E SE GLI SMARTPHONE IN CLASSE FOSSERO UN’OPPORTUNITÀ

Potrebbe essere un'immagine raffigurante schermo e telefono

Di Antonio Polito

Editoriale CORRIERE DELLA SERA 21 dicembre 2022

Ci sono migliaia di utilizzi possibili dei telefonini al servizio della didattica: gli studenti potrebbero «farsi» la lezione da sé, o «farla» insieme con l’insegnante, invece di «riceverla»
Gli smartphone e la vita scolastica sono oggi incompatibili. E questo è un fatto. Ma temo che sia una brutta notizia più per la scuola che per gli smartphone.
La (ennesima) circolare del ministero della Pubblica Istruzione è certamente utile per almeno due ragioni: la prima è che ricorda a insegnanti, genitori e studenti che a scuola si va per studiare; la seconda è che serve come ottimo ripasso di italiano sul significato dell’espressione «grida manzoniana». Perché se un ministro deve ripetere quindici anni dopo un divieto già sancito all’inizio della «guerra ai cellulari», vuol dire che nel frattempo quella guerra è stata persa. Ed è proprio ciò che è successo: la scuola è oggi l’unico ambito della nostra vita quotidiana che non è riuscito a integrare la rivoluzione tecnologica.
Se ci pensate, l’uso dello smartphone è ormai perfettamente compatibile con tutte le altre nostre attività. Al lavoro lo usiamo di continuo, per consultare una mail, rispondere a un messaggio whatsapp, fare di conto con la calcolatrice, verificare un dato, firmare un contratto. Nel tempo libero, pure: mentre guardiamo una serie tv per trovare il nome dell’attrice o dell’attore che ci piace tanto, e sbirciare una galleria delle sue immagini; durante un’escursione per seguire le tracce del cammino e ritrovare la strada se ci si è persi; in auto come navigatore. Perfino di notte, se ci svegliamo per andare in cucina o al bagno, ci facciamo luce con la torcia del telefonino. In tutti questi casi lo smartphone non danneggia affatto la nostra capacità di concentrazione, ma anzi ci facilita l’azione, aumentandone l’efficienza. Rappresenta quasi un’espansione delle nostre abilità mentali. Solo a scuola questo non succede: non sarà un problema della scuola?
Naturalmente ci sono migliaia di utilizzi possibili dello smartphone al servizio della didattica; ma forse, ancor prima, ce ne si potrebbe servire come esca per accrescere la forza di attrazione della scuola nei confronti di teenager sempre più disinteressati. Al punto che una docente diceva ieri alla radio di esser certa che un paio dei suoi studenti, se obbligati a scegliere, preferirebbero lasciare la scuola pur di non rinunciare allo smartphone.
Purtroppo il nostro sistema di istruzione si sta ancora faticosamente adeguando ai personal computer, un’invenzione degli anni Ottanta del secolo scorso. Così, nel frattempo, in molti istituti la cosiddetta lavagna elettronica ha preso il posto di quella vecchia col gesso e il cancellino. Ma pensate a quali effetti interattivi potrebbe avere un’integrazione tra gli smartphone dei ragazzi e la lavagna della classe. Gli studenti potrebbero «farsi» la lezione da sé, o «farla» insieme con il prof, invece di «riceverla» in una relazione unidirezionale; detta anche, e non a caso, «frontale».
Ma anche questa sarebbe poca cosa, tutto sommato un modo ancora tradizionale di usare lo smartphone a scuola. Bisogna infatti che usciamo dall’equivoco, così spesso ripetuto, per cui le nuove tecnologie sarebbero uno «strumento» per fare meglio le cose che si sono sempre fatte, su uno schermo invece che su un quaderno o un libro.
Perché in realtà esse sono una «cultura», e cioè un modo interamente nuovo di apprendere e pensare. Cito soltanto la radicale differenza che esiste tra conoscere per immagini e conoscere attraverso testi. I ragazzi approcciano ormai il mondo nel primo modo, e per questo si ribellano al nostro rispetto per l’autorità dei chierici; così come i contadini tedeschi fecero ai tempi di Lutero quando, grazie all’invenzione della stampa, ebbero in mano i primi volantini con le caricature dei preti e dei vescovi. Ma a scuola le immagini hanno scarsa, se non nulla, cittadinanza.
Certo, gli studenti oggi usano gli smartphone di nascosto per guardare TikTok o Instagram, e così si distraggono durante le lezioni. Ma il modo migliore per evitarlo non sarebbe occupare così tanto i loro telefonini nella didattica da ridurre al minimo il tempo ludico on line? E, domanda delle domande, c’è qualcuno nella nostra scuola capace di immaginare, progettare, applicare questa possibile rivoluzione pedagogica?
Se domani mattina mi dessero i pieni poteri, io vieterei gli smartphone fuori della scuola, non il contrario. È quando sono soli, senza sorveglianza e senza cure da parte degli adulti, che i ragazzi usano al peggio quell’aggeggio. Considerando i genitori che siamo, mi fiderei di più della scuola per salvarli dalla dipendenza.
E SE GLI SMARTPHONE IN CLASSE FOSSERO UN’OPPORTUNITÀultima modifica: 2022-12-23T01:56:54+01:00da pietrogiovanni1
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