POLITICA – SFIDUCIARE UN SINDACO: una proposta!

Potrebbe essere un'immagine raffigurante il seguente testo "referendum SINDACO"

Quando vi è una marea di lamentele, di critiche, di insoddisfazioni, di disapprovazioni e di poca condivisione, da parte di tanti cittadini, magari la maggioranza, circa l’operato politico-amministrativo di un Sindaco di un Comune, il popolo può tentare una strada per mandarlo a casa.

COME? VE LO SPIEGHIAMO!

PRIMA DI TUTTO UNA DOMANDA: possono i cittadini di un comune sfiduciare il proprio Sindaco, non contenti del suo operato amministrativo, dopo essere stato eletto democraticamente e legittimamente dal popolo?

RISPOSTA: ovviamente NO! Perché una mozione di sfiducia di iniziativa popolare non è prevista dalla legge.

Insomma il popolo non può sfiduciare il Sindaco.

Ciò, può farlo solo la maggioranza del Consiglio che lo sostiene, in quanto lo strumento “mozione di sfiducia”, è uno strumento attivabile solo dal Consiglio Comunale.

DETTO QUESTO, PERÒ, sebbene una maggioranza sostenga fortemente un Sindaco, si possono costringere i Consiglieri Comunali, o meglio, tutto il Consiglio Comunale, a votare una proposta di sfiducia nei confronti del Sindaco.

E QUI, ANDIAMO AL SODO!

Avete mai sentito parlare di “DIRITTI DI PARTECIPAZIONE DEI CITTADINI NEI COMUNI”?

È un escamotage efficace per avere uno strumento “quasi” della forza della revoca, rimanendo, essa compatibile, con le disposizioni del TUEL (Testo Unico delle Leggi sull’Ordinamento degli Enti Locali).

ECCO LA SPIEGAZIONE:

avete presente il Referendum consultivo negli statuti dei comuni?

Prendiamo, per esempio, lo Statuto del nostro Comune, il Comune di San Giovanni in Fiore.

Nel nostro Statuto, all’Art. 36, è previsto il Referendum consultivo.

Il comma 3 di tale Art. dice: “l’iniziativa dei referendum può essere presa dal consiglio comunale con deliberazione approvata a maggioranza dei consiglieri assegnati o (E QUI FATE ATTENZIONE) dal comitato promotore dei referendum mediante presentazione delle firme raccolte ed autenticate nelle forme di legge per un numero pari al 10% dei cittadini aventi diritto al voto”.

In poche parole un comitato di cittadini può raccogliere le firme per far indire un referendum consultivo revocatorio anche sul Sindaco, o sugli assessori quando lo richiedano almeno il 10% degli elettori.

La proposta soggetta a referendum, se raggiunge la maggioranza dei voti validamente espressi, OBBLIGA IL CONSIGLIO COMUNALE alla discussione e alla votazione di una mozione di sfiducia nei confronti dei soggetti del referendum, con la MASSIMA URGENZA ed il rispetto dei tempi tecnici.

Praticamente si tratta di dare ai cittadini uno strumento il cui scopo sia quello di OBBLIGARE il Consiglio Comunale ad attivare una mozione di sfiducia nei confronti del Sindaco o degli Assessori.

Formalmente viene rispettata la legge, viene rispettato il TUEL, perché chi voterebbe la mozione di sfiducia sarebbe il Consiglio Comunale.

Tale votazione si effettuerebbe dopo un referendum consultivo (non necessita di quorum) nel quale i cittadini si sarebbero già espressi a maggioranza a favore della sfiducia.

È vero, i Consiglieri Comunali potrebbero votare contro la sfiducia. Ma così facendo dichiarerebbero, esplicitamente, di votare CONTRO gli interessi della maggioranza dei cittadini che rappresentano, CONTRO la volontà della maggioranza dei cittadini, e li sfiderebbero apertamente.

I Consiglieri Comunali potrebbero anche non recepire la volontà del popolo, il risultato del Referendum, ma ciò dovrebbe essere deliberato con adeguate motivazioni dalla maggioranza degli stessi. E ciò andrebbe ancora contro la volontà della maggioranza del popolo, venendo, ulteriormente, allo scoperto, perché si porterebbe avanti un operato politico favorevole solo ai propri “desiderata” e “particulare”.

Facciamo un esempio concreto con la nostra comunità:

siamo, più o meno, un paese di circa 16.000 abitanti e 12.000 elettori.

La maggior parte del popolo è indignata verso il suo Sindaco per motivi seri e per un operato amministrativo deleterio per tutta la comunità.

Tanti cittadini, varie forze politiche e sociali costituiscono un comitato che vuole mandare a casa il Sindaco.

Raccoglie il 10% delle firme degli elettori, ossia 12.000 x 10%=1.200 firme.

Si va al voto. Vanno a votare il 40% degli elettori aventi il diritto (ossia 4.800 cittadini) (media plausibile in una votazione dove ci saranno due campagne molto forti a favore di una sfiducia, gli indignati, e contro la sfiducia, il Sindaco e i suoi sostenitori).

La maggioranza dei votanti, supponiamo il 60%, 2.880 elettori, (4.800x 60%=2.880) si dice a favore della mozione di sfiducia.

Alcuni giorni dopo si va al voto della mozione di sfiducia in Consiglio Comunale, sotto lo sguardo attento e numeroso dei cittadini che hanno appena votato a maggioranza a favore di una sfiducia.

I Consiglieri Comunali potrebbero teoricamente votare CONTRO il volere dei loro concittadini, ma, probabilmente, non lo farebbero.

Questo perché dimostrerebbe, apertamente, di non fare più gli interessi della comunità, dei cittadini, del bene comune, ma il proprio interesse e quello di un gruppo ristretto di persone.

ECCO, SPERIAMO DI ESSERE STATI CHIARI!

E quindi, perché un popolo “non dovrebbe provare” un tale percorso se dovesse ritenerlo necessario ed utile per il bene di un paese, per il bene di tutta una comunità?

A questo punto le opposizioni in seno a un Consiglio Comunale, insieme alle varie forze politiche e sociali, al di fuori dello stesso, che lo ritenessero opportuno, dovrebbero attivarsi per costituire, immediatamente, un comitato referendario più largo e partecipato possibile, per mandare a casa un Sindaco!

SGF IN PIAZZA
POLITICA – SFIDUCIARE UN SINDACO: una proposta!ultima modifica: 2022-03-29T23:59:04+02:00da pietrogiovanni1
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