FINANZIAMENTO ABBAZIA: giusto far conoscere i fatti!

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Di San Giovanni i n Fiore in Movimento

SGF – APPROPRIAZIONE INDEBITA?

Tempo fa avevamo sentito parlare di un finanziamento per la nostra Abbazia. Poi tutto andò nel dimenticatoio.

Non conosciamo i fatti pertanto, trattandosi di soldi pubblici, qualcuno dica le cose come stanno circa il finanziamento di 2 milioni e mezzo di euro per la ristrutturazione e valorizzazione di questo nostro importantissimo monumento.

Se l’attuale Amministrazione ha realmente recuperato il finanziamento che altrimenti andava perso, allora bisogna dargliene atto. Bisogna, onestamente, riconoscerlo!

Perché altrimenti appropriarsi indebitamente del lavoro degli altri, crediamo sia di una spudoratezza inaccettabile, intollerabile e inaudita!

Si sarebbe veramente oltrepassato il limite offendendo la pubblica decenza.

Chi di competenza, qualcuno, qualche istituzione, pubblica o privata, passata o presente che sia, dica o faccia qualcosa! Racconti la verità dei fatti!

Possibile che devono essere solo e sempre i semplici cittadini a porsi determinate domande?

Possibile che nessuno dei Consiglieri Comunali di opposizione non conoscano atti, fatti e documenti vari?

Possibile che i membri della passata Amministrazione, e non solo, non sappiano nulla?

Restiamo in attesa!

San Giovanni in Fiore in Movimento

CONCORSI IN CALABRIA: BUONA FORTUNA AI PARTECIPANTI!

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Di San Giovanni in Fiore in Movimento

CALABRIA, LAVORO E MERITOCRAZIA.

Con la speranza che non sia il solito CONCORSONE per gli amici degli amici, AUSPICHIAMO UNA VIVACE VIGILANZA da parte dei 2 CONSIGLIERI REGIONALI D’OPPOSIZIONE DEL M5S!

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Un “IN BOCCA AL LUPO” ai partecipanti!

San Giovanni in Fiore in Movimento

SGF – COMUNICAZIONE E SOCIAL NETWORK.

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Quando vengono toccati i loro interessi i cosiddetti giornalisti e media tradizionali aggrediscono con la logica del branco quello che ritengono il nemico, accerchiandolo e colpendolo tutti insieme.

Così facendo pensano di ridurre al silenzio il dissenso, chiunque esprima un’opinione, ritenendo di incarnare solo essi stessi l’opinione pubblica.

Demonizzano i Social Network, ma da mane a sera li utilizzano per raccontare fandonie. Per molti di essi, insieme a tanti politicanti, sono i canali istituzionali, ma se li utilizza il popolo, i cittadini, la gente comune, sono strumenti che distorcono la verità.

Vorrebbero che Internet, i Social Network e la rete in genere, fossero strumenti esclusivamente nelle loro mani, da poter utilizzare solo loro, per la loro propaganda, per la loro visibilità, per il loro narcisismo e per tutte le loro manie di protagonismo e prime donne. Non per niente chi dissente e fa domande scomode viene fatto fuori dai loro profili.

Ma, fortunatamente, le “Reti di Fiducia” dei cittadini organizzati, in grado di agire contemporaneamente da recettori critici d’informazione e diffusori, sono già oggi una grande realtà.

Soltanto confrontando opinioni e informazioni diverse, ma anche commentando, intervenendo e domandando, soprattutto sui Social, un cittadino può formarsi pienamente un giudizio critico autonomo e libero. Questa è anche, a nostro avviso, LIBERA E VERA INFORMAZIONE.

Oggi con la rete, con i Social Network vi è un’informazione meno controllabile, più libera, più disinteressata, più interrogativa e, quindi, molto diversa.

Una rivoluzione come in altre ere è stato l‘avvento della carta stampata e della televisione.

SGF IN PIAZZA

SGF – AMMINISTRAZIONE: basta propaganda, mistificazione, chiacchiere e distintivo!

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“A San Giovanni in Fiore, per come avrete modo di leggere, sono stati assegnati €4.811.000 ( quattromiolioniottocentoundicimilaeuro) nell’ambito del PNRR che ha costruito sapientemente l’ex Premier Giuseppe Conte.

Ciò che è necessario adesso è che i singoli membri dell’Amministrazione comunale sfoderino la loro capacità di gestire tante risorse.

Ci riusciranno i nostri eroi?

Noi cittadini vigileremo e, per quanto riguarda gli amministratori tutti, ” qui si parrà loro nobilitate”

(Maria Gabriella Militerno)

SAN GIOVANNI IN FIORE NON È SOLO LORICA.

Con questi contributi del PNRR dovrà essere rigenerato anche il decoro urbano del paese e del centro storico.

Il punto è come saranno gestiti. Come l’Amministrazione Comunale li gestirà. Perché c’è tutto un cronoprogramma, tempi, modi, condizionalità, termini per l’affidamento dei lavori, termini intermedi e finali di realizzazione dei lavori ecc., da rispettare.

Come per esempio la VERIFICA DELLE PROCEDURE DI AFFIDAMENTO DEI LAVORI, dei costi previsionali e delle relative voci di spesa, degli avanzamenti fisici ecc., o come rispettare l’assicurazione degli obiettivi intermedi e finali, il Comune dovrà impegnarsi a:

a. Aggiudicare i lavori entro il 30 giugno 2023;

b. Pagare almeno il 30% dei SAL entro il 31 dicembre 2024;

c. Terminare i lavori entro il 31 marzo 2026.

OPPURE COME L’EROGAZIONE DEI CONTRIBUTI AI COMUNI BENEFICIARI SECONDO LA SEGUENTE MODALITÀ:

a) 30 per cento del finanziamento, previa verifica dell’avvenuto affidamento dei lavori attraverso il sistema di monitoraggio di cui all’art. 6, comma 1;

b) 60 per cento sulla base degli stati di avanzamento lavori o delle spese maturate dall’ente, così come risultanti dal sistema di monitoraggio di cui all’art. 6 comma1;

c) 10 per cento previa trasmissione, al Ministero dell’interno, del certificato di collaudo, ovvero del certificato di regolare esecuzione rilasciato per i lavori dal direttore dei lavori, ai sensi dell’art. 102 del codice di cui al decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50.

SE NON SI RISPETTERANNO TUTTE QUESTE ED ALTRE CONDIZIONI CHE SONO OBBLIGATORIE, in quanto gli enti beneficiari sono tenuti alla sottoscrizione di apposito ATTO DI ADESIONE E OBBLIGO che costituisce parte integrante del decreto, al fine di assicurare il rispetto di tutte le condizioni e gli obblighi previsti dal PNRR, VI SARA’ LA REVOCA DEI FINANZIAMENTI, ed andranno ad altri comuni che sono in graduatoria utile.

In definitiva se l’Amministrazione Comunale, insieme a tutta la macchina amministrativa, non sarà efficiente e capace, si perderà tutto. C’è l’Europa che ci guarda attentamente.

TUTTA L’OPPOSIZIONE, insieme ai CITTADINI, avrà il compito di VIGILARE E CONTROLLARE.

Pietro Giovanni Spadafora

P.S.

Link del DECRETO:

https://dait.interno.gov.it/…/decreto-30-dicembre-2021…

DEMAGOGIA 2022

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SGF E I TANTI AUGURI PER IL 2022: anche per l’inizio di quest’anno la demagogia la fa da padrone.

“Un demagogo è una persona con la quale non siamo d’accordo riguardo a quale gang dovrà amministrare male il paese.”
(DON MARQUIS)

“Il tiranno peggiore non è l’uomo che governa col terrore. Il peggiore è quello che governa con amore e con la gioia di un’arpa.”
(GILBERT KEITH CHESTERTON)

“I grandi strumenti della «demagogia» periclea furono l’uso disinvoltamente personale della cassa federale e la non meno disinvolta politica dei lavori pubblici.”
(LUCIANO CANFORA)

BUON INIZIO 2022!

SGF IN PIAZZA

BUON ANNO NUOVO ITALIA!

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SULLA COSTOTUZIONE: “È la Costituzione il fondamento, saldo e vigoroso, della unità nazionale. Lo sono i suoi principi e i suoi valori che vanno vissuti dagli attori politici e sociali e da tutti i cittadini.”

E POI SUI GIOVANI: “Giovani che si impegnano nel volontariato, giovani che si distinguono negli studi, giovani che amano il proprio lavoro, giovani che – come è necessario – si impegnano nella vita delle istituzioni, giovani che vogliono apprendere e conoscere, giovani che emergono nello sport, giovani che hanno patito a causa di condizioni difficili e che risalgono la china imboccando una strada nuova.”

E POI ANCORA RIPORTANDO LE PAROLE DEL PROFESSOR PIETRO CARMINA CHE AVEVA SCRITTO AI SUOI STUDENTI: “Usate le parole che vi ho insegnato per difendervi e per difendere chi quelle parole non le ha. Non siate spettatori ma protagonisti della storia che vivete oggi. Infilatevi dentro, sporcatevi le mani, mordetela la vita, non adattatevi, impegnatevi, non rinunciate mai a perseguire le vostre mete, anche le più ambiziose, caricatevi sulle spalle chi non ce la fa. Voi non siete il futuro, siete il presente. Vi prego: non siate mai indifferenti, non abbiate paura di rischiare per non sbagliare…”.

ECCO IL DISCORSO DI FINE ANNO DEL NOSTRO PRESIDENTE SERGIO MATTARELLA: leggerlo lo si apprezza ancora di più!

Care concittadine, cari concittadini,

ho sempre vissuto questo tradizionale appuntamento di fine anno con molto coinvolgimento e anche con un po’ di emozione.
Oggi questi sentimenti sono accresciuti dal fatto che, tra pochi giorni, come dispone la Costituzione, si concluderà il mio ruolo di Presidente.
L’augurio che sento di rivolgervi si fa, quindi, più intenso perché, alla necessità di guardare insieme con fiducia e speranza al nuovo anno, si aggiunge il bisogno di esprimere il mio grazie a ciascuno di voi per aver mostrato, a più riprese, il volto autentico dell’Italia: quello laborioso, creativo, solidale.
Sono stati sette anni impegnativi, complessi, densi di emozioni: mi tornano in mente i momenti più felici ma anche i giorni drammatici, quelli in cui sembravano prevalere le difficoltà e le sofferenze.
Ho percepito accanto a me l’aspirazione diffusa degli italiani a essere una vera comunità, con un senso di solidarietà che precede, e affianca, le molteplici differenze di idee e di interessi.
In questi giorni ho ripercorso nel pensiero quello che insieme abbiamo vissuto in questi ultimi due anni: il tempo della pandemia che ha sconvolto il mondo e le nostre vite.
Ci stringiamo ancora una volta attorno alle famiglie delle tante vittime: il loro lutto è stato, ed è, il lutto di tutta Italia.
Dobbiamo ricordare, come patrimonio inestimabile di umanità, l’abnegazione dei medici, dei sanitari, dei volontari. Di chi si è impegnato per contrastare il virus. Di chi ha continuato a svolgere i suoi compiti nonostante il pericolo.
I meriti di chi, fidandosi della scienza e delle istituzioni, ha adottato le precauzioni raccomandate e ha scelto di vaccinarsi: la quasi totalità degli italiani, che voglio, ancora una volta, ringraziare per la maturità e per il senso di responsabilità dimostrati.
In queste ore in cui i contagi tornano a preoccupare e i livelli di guardia si alzano a causa delle varianti del virus – imprevedibili nelle mutevoli configurazioni – si avverte talvolta un senso di frustrazione.
Non dobbiamo scoraggiarci. Si è fatto molto.
I vaccini sono stati, e sono, uno strumento prezioso, non perché garantiscano l’invulnerabilità ma perché rappresentano la difesa che consente di ridurre in misura decisiva danni e rischi, per sé e per gli altri.
Ricordo la sensazione di impotenza e di disperazione che respiravamo nei primi mesi della pandemia di fronte alle scene drammatiche delle vittime del virus. Alle bare trasportate dai mezzi militari. Al lungo, necessario confinamento di tutti in casa. Alle scuole, agli uffici, ai negozi chiusi. Agli ospedali al collasso.
Cosa avremmo dato, in quei giorni, per avere il vaccino?
La ricerca e la scienza ci hanno consegnato, molto prima di quanto si potesse sperare, questa opportunità. Sprecarla è anche un’offesa a chi non l’ha avuta e a chi non riesce oggi ad averla.
I vaccini hanno salvato tante migliaia di vite, hanno ridotto di molto – ripeto – la pericolosità della malattia.
Basta pensare a come l’anno passato abbiamo trascorso le festività natalizie e come invece è stato possibile farlo in questi giorni, sia pure con prudenza e limitazioni.
La pandemia ha inferto ferite profonde: sociali, economiche, morali. Ha provocato disagi per i giovani, solitudine per gli anziani, sofferenze per le persone con disabilità. La crisi su scala globale ha causato povertà, esclusioni e perdite di lavoro. Sovente chi già era svantaggiato è stato costretto a patire ulteriori duri contraccolpi.
Eppure ci siamo rialzati. Grazie al comportamento responsabile degli italiani – anche se tra perduranti difficoltà che richiedono di mantenere adeguati livelli di sicurezza – ci siamo avviati sulla strada della ripartenza; con politiche di sostegno a chi era stato colpito dalla frenata dell’economia e della società e grazie al quadro di fiducia suscitato dai nuovi strumenti europei.
Una risposta solidale, all’altezza della gravità della situazione, che l’Europa è stata capace di dare e a cui l’Italia ha fornito un contributo decisivo.
Abbiamo anche trovato dentro di noi le risorse per reagire, per ricostruire. Questo cammino è iniziato. Sarà ancora lungo e non privo di difficoltà. Ma le condizioni economiche del Paese hanno visto un recupero oltre le aspettative e le speranze di un anno addietro. Un recupero che è stato accompagnato da una ripresa della vita sociale.
Nel corso di questi anni la nostra Italia ha vissuto e subito altre gravi sofferenze. La minaccia del terrorismo internazionale di matrice islamista, che ha dolorosamente mietuto molte vittime tra i nostri connazionali all’estero. I gravi disastri per responsabilità umane, i terremoti, le alluvioni. I caduti, militari e civili, per il dovere. I tanti morti sul lavoro. Le donne vittime di violenza.
Anche nei momenti più bui, non mi sono mai sentito solo e ho cercato di trasmettere un sentimento di fiducia e di gratitudine a chi era in prima linea. Ai sindaci e alle loro comunità. Ai presidenti di Regione, a quanti hanno incessantemente lavorato nei territori, accanto alle persone.
Il volto reale di una Repubblica unita e solidale.
È il patriottismo concretamente espresso nella vita della Repubblica.
La Costituzione affida al Capo dello Stato il compito di rappresentare l’unità nazionale.
Questo compito – che ho cercato di assolvere con impegno – è stato facilitato dalla coscienza del legame, essenziale in democrazia, che esiste tra istituzioni e società; e che la nostra Costituzione disegna in modo così puntuale.
Questo legame va continuamente rinsaldato dall’azione responsabile, dalla lealtà di chi si trova a svolgere pro-tempore un incarico pubblico, a tutti i livelli. Ma non potrebbe resistere senza il sostegno proveniente dai cittadini.
Spesso le cronache si incentrano sui punti di tensione e sulle fratture. Che esistono e non vanno nascoste. Ma soprattutto nei momenti di grave difficoltà nazionale emerge l’attitudine del nostro popolo a preservare la coesione del Paese, a sentirsi partecipe del medesimo destino.
Unità istituzionale e unità morale sono le due espressioni di quel che ci tiene insieme. Di ciò su cui si fonda la Repubblica.
Credo che ciascun Presidente della Repubblica, all’atto della sua elezione, avverta due esigenze di fondo: spogliarsi di ogni precedente appartenenza e farsi carico esclusivamente dell’interesse generale, del bene comune come bene di tutti e di ciascuno. E poi salvaguardare ruolo, poteri e prerogative dell’istituzione che riceve dal suo predecessore e che – esercitandoli pienamente fino all’ultimo giorno del suo mandato – deve trasmettere integri al suo successore.
Non tocca a me dire se e quanto sia riuscito ad adempiere a questo dovere. Quel che desidero dirvi è che mi sono adoperato, in ogni circostanza, per svolgere il mio compito nel rispetto rigoroso del dettato costituzionale.
È la Costituzione il fondamento, saldo e vigoroso, della unità nazionale. Lo sono i suoi principi e i suoi valori che vanno vissuti dagli attori politici e sociali e da tutti i cittadini.
E a questo riguardo, anche in questa occasione, sento di dover esprimere riconoscenza per la leale collaborazione con le altre istituzioni della Repubblica.
Innanzitutto con il Parlamento, che esprime la sovranità popolare.
Nello stesso modo rivolgo un pensiero riconoscente ai Presidenti del Consiglio e ai Governi che si sono succeduti in questi anni.
La governabilità che le istituzioni hanno contribuito a realizzare ha permesso al Paese, soprattutto in alcuni passaggi particolarmente difficili e impegnativi, di evitare pericolosi salti nel buio.
Ci troviamo dentro processi di cambiamento che si fanno sempre più accelerati.
Occorre naturalmente il coraggio di guardare la realtà senza filtri di comodo. Alle antiche diseguaglianze la stagione della pandemia ne ha aggiunte di nuove. Le dinamiche spontanee dei mercati talvolta producono squilibri o addirittura ingiustizie che vanno corrette anche al fine di un maggiore e migliore sviluppo economico. Una ancora troppo diffusa precarietà sta scoraggiando i giovani nel costruire famiglia e futuro. La forte diminuzione delle nascite rappresenta oggi uno degli aspetti più preoccupanti della nostra società.
Le transizioni ecologica e digitale sono necessità ineludibili, e possono diventare anche un’occasione per migliorare il nostro modello sociale.
L’Italia dispone delle risorse necessarie per affrontare le sfide dei tempi nuovi.
Pensando al futuro della nostra società, mi torna alla mente lo sguardo di tanti giovani che ho incontrato in questi anni. Giovani che si impegnano nel volontariato, giovani che si distinguono negli studi, giovani che amano il proprio lavoro, giovani che – come è necessario – si impegnano nella vita delle istituzioni, giovani che vogliono apprendere e conoscere, giovani che emergono nello sport, giovani che hanno patito a causa di condizioni difficili e che risalgono la china imboccando una strada nuova.
I giovani sono portatori della loro originalità, della loro libertà. Sono diversi da chi li ha preceduti. E chiedono che il testimone non venga negato alle loro mani.
Alle nuove generazioni sento di dover dire: non fermatevi, non scoraggiatevi, prendetevi il vostro futuro perché soltanto così lo donerete alla società.
Vorrei ricordare la commovente lettera del professor Pietro Carmina, vittima del recente, drammatico crollo di Ravanusa. Professore di filosofia e storia, andando in pensione due anni fa, aveva scritto ai suoi studenti: “Usate le parole che vi ho insegnato per difendervi e per difendere chi quelle parole non le ha. Non siate spettatori ma protagonisti della storia che vivete oggi. Infilatevi dentro, sporcatevi le mani, mordetela la vita, non adattatevi, impegnatevi, non rinunciate mai a perseguire le vostre mete, anche le più ambiziose, caricatevi sulle spalle chi non ce la fa. Voi non siete il futuro, siete il presente. Vi prego: non siate mai indifferenti, non abbiate paura di rischiare per non sbagliare…”.
Faccio mie – con rispetto – queste parole di esortazione così efficaci, che manifestano anche la dedizione dei nostri docenti al loro compito educativo.
Desidero rivolgere un augurio affettuoso e un ringraziamento sincero a Papa Francesco per la forza del suo magistero, e per l’amore che esprime all’Italia e all’Europa, sottolineando come questo Continente possa svolgere un’importante funzione di pace, di equilibrio, di difesa dei diritti umani nel mondo che cambia.
Care concittadine e cari concittadini, siamo pronti ad accogliere il nuovo anno, ed è un momento di speranza. Guardiamo avanti, sapendo che il destino dell’Italia dipende anche da ciascuno di noi.
Tante volte abbiamo parlato di una nuova stagione dei doveri. Tante volte, soprattutto negli ultimi tempi, abbiamo sottolineato che dalle difficoltà si esce soltanto se ognuno accetta di fare fino in fondo la parte propria.
Se guardo al cammino che abbiamo fatto insieme in questi sette anni nutro fiducia.
L’Italia crescerà. E lo farà quanto più avrà coscienza del comune destino del nostro popolo, e dei popoli europei.
Buon anno a tutti voi!
E alla nostra Italia!