San Giovanni in Fiore – Prima “Sagra del Maiale”.

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Nel nostro paese l’anno nuovo inizia nel segno della prosperità con la prima “Sagra del Maiale”.

L’Amministrazione Comunale ha  invitato i cittadini a partecipare alla prima “Sagra del Maiale” svoltasi questa sera 5 gennaio 2011 nella piazzetta “Funtanella” proprio nel centro storico. E’ stata una serata non solo di degustazione, ma anche di festa e di allegria, per chiudere le festività e attendere l’arrivo dell’Epifania, che tutte le feste porta via.

La manifestazione è stata un’occasione per fare gustare  i prodotti tipici locali ottenuti dalla lavorazione delle carni del maiale: salsiccia con broccoli di rape, zuppa di fagioli al sugo di maiale, salumi, lardo, frittuli, il tutto con pane casereccio e vino locale.

Il mese di Dicembre una volta, era il mese in cui si ammazzava il maiale. Ingrassato per un anno, avrebbe fatto ricche le feste natalizie e l’inverno seguente.

Oggi nel centro storico del paese, l’Amministrazione Comunale ha riproposto le antiche e squisite pietanze della prima, e speriamo non ultima, edizione della Sagra del Maiale”.

Tantissime le persone che hanno partecipato in modo spontaneo, in questo impegnativo, ma piacevole momento sociale.  La serata ha offerto uno stupendo scenario a tutti gli ospiti che sono giunti alla sagra da ogni parte della città. La tipica cucina sangiovannese è stata  proposta con i suoi profumi intensi e sapori intatti, facendo gustare a tutti i cittadini, la memoria, delle tipiche tradizionali ricette culinarie sangiovannesi.

La serata è stata allietata con musica, focera, balli e fuochi d’artificio.

Insomma una serata in cui i sangiovannesi si sono divertiti tra tradizione, gastronomia, musica ed un buon bicchiere di vino…

Lettera di Natale del Vice Presidente Internazionale di “Heritage” François Xavier Nicoletti al Governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti.

Il Blog a gentile richiesta riceve e pubblica
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AL PRESIDENTE GIUSEPPE SCOPELLITI

REGIONE CALABRIA

Fax n. 00390961/702322

 

Oggetto: LETTERA DI NATALE

 

Caro Presidente,

so che dovete rivolgervi al popolo calabrese per esprimere loro la Vostra preoccupazione e le Vostre dovute azioni in riguardo al Piano di Rientro del disastroso stato della Sanità della nostra regione. Lungi da me di entrare in polemica sull’argomento e ricordarVi le tristi vicende passate e le responsabilità dei dirigenti calabresi nell’amministrare l’Istituzione più delicata e complessa nei passati anni, mi rivolgo a Voi, affinché possiate nella Vostra lungimiranza UMANA  e di uomo di STATO, considerare le GIUSTE RAGIONI a Voi evocate ed esposte dal Sindaco di San Giovanni in Fiore, Antonio Barile.

 A nome e per conto di migliaia di cittadini sangiovannesi e di  emigranti silani che si trovano oggi nel mondo, ma che portano nel loro cuore il DESTINO di questo paese isolato, capitale  della nostra bella Sila, Vi supplico di accettare di essere il Nostro degno Portavoce presso le ISTANZE GOVERNATIVE che devono regolare i conti della NAZIONE. Certo, bisogna farlo… abbiamo accettato le regole Europee e bisogna rispettarle,ma nella giustizia e uguaglianza socio-economica.

Appunto con questo spirito  fedele e di PARTENARIATO GIUSTO  e aperto agli aspetti socio-economici più evidenti, il Piano di Rientro sarà rispettato con la decisione, spero tanto da Voi auspicata e proposta, di MANTENERE L’OSPEDALE di San Giovanni in Fiore, OSPEDALE DI MONTAGNA con PIENA ATTIVITA’ che merita di avere.

 Il Sindaco BARILE E TUTTI I CITTADINI SILANI che hanno buon senso e amano la loro TERRA, non ACCETTANO inviti e minacce da parti politiche, che hanno  deciso di ricorrere ai vecchi e disusati metodi di RIBELLIONE e di GUASTI SOCIALI E UMANI, per intervenire presso la Vostra Istituzione e IMPORRE,  a loro malizioso  e ingrato dire, il da farsi per risolvere il problema GRAVE della MALA SANITA’ che loro stessi per anni hanno provocato.

E’ un vecchio METODO  di FURBONI al quale, Vi preghiamo di non fare e prestare attenzione.

Agite, caro Governatore ,con coscienza, pensando ai nostri CITTADINI DI MONTAGNA malati e FATE PARLARE IL VOSTRO CUORE!

La Calabria è in marcia per un altro AVVENIRE, nel quale non vi è posto per TUTTI I VECCHI POLITICANTI che, disperatamente cercano soluzioni alle loro malefatte, anche ingannando i cittadini e raccontando bugie e BUFALE di ogni genere.

State con Dio che Vi protegge

Vostro François Xavier Nicoletti

Tenerife, Natale 2010

San Giovanni in Fiore – Tanti emigranti non tornano più per le feste.

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All’inizio del fenomeno migratorio la maggior parte dei sangiovannesi rientrò in paese dopo alcuni anni, mantenendo un ricordo positivo delle grandi cose viste all’estero e cercando di mettere a frutto l’esperienza fatta. Per gli emigranti del Secondo Dopoguerra, invece, fu l’età del pensionamento, assieme ai forti legami che si erano intrattenuti con la vita paesana, a portare al ricongiungimento con la terra d’origine, a costo di separarsi dai figli, rimasti nel paese d’adozione: quando questi hanno desiderato un inserimento di carattere lavorativo a San Giovanni in Fiore o più in generale in Calabria, spesso, a causa della disoccupazione, non ne hanno trovato le condizioni. Il più delle volte gli emigranti, dopo avere per anni agognato il ritorno nella propria terra sangiovannese, si sono ritrovati mortificati per gli effetti del cambiamento di quel po’ di benessere in più, che, in paese, aveva mutato comportamenti e valori sociali. Dunque, il rientro, quando c’è stato, non ha prodotto i benefici immaginati, tra cui, non ultimo, quello dell’orgoglio per l’affrancamento dalla povertà: infatti, quando l’emigrante era giunto a disporre di casa e soldi, anche i compaesani rimasti ne avevano ottenuta la disponibilità, senza fare il sacrificio di migrare. Tale constatazione spesso portò l’emigrante di ritorno a sentirsi tre volte sconfitto: la prima, per l’essersi selezionato come migrante all’atto della partenza; la seconda, per aver a lungo idealizzato, nella vita all’estero, la patria d’origine ed i compaesani, senza del tutto rassegnarsi al nuovo paese; la terza, per aver subìto in modo traumatico una sorta di  cambiamento,  non dico totalmente culturale, ma sociale ed economico che, nel frattempo, aveva modificato il contesto  tanto vagheggiato.
Spesso, gli emigranti di ritorno non hanno ritrovato le usanze che loro erano abituati a seguire, come un certo modo di onorare genitori o nonni e parenti anziani, espressione di quei valori tradizionali che hanno governato la loro intera esistenza; e con dispiacere hanno osservato che quelle stesse usanze, in San Giovanni in Fiore, dei loro miti, non solo sono cadute in disuso, ma vengono quasi disprezzate. Talvolta, queste persone hanno perso anche i luoghi della loro fanciullezza, che sono cambiati, per cui dove c’era la fontana degli incontri con quella che sarebbe poi divenuta la loro sposa ora trovano un qualcosa di diverso, forse una casa, o una strada. Proprio come chi, osservando una vecchia fotografia, nota la differenza tra l’immagine della memoria e quella attuale, i rimpatriati scoprono, tante volte, di non essere riconosciuti dai conoscenti, si sentono estranei al caos politico e sociale di cui non hanno seguito le recenti evoluzioni, e se ne tornano all’estero amareggiati e delusi.

 

Recentemente, invece, per i nostri emigranti, il risvolto è stato quello di rivendicare la propria sangiovannesità quasi negata. Questo desiderio di riconoscimento sociale del proprio sacrificio e dell’apporto dato in termini economici e morali al paese d’origine, si evince, alcune volte, dai discorsi che si fanno con gli stessi emigranti. “Non  siamo cittadini di terza o quarta categoria solo perché ci sentiamo ignorati! La città di San Giovanni in Fiore dovrebbe essere più aperta a noi, perché siamo gente generosa e perché abbiamo impiegato il nostro tempo per valorizzarla al di fuori dei suoi confini. Ci vuole più umanità, con noi! Il problema materiale (cioè i soldi per farci tornare in vacanza) realmente non esiste più, perché grazie a Dio noi emigranti stiamo tutti bene e ci autofinanziamo sia per le attività delle nostre associazioni, sia se vogliamo tornare in paese per le vacanze. Esiste invece il problema morale! Noi quando torniamo nel paese vorremmo trovare la gente più calorosa, più aperta; la nostra esperienza è diversa, abbiamo vissuto in un paese che non è il nostro, e nello stesso tempo abbiamo onorato il paese d’origine, ma pare che non se ne accorga nessuno. Eppure, tutti potrebbero essere preparati ad accoglierci con più responsabilità ed ospitalità. Noi accettiamo tutto, siamo figli della terra sangiovannese. Che ci trasmettiate via Internet le conferenze e gli spettacoli, che ci mandiate i visitatori, i libri, i giornali,  noi siamo contenti, purché poi ci sia, alla fine, un contatto più umano. Altrimenti siamo portati a pensare, a immaginare, e poi a trascorrere le ferie altrove”.