San Giovanni in Fiore – Disposta la chiusura del punto nascita del nosocomio cittadino.

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Il commissario straordinario dell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza, Franco De Rose, con atto deliberativo numero 99 del 17 gennaio ha disposto l’immediata chiusura del punto nascita del presidio ospedaliero di San Giovanni in Fiore. “Tale decisione – si legge in una nota stampa – prescinde da quanto disposto con il decreto del Commissario ad acta numero 26 del 16 novembre 2010, che aveva già individuato il suddetto punto nascita quale oggetto di disattivazione a seguito di valutazione a rischio clinico per come disposto dalle linee ministeriali. La chiusura scaturisce, infatti, dallo specifico accertamento condotto dalla commissione aziendale per l’accreditamento dell’Asp di Cosenza consequenziale ad una serie di rilievi formalmente posti dal direttore dell’unità operativa di ostetricia e ginecologia del presidio ospedaliero di San Giovanni in Fiore. La commissione ha rilevato una serie di carenze, in primo luogo di natura igienico-strutturale, che rendono il Punto Nascita privo dei requisiti minimi previsti dalla legge per espletare le attività legate al parto. Le carenze oggi evidenziate sono il frutto di anni di inadempienze ed incuria nei confronti del presidio ospedaliero di San Giovanni in Fiore, che rendono obbligatoria, nel rispetto delle vigenti leggi, l’immediata chiusura del Punto Nascita non essendo ipotizzabile adeguare i requisiti di una struttura che, nel breve, deve essere disattivata. La obbligatorietà dell’azione amministrativa e l’oculatezza nella gestione del denaro dei contribuenti impediscono soluzioni diverse, in attesa che la situazione economica della Regione, collegata alla conclusione del piano di rientro, consenta a questa amministrazione programmi di rilancio complessivo dell’ospedale di San Giovanni in Fiore”.

Scorta ai politici e al Vaticano, quanto ci costa?

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Palazzo del Quirinale

In Italia esiste un vero esercito di persone scortate anche quando non necessario. Quanto costi ai cittadini tutto questo non si sa di preciso. Il Presidente del Senato ha 20 uomini e 4 auto corazzate. Pare che paghiamo più di mille auto blindate, con 2.400 agenti.

Negli ultimi anni lo Stato ha speso 120 milioni di euro per comprare 600 Bmw, un centinaio di Audi e un’ottantina di Audi A8 e Bmw 7 per 300 mila euro. Nessuna auto Fiat.

La maggior parte degli scortati sono ovviamente i magistrati (263); 90 parlamentari e uomini di governo; 21 sindaci e governatori regionali; altrettanti ambasciatori e otto tra sindacalisti e giornalisti.

Il Premier ha con sé bodyguard privati della Fininvest, tutti alle dipendenze dei servizi segreti, 13 Audi corazzate e 70 uomini per sorvegliare le sue residenze.

Scajola ex ministro, ha ben otto persone. Il capogruppo della Lega al Senato Bricolo ne ha 4.
Il senatore
Carlo Vizzini 8, l´onorevole Mario Baccini 5, il giornalista Maurizio Costanzo 5, l´ex Presidente della Regione Calabria Agazio Loiero 3, l´avvocato Carlo Taormina 4
, l´onorevole Marco Minniti ne ha 5.
Se il figlio di Schifani e Paolo Berlusconi si trovano a Roma, il Viminale ha dato l´ok perché abbiano
due agenti di scorta al giorno.

Raffaele Lombardo (Presidente Regione Sicilia) lavora a Palermo, ma vive a Catania. La sua abitazione è sorvegliata 365 giorni l’anno dalla GUARDIA FORESTALE!!! Su 70 mila unità di guardia forestale in Italia, 25 mila sono solo in Sicilia!

Non dimentichiamo che il nostro Stato garantisce anche alla Chiesa un nucleo consistente di poliziotti e carabinieri. 150 uomini sorvegliano Piazza San Pietro e la residenza estiva di Castel Gandolfo, schierando un centinaio di carabinieri a cui da luglio a settembre si aggiungono altrettanti agenti.

Il Presidente della Repubblica Napolitano ha intorno a sé un apparato globale di sicurezza che raccoglie circa 1000 persone.  Infatti, al Quirinale si schierano tanti poliziotti quanti carabinieri.
Proprio Napolitano aveva chiesto dei tagli, ma la procedura ancora non è stata messa in atto.
La notizia più curiosa è che fuori la casa di Cossiga (che è ormai morto), c’è ancora la scorta, ma perché? Emerge il sospetto che siano lì per presidiare 
i documenti e l’archivio dell’ex capo di Stato.

Care mamme e casalinghe, state attente!!!

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Da il “Corriere della Sera”

Di  Mario Pappagallo

Cibi adulterati, non è più reato

Sparite le pene per chi vende cibo avariato

MILANO – Mercato ittico di Torino, quest’estate. Il pesce fresco esposto al sole, oltre 28 gradi, e alle mani dei clienti. Controllo dei carabinieri dei Nas. Reato: cattivo stato di conservazione, in base alla legge sulla Tutela degli alimenti numero 283 del 30 aprile 1962. Pena: arresto da tre mesi a un anno o multa fino a 46 mila euro.

Tutto questo però fino a metà dicembre 2010, poi più niente. Perché quella legge, tante volte applicata dal procuratore di Torino Raffaele Guariniello, è stata cancellata. Non esiste più, grazie all’entrata in vigore della procedura «taglia-leggi» (legge numero 246 del 28 novembre 2005). E non esistono più i reati che contemplava. Dalle cozze «tossiche» allevate a Trieste a quelle infettate dal virus dell’epatite o dal vibrione del colera, dalle alici con il parassita (l’anisakis) alle mozzarelle blu, dal maiale alla diossina ai cibi scaduti e «rinfrescati» cambiando le etichette, dalle cotolette alla salmonella alla carne vecchia «ringiovanita» con i coloranti, dal vino adulterato con additivi chimici all’olio di oliva fatto senza olive, dalle farine alimentari con il prione (vedi Mucca pazza) al mascarpone botulinato, dagli ortaggi con il piombo alle salse rese più rosse da sostanze cancerogene, dalle acque minerali ricche in cloroformio al pane o alla mortadella agli escrementi… L’elenco è chilometrico: tutti reati che oggi, con un colpo di bacchetta magica legislativa, non esistono più. Per mancanza di legge.

C’era stato un tentativo nel 2007 di «depenalizzare» tutti questi reati. Le polemiche bloccarono tutto. Oggi, invece, legge cancellata del tutto. E con essa quelle garanzie a tutela della salute pubblica (perché di salute pubblica si tratta) e della qualità made in Italy (quanti dei reati cancellati hanno in passato colpito prodotti fatti all’estero: pummarola colorata e latte in polvere con colla, mozzarelle blu e uova alla diossina). Difficile ora correre ai ripari: da questo momento, e fino all’entrata in vigore di un’eventuale nuova norma, sarà zona franca. Ieri mattina il procuratore Guariniello ha segnalato il problema al ministro della Salute Ferruccio Fazio, che si è subito attivato per correre ai ripari. La zona franca, però, ora c’è. Niente più magistratura di mezzo (a parte i casi gravi o mortali da codice penale), niente più sequestri preventivi, niente più blitz dei Nas.

Ma come è potuto accadere? Semplice. Tutte le disposizioni legislative anteriori al primo gennaio 1970 sono state cancellate dal «taglia-leggi», tranne quelle ritenute «indispensabili alla permanenza in vigore» che sono state elencate. La legge 283 del 1962 sulla tutela degli alimenti nell’elenco non c’è. Dimenticanza, distrazione, volontà? Non si sa. Quello che è evidente è che in Italia vi sono molti reati in meno. Cancellati per legge. Nella speranza che, gustando un tiramisù al botulino, nessuno resti paralizzato.

Università – Test di Ammissione? Una truffa!

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Una truffa: ecco perché non avremo mai dei medici e dei professionisti preparati.

Volete superare i testi di ammissione all’Università? Facile! Basta iscriversi a una Scuola di Percorsi Didattici di Eccellenza, potrete superare i Test di Ammissione ai Corsi di Laurea in Medicina e Chirurgia, Odontoiatria, Medicina Veterinaria e Professioni Sanitarie. Potete farlo anche prima di diplomarvi. Già ci sarebbero i funzionari in giro per le scuole superiori a rastrellare clienti.  Ovviamente tutto ciò avrebbe un costo. Anzi, una tangente legalizzata.

Una volta ai miei tempi, dopo il Diploma, se avevi una passione per determinati studi bastava iscriverti ad un corso di laurea presso qualsiasi Università, liberamente. Se eri bravo e meritavi, andavi avanti, se poi avevi la passione su una determinata materia ancora meglio. Insomma c’era una selezione naturale durante il corso di studi e se eri capace venivi fuori, ti laureavi e diventavi veramente un grande professionista, serio e preparato.

 

Oggi i cittadini si lamentano perché nelle scuole, o nella pubblica amministrazione, o negli ospedali non ci sarebbero i docenti, gli impiegati e i medici preparati, e poi si piange, cosa ancora più grave, anche sulla malasanità. Per forza! Con l’istituzione dei test di ammissione per i vari percorsi di studio, oltre a moltiplicarsi le truffe, le tangenti legalizzate e le incapacità varie, andrebbe avanti solo chi ha i soldi, e non la passione e la voglia di studiare. Non andrebbe avanti la meritocrazia, ma la plutocrazia. Se sei benestante e puoi togliere dei soldoni puoi diventare comunque medico, veterinario, chirurgo o anche odontoiatra, non importa se sei un incapace. Se sei un pezzente rimani tale. Anche se possiedi delle capacità, non hai diritto allo studio e ad un avvenire professionale di tua scelta.

 

La cosa grave è che ci sarebbero già molti figli di famiglie benestanti, che nonostante ancora non hanno terminato gli studi di scuola superiore, e non avendo ancora idea di quello che vorranno studiare all’Università e non conoscendo le proprie attitudini, avrebbero già un posto assicurato nelle discipline di studio sopraccennate: Medicina e Chirurgia, Odontoiatria, Medicina Veterinaria e Professioni Sanitarie.

Insomma Test di ammissione che sarebbero una truffa. Ma tranquilli, i costi per superarli andrebbero da circa 5 mila euro a circa 25 mila euro o più, tutto legale con tanto di ricevuta e con tanto di autorizzazione delle Scuole Istituite.

 

Sentite questa:

 

“Queste scuole  hanno lo scopo specifico di rispondere alle esigenze degli studenti, e dei loro genitori, tendenti ad una prospettiva di crescita umana e culturale nel chiaro intento di acquisire  (io direi di acquistare)  gli strumenti necessari e indispensabili che consentiranno loro di ottenere il giusto ruolo (nessuno al posto giusto) nella società di domani sia come uomini che come professionisti”.

 

Basta con questi metodi truffaldini! Basta con queste imposizioni ai propri figli! Non si fa che danneggiare i giovani, il loro futuro e tutta la futura società, perché veramente nessuno sarà al posto giusto con tutte le conseguenze che ne deriveranno.

 

Bologna – Il Presidente Romano Prodi e famiglia a pranzo a casa del nostro compaesano Dott. Giovanni Militerno e della moglie Dott.ssa Carolina Guerrieri.

Un pranzo in casa del Dott. Giovanni Militerno e della moglie Dott.ssa Carolina Guerrieri nel giorno dell’Epifania, con amici nell’atmosfera calda e piacevole di una piccola festa per onorare la tradizione culinaria delle feste del nostro Paese. Rilassarsi per un momento non può che fare bene. La festa dell’Epifania, allora, diventa un’ottima occasione per riscoprire famiglia ed amici all’insegna della gioia per condividere un momento di intimità. Una buona occasione anche per riscoprire il piacere di fare le cose con calma, senza lasciarsi travolgere dai ritmi accelerati che normalmente ossessionano un po’ tutti.

Il Presidente Prodi con famiglia e nipotini, legato anche da vincoli spirituali (il cosiddetto “U Sangiuvanni”) con il Dott. Militerno, ha dato una gioia immensa allo stesso e alla sua  famiglia per aver trascorso delle ore insieme. Non sappiamo di cosa, tra un ottimo bicchiere di vino e gustose pietanze pugliesi e calabresi, abbiano parlato e discusso. Ma visto l’impegno del Dott. Militerno, sia riguardo all’ affermazione dello strumento democratico delle primarie aperte che riguardo alla sua forte e pluriennale lotta civile per la vera democrazia, sia in Emilia Romagna che in Calabria e, soprattutto, a San Giovanni in Fiore, certamente alla luce dell’attuale crisi politica e, in particolare, a quella dei partiti, possiamo immaginare che, probabilmente, avranno discusso di primarie, di partecipazione, del futuro della politica nonché di democrazia, di economia e  dei diritti dei cittadini, o anche, forse, non hanno nemmeno sfiorato argomenti di tal genere. Comunque sia, il rapporto di amicizia e stima (Cullu Sangiuvanni) tra la famiglia del Dott. Militerno e quella del Presidente Prodi, non può che far gioire cittadini, amici e parenti sangiovannesi del professionista, con la speranza che un giorno il Presidente possa essere invitato a fare visita nella nostra città dandoci, magari, qualche buon consiglio per individuare la giusta strada per un futuro migliore della Calabria e di San Giovanni in Fiore sotto molteplici aspetti.

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La famiglia del Presidente Romano Prodi con nipotino e figlio

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La Dott.ssa Guerrieri con il nipotino del Presidente Prodi

 

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Il Presidente Prodi e sua moglie con il nipotino

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La nuora e i nipotini del Presidente Prodi

San Giovanni in Fiore – Tentativo di destabilizzazione fallito.

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Si è svolta questa sera la manifestazione, apparentemente pro Ospedale, ma in effetti finalizzata alla destabilizzazione del Sindaco Barile e  della sua Giunta. Tentativo fallito in quanto, a parte la poca partecipazione e le poche attività imprenditoriali chiuse, ma solo al passaggio della manifestazione e non una serrata di due ore come aveva invitato a fare Assopec, i cittadini hanno compreso sia la strumentalizzazione che la demagogia di tale iniziativa. Molte volte si sottovaluta l’intelligenza dei cittadini che al momento opportuno si comportano con consapevolezza. La gente sa bene che se l’Ospedale è arrivato a queste condizioni non è né colpa del Sindaco Barile né del Governatore della Calabria Scopelliti, i quali, anzi, si stanno impegnando con determinazione e serietà per salvarlo. Adesso credo che il Sindaco e la sua Giunta, sebbene si stiano impegnando con i dovuti fatti presso la Regione riguardo al nostro nosocomio, abbiano il diritto-dovere di amministrare questa nostra comunità con serenità e impegno.

San Giovanni in Fiore – Assopec politicizzata.

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“La tutela e l’assistenza verso le categorie di soci rappresentate; la promozione, la valorizzazione e i servizi per lo sviluppo dell’economia locale; sviluppo, promozione e riqualificazione aziendale; sviluppo, promozione e valorizzazione di iniziative per l’economia territoriale”. 

Questi gli obiettivi programmatici per cui è nata Assopec.

Oggi Assopec è fortemente politicizzata.

In un periodo socio-economico di certo non favorevole, in cui i nostri operatori economci sono in agonia, Assopec anziché lavorare  per il nostro territorio con nuove strategie di marketing, con la determinazione e le energie dovute, si mette a fare i giochini e i teatrini scendendo nell’agone della politica. Come cittadino ognuno ha il diritto di partecipare, se lo ritiene opportuno, a qualsiasi tipo di manifestazione o di dissenso, ma spiace rilevare, che quando i vertici di un’associazione, e in questo caso quelli di Assopec, e in questa come in altre occasioni, assumono un atteggiamento di parte nella questione ospedale, finiscono per danneggiare l’intera organizzazione, perdendo il valore più importante che hanno, l’autonomia.

Indire una serrata di due ore con chiusura di tutte le attività commerciali, artigianali, industriali ecc. della nostra città, non solo danneggia gli operatori, ma danneggia la stessa associazione che almeno, pare si fosse data, inizialmente, altri più nobili obiettivi e non quello di essere costola di una qualche area politica.

Qualcuno, probabilmente, ha delle mire politiche e di potere molto ben precise e molto ambiziose, o forse gli è stato prospettato una qualche  brillante carriera politica tradendo quella che è la vera missione dell’associazione e il proprio mandato ai vertici della stessa. Fossi un membro dell’associazione, non solo per quelle due ore svolgerei normale attività lavorativa, ma chiederei immediatamente le dimissioni dei vertici della stessa.

Non mi pare che Assopec abbia dunque, le idee chiare, e quale dovrà essere il futuro del paese sotto l’aspetto artigianale, commerciale, industriale e turistico.

Invece l’ associazione dovrebbe puntare di più sull’innovazione, incrementare  il  giro di affari dei suoi membri, accogliere  con favore le iniziative che mettano lo sviluppo al primo posto migliorando la qualità della vita e i servizi di tutti i cittadini e della comunità intera.

Si consiglia all’Assopec di fare meno giochini politici e impegnarsi di più per lo sviluppo della città sia sotto l’aspetto commerciale, artigianale, industriale, turistico e qualitativo dell’offerta dei servizi.

Se Assopec lavorasse, perseguisse  e vivesse per i propri obiettivi, forse vivrebbero tutti gli operatori economici di San Giovanni in Fiore per un futuro migliore.

 

Pietro Giovanni Spadafora

SGF – Il sindaco: «L’ospedale di S. Giovanni in Fiore si salverà»

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Da “Il Quotidiani della Calabria”

 

Il sindaco di San Giovanni in Fiore, Antonio Barile, ha attaccato il Pd ribadendo che «grazie al piano di rientro della Sanità del governatore Scopelliti, l’Ospedale si salverà»

08/01/2011 «Dove era il presidente della Provincia, Mario Oliverio, quando l’ospedale di San Giovanni in Fiore si stava spegnendo come una candela, come più volte da lui stesso detto? Dov’era il deputato Franco Laratta quando l’ospedale raggiungeva una condizione inimmaginabile come da lui stesso affermato? Dov’era il Pd quando l’ospedale raggiungeva i livelli bassi che ha raggiunto oggi?». Lo afferma il sindaco di San Giovanni in Fiore Antonio Barile in merito alle polemiche sulle conseguenze del piano di rientro dal debito sugli ospedali di montagna. «Come mai – aggiunge – tutti questi soggetti solo oggi riscoprono l’amore per il nostro ospedale? Forse perchè alla guida della Regione c’è uno che si chiama Scopelliti e alla guida della città c’è Antonio Barile. Forse loro non sanno che l’ospedale, dati i numeri che loro passivamente in tutti questi anni hanno fatto raggiungere, doveva essere chiuso. Forse non sanno che Scopelliti, con coraggio ha deciso di mettere in atto il Piano di rientro, che più volte annunciato da altre amministrazioni regionali, non è mai stato messo in campo. Oggi l’ospedale, già in agonia, viene salvato, pur se con i dimensionamenti dettati dalle esigenze di un piano di rientro. Quelli che hanno amministrato il nostro paese, ed hanno un nome e cognome, non possono nascondere la loro incapacità e il fallimento nella gestione della sanità nascondendosi dietro manifestazioni di piazza che hanno il solo intento di screditare una nuova classe dirigente. Mi sono rifiutato e mi rifiuto di partecipare a manifestazioni di piazza che tendono a coprire le malefatte del passato, anche se, alcune volte, sono state in buona fede, organizzate da soggetti diversi da quelli citati». «Il nostro ospedale – conclude Barile – si salva solo se saremo in grado, insieme ai tecnici della sanità, di proporre soluzioni economicamente valide e che abbiano una logica. Scopelliti e la Regione non hanno dimenticato San Giovanni in Fiore, e insieme a noi hanno raccolto la sfida di risollevare questo paese, dimostrandolo in sette mesi di amministrazione, in vari settori dell’attività amministrativa. Lo dimostreranno anche con l’ospedale».

Ospedali di zona montana – “Loiero finge di ignorare gli atti assunti dal suo stesso esecutivo”.

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Da  “Il domani della calabria”

Lunedì 03 Gennaio 2011 07:29 Redazione desk

 

REGGIO CALABRIA- «Stupisce la posizione assunta dall’ex Presidente della Regione, Agazio Loiero in merito alla situazione degli ospedali di zona montana tramite la quale vorrebbe far credere di non avere nessuna responsabilità sulla chiusura di questi nosocomi, poi fortunatamente scongiurata dall’intervento decisivo del Governatore Giuseppe Scopelliti». E’ quanto afferma, in una nota, il presidente della Commissione Sanità della

Regione, Nazzareno Salerno. «Evidentemente Loiero – prosegue Salerno – finge di ignorare gli atti assunti dal suo stesso esecutivo e il disegno che avrebbe riservato ai calabresi con l’applicazione totale del suo Piano. Che Loiero facesse finta di non avere contezza dei suoi stessi provvedimenti è comunque fatto risaputo, tanto che alcune trasmissioni televisive di livello nazionale, prima fra tutte Report che sicuramente non nutre particolari simpatie per il centrodestra, hanno ribadito con forza e con chiarezza questo concetto. E’ il caso, dunque, di rinfrescargli la memoria ricordandogli che c’è la sua firma sulla delibera di giunta regionale 585/2009 con la quale venivano individuati 5 ospedali da chiudere direttamente, 6 da valutare per un’eventuale chiusura e 9 di riconvertire per un totale di 20 presidi dal quale è difficile pensare che non avrebbero fatto parte quelli di Acri, San Giovanni in Fiore, Serra San Bruno e Soveria Mannelli». «Un’ulteriore prova – sostiene ancora Salerno – è rappresentata dalla delibera 87/2010, sempre opera inconfondibilmente di Loiero, con la quale venivano fissati i criteri per l’individuazione degli ospedali da chiudere che si basavano unicamente sul numero dei posti. In tal modo, gli ospedali con meno di 120 posti letto, e tutti e 4 gli ospedali di zona montana hanno meno di 120 posti letto, sarebbero stati oggetto di chiusura o riconversione. Di cosa parla allora Loiero? Di certo, non può parlare delle modalità adottate dalla giunta di centrodestra per il riordino della rete che sono state condotte seguendo criteri scientificamente validati come l’appropriatezza delle attività e delle prestazioni, il fabbisogno di ricoveri, la epidemiologia, la sicurezza degli ospedali, le condizioni orografiche e gli annessi tempi di percorrenza, il sistema Hub e Spoke, il rafforzamento del sistema emergenza-urgenza e il potenziamento territoriale alternativo. Questi criteri, che a differenza dei suoi non sono correlati ad un solo fattore, hanno consentito il mantenimento degli ospedali di Acri, San Giovanni in Fiore, Serra San Bruno e Soveria Mannelli, che sono riconosciuti dal vigente Piano sanitario quali ospedali di montagna». «Forse si può comprendere – afferma ancora il presidente della Commissione Sanità della Regione – che dia fastidio che altri raggiungano ottimi risultati laddove si è falliti in prima persona, ma ciò non giustifica la diffusione di critiche che non hanno motivo di esistere. Il nostro compito è ora quello di rimuovere tutte quelle criticità, frutto di una gestione disattenta e non oculata quando non apertamente clientelare, che non hanno consentito ai calabresi di godere a pieno del loro diritto alla salute e che hanno compromesso l’immagine stessa della sanità calabrese. Finalmente è arrivato il momento di dire basta agli sperperi e alle invasioni della politica in campo sanitario e di concretizzare un progetto di rilancio vero che innalzi gli standard qualitativi».

PALASPORT di San Giovanni in Fiore.

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Ieri alla vigilia dell’Epifania è stato pubblicato sull’Albo Pretorio on line della Provincia di Cosenza e sull’Albo Pretorio del Comune di San Giovanni in Fiore, l’avviso per l’affidamento in gestione del PALASPORT.

Qualche domanda spontanea, visto che sulla questione PALASPORT vi sono due atteggiamenti diversi tra Comune e Provincia:

1.       Il PALASPORT è stato reso agibile?

2.       A chi tocca gestire l’affidamento in gestione, al Comune o alla Provincia?

3.      Quando potranno i cittadini usufruire di tale struttura?