PER CAMBIARE LA CALABRIA!

L'immagine può contenere: 2 persone, persone che sorridono, persone in piedi e vestito eleganteDi Pietro Giovanni Spadafora

Forse, alla luce di alcuni sondaggi, dei risultati delle elezioni amministrative di Lamezia Terme e delle ultime notizie con le quali si porta a conoscenza che l’imprenditore del tonno avrebbe declinato ogni incarico ed impegno politici, e che il PD non vuole saperne di ricandidare il governatore calabrese uscente, sarebbe, quasi, obbligatoria un’alleanza programmatica tra M5S e PD per tentare di rilanciare la nostra Calabria!

Spero, in queste ultime ore, si lavori in questo senso!

Pietro Giovanni Spadafora

IL CUPIO DISSOLVI DEL M5S CALABRIA!

L'immagine può contenere: testoElezioni Lamezia Terme 2019: i risultati definitivi

Candidato Liste Voti

Massimo Cristiano Nuova Lamezia (0,74%), La Svolta (2%) 3,89%

Eugenio Guarascio Partito Democratico (13,81%), Eugenio Guarascio Sindaco (7,86%) 18,96%

Paolo Mascaro Assieme Mascaro Sindaco (17,91%), Orgoglio Lamezia (14,85%) 37,52%

Ruggero Pegna Forza Italia (12,66%), Fratelli d’Italia (12,81%), UdC (4,04%) 24,41%

Rosario Piccioni Lamezia Bene Comune (5,29%), Lamezia Insieme (3,74%) 10,57%

SILVIO ZIZZA MOVIMENTO 5 STELLE (4,27%) LISTA (4,64%)

SGF – BANCHE E BANCOMAT.

L'immagine può contenere: 2 persone, testoDi Meetup SGF in MoVimento

Ci giungono delle segnalazioni che diversi sportelli bancari presenti sul nostro territorio stanno imponendo, non si sa in base a quale normativa attualmente vigente, a tutti i cittadini lavoratori dipendenti, operai, liberi professionisti, famiglie, pensionati, studenti, commercianti, artigiani e chi più ne più ne metta, di stipulare un contratto di card BANCOMAT per poter prelevare dai propri risparmi e depositi, per le proprie necessità quotidiane, del denaro contante.

Non solo, oltre ad obbligare i cittadini a far uso di un BANCOMAT, per poter prelevare il proprio denaro, impongono delle commissioni annue da pagare che vanno dai 30 (trenta) ai 60 (sessanta) euro, oltre al costo di 1 euro, o di 1 euro e mezzo circa, per ogni operazione. Esempio: se io prelevo 100 euro con BANCOMAT, alla fine, in sostanza, me ne arrivano più o meno 98,50 euro.

Ora, a parte che dovrebbe essere una scelta del cittadino se utilizzare una card BANCOMAT o meno, si può comprendere il limite nell’uso di denaro contante per combattere l’evasione fiscale, ma imporre metodi per prelevare il proprio denaro, per i quali il cittadino deve pagare delle commissioni, è inaccettabile!

Siamo a conoscenza che con la prossima manovra finanziaria 2020 vi potranno essere alcuni provvedimenti in materia, ma riteniamo che oggi queste siano delle truffe legalizzate che i vari istituti di credito perpetrano a danno dei cittadini, spesso ignari.

BASTA VESSARE LA POVERA GENTE!

Non solo, vi sarebbero serie difficoltà per tanti anziani nel reperire le proprie pensioni per poter far fronte alle loro necessità di salute e di vita quotidiane.

Anche la cosiddetta privacy del cittadino sarebbe andata a farsi benedire!

Questo avverrebbe perché alcune banche non hanno le dovute adeguate strutture interne per poter far effettuare, all’utente, operazioni bancarie “costrette” con BANCOMAT nella massima tranquillità.

Infatti l’utente può essere sbirciato in ogni momento da coloro che, costretti a far la fila, si ammassano intorno e dietro, condizionandolo proprio nel momento in cui egli deve effettuare l’operazione BANCOMAT.

Noi del Meetup, per quello che possiamo, invitiamo pubblicamente tutte le istituzioni preposte ad effettuare i dovuti controlli ed ispezioni presso tali banche, per verificare se tutto avviene in modo legale rispettando la normativa vigente.

Meetup San Giovanni in Fiore in MoVimento

SGF – POLITICA: da noi il civismo ha quasi sempre fatto rima con trasformismo e gattopardismo.

L'immagine può contenere: 1 persona, primo pianoDi Pietro Giovanni Spadafora

I sangiovannesi, dai e ridai, alla fine sembrano di aver capito che il primo centro del malaffare politico è proprio la partitocrazia locale la quale dipende, sotto ogni aspetto, da quella regionale e nazionale.

Hanno compreso che l’occupazione dell’Ente Comune da parte dei partiti, e dalla quale derivano tutti gli altri mali, difetti, insufficienze ecc. o, quantomeno, l’impossibilità pratica di affrontarli, mette in ginocchio la comunità intera.

Ma anche i partiti sembrano essersi finalmente resi conto del potente vento di rivolta che soffia dalla società civile sangiovannese.

Da qui, per le prossime elezioni amministrative, è già iniziato un fiorire di movimenti civici, che sicuramente sfocerà in diverse liste civiche.

Insomma sta prendendo piede una forte voglia di civismo.

Senza alcun dubbio tutto ciò è molto positivo e significa che il cittadino sangiovannese ha una gran voglia di partecipare a cambiare lo stato attuale delle cose della propria città.

Rispetto, però, a tanta finta sensibilità per le esigenze della comunità, nonché rispetto al finto senso dei doveri di cittadino, ossia rispetto al cosiddetto “falso civismo”, bisogna fare molta attenzione!

Sì, perché i frutti del civismo, o di un certo neo civismo, possono essere buoni oppure già guasti.

Se guardiamo all’esperienza sangiovannese, il civismo non ha portato granché. Tuttavia esso è stato un’esperienza politica e di partecipazione, ma anche culturale, molto positiva. Quello che il civismo ha, però, anche insegnato, è che spesso non è il civismo in sé, importante, per dare una svolta politica e amministrativa a una comunità, ma lo sono, soprattutto, le persone. Quello che è importante non è il contenitore, ma il contenuto.

Insomma non basta semplicemente cambiare vestito per cambiare lo stato politico, sociale ed economico di una comunità.

Il civismo, quello vero, è la gran voglia di discontinuità, di cercare di cambiare realmente lo stato delle cose, è credibilità, onestà, è bene comune, è precisi programmi e progetti fattibili per dare realmente una svolta a una più che trentennale miope amministrazione della cosa pubblica.

Ecco, è su questi presupposti che si basa la credibilità e l’onestà del civismo.

Il rischio che il civismo possa essere strumento di trasformismo, gattopardismo e riciclaggio politico, è concreto.

Per questo bisogna fare molta attenzione.

Certo, il frutto del “civismo” democratico e culturale è sempre una novità positiva, ma spesso e volentieri resta un fatto trasversale, ambiguo, e difficilmente configurabile.

Il civismo è indubbiamente importante, le forze politiche virtuali che vengono inventate alla bisogna sono altresì importanti, ma in sostanza, c’è sempre il rischio che la chiamata al popolo, anche nella forma di comitati civici, non faccia che riproporre la vecchia formula politica riproducendo ciò che si dice di voler contrastare.

Con il civismo c’è il rischio di ripetere una tecnica consumata che ha, spesso e volentieri, contribuito alla perdita della credibilità politico-amministrativa. Ma questo non stupirebbe, considerando che molti vecchi figuri anziché affrontare gli errori dei propri trascorsi politici, preferiscono coprirli. Magari con una spruzzata di “civismo”.

È bene far presente, con chiarezza, ai fautori di questo neo civismo sangiovannese che esso non servirà a nulla se conserverà gli eterni faccioni della vecchia politica locale florense.

San Giovanni in Fiore ha bisogno di tutto, tranne che di operazioni di gattopardismo, trasformismo e riciclaggio politico.

ATTENZIONE!

Pietro Giovanni Spadafora

LA SOLITA CHIAREZZA di Massimo Fini.

L'immagine può contenere: 1 persona, persona seduta e tabellaPerò l’odio non si può arrestare.

Detesto gli ebrei, detesto i musulmani, detesto i serbi, detesto i croati, detesto gli italiani, detesto gli americani, detesto gli omosessuali, sono orgoglioso di essere ebreo, sono orgoglioso di essere musulmano, sono orgoglioso di essere serbo, sono orgoglioso di essere croato, sono orgoglioso di essere italiano, sono orgoglioso di essere americano, sono orgoglioso di essere omosessuale. Se scrivo queste cose passerò sotto le forche caudine della Commissione straordinaria la cui istituzione è stata votata il 30 ottobre per il contrasto a “intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza nelle loro diverse manifestazioni di tipo razziale, etnico nazionale, religioso, politico e sessuale”? E poco importa se queste affermazioni io le faccio su web o su carta stampata o parlando in televisione o in qualsiasi altro luogo pubblico perché il contrasto ai fenomeni messi all’indice dalla Commissione deve essere, a rigor di logica, omnicomprensivo. Qui non è in discussione la figura della senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz, che ha diritto, come ogni altro cittadino, al rispetto e che ha, come ogni altro cittadino, a disposizione per sua difesa il Codice penale che punisce il reato di ingiuria, qui sono in gioco princìpi fondamentali e indisponibili di libertà garantiti dalla nostra Costituzione all’articolo 21. Non è necessario essere di destra o essere Matteo Salvini per condividere in pieno questa sua affermazione: “Non vogliamo bavagli, non vogliamo uno stato di polizia che ci riporti ad Orwell”.

Qui siamo al di là anche della pur discutibilissima legge Mancino del 1993 che punisce “discriminazione, odio o violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi”. L’odio è un sentimento, come la gelosia, l’ira, l’amore e ai sentimenti, in quanto tali, non si possono mettere le manette. Per quanto ci risulta, come abbiamo già avuto modo di scrivere su questo giornale, neanche i peggiori totalitarismi si erano spinti fino a questo punto: punivano le azioni, le ideologie, le opinioni ma non i sentimenti. In una democrazia tutte le opinioni o ideologie o espressioni sentimentali, giuste o sbagliate che siano, dovrebbero avere diritto di cittadinanza. L’unico discrimine è che nessuna opinione, nessuna ideologia, nessun sentimento può essere fatto valere con la violenza. Io ho il diritto di odiare chi mi pare, ma se gli torco anche solo un capello devo finire in galera.

L’istituita Commissione va oltre la legge Mancino perché si focalizza anche sui nazionalismi, gli etnocentrismi e sulla politica. In base a questa concezione Donald Trump che afferma “America first” dovrebbe finire in gattabuia. E con lui qualsiasi formazione politica che non sia in linea con le opinioni del grande fratello di orwelliana memoria o che abbia un orgoglio etnico.

A nostro avviso i parlamentari italiani invece di istituire Commissioni che non si sa se definire tragiche o ridicole dovrebbero smetterla di azzuffarsi ogni giorno nei talk in modo scomposto e verbalmente violento dando così un pessimo esempio a quella popolazione che dicono di voler formare. Un minimo di buona educazione, ecco quello che dobbiamo pretendere dai nostri parlamentari. A noi basterebbe. Ce ne sarebbe anzi d’avanzo.

Massimo Fini

Il Fatto Quotidiano, 5 novembre 2019

CALABRIA – Rapporto Svimez 2019: siamo i PIÙ POVERI D’EUROPA.

Tra il SETTORE AGRICOLO NEGATIVO che ha toccato il fondo del fondo, il SETTORE DELL’INDUSTRIA NEGATIVO, lo SPOPOLAMENTO, soprattutto dei giovani per mancanza di lavoro, ma anche degli anziani, la CORRUZIONE e la CONFUSIONE POLITICA, insieme alla CRONICA CARENZA dei SERVIZI ESSENZIALI, non siamo messi proprio bene.

POVERI NOI, ma soprattutto POVERI GIOVANI!

REPETITA IUVANT! Per fortuna che la Magistratura c’è!

L'immagine può contenere: spazio al chiuso

 

MAGISTRATURA

Noi crediamo fermamente nell’operato della Magistratura!

La Magistratura non agisce per simpatie, amicizie, clan, preferenze, combriccole, politica e bagattelle varie!

La Magistratura non è un partito!

La Magistratura non è un’associazione a delinquere!

La Magistratura non sceglie candidati politici!

La Magistratura non pone veto alcuno sulle candidature politiche!

La Magistratura, lo ribadiamo, applica la legge. PUNTO!

Se poi qualcuno è a conoscenza di comportamenti, fatti e atti illeciti commessi dalla Magistratura, ha l’obbligo immediato di andare a denunciare il tutto!

Per il resto solo “chiacchiere e distintivo”!

BLOG SGF IN PIAZZA

POLITICA: siamo solo sudditi.

L'immagine può contenere: testoForse è inutile arrabattarsi più di tanto. Le cose hanno sempre preso la loro piega naturale. È sempre stato così.

La politica è quasi sempre puro caos, ognuno prende la propria posizione, segnala candidati e presidenti, afferma le proprie sensibilità, i propri diritti, sentimenti e principii, spesso fraintendendo i motivi degli altri, e forse anche i propri.

Quello che ha scritto il giornalista e scrittore Massimo Fini è sempre più attuale.

DEMOCRAZIA: il grande imbroglio dei partiti politici, movimenti (vedasi oggi il M5S), dei loro capibastone, adepti, affiliati e codazzi vari.

Molti cittadini sostengono che i partiti politici, movimenti ecc., siano il sale della democrazia. Nulla di più falso. Anzi! I partiti politici e le forze politiche tutte, con l’aiuto di gran parte dei mass media e giornalisti facendo loro da sponda, hanno ucciso la democrazia.

Ma che cos’è, realmente, la democrazia?

Dal libro “Sudditi” di Massimo Fini

Democrazia significa, etimologicamente, “governo del popolo”. Scordiamoci che il popolo abbia mai governato alcunché, almeno da quando esiste la democrazia liberale. Se c’è qualcosa che fa sorgere nell’animo di un liberale un puro sentimento di orrore è il governo del popolo.

A molti miei conoscenti, di buona cultura, quando ho posto la domanda quale fosse la caratteristica essenziale della democrazia, essi mi hanno dato le risposte più disparate: “il consenso”, “la libertà”, “l’uguaglianza”, “la rappresentanza”, “le elezioni”, “il criterio della maggioranza”, “il controllo sull’attività dei governati”. Si potrebbe andare avanti, per pagine e per decenni, ma non si troverebbe la regola base della democrazia liberale.

Anche fra gli addetti ai lavori, gli studiosi delle dottrine politiche, circolano svariate e quasi infinite definizioni. Però nessun elemento, preso di per sé, sembra esclusivo della democrazia e quindi abile a definirla.

Ma allora potrebbe essere il pluripartitismo la caratteristica essenziale della democrazia in quanto esso sarebbe il sale della democrazia? Niente affatto! Già negli anni Venti del Novecento, come sostengono illustri economisti, sociologi e filosofi, l’esistenza dei partiti non è contemplata da nessuna Costituzione democratica e liberale.

Oggi, pur avendo i partiti occupato ogni ambito del settore pubblico e anche parte di quello privato, la Costituzione italiana ne fa cenno in un solo, scarno, articolo per dire che: “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale” (art. 49 Cost.). Ma questa possibilità di associarsi è diventata un obbligo cui non ci si può sottrarre senza condannarsi a una vita al margine. I partiti non sono l’essenza della democrazia, ne sono la fine.

In realtà nessuna democrazia rappresentativa è una democrazia, ma un sistema di minoranze organizzate che prevalgono sulla maggioranza dei cittadini singolarmente presi, soffocandoli, limitandone gravemente la libertà e tenendoli in una condizione di minorità. È un sistema di oligarchie come preferiscono chiamarle diversi studiosi e costituzionalisti.

Chi appartiene a queste oligarchie non ha qualità specifiche. La classe politica democratica è formata da persone che hanno come elemento di distinzione unicamente, e tautologicamente, quello di fare politica. La loro legittimazione è tutta interna al meccanismo politico che le ha prodotte. Sono i professionisti della politica, che vivono di politica e sulla politica.

La democrazia è innanzitutto e soprattutto un metodo per determinare la scelta dei governanti.

Infatti il voto del cittadino singolo, libero, non intruppato in gruppi, si diversifica e si disperde, proprio perché libero, laddove gli apparati dei partiti, facendo blocco, sono quelli che effettivamente decidono chi deve essere eletto. Il voto di opinione, cioè il voto veramente libero, non ha alcun peso rispetto al voto organizzato, facendolo diventare, in sostanza, un voto non più libero con il consenso truccato. Noi non scegliamo i candidati alle elezioni. Li scelgono i partiti, cioè le oligarchie. Il popolo che teoricamente e formalmente detiene la sovranità subisce quindi una serie di espropriazioni.

Questo enorme ceto medio si divide fra destra e sinistra con la stessa razionalità con cui si tifa Roma invece che Lazio, Milan o Inter. E quando il cosiddetto “popolo della sinistra” (o della destra) scende in piazza per festeggiare qualche vittoria elettorale, ballando, cantando, saltando, agitandosi, è particolarmente patetico perché i vantaggi che trae da quella vittoria sono puramente immaginari, o, nella migliore delle ipotesi, sentimentali, mentre i ricavi reali vanno non a quegli spettatori illusi ma a chi sta giocando la partita del potere.

Ad ogni tornata elettorale c’è un solo sconfitto sicuro, che non è la fazione che l’ha perduta ma proprio quel popolo festante insieme a quell’altro che è rimasto a casa a masticare amaro per le stesse ragionevoli ragioni per cui l’altro è sceso in piazza. Vinca il Milan o l’Inter è sempre lo spettatore a pagare lo spettacolo. Quanto ai giocatori, ai vincitori andrà certamente la parte più consistente del bottino, ma anche ai perdenti non mancheranno i premi di consolazione. Fra le oligarchie politiche esiste infatti, checché gridino il contrario, un tacito patto per non portare il gioco alle estreme conseguenze. Non conviene a nessuno. C’è tutta la vasta area del sottogoverno e del parastato che consente di ritagliare le giuste prebende per i perdenti, garantendosi così che alla tornata successiva, a parti invertite, sia ricambiato il favore. Per quanto in competizione per il potere le oligarchie politiche sono unite da un interesse comune che prevale su tutti gli altri: l’interesse di classe.

Quella politica, con i suoi addentellati, è in pratica la sola classe rimasta in piazza. Presa nel complesso è una nomenklatura, non molto diversa da quella sovietica, il cui obiettivo primario è l’autoconservazione, il mantenimento del potere e dei vantaggi che vi sono connessi. E il nemico mortale di un oligarca non è tanto un altro oligarca, col quale si può sempre trovare un accordo, perché si fa parte della stessa classe, si partecipa allo stesso gioco, ci si sbertuccia di giorno davanti agli schermi TV e si va a cena la sera, strizzandosi l’occhio, quasi increduli per aver fatto colpo alla ruota della Fortuna, ma è proprio il popolo di cui va vampirizzato e magari, una volta ogni cinque anni, anche pietito il consenso, ma che va tenuto a bada e a debita distanza dagli arcana del potere democratico, perché continui a credere, o almeno a fingere di credere, al gioco.

Niente di nuovo sotto il sole. La democrazia non è un regime diverso da altri. È solo una delle tante forme, forse la più subdola, che nella Storia ha preso il potere oligarchico. Quelli del mondo feudale si erano inventati i diritti di sangue, questi il consenso democratico.