ECONOMIA: eppure per tanti LA POVERTÀ NON ESISTE.

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Mentre si tagliano gli aiuti, come il reddito di cittadinanza, aumenta il numero degli italiani in povertà assoluta. Prospettive in peggioramento nel 2023.
L’incremento dei costi e l’instabilità economica causano un aumento delle differenze sociali: ecco perché i nuclei in difficoltà staranno sempre peggio. Bambini e lavoratori i soggetti più fragili. E la situazione rischia di complicarsi nel 2023.
In Italia quasi due milioni di famiglie in povertà assoluta.
Crescono le diseguaglianze e crollano i salari, solo nel 2022 -6%
L’aumento dell’incidenza della povertà è stato attenuato, nell’emergenza, dagli interventi pubblici di supporto alle famiglie, ma le prospettive di arretramento sono forti alla luce dei fattori correnti di rischio per l’economia italiana.
Le misure di sostegno alle famiglie devono proseguire ed essere indirizzate meglio verso le famiglie in condizioni di maggior bisogno. È inoltre indispensabile abbandonare il regime transitorio del Reddito di cittadinanza per il 2023, riformando l’unica misura strutturale di contrasto alla povertà di cui disponiamo; come pure stimolare nuovi accordi tra le parti sociali volti a ridefinire celermente sistemi più efficaci di indicizzazione dei salari ai prezzi per fornire protezione adeguata ai gruppi sociali meno abbienti e alle forme di lavoro meno tutelate in settori a bassa retribuzione.
Se il dilagare del lavoro povero rappresenta una caratteristica strutturale del mercato italiano, destano preoccupazione le iniziative già messe in campo e le intenzioni del nuovo Governo.
Piuttosto che disincentivare il ricorso a forme di lavoro atipico che intrappolano nella precarietà milioni di lavoratori, il governo allarga le maglie per il lavoro discontinuo e invoca ulteriori interventi di flessibilizzazione.
La previsione di un salario minimo non è all’ordine del giorno e gli incentivi all’occupazione, all’insegna del “più assumi, meno paghi”, non sono valutati sotto la lente della qualità e sostenibilità dell’occupazione promossa, lasciando il ruolo per lo sviluppo di una buona occupazione alle convenienze economiche e fiscali delle imprese.
Bambini, lavoratori e famiglie numerose i soggetti più deboli.
Soprattutto per i bambini e per i lavoratori e la situazione rischia di complicarsi nel 2023. Secondo le tabelle su povertà e disuguaglianza pubblicate da Eurostat, nel 2021 le persone a rischio di povertà erano 11,84 milioni, una percentuale del 20,1 percento della popolazione (in crescita dal 20 percento del 2020).
Se si guarda anche all’esclusione sociale, ovvero non solo alle famiglie con un reddito inferiore al 60 percento di quello medio, ma anche a quelle che hanno difficoltà ad avere beni e servizi essenziali (come ad esempio una casa adeguatamente riscaldata e un pasto proteico ogni due giorni), allora le persone in difficoltà superano i 14,83 milioni (pari al 25,2 percento della popolazione).

La situazione peggiora soprattutto per i bambini: i minori in età prescolare (under 6) a rischio di povertà sono il 26,7 percento del totale, in aumento dal 23,8 percento del 2020 con un dato che è il peggiore dal 1995. Un altro elemento in evidenza, infine, riguarda il peggioramento delle condizioni delle famiglie con maggior numero di componenti. Nel 2021 l’incidenza di povertà assoluta è risultata essere più elevata tra le famiglie più numerose (con disagio più marcato per quelle con figli minori a carico).

FONTE – ANSA
ECONOMIA: eppure per tanti LA POVERTÀ NON ESISTE.ultima modifica: 2023-04-27T00:25:08+02:00da pietrogiovanni1
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