Per effetto della nomina di tre nuovi Assessori presso la Provincia di Cosenza, da parte del Presidente Mario Oliverio, per i quali c’è l’obbligo di dimissioni dalla carica di consigliere, entrano a far parte del Consiglio Provinciale Francesco Di Leone (Sel), Sindaco di Morano Calabro, al posto di Giudiceandrea; Pietro Lopez (Partito Socialista), del collegio di San Giovanni in Fiore, al posto di Aieta; Francesco Dodaro (Idv), già consigliere provinciale, al posto di Caligiuri.
La prima riunione del nuovo esecutivo provinciale è stata già fissata per domani pomeriggio.
Il neo-eletto Consigliere Pietro Lopez al Comune di San Giovanni in Fiore, salvo decisioni diverse da parte sua, dovrà dimettersi dal Consiglio Comunale per entrare a far parte del Consiglio Provinciale. Al suo posto come Consigliere presso il nostro Comune, subentrerà Lopez Salvatore, primo dei non eletti nel PSI locale con 159 preferenze.
Manuale Cencelli e lottizzazione alla provincia.
La lottizzazione politica, la spartizione del potere su nomina politica determina il più grande spreco che si possa immaginare. Lottizzazione vuol dire infatti assegnare i posti di comando in base ad un criterio che non è solo quello della competenza o del merito, ma secondo il principio dell’affidabilità. Se una persona è affidabile politicamente, ovvero appartiene alla stessa corrente politica che ha nelle sue mani il potere di nomina, la sua appartenenza politica ha la prevalenza su tutti gli altri fattori. E questo genera un meccanismo di affiliazione della classe dirigente al potere politico che costituisce l’antitesi dell’efficienza. Non vi è più infatti la necessaria separazione tra dirigenza tecnica e dirigenza politica, ma i due aspetti sono indissolubilmente legati tra loro.
Ed un legame, come è ben noto, richiede un continuo scambio di favori che travalicano il criterio della buona organizzazione e dell’efficienza. E’ assurdo infatti che la nomina politica debba intervenire su tutto. Lo Stato è presente nell’economia a tutti i livelli perché ne determina la classe dirigente e chi dovrà stilare le linee di sviluppo.
In conclusione, gli sprechi sono la cosa più grave perché significa che un’organizzazione non è efficiente.
In futuro, o ai posti giusti ci saranno le persone giuste, e non quelle che più fanno comodo, oppure non ne usciremo mai più.
Aboliamo le province
Hanno un esercito di 62 mila dipendenti. Con stipendi fino a 7 mila euro. A che servono pochi lo sanno. Di sicuro fanno gola a tutti i partiti.
Sono ormai molte le persone, politici e non, che continuano ad affermare che in Italia le province siano inutili e che costino troppo. Si pensi che in Italia oltre alle 103 province ci siano 21 regioni, comunità montane (anche al mare), circoscrizioni e vari enti, la maggior parte dei quali utili solamente per spartire poltrone a vari politici trombati.
Il problema sostanziale delle province sono i costi: nel 2007 ad esempio il costo per mantenere le province è stato di oltre 14 miliardi di euro ripartiti in percentuali molto preoccupanti ovvero solo il 27% è servito per il miglioramento dei servizi utili al cittadino mentre il restante 73% (73!!) è servito per pagare il personale dipendente, le auto blu, spese di rappresentanza, rimborsi spese, bollette, ecc.
Anche se quasi tutti affermano che le province siano inutili e costose continuano ad aumentare e quasi ogni anno se ne creano di nuove. Tra le varie liste politiche, quelle che più si battono per l’abolizione delle province sono il Partito Democratico e l’Italia dei Valori, ma il fatto più curioso è che questi due partiti siano quelli più attivi in campagna elettorale per riuscire ad accaparrarsi più poltrone possibili all’interno della presidenza di quelle stesse province che vogliono con insistenza abolire.