Politica – Quando si vuole si può, o meglio, volere è potere.

soldi1.jpgDalle notizie che si leggono e da quello che si percepisce , la manovra, con qualche emendamento, sarà approvata in tempi record. Un accordo bipartisan. Una velocità mai vista. Dopo, dice l’opposizione, questo Governo dovrà andare via. Come se un nuovo Governo, con questa classe politica, equivalesse a una panacea per tutti i mali d’Italia. In questo momento, dicono ancora, che si tratta di un’emergenza per il Paese Italia, e quindi bisogna essere responsabili. Naturalmente tutto ciò, ammesso che ci riescano, si vedano già i litigi tra le varie corporazioni, non può che fare piacere. Però la verità è un’altra! Ed è che l’Italia è in uno stato di emergenza perenne sotto tutti gli aspetti. Allora a che gioco giochiamo? Se si volesse, anziché attuare una manovra che massacra i soliti noti e mai senza toccare la politica e i politici, si potrebbe attuare una manovra, da subito, risparmiando cento miliardi di euro. Si, cento miliardi di euro! E non sono noccioline! Non lo dico io, ma lo dicono i migliori economisti e i commentatori politici più esperti. Per esempio, una manovra da attuare, per evitare il default, è quella dei tagli su alcuni costi inutili: i finanziamenti ai quotidiani, ai partiti politici e l’abolizione delle Province. Si risparmierebbero subito 100 miliardi, ma tutto ciò non avverrà. La Casta non può suicidarsi, deve morire prima l’Italia.

Con questa manovra si sta drogando ancora di più il cavallo. Ma fino a quando lo si potrà fare?

Pietro Giovanni Spadafora

Politica – Quando si vuole si può, o meglio, volere è potere.ultima modifica: 2011-07-13T22:06:00+02:00da pietrogiovanni1
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2 pensieri su “Politica – Quando si vuole si può, o meglio, volere è potere.

  1. Ancora Di Beppe Grillo
    Sentite Questa

    L’orchestrina del Titanic continua a suonare mentre l’iceberg si avvicina. Tremorti, il trombonista, ci rassicura “O si va avanti o si va a fondo” (forse entrambi…) e “Come sul Titanic, la prima classe non si salva”. E’ l’ennesima balla tremortiana. La prima classe si è già salvata. Ha accumulato capitali, ha portato i soldi all’estero. La prima classe ha ottenuto dal Governo biglietti omaggio per la traversata con lo Scudo Fiscale con il solo 5% di tassazione sui capitali occultati al Fisco. Insieme ai viaggiatori di prima classe si salveranno i loro cuochi, i valletti, i camerieri dei giornali, ma anche i gigolò e le puttane da camera e gli armatori delle banche e di Confindustria. La citazione del Titanic è una rassicurazione buona soltanto per i poveracci. Lavoratori dipendenti, precari e disoccupati sono già immersi nella merda fino al collo. Nell’affondamento del Titanic in prima classe si salvò il 61,81% dei passeggeri, 204 superstiti su 330. In seconda classe il 42,5%, 119 su 280. In terza classe il 26,85%, 105 su 391. Un biglietto di prima classe garantiva tre volte di più la salvezza rispetto a uno di terza.
    Tremorti dopo trent’anni di frequentazioni politiche e di ciance economiche si è svegliato. Ha bisbigliato, come se fosse sdraiato sul letto in attesa del trapasso “Introdurre nella Costituzione una regola d’oro che vincoli al raggiungimento del pareggio di bilancio”. Lo dice ora, quando tutto tracima, tracolla, esonda e il debito è una montagna di ghiaccio che sfiora i 2.000 miliardi che ci arriva in faccia. Tremortacci tua, dove sei stato insieme ai tuoi compari in tutto questo tempo? Il MoVimento 5 Stelle, quello populista, l’alfiere dell’anti politica, il qualunquista, da anni ha inserito nel suo Programma una riga “Approvazione di ogni legge subordinata alla effettiva copertura finanziaria”. Non puoi indebitare il cittadino senza il suo permesso per fare finanza elettorale, per comprare cacciabombardieri dagli Stati Uniti, per mantenere le nostre truppe in Afghanistan, per puttanate da 22 miliardi di euro come la Tav, per un miliardo di finanziamenti pubblici ai partiti spacciati come rimborsi. Non puoi buttare nel cesso centinaia di milioni dei contribuenti con cazzate come quella voluta da Maroni di disaccoppiare il referendum dalle elezioni amministrative o per mantenere in vita le Province. O fare il Ponte di Messina, la Gronda e il cazzo che ti pare per decine di miliardi di euro attinti dal debito pubblico. I soldi sono nostri, dei cittadini. Ve li siete fumati, li avete regalati ai concessionari di Stato come Benetton per le autostrade, alla Marcegaglia e ai petrolieri con il Cip6, ai vostri giornali. La prima classe si è arricchita grazie allo Stato, deve essere l’ultima a salire sulle scialuppe di salvataggio.

    Dovete morire!!!!!!!!!!!!!!!

  2. Basta con i soldi alla stampa.
    Di Beppe Grillo

    Crisi. Tagli a tutte le agevolazioni fiscali. Colpite le famiglie, l’istruzione, gli asili, le pensioni. Lacrime e sangue, e siamo solo all’inizio. Questo avviene mentre paghiamo centinaia di milioni di euro di contributi diretti e indiretti alla stampa ripiena di stuoli di pennivendoli che negavano fino a ieri il possibile default. Questa crisi i cittadini italiani non la devono pagare se prima non sono cancellati tutti i contributi ai giornali. Più stampano, più paghiamo, più ci disinformano. Il “Corriere della Sera”, voce dal sen fuggita di Brunetta, riceve trasferimenti pubblici per 20/25 milioni per per carta, abbonamenti, spese postali e altro, cifre simili a altri quotidiani di larga diffusione.
    La lettura dei contributi diretti per quotidiani e periodici erogati per il 2009 e pubblicata sul sito del Governo italiano è ai confini della realtà. C’è di tutto, soprattutto l’impensabile. Si rimane esterrefatti, muti, in preda allo sbalordimento. Eppure è vero che “l’Avanti” ha incassato 2.530.640 euro, “Buongiorno Campania” 1.041.078 e “il Sannio Quotidiano” 1.726.598. Che “L’Avvenire” ha intascato 5.871.082 euro e le “Conquiste del Lavoro” (mai nome fu più appropriato) 3.289.851 euro. Anche chi ci spiega l’economia e il libero mercato, come “Italia Oggi”, attinge a 5.263.728 euro. C’è una società, “il Musichiere”, che intasca 277.769 euro per pubblicare “Chitarre” e un’impresa, “Carta”, che stampa “Carta” (su carta ovviamente) per 506.660 euro. Non manca la filosofia con “Modus Vivendi Scienza Natura e Stili di Vita”, a 464.105 euro e l’informazione sportiva con “Motocross” per soli 506.660. C’è anche “Risk” che non corre nessun rischio con 436.335 euro e il diplomatico “Superpartes in the world” a 108.820 euro. Boss(ol)i si porta a casa da Roma Ladrona 3.896.339 euro per “la Padania”, Fini 2.952.474 euro per il “Secolo d’Italia” e Rutelli pane e cicoria 3.527.208 di euro per “Europa”. “L’Unità” pdimenoellina però li surclassa con i suoi 6.377.209 euro. In tempi bui riscalda il cuore Ferrara e il grasso che cola da 3.441.668 euro per “il Foglio”. C’è chi pensa alla libertà di opinione a pagamento, “Opinione delle Libertà” alla cifra di 2.009.957 euro. Chi si professa nostro amico, e come non potrebbe visto che paghiamo noi, “L’Amico del Popolo” con 260.840 euro. Per gli automobilisti l’immancabile “Car Audio & FM” alla modica cifra di 297.400 euro. Chi vive a Milano e dintorni è fortunato, per lui i “Quaderni di Milano” a 312.000 euro e “Rho Settegiorni” a 229.718 euro. Per le gite fuori porta gli imperdibili “Eco del Chisone” a 283.640 euro e la “Gazzetta della Martesana” a 150.466 euro. Se non ci sono i soldi per le famiglie, non si capisce perché dobbiamo mantenere i giornalisti.
    E’ una vergogna!!!

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