LA RESA DEI CONTI: SARÀ GUERRA O PACE?

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Non soltanto in Ucraina, ovunque nel mondo si stanno riaccendendo conflitti sopiti, tutti segnali di un problema strutturale imputabile alla fase finale di un sistema economico e geopolitico costituitosi dopo il 1989. Oggi è in discussione il modello a guida statunitense: lo scontro è tra l’asse occidentale diretto dagli USA e il multilateralismo sostenuto da Cina e Russia. Il punto di rottura o d’incontro che determinerà il futuro delle relazioni internazionali è determinato proprio da queste due alternative: l’accettazione di un mondo multipolare da parte degli USA o l’intenzione di mantenere un ordine unipolare. Le guerre che si stanno riaccendendo in ogni quadrante sono un sintomo evidente di tale violenta contrapposizione.

LA RESA DEI CONTI: SARÀ GUERRA O PACE?

di Gianluca Ferrara

La guerra in Ucraina è soltanto un pezzo di un puzzle molto più ampio e complesso. Un puzzle che si sta disgregando. Nell’inconsapevolezza generale ci troviamo in un bivio storico di estrema delicatezza in cui si sono incrociati due fattori potenzialmente esplosivi. Il primo è di ordine geopolitico: l’attuale sistema internazionale unipolare a guida Usa costituitosi dopo la caduta del muro di Berlino 1989 e poi con l’implosione dell’Urss del 1991, è destinato a una trasformazione. Come argomentato nel mio ultimo libro di recente pubblicazione, nei prossimi anni ci sarà inevitabilmente una Resa dei conti tra chi ambisce a mantenere il vigente ordine costituito e nuovi attori internazionali come Brasile, Sud Africa, India, Russia ma soprattutto la Cina. Ci attende un mutamento epocale dove tutto può accadere, compreso una guerra nucleare che ci porterebbe sul baratro dell’estinzione. Il punto di rottura o d’incontro che stabilirà il futuro delle relazioni internazionali sarà determinato dall’accettazione o meno da parte degli Usa di un sistema multipolare e non più unipolare. Gli Stati Uniti accetteranno di cedere lo scettro di unica potenza dominante? Analizzando la loro politica estera dal dopoguerra ad oggi, temo che difficilmente rinunceranno a parte dei controlli marittimi su cui oggi, in ogni quadrante, hanno un dominio assoluto.

Una seconda ragione, ancora più profonda, è che il modello di sviluppo cominciato con la Rivoluzione Industriale è diventato talmente insostenibile da stravolgere l’equilibrio ambientale del nostro pianeta. Gli scienziati avvertono che, se continuiamo a gettare nell’atmosfera gas climalteranti, le temperature in questo secolo potrebbero aumentare fino a sei gradi e la scelta non sarà tra il condizionatore acceso o spento, ma sarà il rischio d’estinzione. Come sostenne Kenneth Boulding: “Chi crede che una crescita esponenziale possa continuare all’infinito in un mondo finito è un folle, oppure un economista” e Boulding era un economista. Nel 2050 la popolazione mondiale arriverà a contare 10 miliardi di esseri umani e ipotizzare di estendere a tutti tale modello di sviluppo predatorio è tecnicamente impossibile. Serve un cambio di paradigma con una crescita selettiva e soprattutto una nuova visione.

La guerra in Ucraina è altresì un interessante “laboratorio sociologico” perché ha fatto emergere degli aspetti su cui sarebbe opportuno soffermare l’attenzione. Le democrazie in Occidente sono in crisi. Come è noto, democrazia è un termine di origini greche composto da due sostantivi Kratos (potere), Demos (popolo). In realtà il potere non appartiene al popolo perché chi lo dovrebbe rappresentare, si limita a recitare un copione scritto da potentati economico finanziari. Chi non segue questo copione e va a braccio, viene estromesso. I cittadini percepiscono questo corto circuito e sempre meno vanno a votare. Nel 1961, il presidente Usa Dwight Eisenhower, nel suo discorso di congedo alla nazione, ci aveva avvertito sostenendo che il crescente peso del complesso militare industriale, per la sua disastrosa influenza progressiva, avrebbe minacciato la libertà dei processi democratici. Eppure, Eisenhower era un ex generale.

Altro grave aspetto emerso platealmente con questa guerra è la mancanza di indipendenza, libertà e dignità dei principali mass media italiani. Chi ha tentato di sviluppare un’analisi più complessa o suggerito di percorrere la strada della diplomazia rispetto a quella dell’invio d’armi, è stato tacciato in maniera puerile di essere filo putiniano e antiamericano.

Infine, si è espressa una sudditanza nei confronti degli Stati Uniti a tratti al limite del fanatismo. Si è giunti a minare l’accordo commerciale con la Cina sulle Nuove vie della seta che rappresenta un’occasione epocale per le nostre esportazioni. Come può un governo sabotare le proprie imprese per accontentare le richieste altrui?

Ottanta anni fa gli Usa sono stati determinanti per liberarci dal nazifascismo; tuttavia, si dovrebbe avere un minimo di sovranità e dignità. Come fu fatto durante i drammatici giorni del Covid, sarebbe opportuno partecipare a certi consessi avendo una postura eretta, guardando negli occhi gli interlocutori. L’Italia è un grande Paese e serve, oggi più che mai, una politica forte, coraggiosa che abbia una prospettiva in grado di affrontare le colossali sfide che ci attendono.

L’AUTORE

Gianluca Ferrara, laureato in Scienze Politiche, è direttore editoriale di GFE e fondatore delle case editrici Creativa e Dissensi Edizioni. Ha scritto diversi saggi introdotti da Vandana Shiva, Paul Connett, Beppe Grillo, don Andrea Gallo e Ferdinando Imposimato. Ha collaborato con riviste e quotidiani nazionali ed è blogger de Il Fatto Quotidiano. Nella XVIII legislatura è stato eletto senatore della Repubblica e ha svolto il ruolo di Capogruppo in Commissioni Esteri e Vicepresidente a palazzo Madama per il Movimento 5 Stelle. È stato membro dell’Osce (Organizzazione per la cooperazione e la sicurezza in Europa) e del Consiglio d’Europa. È socio fondatore dell’Associazione di Promozione Sociale “Il Bene fa bene” ed è consulente della Camera dei deputati.
Il suo ultimo libro è “La Resa dei Conti”.

FONTE – Blog BEPPEGRILLO.IT

SGF – POLITICA: la FINTA moltiplicazione dei pani e dei pesci.

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ATTENTI ai prossimi miracoli politici per la nostra comunità!

L’ARRIVO di ulteriori MIGLIAIA E MILIONI DI EURO SI TRIPLICHERÀ, le BUFALE AUMENTERANNO A DISMISURA e gli ASINI CHE VOLERANNO INFESTERANNO il nostro cielo.

Chi dovrebbe pensare a garantire la soluzione delle criticità ha già, invece, iniziato la campagna elettorale per le elezioni europee, ma anche quella per le elezioni locali.

Abbiamo fatto qualche conticino e, in questi ultimi anni, l’annunciato arrivo dei milioni di euro dovrebbe ammontare a circa 50 MILIONI (quasi 100 MILIARDI delle nostre vecchie lire), potremmo costruire una nuova Dubai.

Domanda: qualcuno li ha visti?

Intanto, in realtà, è stato soppresso quel poco di economia che girava: la maggior parte dei commercianti, artigiani, liberi professionisti e lavoratori vari, è allo sbando;

non si crea quel minimo di condizioni per qualche ora in più di lavoro, anzi;

la sanità pubblica è quella che è, o forse quella che non è;

diverse prime classi nelle scuole di ogni ordine e grado pare non si siano più formate;

dell’inquinamento e della tutela dell’ambiente nessuno nemmeno ne parla;

la gestione del traffico e della viabilità crea sempre più disagi, mentre i lavori pubblici sono spariti e in compenso aumentano le buche sull’asfalto e sui marciapiedi cittadini e non solo.

Risultato? La gente scappa!

Per cui quello che possiamo iniziare a raccomandarvi è di guardarvi intorno!

Guardare nei dettagli dove si nasconde il diavolo, nel senso che le fregature si nascondono sempre nei piccoli particolari che nessuno ti spiega!

Lo ripetiamo da tempo: la comunità di San Giovanni in Fiore andrà ripresa dalle fondamenta da parte delle persone di buona volontà, in modo UNITARIO E CONVINTO, contro certa politica.

NIENTE SCHERZI, pena l’ulteriore e irreversibile peggioramento della situazione economica, sociale, politica e democratica del paese!

SGF IN PIAZZA

Morto il filosofo Gianni Vattimo.

Morto Gianni Vattimo, il filosofo torinese aveva 87 anni. Fu il teorizzatore del pensiero debole - Il Fatto Quotidiano
Nel 2005 fu candidato “con molto entusiasmo” a sindaco di San Giovanni in Fiore con un gruppo di giovani.

Aveva accettato la candidatura a sindaco, spiegò, perché Gioacchino da Fiore è una grande guida.

Fu una candidatura fuori dalla partitocrazia e dalle appartenenze, ma rivolse anche un invito al centrosinistra perché si realizzasse un “percorso condiviso”.

Sarebbe potuta essere una svolta per la comunità sangiovannese, ma fu avversato ignorantemente.

CARO VITA A SGF

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Come non essere d’accordo con il Presidente M5S Giuseppe Conte.

Anche qui da noi, a SGF, il caro vita è più che raddoppiato.

Alcuni beni di prima necessità sono aumentati, in poco tempo, oltre il 100%. Il potere di acquisto di stipendi e pensioni, ormai, è andato a farsi benedire.

Di Giuseppe Conte

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Mentre l’Italia è in crisi per il carovita e gli sbarchi dei migranti ormai raddoppiati, Meloni corre in Ungheria ad abbracciare Viktor Orbán – proprio lui, il Presidente che ha sbattuto la porta in faccia all’Italia sulla redistribuzione dei migranti.
Meloni ha però individuato la vera emergenza. La guerra? Il caroprezzi? Le migrazioni? Niente affatto. “Serve una grande battaglia per… difendere Dio”.
Mi sbaglierò. Ma non credo che gli elettori l’abbiano votata per sostituire papa Francesco. Lo dico da cattolico: smettiamola di strumentalizzare la religione soprattutto quando si rivestono alte cariche istituzionali. Smettiamo di scimmiottare un lontano passato quando la religione era intesa come “instrumentum regni”. Il principio della laicità dello Stato e la libertà religiosa sono cardini del nostro ordinamento democratico.
Giorgia Meloni inizia a preoccuparti delle emergenze economiche e sociali delle famiglie e delle imprese italiane.

IL FALLIMENTO DEL GOVERNO MELONI

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IL FALLIMENTO DEL GOVERNO MELONI SIA NELLE POLITICHE MIGRATORIE CHE NEI RAPPORTI CON I PAESI EUROPEI ED EXTRAEUROPEI.

“Le politiche migratorie di Giorgia Meloni sono fallimentari: gli sbarchi raddoppiano, Lampedusa è al collasso, l’accordo con la Tunisia si sta rivelando un flop. In Europa Giorgia Meloni rimane con il cerino in mano, dilaniata dalle sue stesse ambiguità. Francia e Germania ci voltano le spalle, e sbagliano. Ma sbaglia anche Meloni che ha difeso gli amici polacchi e ungheresi che non accettano la redistribuzione dei migranti.”

Giuseppe Conte (Presidente M5S)