8 MARZO – ALLE DONNE

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E intanto non possiamo esimerci dal fare nostri questi bei versi!

«I miei versi dedicati a tutte le donne»

Donna non ha bisogno di mimose
perché ogni Donna è un fiore,
il più bel fiore
creato dal Creatore del Creato
che lei creando creò l’Amore.
Vive d’amore Lei, solo d’amore,
più d’ogni cosa cerca tenerezze
e un cuore generoso
da dove sgorgano
sguardi sinceri, sentimenti veri.
Eccoli i fiori
per festeggiarla, e non un giorno solo,
ma ogni giorno dell’anno, tutti gli anni.
Mimose? No! Lasciatele sugli alberi!
Ben altre son le cose ch’Ella sogna.
Prendetela per mano
e fatele sentire
che insieme siete
un corpo solo, un’anima soltanto,
un solo cuore. È questo l’Otto Marzo!
Così si onora Donna e l’esser Donna!

Raffaele Pisani

Fonte CORRIERE DELLA SERA – LO DICO AL CORRIERE

SGF – CORONAVIRUS : diamoci una calmata!

Il panico è altamente contagioso, più dei virus! Peggiora la situazione e non aiuta!

In una situazione di incertezza e dove tutto è in divenire, bisogna affidarsi alle nostre istituzioni ad ogni livello e grado!

Istituzioni, va detto, fortemente allertate ed operative! Non stanno dormendo!

Non si inizi una caccia agli untori! Non si punti il dito contro qualcuno!

Non facciamo sì che la confusione regni sovrana!

Aiutiamo le istituzioni e cerchiamo di collaborare tutti in modo responsabile e consapevole, rispettando regole e ruoli!

E soprattutto con forza e pazienza!

Rimaniamo lucidi!

BLOG SGF IN PIAZZA
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CORONAVIRUS: sarà…

L'immagine può contenere: spazio all'apertoSarà…, ma, paradossalmente, il coronavirus ci sta facendo riscoprire alcune cose, alcuni valori che avevamo quasi perso di vista.

Qualche esempio? Ritrovarsi tutti insieme in famiglia, a parlare, discutere, riflettere e a guardarsi negli occhi con più tempo e meno stress. O anche leggere una favola a un figlioletto, farlo giocare con i nonni, avere tempo di leggere un libro con più calma, bere un caffè con più tempo.

Ecco! Si sta riscoprendo il tempo, non il tempo libero, ma proprio il “Tempo”!

Forse è arrivato il tempo per darci una regolata.

Ci sono due, dei tanti bei libri di Massimo Fini, scrittore e giornalista, che consiglio, a chi ancora non l’avesse fatto, possibilmente, di leggerli.

Il primo, “La Ragione aveva torto?”, opera fondante del pensiero di Fini, fa capire che la crescita economica, lo sviluppo e la ricchezza non possono essere infiniti, esponenziali.

Riguardo, poi, ai principi illuministici e della Ragione, alla base della Rivoluzione industriale, scientifica e tecnologica, insieme al sistema capitalistico, considerati dogmi intoccabili, che avrebbero condotto a sorti magnifiche accrescendo il benessere degli uomini e migliorando la qualità della loro vita, a distanza di anni i dubbi e i nodi che stanno venendo al pettine sono tantissimi.

Il libro si conclude così: “oggi, che sono passati più di due secoli dobbiamo constatare, con incredulità e con orrore, che la Ragione aveva torto.”

Il secondo libro, Il denaro “Sterco del demonio”, oltre a parlare di una storia del denaro documentata che è anche una storia di un’affascinante scommessa sul nulla, parla del denaro, da non confondere con la moneta in cui si incarna, che è, in realtà, una logica, affascinante ma terribilmente insidiosa, che ha finito per soggiogarci.

Racconta dell’essenza del denaro, di come è riuscito a modellare la società, a sostituirsi progressivamente, ma sempre più velocemente, ai valori che l’avevano caratterizzata nei millenni antecedenti alla Rivoluzione industriale.

Il libro si conclude così: “quel giorno il denaro non ci sarà più. Perché non avremo più futuro, nemmeno da immaginare. Ce lo saremo divorato.”

Detto questo, una domanda mi sorge spontanea:

Non è che quello che ha previsto Fini, oggi, effettivamente, stia iniziando a verificarsi?

Spero di no, ma molto probabilmente una nostra regolata sarebbe d’obbligo!

PGS

*****

Il seguente, per chi ne avesse ancora voglia, è uno degli ultimi pezzi di Massimo Fini:

VIRUS, LA DECRESCITA “INFELICE” E NECESSARIA.

Di Coronavirus, di epidemie, di pandemie, di peste, di Manzoni, di Boccaccio si è detto tutto e forse anche troppo (devastanti nel creare il panico sono state le Televisioni e alcune misure molto impressive del governo come la cancellazione delle partite dell’Inter, a Milano il calcio è più importante del Duomo, inoltre il Campionato fu sospeso, per due anni, solo durante la Seconda guerra mondiale).

Tratterò quindi un argomento che non c’entra col Coronavirus ma in un certo senso gli si affianca perché, come ha scritto Travaglio, non tutto il male vien per nuocere.

Un paio di settimane fa mille scienziati, fisici, matematici, sociologi, climatologi, hanno firmato su Le Monde un appello sulla crisi ecologica, anzi sulla catastrofe ecologica, che ritengono più vicina di quanto non si creda: “In queste condizioni la realtà supera le peggiori previsioni e un riscaldamento globale superiore ai cinque gradi non può più essere escluso, il che significherebbe la fine della Francia come territorio abitabile”. Son cose, più o meno, note. Più interessanti sono le ragioni in cui gli scienziati individuano le cause del riscaldamento della terra e più in generale dell’inquinamento globale: “Un consumismo sfrenato e un liberalismo economico ingiusto e predatorio”. E aggiungono di non aver nessuna fiducia in un progresso tecnologico che risolva la questione (infatti la Tecnologia come risolve un problema ne apre altri dieci più complessi, come mi disse una volta il filosofo della Scienza Paolo Rossi). La sola speranza, sostengono questi scienziati, è nell’avvento di un ‘uomo nuovo’ che “non si lasci più affascinare da balocchi inutili come l’auto autonoma o la nuova rete cellulare”. E’ la “decrescita felice” che gli scienziati francesi, sciovinisti come sempre, attribuiscono a un’intuizione di Serge Latouche all’inizio degli anni Duemila. Per la verità son le cose che io vado sostenendo nei miei libri e nei miei scritti da trentacinque anni dai tempi de La Ragione aveva Torto? che è del 1985. In Italia sulla linea della decrescita felice, in realtà più in armonia con le tesi degli scienziati francesi, perché io non credo affatto che la decrescita sarà ‘felice’, ma avverrà quasi di colpo con un conseguente bagno di sangue e lotte feroci fra città e campagna, c’è anche Maurizio Pallante. Negli Stati Uniti ci sono due correnti di pensiero, il bioregionalismo e il neocomunitarismo, che parlano, detto in estrema sintesi, di una decrescita “limitata, graduale e ragionata che passa per il recupero della terra e il ridimensionamento inevitabile dell’apparato industriale e finanziario” (per dare a ciascuno il suo il primo a porre la questione, sia pur in termini non così chiari, fu agli inizi degli anni Sessanta André Gorz, cofondatore con Jean Daniel de Le Nouvel Observateur).

I firmatari di Le Monde affermano che non ci si può aspettare nulla dalla politica. E si capisce il perché, l’’uomo nuovo’ da loro preconizzato significherebbe un capovolgimento radicale dell’attuale modello di sviluppo. Infatti noi oggi non produciamo più per consumare, ma consumiamo per poter produrre, per sostenere l’apparato produttivo. Se l’appello degli scienziati francesi fosse accolto e tutti smettessimo di consumare il ‘superfluo’ l’intero sistema collasserebbe su se stesso (anche se poi ci sarebbe da intendersi su che cosa si ritiene realmente ‘necessario’, per me magari sono i libri, per il mio vicino è un’altra cosa, è il quesito che mi pose tanti anni fa il grande storico italiano Carlo Maria Cipolla).

Io temo che non se ne farà nulla. Ci siamo messi la corda al collo da soli avendo avuto, a partire dall’Illuminismo, troppa fiducia in uno Sviluppo materiale e tecnologico che ha poco a che fare col Progresso, come scrisse, inascoltato come siamo stati tutti inascoltati, anche Joseph Ratzinger quando era cardinale: “Lo sviluppo non ha partorito l’uomo migliore, una società migliore e comincia ad essere una minaccia per il genere umano”.

Massimo Fini

Il Fatto Quotidiano, 5 marzo 2020

CHIUSURA SCUOLA – LAVORO TELEMATICO: una bella lezione!

Nessuna descrizione della foto disponibile.Stamattina, dopo una settimana di lavoro, trovandomi a casa, avendo un turno di lavoro pomeridiano, non posso parlare con mia moglie.

Ella, docente presso il Liceo Classico di San Giovanni in Fiore, in attesa della piattaforma ufficiale scolastica, non so con quale razza di social network, ha raccolto i suoi studenti e sta tenendo lezione.

Pietro Giovanni Spadafora

CORONAVIRUS: l’assedio all’ITALIA.

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Il morbo infuria Il pan che manca
Sul ponte sventola
Bandiera bianca

“Ode a Venezia”
Rivoluzione 1848
Di ARNALDO FUSINATO (Poeta e patriota italiano, Schio, 25 novembre 1817 – Verona, 28 dicembre 1888)

La Città lagunare di Venezia, assediata dagli austriaci, fu colpita anche da un’epidemia di colera: “il morbo”.

ITALIA OGGI:

Il coronavirus infuria;
Pil, l’Italia ai minimi dal 2014;
Crescita zero;
Ocse taglia stime;
Tonfo a Piazza Affari.
Le Borse di nuovo in rosso, Milano a -3%;
Spread tocca quasi 188 punti.

SPERIAMO BENE!

SAN GIOVANNI IN FIORE – POLITICA: la rinascita della nostra comunità potrà avvenire solo attraverso il rinnovamento dei partiti.

Nel nostro Paese la nascita dei primi partiti risale al XIX secolo.

In realtà essi nacquero quando i cittadini si resero conto che per cambiare i rapporti sociali, e per cercare di migliorare le proprie condizioni di vita, era necessario organizzarsi ed elaborare un programma politico condiviso.

Un partito politico, quindi, non è altro che una forma di organizzazione. Sotto l’aspetto politico è l’organizzazione per eccellenza. Organizzazione su cui poggia il funzionamento strutturale della politica, del sistema politico.

Di qui la consapevolezza che ogni partito dovrebbe esistere per la comunità, per i cittadini, per il popolo, per il bene comune, e non per se stesso.

Purtroppo, con il mutare dei tempi, in particolare negli ultimi decenni, i partiti sono diventati gli unici luoghi dove la gente non parla più di politica, non si confronta, non elabora.

Oggi annovererei tra i partiti il neo M5S anche se promuove se stesso come forza politica né di destra né di sinistra, post-ideologica non definendosi un partito. Partito, comunque, a mio modesto parere, senza un minimo di struttura, organizzazione e unità. Vedasi come esempio la deputazione calabrese e non solo: ognuno va per conto proprio, a ruota libera, senza un minimo di linea politica comune, condivisa e unitaria. Partito dotato solo di un’opprimente farraginosità, perché anche presentare una semplice lista comunale diventa un’impresa titanica.

Ho sempre duramente criticato la partitocrazia, il potere dei partiti fine a se stesso. Ho sempre duramente criticato i partiti che pensano a mantenere solo il consenso, i partiti come circoli chiusi, come strumenti per beneficare alcuni adepti ed escluderne altri (nemici), i partiti come strumenti contro il bene comune, i partiti di pochi eletti, i partiti degli amici degli amici e così via.

Non ho mai criticato, però, l’organizzazione di un partito. Anzi! Né ho mai criticato la struttura di un partito. Elementi di forza, nel bene e nel male, dello strumento partito.

Va subito detto che ci sono i partiti e le persone. E i partiti sono costituiti da persone. Nei partiti vi sono i lestofanti, gli interessati, gli arrivisti, gli arraffoni, i furbi, gli arrampicatori sociali, i carrieristi ecc., ma anche le persone perbene, democratiche, intelligenti, oneste, pulite, dotate di buon senso, e non tutto è marcio.

È indispensabile, allora, riorganizzare e ripensare la democrazia e la partecipazione dei cittadini nei partiti.

È necessario riflettere sul ruolo dei partiti. Riflettere cioè su uno strumento che sin dalla sua nascita si è sempre ispirato e conformato ai principi fondamentali della vera democrazia.

E infatti la nostra Costituzione, all’articolo 49, affida ai partiti il compito di operare per “concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. Di conseguenza anche la politica locale, regionale ecc.

Pertanto, anche qui a San Giovanni in Fiore, è arrivato il momento in cui, se desideriamo che lo stato delle cose migliori, urgono partiti capaci di dare rappresentanza avendo una chiara visione politica, per il bene comune, attraverso programmi riconoscibili, senza promesse, senza alcun libro dei sogni, confrontabili nella ricerca di una convergenza o di alternative possibili.

C’è la necessità di una capacità dei partiti di strutturarsi, con intelligenza profonda, attorno alle esigenze della collettività, di risanare quella rottura, ormai pluriennale, di un’unità degli intenti collettivi e delle aspirazioni della nostra comunità.

Uno snodo, questo, imprescindibile e per il quale serve un’idea nuova di partito che riallacci le fila di un rapporto fra politica e cittadini; fra politica ed associazionismo; fra politica e cultura; fra politica e scuola, come già, a dire il vero, sta avvenendo in diverse occasioni; fra politica e turismo; fra politica ed economia; fra politica e giovani leve.

Bisogna ripensare questi nostri partiti locali con persone e giovani nuovi, con talenti nuovi, senza le vecchie logiche politiche e partitocratiche, affrontando i temi cruciali di questa nostra comunità senza più quella politica fatta di esaltazione, personalismi e narcisismi vari.

C’è l’esigenza di una politica fatta da persone oneste e non da voltagabbana, da saltimbanco, privi di serietà e credibilità, che cercano solo di ritagliarsi un po’ di scena oppure arraffare qualcosa.

È indispensabile favorire, in questo nostro paese, i cambiamenti necessari evitando le scorciatoie della demagogia, e tutti i partiti sangiovannesi, almeno quelli che in qualche modo hanno ereditato una tradizione, sono chiamati a un soprassalto di responsabilità verso la nostra comunità.

Ancora c’è tempo sino alle prossime elezioni amministrative, e ogni partito locale apra un confronto al suo interno e si chieda come ridare ossigeno alla Città di San Giovanni in Fiore.

San Giovanni in Fiore non può più aspettare! Bisogna uscire dalla crisi politico-amministrativa, economica, occupazionale, turistica, culturale, ambientale, demografica, dai servizi quasi inesistenti, dal lento spopolamento, dalla fuga dei nostri giovani, e oggi, anche dalla fuga di anziani pensionati.

Se ci sarà l’impegno, onesto e serio, da parte dei partiti, rinnovati e sani, ce la possiamo fare!

Per il resto solo chiacchiere e distintivo!

Le liste civiche, il civismo, i listoni, comitati, chiamate a raccolta, partitini personali, nuovi altisonanti progetti politici, sono, a mio avviso, solo semplicemente dei fuochi di paglia del momento. Non hanno mai, almeno in questa nostra realtà, cambiato alcunché! Servono solo ai marpioni per riciclarsi.

Ma anche se gli stessi partiti dovessero ripresentarsi con le solite vecchie facce incartapecorite della solita vecchia politica locale, non si andrà da nessuna parte comunque!

Pietro Giovanni Spadafora