di essere calabresi, abbiamo perso la speranza. Ci siamo assuefatti ad essere “puzzolenti” portatori di male, ad essere trattati con disprezzo come “calabresi”.

Queste sono le foglie, le speranze, che sono volate via dall’albero della nostra vita.

Ci sarà mai una primavera interiore che possa far ricrescere quelle foglie?

Certamente no se aspettiamo gli altri, certamente no se speriamo che arrivi un cavaliere straniero con la bacchetta magica e risolva i nostri problemi. Certamente no se ognuno di noi continuerà a far finta di non vedere e sentire. Certamente no se non comprendiamo un elemento essenziale: che il nostro domani, il domani dei nostri figli, sta proprio nella nostra determinazione “combattere” per il nostro futuro. Oggi dobbiamo tutti capire che se non mettiamo al centro della nostra vita questo elemento essenziale non avremo mai un domani. Oggi dobbiamo riappropriarci del diritto dovere di essere parte di un sistema “pubblico”, di una società civile che ha proprio nell’interesse collettivo la ricchezza di ognuno.

Dobbiamo capire che una società civile, un sistema sociale ha nel suo essere e vivere insieme un elemento essenziale del proprio sviluppo; il bene pubblico, collettivo, rappresenta quindi la base di una società non solo moderna, ma funzionale e positiva che genera ricchezza. La piazza, la strada, l’ospedale, l’aiuola, sono beni di tutti, proteggiamoli. Ed un bene pubblico primario, che è il pilastro della società civile, è la legalità. La legalità infatti distingue una società evoluta, civilizzata, che punta per mezzo del rispetto delle regole (le leggi) alla prosperità. La legalità è quindi un bene pubblico e ciò dovremmo capirlo e fare di tutto per tutelarla.

Impariamo a vivere insieme rispettandoci, non solo con i sorrisi ed i saluti, ma rispettando anche noi stessi, vivendo dentro quei valori che garantiscono la nostra prosperità. Dignità, orgoglio, onore sono valori che sono insiti in ognuno di noi, in ognuno dei tantissimi – la stragrande maggioranza – calabresi per bene, risvegliamoli e giriamoci le maniche facendo quello che serve per far rifiorire le nostre speranze e – cosa principale – quelle dei nostri figli.

Solo da noi passa il riscatto della nostra terra e non certo dagli altri.

Questa credo possa essere la base della primavera che può far ricrescere le nostre speranze. Non più l’aspettare che altri facciano per noi, ma un mettersi in discussione per divenire attori principali del nostro domani, parlando di sviluppo, di lavoro, di legalità e di prossimo.

Occupiamoci, chiedendo conto, delle strategie sull’area industriale di Gioia Tauro, dove in altre sedi in questi momenti stanno discutendo il destino anche dei nostri figli. Cerchiamo di capire che il Porto non è solo un’attività produttiva come tante, ma può diventare invece con il lavoro che genera uno strumento di riscatto dalla criminalità.

Chiediamo e pretendiamo la prossima nomina all’Autorità portuale di persone competenti che abbiano al centro il solo interesse collettivo, e pretendiamo di conoscere i criteri di assegnazione dell’utilizzo di banchine a player che vorrebbero investire su Gioia Tauro.

Insomma rappresentiamo a tutti che il lavoro e lo sviluppo sono gli unici strumenti che possono sconfiggere la criminalità, liberando un territorio e la sua gente dalla sopraffazione criminale. Il lavoro in questa regione rappresenta, più che in altri territori, uno strumento di legalità, una politica per marginalizzare e sconfiggere un male, un fenomeno, che da decenni condiziona il futuro di questa terra e dell’intero Paese.

Chiediamo conto di tutte le positività e delle opportunità che ha questa Regione, dal Pollino sino allo Stretto, e facciamole diventare risorse; facciamo diventare risorsa la nostra rabbia, il nostro disperato bisogno di dare un futuro ai nostri figli in questa magnifica terra, diventiamo risorsa noi stessi e con rinnovato orgoglio diciamo “siamo Calabresi”.

*Imprenditore

Fonte – www.corrieredellacalabria.it

1970 – UN GRANDE INTERPRETE

Risultati immagini per peppino gagliardiPeppino Gagliardi – Settembre

Fra qualche giorno finirà l’estate
e sulla spiaggia niente resterà
le ore passate
saranno un ricordo
che noi porteremo
lontano io e te…
l’estate se ne andrà
insieme al sole
l’amore se n’è andato già con lei
le prime gocce baciano la sabbia
e stanno già bagnando gli occhi miei
settembre poi verrà
ma senza sole
e forse un altro amore nascerà
settembre poi verrà
ma non ti troverà
e piangeranno solo gli occhi miei
settembre poi verrà
ma non ti troverà
e piangeranno solo gli occhi miei
e piangeranno solo gli occhi miei

Video della canzone:

https://youtu.be/H0Srb7Qv4Qc

San Giovanni in Fiore – Tirare per la giacca Don Luigi Nicoletti è di una rozzezza d’animo e di una volgarità inaudite.

L'immagine può contenere: 1 personaAppropriarsi della figura di un grandissimo religioso, politico e statista qual è quella di Don Luigi Nicoletti, è di una volgarità e di una rozzezza d’animo uniche.

Se poi a tirarlo per la giacca è gente che non ha mai pensato al bene comune, non ha mai pensato, nei decenni, ad attuare una politica per far migliorare la comunità sangiovannese, nonché calabrese, se è gente che ha abbracciato le idee di una politica ad personam e non per i più bisognosi, è ovvio che è la meno autorizzata e la meno adatta a ricordare la figura di Don Luigi Nicoletti.

È chiaro che questa gente non conosce né il politico, né il prete e neanche il pensiero dello statista.

Oggi, nei confronti di questi personaggi pennivendoli e politicanti attuali sangiovannesi, Don Luigi Nicoletti farebbe loro una brutta reprimenda pubblicamente e direttamente in Piazza.

Spiegherebbe loro l’onestà e la coerenza politica, il vero cattolicesimo, la povertà, i valori fondamentali della libertà, della difesa dei più deboli, dell’accoglienza e della pace sociale.

Valori fondamentali che oggi nella nostra comunità e nella nostra povera Calabria, grazie a una malapolitica più che trentennale, sono spariti dalla circolazione.

È chiaro, altresì, a quelli meno sprovveduti, che l’atteggiamento di alcuni personaggi sangiovannesi nei confronti dell’elevata e carismatica figura di Don Luigi Nicoletti, è una spudorata e scandalosa speculazione!

Speriamo non si rivolti da dentro la tomba!

BLOG SGF IN PIAZZA